C’è una potente lobby gay dentro la Chiesa che mira a capovolgere l’etica cattolica. L'omoeresia di Oko: una eresia volta a “sdoganare” l’omosessualità dalla condanna tradizionale e favorire il sacerdozio dei preti omosessuali
di Francesco Lamendola
Quando,
cinque anni fa, il mondo cattolico venne messo a rumore da un articolo
nel quale il sacerdote Dariusz Oko (docente di filosofia alla facoltà di
teologia della Pontifica università di Cracovia, una esperienza
pastorale nelle parrocchie di due continenti, Europa e America, e una,
stabile, di direttore spirituale dei medici della sua diocesi, in
Polonia), molti mostrarono incredulità e pensarono che vi fosse una
certa esagerazione nelle sue affermazioni. Apparso dapprima sulla
rivista polacca Fronda, poi sulla tedesca Theologiske,
l’articolo sosteneva che la Chiesa cattolica è pesantemente infiltrata
da una lobby omosessuale, la quale, mediante il ricatto e l’omertà, non
solo è in grado d’influenzare e pilotare le carriere, ma anche
d’influenzare le posizioni ufficiali e semiufficiali del Magistero in
tema di etica sessuale, determinando un progressivo slittamento della
stessa dottrina cattolica. Oko aveva coniato una particolare espressione
per definire l’operato di queste lobby interne alla Chiesa: omoeresia,
cioè una eresia volta a “sdoganare” l’omosessualità dalla condanna
tradizionale e favorire il sacerdozio dei preti omosessuali e
l’accettazione delle famiglie “arcobaleno”, negando che l’omosessualità
sia una deviazione dell’istinto naturale, e, pertanto, facendo leva sul
“diritto” di ogni persona ad essere pienamente se stessa.
Oggi
è sotto gli occhi di tutti come Dariusz Oko avesse visto giusto e come,
in soli cinque anni, l’omoeresia si sia talmente diffusa nella Chiesa e
nel mondo cattolico, da giungere sempre più vicino all’obiettivo che si
era prefisso, snaturando, così, il Magistero e la morale cattolica:
perché tale è il risultato quando un’eresia, per quanto ben mascherata,
giunge a ottenere un riconoscimento ufficiale, o quasi, ed entra a far
parte del bagaglio teologico e pastorale della Chiesa.
Notiamo come
tutto questo sia avvenuto in concomitanza con l’opera dei vari gruppi di
pressione omosessualisti nel contesto della società profana, i quali
sono pressoché riusciti, facendo passare il loro sforzi per una
“battaglia di civiltà”, a derubricare l’omosessualità dal catalogo della
deviazioni psicologiche e ottenendo la cancellazione di ogni
restrizione nei confronti delle persone omosessuali, in qualsiasi
ambito. In base alle leggi e alle normative vigenti, da alcuni anni, nei
principali Paesi occidentali, può pertanto accadere che un generale dei
marines, oltre a dichiararsi apertamente omosessuale, possa
anche, se gli piace, indossare l’uniforme femminile e accavallare le sue
gambe pelose, per sottolineare il suo diritto alla propria identità di
genere: identità che, in omaggio all’ideologia gender, non solo è
soggettiva, ma anche “liquida” e fluttuante, per cui può variare nel
tempo secondo i gusti e i capricci di ciascuno, a suo insindacabile
giudizio. Notiamo anche, en passant, che tale offensiva delle
lobby LGBT è stata preceduta da una silenziosa ed abile manipolazione
del linguaggio, avente lo scopo di far introiettare al pubblico concetti
in se stessi ambigui o contraddittori e, comunque, ad essa funzionali,
ma non rispettosi della verità. La stessa parola omosessualità,
per fare un esempio,è una forzatura, un ossimoro, poiché la sessualità è
l’incontro dell’elemento maschile e di quello femminile (si pensi alla
riproduzione sessuata dei fiori) e quindi si dovrebbe parlare, semmai,
di omofilia o di omoerotismo. Ma, ormai, ci siamo
arresi tutti quanti alla terminologia imposta da chi vuole sovvertire la
nostra percezione della realtà, e quindi stiamo combattendo una
battaglia di retroguardia, con strumenti inefficaci, senza credere
veramente che il quadro culturale possa venire ormai modificato.
