Come accadeva per Mani Pulite la notizia dell'indagine della
Procura su Silvana De Mari è uscita sul Corriere senza un avviso di garanzia.
La scrittrice e medico che ha messo in guardia dalle malattie cui vanno incontro
i gay dice di essere determinata. Così i Giuristi per la vita che la difendono:
"Vogliono colpire lei per riaprire il dibattito sulla Scalfarotto".
Per lei hanno scelto un metodo molto in voga a Tangentopoli e ormai affermatosi con successo per tutte le inchieste che contano: l’avviso di garanzia via Corriere. Ma non si tratta di un Dhl, bensì del più blasonato Corriere della Sera. La dottoressa Silvana De Mari, endoscopista e scrittrice di fantasy da un po’ nell’occhio del ciclone per le verità politically uncorrect che osa dire sull’omoerotismo, risulterebbe indagata dalla Procura di Torino per alcune sue frasi pronunciate in interviste e ospitate radiofoniche sulle malattie cui vanno incontro gli omosessuali.
Per la verità l’indagine non è neanche partita. Come spiega il suo legale infatti “il Corriere si limita a dire che l’esposto presentato in Procura da una rete di attivisti Lgbt di Torino è stato assegnato al pool di magistrati specializzati nei reati previsti dalla legge Mancino. Un atto dovuto, ma che al quotidiano di Via Solferino è parso già come un marchio di infamia”.
Né la De Mari dunque, né il suo avvocato Gianfranco Amato dei Giuristi per la vita, hanno ricevuto un avviso di garanzia. Ne consegue che il capo della Procura Armando Spadaro non ha fatto altro che assegnare l’esposto. Non c’è dunque nessun capo di imputazione su cui indagare. I reati che vengono illustrati non sono nient’altro che quelli ipotizzati dall’avvocato del coordinamento Lgbt Nicolò Ferraris. Se verranno fatti propri anche dalla Procura è un altro paio di maniche. Quindi è sbagliato dire che la De Mari è indagata per odio razziale nei confronti dei gay, mentre è corretto semplicemente dire che la Procura ha creato un fascicolo assegnando l’esposto, che potrebbe anche chiudersi con un’archiviazione.
Tanto rumore per nulla? Non proprio, semmai un segnale inquietante di come la caccia all’untore, se negli anni di Mani Pulite era rivolta al politico lestofante, oggi viene indirizzata nei confronti delle persone dotate di ragione che denunciano la martellante campagna, molto spesso mistificatoria, della potente lobby gay. Con dati scientifici alla mano.
Quali sono le frasi finite nel mirino dei militanti Lgbt di Torino pride? Si tratta di espressioni prese da articoli scritti dalla De Mari sul quotidiano La Croce o dette nel corso dell’ormai celebre puntata de La Zanzara. Ad esempio: “Anatomicamente il rapporto tra due uomini ha gravi conseguenze ano rettali”. Dov’è il reato? Basta leggere la letteratura scientifica. Oppure: “Nelle pratiche di iniziazione al satanismo esiste il sesso anale”. Falso? Non proprio visto che è raccontato da chi queste iniziazioni le ha fatte. Oppure: “L’omosessualità è un disturbo che si può curare”. Decisamente scorretto politicamente, ma giusto sul versante psicologico come dimostra la storia scientifica di Joseph Nicolosi, morto proprio nei giorni scorsi.
Insomma: la De Mari non avrebbe commesso alcun reato di odio, però dà fastidio e in quanto medico è difficilmente attaccabile sul piano della clinica. Serve dunque una cura esemplare. Come lei stessa, al telefono con la Nuova BQ confessa: “Sembra proprio che vogliano usarmi per rilanciare la legge Scalfarotto – spiega la De Mari – ma se devo essere sincera non mi interessa granché, anche perché non ho ricevuto neppure l’avviso di garanzia”. Circa l’eventuale reato commesso, la De Mari si chiede da quando in qua “gli omosessuali sono diventati una razza: c’è forse un gene dell’omosessualità?”.
Chi è determinato a sostenere la De Mari nella sua battaglia di libertà è l’avvocato Amato, presidente dei Giuristi per la vita che si scaglia contro il sistema mediatico giudiziario che ha investito l’endoscopista piemontese: “Ha del patologico il fatto che un cittadino apprenda di essere indagato leggendo il Corriere della Sera, non è stata data nessuna comunicazione, non è stata fatta nessuna identificazione della Polizia giudiziaria - ha spiegato Amato -. In realtà la notizia non esiste: non c’è nessuna indagine semplicemente perché non è stato fatto altro che presentare un esposto e ora il magistrato dovrà valutare se indagare o archiviare”.
