ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 28 marzo 2017

Neosantimartiri

1517-2017:
500 anni di sovversione protestante


1517 – 1617 – Un secolo di luteroterrorismo



Il carnefice che pensa di essere la vittima


Il caso non è unico, ma tra i protestanti esso riveste dimensioni grandiose. Visto nel suo insieme, il quadro è perfino sorprendente.

-    Hanno messo a ferro e fuoco l’Europa per più di un secolo, suscitando dappertutto guerre civili (solo l’Inquisizione permise all’Italia e alla Spagna di venire risparmiate) (1).
-    Si sono stabiliti col terrore in tutti i paesi in cui sono riusciti a dominare.
-    Dovunque hanno perseguitatotorturato e massacrato sacerdoti e fedeli cattolici, il cui solo crimine era di conservare la fede che avevano ricevuto.

Ma per uno stupefacente prodigio, come un lupo che riesce ad infilarsi nella pelle dell’agnello che ha sgozzato, il protestantesimo ha saputo darsi, dopo tutti i suoi crimini, un’aria di rispettabilità. Meglio ancora: si è fatto passare, ed esso stesso lo pensa, per un povero perseguitato.


Il protestantesimo assassino

I crimini del calvinismo in Francia sono stati descritti da Michel Defaye nel suo opuscolo: Il protestantesimo assassino (2).

Molto prima della famosa Notte di San Bartolomeo (agosto 1572), i calvinisti avevano già freddamente pianificato il massacro di tutti i sacerdoti di Francia (3).
Piano ampiamente attuato.
Nel 1580 (diciotto anni prima della fine della guerra civile) si recensirono già  - solo in Francia – 8760 sacerdoti e religiosi cattolici massacrati dai protestanti al di fuori di ogni battaglia (4). La corrispondenza di Teodoro di Beza mostra come egli seguisse molto da vicino il procedere dei massacri, con la soddisfazione di un generale in capo che annotava le sue vittorie. Non si trattava di azioni vendicative (come ve ne sono state), ma della metodica applicazione di un’ideologia assassina: morte ai sacerdoti!

Sono anche ben noti i sinistri metodi usati da Enrico VIII e da Elisabetta I in Inghilterra, per affermare il protestantesimo anglicano.



Margherita Roper - figlia di Tommaso Moro, canonizzato da Papa Pio XI nel 1935 - recupera la testa mozzata del padre, fatto decapitare nel 1535 da Enrico VIII

Ma anche il luteranesimo, e per primo, si è imposto col terrore. In Germania, Lutero poté sfidare il Papa solo con l’appoggio dei príncipi che volevano depredare i beni della Chiesa (con gran danno dei poveri che si ritrovarono senza assistenza). Ma quando i contadini vollero imitare i loro príncipi, depredando i loro castelli, fu tutt’altra musica! Non appena la vittoria si volse dalla parte dei príncipi, Lutero appoggiò senza scrupoli la più sanguinosa delle repressioni (5).
Ovunque si sia affermato, il luteranesimo è stato innanzi tutto un luteroterrorismo, imposto a tutti gli strati della società con la brutalità e la menzogna.    
- In Svezia (e contemporaneamente in Finlandia) il principale luteroterrorista fu Gustavo Vasa.
- In Danimarca (come in Norvegia e in Islanda), il luteroterrorista in capo fu Cristiano III.

Ecco una piccola visita guidata nei cinque paesi luterani del Nord Europa.


Luteroterrorismo in Svezia



Gustavo Vasa di Svezia

Il principe Gustavo I Vasa (1496-1560), liberò la Svezia dal giogo danese. Si loda la sua resistenza fisica, la sua volontà di ferro, la sua eloquenza, la sua abilità. Ma difficilmente si può negare il suo autoritarismo, la sua crudeltà, il suo machiavellismo e la sua ingratitudine nei confronti dei suoi migliori servitori (6).
Per distruggere la fede cattolica del suo popolo, egli procedette per tappe, dissimulando sempre la tappa successiva, al pari dello scopo ultimo. Questo sapiente dosaggio di violenza e di astuzia fu il segreto del suo successo.