Si
prenda, ad esempio, quel che è accaduto l’altro giorno nell’arcidiocesi
di Torino, al funerale di Franco Perrello, 83 anni, il primo cittadino
di quella città che aveva usufruito della legge Cirinnà sulle unioni
civili per “sposare”, come impropriamente si dice, il suo compagno
“storico”, Gianni Reinetti. La funzione è stata celebrata da don Gian
Luca Carrega, ufficialmente responsabile, in quella arcidiocesi, della
“pastorale per le persone omosessuali”. Anche qui notiamo, di sfuggita,
che l’aver creato una apposita pastorale per le persone omosessuali
nelle varie diocesi italiane e di altri Paesi, in cui la parola chiave è
“accompagnamento”, rappresenta, di per sé, un cedimento nei confronti
delle pressioni esercitate dalle lobby gay, perché sa tanto di
“riparazione” nei confronti di persone ingiustamente discriminate;
quando invece è noto che proprio la Chiesa cattolica ha sempre mostrato
umanità e moderazione nei loro confronti, quando il potere civile e la
società laica, nei secoli passati, non mostravano né umanità, né
moderazione, ma le perseguitavano a morte: salvo ribadire che
l’omosessualità (continuiamo a usare questo termine sbagliato, per
evitare possibili, ulteriori confusioni) è un disordine oggettivo della
natura, e che la pratica omosessuale è un peccato molto grave
per la morale cattolica (non per nulla Dante pone all’Inferno queste
anime, compresa quella del suo amato e stimato maestro Brunetto Latini).
Dunque,
al funerale del signor Perrello, don Carrega non ha esitato ad
affermare, dall’alto del pulpito e con la sua autorità di sacerdote, per
giunta di sacerdote “esperto” del problema e particolarmente
qualificato a parlare, perché investito dal suo arcivescovo di una
funzione particolare:
Tanti
pensano che la prima parola da dire, in questi casi, sarebbe “scusa”.
Scuisa per le disattenzioni, scusa per la freddezza, scusa per le
dimenticanze, Ma questo dovrebbe farlo qualcuno più importante di me… [Il vescovo? Il papa? Ai posteri l’ardua sentenza.] Io, invece, ho detto loro “grazie” perché con la loro ostinazione ci hanno permesso di pensare a una Chiesa in grande, accogliente, capace di andare oltre e di non lasciare indietro nessuno.
Ci
permettiamo di tradurre in termini un po’ più chiari: bisogna
ringraziare i peccatori, perché, ostinandosi nel loro peccato, stanno
favorendo la nascita di una chiesa più “grande” e “accogliente”, vale a
dire una contro-chiesa eretica e blasfema, che legittima il male e
benedice il peccato. E notiamo, sempre di sfuggita, che l’idea secondo
la quale la Chiesa dovrebbe sempre “andare oltre” (oltre che cosa, se
non la morale cattolica?), e “non lasciare indietro nessuno”, cioè
accogliere tutti, non è cattolica, non è cristiana, e non è in linea, ma
in totale opposizione, con ciò che dice e fa Gesù Cristo nel Vangelo:
cioè andare dal peccatore per convertirlo e non per rincuorarlo nel suo
peccato e incoraggiarlo a perseverare, indurendosi e vantandosi (per
dirla con san Paolo) di ciò di cui si dovrebbe vergognare. All’adultera,
per esempio, Gesù non ha detto: Ti voglio “accompagnare” nella tua
condizione peccaminosa, perché nessuno deve restare indietro, nessuno
deve restare escluso dal piano di salvezza di Dio; ma le ha detto: Vai (con le tue gambe, con le tue forze, con il tuo libero arbitrio) E NON PECCARE PIÙ.
La Chiesa non è un albergo e i preti non sono “accompagnatori”, non
sono camerieri che portano ciascuno nella sua stanza, a fare il proprio
comodo: questa non sarebbe più, non sarebbe affatto, la Chiesa
cattolica, ma un indegno bordello.
Ma
non basta. Parendogli di non aver detto abbastanza, e di non essersi
speso a sufficienza per la “buona causa”, don Carrega si è affrettato a
rilasciare una intervista al quotidiano La Repubblica (lupus in fabula…),
anche perché, ormai, ogni prete s’inventa la sua teologia e la sua
pastorale e si sente investito del diritto/dovere, se ha qualcosa da
dire, se ha delle proposte da fare, di montare sulla prima cattedra che
gli si offre, o di parlare dal primo microfono che gli viene teso, fosse
pure dai peggiori nemici della Chiesa stessa (ma lui non guarda per il
sottile, partendo dall’assunto che spesso i cattolici sono le persone
meno affidabili e credibili, in pieno stile “bergogliano” e secondo i
dettami della scuola del sospetto di marxista e freudiana memoria), e
sbandierarle sulla stampa, alla radio e alla televisione, scavalcando
bellamente i suoi superiori e senza minimamente darsi pensiero del
disagio, dell’imbarazzo, dello scandalo che può dare alle anime dei
fedeli. Ma chi se ne frega delle anime dei fedeli? Non certo questi
indomiti preti di strada. L’importante è quel che pensano gli “altri”, i
“diversi”, gli “esclusi”, eccetera; i fedeli sono solo dei farisei
ipocriti e benpensanti. In quella intervista, dunque, don Carrega ha
dichiarato che
il
riconoscimento di queste unioni (omosessuali) dovrà rientrare nella
pastorale ordinaria. (…) Se una persona decide di fare questo passo
ossia l’unione civile con una persona del medesimo sesso) credo sia un
segno bello, perché ci si assume insieme delle responsabilità pubbliche.