Amato ha inoltre denunciato una tecnica preoccupante: “Il segreto processuale è diventato il segreto di Pulcinella, la De Mari ha così appreso contemporaneamente a tutti gli altri italiani di essere nel mirino e la privacy è andata a farsi “benedire”, ma è chiaro che in tutta questa vicenda una responsabilità ce l’ha il Corriere che sembra essere un organo di regime e in questo momento sta facendo il gioco della dittatura del pensiero unico”. Poi l’affondo: quella nei confronti della De Mari è una chiara intimidazione nella logica maoista del “colpirne uno per educarne cento”, ma hanno sbagliato bersaglio perché non ci piegheremo”.
Amato però è consapevole che la partita non è soltanto giuridica. In virtù dell’esperienza accumulata sul campo negli anni in giro per l’Italia a denunciare l’ideologia gender sa che l’obiettivo di fondo della campagna non è tanto silenziare la De Mari, ma servirsene per scopi politici.
Nel luglio 2013 noi come Giuristi per la vita, la Nuova BQ, Tempi e Pro Vita denunciavamo la vergogna del Ddl Scalfarotto che attraverso una bestialità giuridica voleva imporre il reato di omofobia, ma proprio perché si tratta di un assurdo si è arenato nel binario morto della commissione Giustizia del Senato. Adesso vogliono così strumentalizzare il caso De Mari per dire che seve una legge. E’ un’azione pilota su cui poi la magistratura creativa potrebbe dare una spallata decisiva alla libertà di espressione”.
Amato ha infatti fatto notare che il caso De Mari deve essere esemplare per giustificare così la legge e ha ribadito che “noi legali che l’assistiamo saremo come gli ultimi pretoriani del diritto di libertà e la difenderemo fino alla morte”. La palla ora passa al pm che dovrà indagare per ravvisare eventuali reati, anche se, non essendo ad oggi normato il reato di omofobia, non si capisce su quali basi si strutturerebbe un’accusa che appare quanto meno temeraria. Anche se è pur vero che a livello mediatico si sta già procedendo per un reato che non esiste nell’ordinamento. E forse la legge Scalfarotto servirebbe proprio a questo: per dare compimento ad una caccia alle streghe che ha tutta l’aria di essere solo all’inizio.
15-03-2017
Gender, è fatta: ora la Giannini quereli i colleghi
Parlare di educazione gender nelle scuole ormai non fa più
problema, non serve più nasconderla nelle pieghe della legge sulla Buona
scuola. Ora è venuto il tempo in cui si può agire alla luce del sole e varare
in tutta tranquillità un Testo unico che condensa tutte le proposte sul tema.
Che l'ex ministro Giannini allora quereli i suoi onorevoli colleghi proponenti
tale legge.
“Chi ha parlato e continua a parlare di teoria ‘gender’ in relazione al progetto educativo del governo di Renzi sulla scuola compie una truffa culturale. Ci tuteleremo con gli strumenti a nostra disposizione, anche per vie legali. Ove si continuasse ad incriminare la legge studieremo quali strumenti adottare». Simili strali sono state lanciati dall’ex Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini il 16 settembre del 2015 dai microfoni di Radio 24.
Allora avevamo già dato prova che invece la teoria del gender era presente eccome nella legge 107/2015 chiamata “Buona scuola”. Oggi le prove sono schiaccianti.
Infatti passano i mesi e parlare di educazione gender nelle scuole ormai non fa più problema, non serve più nasconderla nelle pieghe della legge sulla Buona scuola. Ora è venuto il tempo in cui si può agire alla luce del sole e varare in tutta tranquillità un Testo unico che condensa tutte le proposte sul tema, testo che attua in materia le indicazioni della famigerata legge di riforma della scuola come espressamente viene indicato dall’art. 1 comma 1 e dall’art. 5 comma 1 del medesimo Testo unico. Che la Giannini allora quereli i suoi onorevoli colleghi proponenti tale legge.