Un regime di terrore

Prima tappa: minare l’autorità dei vescovi (reclamando insieme la sua grande devozione alla Chiesa romana). Nel 1521, il re attaccò Peder Jacobson, vescovo di Västeras. Il prelato avrebbe espresso – nelle sue lettere private sequestrate dagli agenti del re – affermazioni ingiuriose nei confronti del sovrano. Lamentele per le nuove tasse? Commenti spregiativi sulla vita privata del monarca? Non si sa esattamente, perché i documenti sono spariti. In ogni caso, il re l’accusa di alto tradimento. A lui bastava molto poco per ritenersi tradito. Il suo cancelliere, maestro Knut, sarà uno di quelli che se ne renderà conto presto. Nel corso degli Stati Generali del paese, egli era stato il primo a proporre l’elezione di Gustavo Vasa; e in seguito l’aveva sempre servito fedelmente. Ma commise il crimine di difendere il vescovo di Västeras; venne rimosso immediatamente. Infine, il vescovo e il cancelliere, con una parodia di giudizio, vennero condannati, torturati, esposti a diversi affronti pubblici e uccisi nel 1527. L’avvertimento è chiaro: chi sfida Gustavo, rischia grosso.

Seconda tappa: impossessarsi dei beni della Chiesa (monasteri, cattedrali, capitoli, presbiterii, ecc.). Il principio della confisca viene posto pubblicamente il 24 giugno 1527 (Recesso di Västeras), ma Gustavo deve procedere con prudenza, poiché i contadini, che beneficiavano della carità delle abbazie, erano molto legati ad esse. (La soppressione dei monasteri nei paesi protestanti fu una catastrofe per i poveri, soprattutto in Inghilterra e nei Paesi Bassi (7)). Già nel 1525, l’espulsione dei monaci di Gripsholm fece reagire la popolazione. Nel 1529, scoppiò una rivolta intorno al monastero cistercense di Nydala, che l’ufficiale giudiziario era venuto a confiscare; vi furono diversi morti, tra i quali lo stesso ufficiale. Nel 1530, Gustavo si vide costretto a comandare ai suoi agenti di preparare con cura le loro incursioni, così da espellere i monaci senza tanto chiasso. Comunque, a poco a poco, i trenta monasteri della Svezia vennero soppressi, i monaci scacciati, gli edifici confiscati dal re e dai nobili. I conventi subirono progressivamente la stessa sorte.
(La legge che interdiceva i monasteri in Svezia sarà abolita solo nel 1952).

Ingannare e sottomettere il popolo

Terza tappa: la protestantizzazione. Bisognava essere ancora più abili, perché il popolo era legato alla vera fede e alla liturgia cattolica.
Olaf Peterson (spesso conosciuto col nome latinizzato di Olaus Petri) compose un manuale delle cerimonie (Kyrkohandbok, 1529) che conserva ancora la maggior parte delle cerimonie tradizionali, amputate discretamente da ciò che esprimeva troppo chiaramente la fede cattolica. Una nuova Messa (detta Messa svedese) viene imposta in certe parrocchie di Stoccolma. Da essa è escluso tutto quello che ricorda che la Messa è un sacrificio; si impone la comunione sotto le due specie; ma per il resto si conservano largamente le forme esteriori tradizionali. Gustavo ordina di modificare solo un po’ la volta il culto e la predicazione, tenendo conto delle disposizioni locali. La progressione verso il luteranesimo si compie dunque in un’atmosfera diversa, a seconda delle regioni. Le reazioni sono contenute; più facili da reprimere.

La prima rivolta scoppia all’Ovest, nel 1529. Gustavo riesce a sedarla impegnandosi (in maniera ambigua) a mantenere le «buone vecchie usanze cristiane» e promettendo l’amnistia completa agli insorti. Dopo che tutto rientra nell’ordine, fa arrestare e uccidere i capi che hanno avuto l’ingenuità di credergli (in particolare il giudice Nils Olson e il giovane signore Mans Bryntesson).

Nel 1531, i montanari del Nord, i Dalecarliani, si ribellano a loro volta contro la nuova liturgia e la sottrazione delle loro campane (che Gustavo volle convertire in moneta). I veterani dell’indipendenza sono alla testa di questa rivolta delle campane. Gustavo deve a questi rudi guerrieri i suoi successi contro i Danesi. Bisogna gestirli. Dichiara allora di non essere responsabile dei cambiamenti liturgici; e al tempo stesso raccomanda ai pastori di essere discreti: sopprimere i segni di croce e le genuflessioni, sì, ma mantenere provvisoriamente il rito dell’elevazione alla Messa, per non urtare il popolo. Quando le cose sembrano appianate, fa subito arrestare i capi. Diversi vengono uccisi sul posto. Altri vengono giudicati a Stoccolma. Uno di questi, Mans Nilsson, di Aspeboda, tempo prima aveva salvato la vita a Gustavo. Un altro, Anders Persson, di Rankhytta, lo aveva ospitato a casa sua durante la guerra d’indipendenza. Poco importa. Dichiarati traditori e ribelli, vengono decapitati nel 1534.