E la Chiesa ha sempre incoraggiato l’assunzione di responsabilità.
Potrebbe essere anche un segno dello Spirito. (…) Ma come si può
sostenere che da un’unione omosessuale non possa scaturire niente di
buono? Dobbiamo vincere resistenze e pregiudizi.
Tutto
ciò è una apologia dell’eresia, senza freni e senza pudore, con
l’aggravante della blasfemia, perché affermare che è lo Spirito Santo
(sì, proprio Lui, la terza Persona della Santissima Trinità, dato che è
scritto maiuscolo, e non crediamo sia stato un arbitrio del
giornalista)ad ispirare le unioni omosessuali, è non solo eretico, ma
anche blasfemo. Questo, caro don Carrega, è veramente il peccato contro
lo Spirito Santo, che – dice Gesù – “non verrà perdonato”, quando tutti
gli altri peccati potranno esserlo, beninteso se vi è sincero
pentimento. Affermare, poi, che la Chiesa deve riconoscere queste unioni
(in che senso? civile o sacramentale? dovrà includerle nel matrimonio
cristiano?); che tale riconoscimento dovrà rientrare nella pastorale
ordinaria (tradotto: che la Chiesa dovrà riconoscere le famiglie
“arcobaleno” al pari di tutte le altre famiglie); che la Chiesa deve
lanciare una battaglia contro “resistenze e pregiudizi”, ossia deve
scardinare e rovesciare il proprio Magistero in questa materia, bencdue
volte millenario), tutto questo è indice di una pervicace volontà di
sfida e di sovversione verso tutto ciò che la Chiesa ha sempre insegnato
e praticato.
Ora,
sappiamo benissimo che don Carrega non è affatto solo; e non vogliamo
nemmeno dargli più importanza di quanta ne meriti. Del resto, una chiesa
che invoca punizioni contro i quattro cardinali Burke, Brandmüller,
Caffarra e Meisner, rei di aver chiesto chiarimenti su alcuni punti di Amoris laetitia;
una chiesa che invoca la ri-scomunica per monsignor Williamson, reo di
aver espresso una opinione personale (e non ufficiale) su un fatto
storico, come il dramma degli ebrei nella Seconda guerra mondiale; ma
che moltiplica, in compenso, le “pastorali di accompagnamento” per le
persone omosessuali; che invoca (e attua: come il vescovo di Santiago,
Julian Barrio) l’ordinazione di sacerdoti omosessuali; che invoca la
benedizione dei matrimoni gay (come il vescovo di Anversa, Johan Bonny)
non è più la nostra Chiesa, e non è neanche la Chiesa di Cristo. Sia
detto per inciso: ci vogliono tremila Carrega per fare il dito mignolo
d’un Caffarra, o anche d’un Williamson, non solo come sacerdoti, ma come
uomini: per cultura, intelligenza, coraggio e retta dottrina cattolica.
Perché una dottrina cattolica esiste; non sta al singolo sacerdote
inventarsene una quando gli pare e piace; e un poco di prudenza, prima
di esternare dal pulpito, o dalle colonne dei giornali, le loro
intemperanze, non guasterebbe. Anche sul piano puramente umano.