Questo testo, presentato il 7 febbraio scorso e che riguarda tutti gli studenti di ogni ordine e grado, è attualmente al vaglio della Commissione VII della Camera. Esaminiamone il contenuto. Innanzitutto il titolo non lascia dubbi in merito ai fini di questa proposta di legge: “Introduzione dell’educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione”. Si potrebbe obiettare che qui il termine “genere” sostituisce semplicemente il lemma “sesso”. Ciò a voler dire che siamo di fronte ad un testo che mira ad insegnare ai bambini a non discriminare le femminucce (a margine: ma quando mai è capitato?). Non è così perché il testo separa concettualmente il termine “sesso” da quello di “genere”. Il comma 2 dell’art. 1, così come il comma 1 dell’art. 2, infatti stabilisce che occorre inserire nei curricula scolastici l’ “educazione alla parità tra i sessi e al rispetto delle differenze di genere”. Il rimando non può che essere alla teoria del genere: ogni orientamento sessuale va bene e “maschio” e “femmina” non sono dati di natura ma costrutti psico-sociali che ognuno sceglie liberamente.
Sempre il medesimo comma indica che bisogna battersi per il “contrasto dei discorsi d’odio”. Affermare ad esempio che l’omosessualità è una condizione intrinsecamente disordinata, che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre per crescere bene, che la famiglia è fondata sul matrimonio tra due persone di sesso differente è derubricato a discorso d’odio, con buona pace per la libertà di espressione. Il richiamo al rispetto del “pluralismo culturale” (art. 2 comma 2) è solo una foglia di fico.
I bambini, sin dalla prima infanzia, dovranno essere addestrati “all’uso del linguaggio di genere” (art. 2 comma 3). Non solo quindi dovrà diventare pane quotidiano l’uso di termini quali lesbica, queer, asessuato, cisgender, omogenitorialità, genitore 1 e genitore 2, ma si dovranno bandire espressioni “omofobiche” quali “il transessuale”, se costui invece si sente donna, e “famiglia naturale”.
Ma non solo il linguaggio dovrà mutare, bensì tutta la sfera comportamentale dei bambini. L’art. 3 comma 1 mira infatti alla “promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali, l’eliminazione di stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni, e altre pratiche socio-culturali fondati sulla discriminazione delle persone in base al sesso”. Le parole sono pietre. Il passaggio qui riportato significa che si promuoverà la cosiddetta identità di genere dei bambini ad esempio non facendo più giocare i maschietti con giochi da maschi e le femminucce con quelli per femminucce, ma mischiando i ruoli. Occorrerà cancellare alcuni “stereotipi” quali ci sono lavori più mascolini di altri, solo due persone di sesso differente possono sposarsi, le donne sono attratte dagli uomini e viceversa, etc. Via anche le tradizioni: ripugnante ad esempio portare dei fiori ad una donna, mettere al collo di un maschio una cravatta e ai fianchi di una donna una gonna, scegliere per la cameretta del pupo maschio tinte sull’azzurro.
L’art. 3 comma 2 poi stabilisce che i libri di testo dovranno rifarsi al codice di autoregolamentazione Polite. Come avevamo già spiegato, questo codice “siglato tra gli altri anche dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Pari opportunità e dall’Associazione italiana editori” è teso alla “ promozione e adozione tra gli editori di libri di testo per l’educazione alle pari opportunità. Grazie a questo progetto abbiamo già sui banchi di scuola testi come il famigerato Piccolo Uovo: fiaba per bambini in cui si spiega che esiste anche la famiglia omosessuale. Poi vi sono racconti per l’infanzia dove la bella addormentata è svegliata da una principessa”. In parole povere i nostri bambini leggeranno fiabe e libri che promuoveranno l’omosessualità e il transessualismo.
Il Testo unico inoltre prevede momenti di formazione gender per i docenti e le famiglie a cura di associazioni Lgbt (art 3 comma 4, art. 5 comma 2) perché le “figure” e gli “organismi di parità del territorio preposti alle politiche di pari opportunità” non possono che essere realità associative a favore della gender theory. Inoltre anche chi vorrà prepararsi a diventare insegnante dovrà studiare in università la teoria del gender (art 5 comma 3).
Se le scuole non adotteranno questo iter formativo pro-lgbt verranno valutate negativamente dal Ministero (art. 3 comma 5) con conseguenze spiacevoli (meno soldi?).