Nell’aprile del 1540, sono i contadini dell’Est che si lamentano per la devastazione delle chiese (Gustavo confisca tutti i vasi sacri, le croci, gli scrigni dei santi e gli ornamenti preziosi, per arricchire il tesoro reale). Quelli protestano per la nuova liturgia in lingua volgare, ma, in mancanza di capi, vengono facilmente repressi.

Nel maggio del 1542,  un gruppo di parrocchie dello Smaland meridionale trovano un capo nella persona di un semplice contadino: Nils Dacke, che tiene testa agli eserciti reali fino al luglio del 1543. La repressione è spietata: supplizio della ruota per tutti quelli catturati dai soldati reali. Ma Gustavo, da parte sua, perde più di un migliaio di uomini. Egli farà notare melanconicamente che questa guerra gli è costata 700.000 marchi: più di quello che gli avevano fruttato in sette anni le spoliazioni delle chiese del regno.

I sacerdoti fedeli a Roma, fino ad allora più o meno tollerati se se ne stavano buoni, divennero per Gustavo il pericolo pubblico numero 1. Vennero arrestati, torturati e uccisi senza alcun tipo di processo. Nel 1544, Gustavo fa abbattere tutti i calvarii, vieta i pellegrinaggi e chiude a forza gli undici monasteri ancora rimasti.

Pastori sotto il terrore

Nel 1540, Gustavo confisca definitivamente il regno svedese: da elettivo esso diventa ereditario.
Ma la chiesa svedese era già stata confiscata nel 1528: da che era divina, essa diventa un servizio amministrativo dello Stato. I suoi vescovi sono ridotti al rango di funzionari, a metà strada tra il prefetto e il procuratore d’imposta. Sono autorizzati a pontificare al momento della consacrazione reale (che ha bisogno di un po’ di solennità), ma ordinariamente devono soprattutto mantenere il popolo nell’obbedienza al re e raccogliere le tasse ecclesiastiche a beneficio della corona.

Quelli che rifiutano l’asservimento devono lasciare la Svezia. Johannes Magnus, arcivescovo di Uppsala, e Hans Brask, vescovo di Linköping, sono costretti all’esilio.

Gustavo farà a meno di vescovi. Che bisogno c’era di successori degli Apostoli? Dei docili sovraintendenti bastavano per passare ai pastori gli ordini del potere. La consacrazione episcopale, che trasmette la pienezza del sacerdozio, non è più di alcuna utilità per questo tipo di funzionari. Sfortunatamente il popolo vi resta affezionato. In una lettera del 7 novembre 1527, Gustavo constata che «il popolo non vuole accontentarsi più di vescovi non consacrati, quantunque in verità questa consacrazione sia poco necessaria». Per evitare trambusti, egli decide di fare consacrare i suoi sovraintendenti delle diocesi. Resta da trovare un vescovo consacratore.

Rimangono solo due vescovi dell’antica gerarchia cattolica: il vecchio Ingmar de Växjö (sufficientemente inerte perché Gustavo lo lasci morire tranquillamente nella sua diocesi) e Peder Mansson, vescovo di Västeras; senza essere luterano, quest’ultimo non ha mai osato opporsi al re. Tuttavia gli ripugna consacrare dei vescovi contro la volontà del Papa. Per convincerlo gli si assicura che verrà chiesta una conferma papale dopo la consacrazione. Ognuno degli ordinandi firma una dichiarazione scritta in questo senso. Peder Mansson ci crede veramente? In ogni caso, la consacrazione ha luogo il 6 gennaio 1528. Conformemente alle richieste di Gustavo, i nuovi vescovi prestano giuramento di obbedienza non al Papa, ma al re.

Nel 1531, di fronte alla rivolta dei Dalecarliani, che reclamano, tra le altre cose, un vescovo validamente consacrato, Gustavo decide una nuova consacrazione episcopale. Questa volta, Peder Mansson (vescovo di Västeras) e Magnus Sommar (vescovo di Strängnäs, consacrato nel 1528), non possono credere - e neanche far finta – che Gustavo chiederà in seguito la conferma papale. Prima di procedere alla consacrazione, essi firmano segretamente – ma davanti a dei testimoni accuratamente scelti (due dottori di diritto e un professore di teologia) un documento molto curioso.
Rifiutando l’eresia luterana e deplorando i numerosi abusi e «altri innumerevoli e scandalosi errori», i due vescovi dichiarano:

Non siamo in grado di opporci come un bastione a protezione della casa di Dio, com’è nostro dovere e come faremmo se lo potessimo.