Ma torniamo a don Carrega e alla sua particolare teologia e alla sua particolare pastorale. Famiglia Cristiana non poteva certo restare indietro rispetto a La Repubblica:
i cattolici avrebbero potuto sentirsi da meno dei laici, dei massoni e
dei radicali; sentirsi complessati, brutti e cattivi, poco accoglienti e
poco generosi. Ed ecco che sul primo numero di marzo del settimanale
cattolico compare un’intervista del prete torinese, nella quale, fra
l’altro, questi sembra impaziente perché papa Francesco non è abbastanza
rapido e coerente nella lotta contro i “pregiudizi” omofobi. Alla
domanda (che non è affatto una domanda): Molti ritengono che, nei rapporto tra chiesa e gay, il pontificato di papa Francesco abbia inaugurato una stagione nuova, l’intervistato risponde: È
comprensibile. A dire il vero la posizione di Francesco è in continuità
con quello che la Chiesa sostiene da tempo. Sicuramente è cambiato il
linguaggio. Sono cambiati atteggiamenti e modi di porsi. Ora il problema
è far coincidere le dichiarazioni e le intensioni con atti concreti. Un capolavoro di capziosità: è cambiato il linguaggio, dunque
deve cambiare anche la teologia. E invece, ce ne corre: essere
accoglienti verso le persone non significa affatto essere tolleranti
verso il peccato. Su questo, la dottrina della Chiesa non è mai cambiata
e mai potrà cambiare.
E
l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che fa? Davanti al
clamore suscitato dalla vicenda, dalla valanga di lettere pervenute in
curia per capire come la pensi si è “affrettato” a rispondere che la
Chiesa di Torino continuerà a promuovere con saggezza ed equilibrio i
suoi percorsi di accoglienza e di accompagnamento per le persone
omosessuali che lo desiderano, come per ogni altra persona che vive
situazioni particolari di vita coniugale, come i separati, conviventi,
divorziati e divorziati risposati. Complimenti, monsignore: lei,
che dovrebbe custodire il gregge delle pecorelle, e fare chiarezza in
tanta confusione, ha emesso un magnifico ruggito del coniglio...
C’è una potente lobby gay dentro la Chiesa che mira a capovolgere l’etica cattolica
di Francesco Lamendola
LA DIMENSIONE RELIGIOSA
La dimensione religiosa ci salva dal modernismo nichilista. L’unica grande differenza fra l’uomo e la specie animale è la dimensione religiosa. Non proteggiamo più la vita dalla violenza, schiacciamo invece la vita con la violenza
di Cinzia Palmacci
In
una società come quella di oggi che esalta chi promuove ed enfatizza
culture di morte come l'aborto e l'eutanasia, si batte per legalizzare
ogni forma di umano degrado come la pedofilia, la droga e indulge sulla
condotta criminale, però rimane indifferente alla disperazione dei
suicidi "d'onore" di tanti imprenditori e padri di famiglia che hanno
perso la loro personale battaglia per la sopravvivenza, è opportuno
fermarsi e riflettere su cosa ci minaccia e quali sono le sfide che il
mondo ci pone dinanzi. Per vincere bisogna conoscere contro chi si
combatte. Una società nella quale la scienza è diventata una nuova
mitologia, l’uomo che crea la vita e si fa giudice su chi vive e chi
muore e si pone in competizione con il Creatore, fa parlare il papa
teologo Joseph Ratzinger di riduzionismo biologico, la nuova forma di decostruzione, il mito biologista. Ma è bene tenere presente che l’unica grande differenza fra l’uomo e la specie animale è la dimensione religiosa. Come afferma il filosofo francese René Girard: “E’ questa l’essenza dell’esistenza umana, è l’origine della proibizione dei sacrifici e della violenza. Dove si è dissolta la religione, lì è iniziato un processo di decomposizione. La microeugenetica è la nuova forma di sacrificio umano. Non proteggiamo più la vita dalla violenza, schiacciamo invece la vita con la violenza.
Per cercare di appropriarci del mistero della vita a nostro beneficio.
Ma falliremo. L’eugenetica è il culmine di un pensiero iniziato due
secoli fa e che costituisce il più grande pericolo per la specie umana.
L’uomo è la specie che può sempre distruggere se stessa. Per questo ha
creato la religione”. Oggi ci sono tre aree in cui l’uomo è in pericolo: nucleare, terrorismo e manipolazione genetica.
Il Ventesimo secolo è stato il secolo del classico nichilismo. Il
Ventunesimo sarà il secolo del nichilismo affascinante. Aveva ragione
C.S. Lewis quando parlava di abolizione dell’uomo.
Michel Foucault aggiunse che l’abolizione dell’uomo sta diventando un
concetto filosofico. Non si può più parlare oggi dell’uomo. Quando
Friedrich Nietzsche annunciò la morte di Dio, in realtà stava
annunciando la morte dell’uomo. L’eugenetica è la negazione
della razionalità umana. Se si considera l’uomo come mero e grezzo
materiale da laboratorio, un oggetto manipolabile e malleabile, si può
arrivare a fargli qualsiasi cosa. Si finisce per distruggere la
fondamentale razionalità dell’essere umano. L’uomo non può essere
riorganizzato. Secondo Girard, oggi stiamo perdendo di vista
anche un’altra funzione antropologica, quella del matrimonio. Una
istituzione precristiana e valorizzata dal cristianesimo. Il matrimonio è l’indispensabile organizzazione della vita, legata alla richiesta umana di immortalità.