Ultimo aspetto. Il Testo unico all’art. 4 comma 2 assicura che le famiglie saranno informate di tutte queste iniziative gay friendly. Non è dato modo di sapere come i genitori potranno difendersi. Sarà loro concesso adottare libri diversi, chiedere lezioni alternative, tenere i figli a casa? Non crediamo, dato che tale formazione è obbligatoria per gli studenti. Inoltre la proposta di legge precisa che dovere dell’istituto non è quello di trovare un piano didattico condiviso con le famiglie, ma meramente di informare le famiglie che così si è deciso anche se non piace. Assolto tale onere che i genitori si arrangino.di Tommaso Scandroglio
15-03-2017
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-gender-e-fatta-ora-la-giannini-quereli-i-colleghi-19246.htm
J-ax e Fedez: trans-fascismo e cripto-omofobia
18Comunicano verbalmente l’appoggio alla causa LGBTQ ma rivelano infine la loro omofobia.
Il fatto è ormai noto, i due cantanti ospiti alle Iene per via di uno scherzo subito da Fedez con la complicità di J-ax (ma quella trasmissione non era “Scherzi a parte”?) ad un certo punto commentando la notizia buttata lì dalla conduttrice riguardo il riconoscimento di un’adozione gay da parte del tribunale dei minori di Firenze, hanno iniziato a sproloquiare sulle adozioni gay, un gesto che effettuato da parte delle Iene sa di “riparazione” per il brutto tiro da loro giocato alla causa LGBTQ con il servizio sul finanziamento pubblico ai locali a luci rosse da parte dell’UNAR.
I due si definiscono “Comunisti col Rolex“, un’immagine che conferma la previsione di Augusto del Noce che negli anni ’80 aveva predetto che il Partito Comunista si sarebbe trasformato in un Partito Radicale di massa dove l’esito non poteva che essere quello di:
…trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata… persa per strada l’utopia rivoluzionaria, l’essenza [presente nel marxismo]di surrogato religioso, è restato al marxismo soltanto il suo aspetto fondamentale, di prodotto dell’illuminismo scientista, del razionalismo che esclude Dio per una scelta previa e obbligata… si è rovesciato nel suo contrario: voleva affossare la borghesia e ne è divenuto una delle componenti più salde ed essenziali.
Ecco dunque che i due comunisti col Rolex si lanciano nel più pieno conformismo ad esprimere il loro pensiero nazional elitario affermando “siamo uomini del 2017, non siamo rimasti indietro nella scala evolutiva come quelli che sono contrari…”, affermazione che mi fa diventare istantaneamente neodarwinista e abbracciare l’idea di un’evoluzione cieca che procede a caso e non rappresenta una “marcia del progresso”.
Come prova della loro “evoluzione” a questo punto J-ax e Fedez, in modo tronfio e preordinato, oltraggiano milioni di italiani facendo il gesto del dito medio all’indirizzo dei manifestanti del Family Day.
Ecco che dunque nel corso della trasmissione gli ospiti delle Iene compiono un atto che dal punto di vista del rispetto democratico è inquadrabile nel più retrivo squadrismo, la manifestazione di una sorta di trans-fascismo, inteso nel senso di un fascismo di sostanza che si manifesta con l’irrisione dell’avversario e la sua negazione come soggetto politico degno di rispetto. Una posizione che supera la vecchia collocazione di fascismo tradizionale appropriandosi di idee e obiettivi apparentemente estranei a quello del Partito Nazional Fascista. I comunisti col Rolex sono dunque l’espressione di una realtà che del comunismo e del fascismo originari non ha più nulla se non la pseudo collocazione politica di sinistra e i modi aggressivi del primo, e l’asservimento alla morale borghese e gli atteggiamenti arroganti e offensivi del secondo.
Ma riguardo al gesto del dito medio da Wikipedia apprendiamo che:
Ci sono varie supposizioni sul significato del gesto: una possibile origine è spiegabile come dire un invito a subire, non necessariamente da parte dell’autore, un rapporto anale ed equivarrebbe all’espressione verbale vaffanculo…
Per i due comunisti col Rolex quindi l’invito a prenderlo nel culo è un insulto. Caspita…
Da loro non ce l’aspettavamo. Questa è cripto-omofobia, dire pubblicamente che il rapporto gay è uguale a quello etero e poi usare la sodomia, la pratica per eccellenza (anche se non esclusiva) degli omosessuali maschi, come insulto è rivelatore di una concezione profondamente discriminante e di umiliante disprezzo nei confronti dei sodomiti e quindi dei gay.
Io, che non sono omofobo, gli auguro invece una cosa secondo le loro idee dichiarate bellissima, faccio i miei migliori auguri a J-ax e a Fedez di andare a prenderlo in quel posto.
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