E attestano:

Noi non approviamo l’elezione fatta o da fare di intrusi che si vorrebbero introdurre nelle chiese della Svezia in dispregio e a pregiudizio della sede di Roma, e questo nonostante noi procederemo alla consacrazione di vescovi, costrettivi con la violenza e mossi da una paura capace di scuotere perfino degli uomini forti, cosa che noi qui attestiamo.

E aggiungono:

In più, circa le nostre lettere presenti e future, sigillate o da sigillare e riguardanti […] l’ordinazione dell’arcivescovo o dei vescovi intrusi, noi diciamo e attestiamo che non vogliamo e non intendiamo concedere loro alcun diritto o autorità, ma che tutte queste cose, ed ognuna di esse, fatte con contenuti luterani a pregiudizio della sede di Roma, da noi suddetti vescovi, per violenza o per paura, si tratti di scritti, di parole o di atti presenti o futuri e indipendentemente dal loro valore o dignità, noi li dichiariamo del tutto nulli e come non avvenuti.

E concludono:

E poiché in questo regno non esiste l’uso dei notai, che possano redigere in forma di documento pubblico il nostro appello o attestazione, noi preghiamo i suddetti venerabili maestri [i due dottori di diritto] di apporre alle presenti i loro sigilli insieme ai nostri.
Fatto a Strangnäs, il 10 agosto 1531.

Seguono le firme e i sigilli, ancora ben visibili nell’originale, che venne scoperto negli archivi di Strangnäs alla fine del XIX secolo (8).

Un’altra dichiarazione della stessa natura (ugualmente clandestina e firmata davanti a testimoni) fu redatta il 27 agosto, alla vigilia della consacrazione, da due dei futuri vescovi: Sveno Jacobi (vescovo di Skara) e Jonas Boetii (Växjö). Essi dichiarano che accettano la consacrazione solo per evitare la prigione e la rovina delle loro chiese, e fanno il giuramento di sollecitare la loro conferma a Roma «non appena il tempo e l’occasione saranno opportune». Dettaglio rivelatore: prima che si scoprisse questo documento (nel XIX secolo) questi due uomini sono stati sempre considerati dei buoni luterani.
Quanti altri avranno nascosto allo stesso modo le loro convinzioni?

Non si può che biasimare questa debolezza. Soprattutto per dei vescovi, tenuti a difendere la fede a rischio della propria vita.
Ma che dire della religione che si è stabilita con tali mezzi?

Lo storico Magnus Nyman ha dimostrato che all’inizio del XVII secolo, una buona parte della popolazione svedese non sempre si era resa conto di non essere più sotto l’autorità di Roma (9). Ma ormai il sistema protestante è solidamente installato. Quando il secondo figlio di Gustavo Vasa, Giovanni III, cerca di ritornare alla Chiesa cattolica (sembra si fosse segretamente convertito il 6 maggio 1578), incontra delle terribili resistenze. Suo figlio Sigismondo III, sinceramente cattolico, dovrà scappare dalla Svezia. Sessant’anni più tardi, la regina Cristina di Svezia dovrà anche lei fuggire segretamente, abbandonando la corona, per convertirsi alla Chiesa cattolica (1654).
A partire dal 1595, una tale conversione equivarrà ad un atto di alto tradimento, passibile di morte.

La constatazione è terribile, ma inevitabile: a tutti i livelli della società svedese – alla base come al vertice, tra i laici come tra i chierici – il protestantesimo si è imposto col terrore e la menzogna.
Come negare che questo luteranesimo fu innanzi tutto un luteroterrorismo?

Finlandia: un’eccezione al luteroterrorismo?
C’è un avvocato del protestantesimo in sala? Ed ecco che egli, di fronte alle evidenze della Svezia, invece di difendere Gustavo Vasa, vi condurrà precipitosamente verso Est.

Avete voglia a parlare della Svezia! Guardate piuttosto alla Finlandia. Guardate che bel paese. Esaminate la sua storia. Apprezzate la continuità che vi si riscontra tra il cristianesimo del Medio Evo e quello di oggi. Nessuna rottura, nessuna violenza. E di fronte a tutto questo spettacolo positivo, come si osa ancora parlare di un preteso luteroterrorismo?

Effettivamente, gli storici protestanti amano la Finlandia. Essi raccontano, con tono commosso, che la loro nuova religione vi si è imposta pacificamente.
Lo affermano, lo ripetono, lo sottolineano a tutto tondo, con una curiosa insistenza. Li si vede tutti felici per il fatto di avere la possibilità di presentare un paese in cui le cose si sarebbero svolte per bene.
Ma è veramente così?

Una protestantizzazione lenta e discreta

In realtà, la Finlandia non è sfuggita al saccheggio delle chiese. A partire dal 1541, Gustavo Vasa fa confiscare a proprio profitto gli oggetti d’oro e d’argento e tutti gli ornamenti preziosi. Ma il ladrocinio avviene discretamente, senza manifestazioni iconoclaste, per non scontentare la popolazione. E questa discrezione, che è il caso di chiamare dissimulazione, sarà la caratteristica principale della «Riforma» finlandese. Il segreto della sua riuscita. A poco a poco, i vecchi sacerdoti vengono rimpiazzati con dei pastori che non hanno ricevuto alcuna valida ordinazione, ma che continuano a cantare in latino e ad ascoltare le confessioni dei fedeli, come se niente fosse. La nuova Messa svedese viene introdotta in certi luoghi a partire dal 1531, ma in molti luoghi si conserva il rituale latino. Tutto si svolge molto lentamente. Nel 1582, per le parrocchie finlandesi si editano ancora le tradizionali raccolte di canti in latino.

Il re Gustavo Vasa talvolta si spazientisce. Al «vescovo» luterano che ha nominato nel 1554, gli rimprovera di pontificare come un vescovo papista. Ma la calma del paese val bene queste concessioni. La chiesa luterana finlandese continuerà quindi, fino ad oggi, a onorare pubblicamente la Santa Vergine e a pregare per le anime del Purgatorio – in maniera assai poco luterana.

Esecuzioni sanguinose

Tuttavia, arrivano anche le esecuzioni sanguinose.
Nel 1595, si decide di protestantizzare con la forza. Le parrocchie ricevono l’ordine di sopprimere il rito dell’elevazione nella Messa. I sacerdoti cattolici devono essere denunciati ed espulsi. A partire dal 1598, essi sono passibili della prigione, che talvolta sono mortali (il sacerdote Johannes Jussula, condotto in Svezia, muore in prigione dopo essere stato torturato). In seguito viene espressamente promulgata la pena di morte per i sacerdoti cattolici e perfino per ogni papista sorpreso sul territorio. I giovani finlandesi hanno il divieto assoluto di andare a studiare nelle Università cattoliche.

La protestantizzazione della Finlandia è stata realizzata più con l’astuzia che con la violenza, questo è certo; ma non in maniera pianamente dolce e pacifica come ci si vorrebbe far credere. In ogni caso, essa non sarebbe mai stata possibile senza il luteroterrorismo svedese.


Luteroterrorismo in Danimarca




Cristiano III di Danimarca

In Danimarca, vanno menzionati soprattutto due re: Cristiano II e Cristiano III.

Il re Cristiano II (autore del «bagno di sangue di Stoccolma» del 1520, in cui venne massacrata l’elite svedese) fu il primo a chiamare dei predicatori luterani. Essi vi causarono gli stessi disordini che altrove. Due giorni dopo il Natale del 1530, a Copenaghen, una truppa di luterani, durante la Messa, invase la chiesa di Notre-Dame e cominciò a rompere le statue, saccheggiare i libri, demolire il mobilio e profanare i luoghi in tutte le maniere possibili, prima che si riuscisse a respingerli. Ma Cristiano II, temendo per il suo trono (che finirà comunque col perdere), oscillò continuamente tra il cattolicesimo e il protestantesimo in funzione del contesto politico, e non prese mai definitivamente partito.

Il re Cristiano III impose il protestantesimo con la forza. Egli aveva partecipato alla dieta di Worms, nel 1521. Molto germanizzato (non parlava quasi mai danese) intendeva sottomettere il suo popolo alla religione tedesca: quella di Lutero. Seppe nascondere i suoi propositi per arrivare al trono reale. Non esitò a promettere fedeltà alla Chiesa cattolica al momento della sua consacrazione (1536). In seguito, gettò rapidamente la maschera.

Il colpo di stato di Copenaghen (1536)

Fin dal suo avvento al trono, Cristiano III preparò un colpo di stato per farsi dichiarare capo della chiesa danese. Ad una assemblea nazionale a Copenaghen, invitò i vescovi ed altri rappresentanti della nazione. Li aspettava la prigione. Nel corso della notte, le strade della città vennero bloccate. A partire dalle quattro del mattino, degli uomini armati arrestarono gli uomini di Chiesa. Furono arrestati l’arcivescovo di Lund (10), Torben Bille, e il vescovo di Roskilde, e la stessa sorte subirono i loro colleghi; il vescovo Joachim Ronnow, che era riuscito a fuggire da una finestra, venne arrestato l’indomani. Una volta messi ai ferri gli otto vescovi del paese, ebbe inizio la riunione (12 agosto 1536). La Chiesa non ha alcun difensore nell’assemblea in cui si decide la sua sorte. I deputati capiscono molto chiaramente in che modo dovranno votare, se non vogliono procurarsi grossi guai. Buon conoscitore della natura umana, Cristiano III usa abilmente il bastone e la carota. Fa avvertire discretamente i deputati più influenti che riceveranno una parte del bottino ricavato dai monasteri. Con una simpatica unanimità – degna delle future repubbliche sovietiche – l’assemblea del 1536 vota l’adozione totale e definitiva del luteranesimo.

Guerra ai monaci, pace ai parroci

Nel 1537, viene ufficialmente adottata una nuova liturgia (luterana e in lingua danese). La tattica è di procedere per tappe per evitare disordini tra il popolo. In un primo tempo, i piccoli parroci non vengono disturbati più di tanto. Si dà la caccia ai monaci (monasteri confiscati, con i recalcitranti esiliati). Soprattutto, Cristiano rimpiazza i vescovi con sette funzionari al suo soldo (chiamati sovrintendenti) (11). A quel punto è inutile affrettarsi: i giovani pastori formati nello spirito luterano subentreranno necessariamente a quelli vecchi. Piuttosto che attaccare direttamente i veri cattolici, è meglio cominciare col metterli a tacere, in attesa che i fedeli dimentichino.

Metodo lento, ma efficace, perché mantiene la massa nella struttura ufficiale. E tuttavia vi furono dei refrattari. Per debellarli, la Dieta di Capenaghen, nel 1613, dichiara i cattolici inabili ad ogni funzione pubblica e li priva del diritto di ereditare. Nel 1624, la stessa Dieta istituisce la pena di morte per tutti i sacerdoti cattolici (misura che verrà abrogata solo nel 1849).
In Danimarca, come in Germania e in Svezia, la «Riforma» merita il nome di luteroterrorismo.


Luteroterrorismo in Norvegia

In Norvegia (conquistata dal re danese Cristiano III), la «Riforma» è prima di tutto una questione di saccheggio (12).

Saccheggio organizzato

Nella sola città di Bergen venne distrutta la cattedrale, il vescovado, tre conventi e nove altre chiese, con l’ordine di trasferire tutto il materiale (soprattutto l’oro e l’argento) in Danimarca. Ciò che non può essere portato a Copenaghen viene venduto sul posto a beneficio delle casse reali.

Stesso saccheggio a Oslo. Stavanger e Nidaros (Trondhjem). Ogni volta, il pio re luterano è particolarmente interessato al tesoro della cattedrale; senza dimenticare il bronzo delle campane e il piombo delle bare, che vengono ridotti in lingotti e trasportati in Danimarca. Non vengono risparmiati neanche i piccoli santuari di campagna. Nel 1552, Cristiano III ordina anche ai sovrintendenti luterani di «vedere se sono rimangono delle chiese superflue da demolire».

Il re sa come interessare i nobili danesi alla «Riforma» norvegese, accordando loro parte del bottino: il convento di Nonneseter, con tutti i suoi beni e i suoi terreni, viene assegnato al nobile Vincent Lunge. Il tesoro della chiesa degli Apostoli, a Bergen, verrà graziosamente offerto alla sua vedova, per i servizi resi.

E i vescovi?

Gli storici protestanti affermano accuratamente che tutti (o quasi tutti) i vescovi norvegesi sarebbero passati senza difficoltà al luteranesimo.
La realtà è assai diversa.

La Norvegia contava un arcivescovato (Nidaros, oggi Trondhjem) e quattro vescovati (Hamar, Bergen, Stavanger, Oslo).

L’arcivescovo di Nidaros, Olav Engelbrektsson, era stato invitato a partecipare alla famosa assemblea nazionale di Copenaghen, del 1536, in cui tutti i vescovi furono arrestati. Egli intuì la trappola e rimase a casa. I soldati danesi lo arrestarono nel 1537, malgrado l’eroica resistenza della popolazione, guidata da Einar Fjeld, e il soccorso dell’ammiraglio norvegese Kristoffer Trondsen. L’arcivescovo morì in esilio il 6 febbraio 1538.

Anche ad Hamar, nel 1537, si ebbe una vera spedizione militare (15.000 uomini) per strappare il vescovo cattolico (Mogens Lauritsson) ai suoi fedeli. Invitato, in nome del re danese, ad accettare il luteranesimo o a dimettersi, il vescovo rifiutò entrambe le soluzioni. Preso in consegna dai soldati, il vescovo partì benedicendo il suo popolo giunto in massa a dirgli addio. Morì in una prigione danese.

L’ultimo vescovo cattolico di Bergen, Olav Torkellsson, si oppose fermamente al luteranesimo e la sua resistenza gli valse la prigione. Venne infine liberato, in uno stato assai debilitato. Aveva promesso di non opporsi all’usurpatore luterano che aveva preso il suo posto (Gjeble Pedersson)? Così fu detto, ma la cosa non è certa. Egli comunque non aderì mai all’eresia. Quanto a Gjeble Pedersson, egli non era mai stato vescovo cattolico.

L’ultimo vescovo di Stavanger, Hoskuld Hoskuldsson, morì in prigione.

Restava Oslo; dove l’ultimo vescovo cattolico, Hans Rev, fece scandalo accettando dal re Cristiano III il titolo protestante di sovrintendente della diocesi. Il re ebbe l’abilità di non chiedergli la professione di fede luterana. Sembra che Rev non aderì mai esplicitamente agli errori di Lutero, che egli aveva combattuto prima dell’imprigionamento dei vescovi danesi ad opera di Cristiano III. Aver recuperato un vescovo cattolico tanto da avallare la nuova struttura, era un vantaggio sufficientemente importante da permettersi di non essere troppo esigenti nei suoi confronti.

Malcontento popolare

Il popolo norvegese manifestò a lungo il suo rifiuto dell’eresia. I rapporti ufficiali registrano dei moti di malcontento in corrispondenza con i cambiamenti liturgici. In essi si parla di pastori che vengono rimproverati sul pulpito quando insegnano le novità luterane, e perfino cacciati dalle parrocchie dai loro parrocchiani. A Setesdalen, un primo pastore dovette fuggire sotto la minaccia di morte e il suo successore venne ucciso all’interno stesso della chiesa. Certe parrocchie offrono del denaro alle autorità civili perché non inviino dei pastori. Certi fedeli organizzano delle preghiere pubbliche per chiedere «che ritorni la fede antica, con la dottrina del Papa». Nel 1552, il re deve emettere un decreto per obbligare i contadini di Nidaros «ad assistere agli officii quando il sovrintendente – luterano – va a visitare le chiese».

Ci vollero quattro generazioni per distruggere la fede cattolica. Nel 1613, un rapporto ufficiale annota che si riscontrano ancora, tra la nobiltà come nel popolo, delle forti inclinazioni verso la «dottrina papista». I pastori stessi vengono sospettati. In visita alle parrocchie, i sovrintendenti verificano che le loro biblioteche non contengano opere cattoliche. Nel 1627, il rapporto diocesano di Glostrup segnala un pastore, chiamato Lauritz, che dichiara pubblicamente dal pulpito ai suoi «semplici e poveri fedeli» che la religione vera è quella romana; che si debbono invocare i santi perché, dal cielo, essi vedono tutto quello che accade sulla terra: che la Santa Vergine era esente da ogni peccato. E, peggio ancora, egli avrebbe aggiunto che altri pastori la pensano come lui anche se non osano dirlo pubblicamente, perché «non ci sono due o tre pastori sinceri nel paese».

In breve, in Norvegia come altrove, la religione luterana venne imposta con la violenza e con l’astuzia, ad una popolazione che non la voleva.


Luteroterrorismo in Islanda

Anche in Islanda il luteranesimo è stato imposto dall’esercito danese. Come in Norvegia, le chiese e i monasteri sono stati saccheggiati a beneficio della Danimarca, mentre le biblioteche dei conventi sono state bruciate per cancellare ogni traccia del passato cattolico.

Il paese contava due vescovati: Skálholt a Sud e Hólar a Nord.

L’ultimo vescovo cattolico di Skálholt, Ogmundur Pálsson, venne preso dai Danesi e spedito in Danimarca, dove morì in prigione nel 1542.

L’ultimo vescovo di Hólar, Jón Arason, fa il giuramento solenne di lottare fino alla morte contro l’eresia. Egli si appella al popolo. Un piccolo esercito di 900 uomini riesce a scacciare i Danesi dall’isola. Ma essi ritornano più numerosi, catturano il vescovo e lo decapitano nel 1550.

Allora, arrivano dalla Danimarca dei sovrintendenti luterani per dirigere le chiese. Essi assumono il titolo di vescovi, per ingannare il popolo, ma la successione apostolica è interrotta. E’ la fine della Chiesa di Gesù Cristo in Islanda, anche se, come in Finlandia, vengono conservati molti usi tradizionali nella liturgia e il culto dei santi.



NOTE


1 – Senza parlare dei decenni di guerra internazionale che seguirono, in particolare l’atroce Guerra dei Trent’anni (1618-1648), che fece quasi tre milioni di morti: un terzo della popolazione della Germania – La pace di Westfalia, che concluse il conflitto, annunciò dei disastri ancora maggiori (Si veda P. M. Bourguignon, Un bouleverment de l’Occident  chrétien, éditions Association Saint-Jérôme, 2006).
2 – Michel Defaye, Le Protestantisme assassin au 16° siècle en France, Éditions du Sel, 2006 (Si veda Le Sel de la terre n. 28, pp. 124-161) – L’autore riprende e completa il lavoro fondamentale de l’abbé Victor Carrière, Les Épreuves de l’Église de France au 16° siècle, Paris, Letouzey et Ané, 1936.
3 – Il 5 marzo 1560, l’elettore palatino Federico III, uno dei rari príncipi tedeschi che avevano adottato le dottrine di Calvino, scrisse: «Un gran colpo sarà presto assestato. Da oggi alla Domenica Reminiscere [II di Quaresima] tutti i preti di Francia saranno massacrati.» (Lettera a Melchior von Schaumburg, citata da August Kluckhohn, Briefe Friedrichs des Frommen, Brunswick, 1868, t. 1, p. 126).
4 – Ottomila settecentosessanta (8760) è la cifra fornita nel 1580 da un osservatore imparziale, interessato soprattutto all’aspetto economico delle cose; egli disponeva di statistiche accurate, diocesi per diocesi: Nicolas Froumenteau, Le Secret des finances, parte terza, p. 378. – Diciassette anni prima, il 23 novembre 1563, al Concilio di Trento, il cardinale della Lorena aveva già riferito di 3000 religiosi francesi massacrati dagli Ugonotti. – Il 20 aprile 1569, il Padre Samérius, S. J., ne enumerava più di 5000 (vedi Michel Defaye, pp. 37-39).
5 – Si veda ad esempio, Léon  Cristiani, Luther et la question sociale, Paris, Tralin, 1912.
6 – Si veda: Jules Martin, Gustave Vasa et la Réforme en Suède, Paris, 1906.
7 – Sull’aggravarsi della miseria nei secoli XVI e XVII, soprattutto nei paesi protestanti (ma anche in Francia, a causa delle Guerre di Religione), si veda, per esempio, Léon Lallemand, Histoire de la charité, Paris, Picard, 1910, t. IV (Les temps modernes), pp. 1-10, 144-146, 185-187, 195-197, 205, 238-241.
8 – Questo documento è stato pubblicato da M. Lundström nella rivista storica svedese (Svensk Historisk Tidskrift) nel 1897, p. 61; ed è citato da Jules Martin, ibid., pp. 416-418.
9 – Si veda: Yannick Suhard, «How doctrinal changes were insisidiously forced upon the Swedish people», in Mater Dei (Londra), vol. 5, n°1 (primavera 2007), pp. 38-39.
10 – Lund, che oggi appartiene alla Svezia, era allora sotto il dominio danese.
11 – Senza preoccuparsi per la successione apostolica, il re, il 2 settembre 1537, fa “ordinare” questi sovrintendenti da uno dei collaboratori di Lutero, Johannes Bugenhagen (1485-1558), che non era minimamente vescovo.
12 – Si veda Per Skansen, «La destruction du catholicisme en Norvège», in La Foi catholique n. 243 (pp. 22-32), 247 (pp. 117-132), 248 (pp. 153-171) e 253 (pp. 56-57).


Parte prima


di Yves Gérardin

Pubblicato su Le Sel de la terre n° 99 - inverno 2016-2017

Le immagini nel testo sono nostre


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