Creando una famiglia, è come se l’uomo perseguisse l’imitazione della
vita eterna. Ci sono stati luoghi e civiltà in cui l’omosessualità era
tollerata, ma nessuna società l’ha messa sullo stesso piano giuridico
della famiglia. Abbiamo un uomo e una donna, cioè sempre un’opposizione.
Alle ultime elezioni americane del 2006, la vera vittoria è stata del
matrimonio naturale ai referendum. Quando è più attaccato, il
cristianesimo brilla di maggiore verità. Essendo la negazione della
mitologia, il cristianesimo splende nel momento in cui il nostro mondo
si riempie di nuove mitologie sacrificali. Lo skandalon della
rivelazione cristiana l’ho sempre inteso in maniera radicale. Nel
cristianesimo, anziché assumere il punto di vista della folla, si assume
quello della vittima innocente. Si tratta di un capovolgimento dello
schema arcaico. E di un esaurimento della violenza. Girard parla di
ossessione per la sessualità. Oggi avanza una forma di neopaganesimo. Il
più grande errore della filosofia postmoderna è aver pensato che
potesse gratuitamente trasformare l’uomo in una macchina di piacere. Da
qui passa la disumanizzazione, a cominciare dal desiderio falso di
prolungare la vita sacrificando beni più grandi. La filosofia
postmoderna si basa sull’assunzione che la storia sia finita. Da qui
nasce una cultura schiacciata sul presente. Da qui origina anche l’odio
per una cultura forte che afferma una verità universale. Oggi si crede che la sessualità sia la soluzione a tutto, invece è il problema, la sua origine.
Siamo continuamente persuasi da una suggestiva ideologia del fascino.
La decostruzione non contempla la sessualità all’interno della follia
umana. La nostra pazzia è dunque nel voler banalizzare la
sessualità facendone qualcosa di frivolo. Spero che i cristiani non
seguano questa direzione. Violenza e sessualità sono inseparabili. E questo perché si tratta della cosa più bella e turpe che abbiamo.
Stiamo perdendo ogni contatto fra il linguaggio e le ragioni
dell’essere. Oggi crediamo solo al linguaggio. Amiamo le favole più che
in qualunque altra epoca. La cristianità è una verità linguistica,
logos, Tommaso d’Aquino è stato il grande promulgatore di questo
razionalismo linguistico. Il grande successo della cristianità
angloamericana e dunque degli Stati Uniti si deve non a caso a
straordinarie traduzioni della Bibbia. Nel cattolicesimo oggi c’è fin
troppa sociologia. La Chiesa è troppo spesso compromessa con le
lusinghe del tempo e il modernismo. In un certo senso i problemi sono
iniziati con il Concilio Vaticano II, ma risalgono alla precedente
perdita dell’escatologia cristiana. La Chiesa non ha abbastanza
riflettuto su questa trasformazione. Come possiamo giustificare la
totale eliminazione dell’escatologia persino nella liturgia?
Monsignor Lefebvre e l'ambiguità modernista del Vaticano II
In
molti si sono levati contro l'ambiguità del Concilio Vaticano II
permeato da sulfurei influssi massonici. Tra questi Monsignor Marcel
Lefebvre, che creò una vera e propria spaccatura nella Chiesa tra pro e
contro il modernismo del Concilio Vaticano II. Queste le parole
profetiche pronunciate nel 1976 da Monsignor Lefebvre che ammoniva:"La Chiesa del Vaticano II è occupata da una loggia massonica"... "(…) Sono convinto che si scoprirà poco a poco che il Vaticano II ha a che fare con una loggia massonica! Né
più né meno. Lo si scoprirà, forse, di qui a breve. Verranno pubblicati
dei nomi con le appartenenze massoniche, con i gradi di massoneria, con
le appartenenze alle logge!..Non può essere altrimenti! Eseguono alla
perfezione il lavoro delle logge massoniche per non essere, almeno, dei
sostenitori delle logge massoniche. Non è possibile, non è possibile! E
tutto ciò si verifica in ogni settore. Non è possibile che il Papa,
ispirato dallo Spirito Santo e sostenuto dallo Spirito Santo per bocca
di Nostro Signore Gesù Cristo, possa fare una cosa del genere. In
questo, sono d’accordo con voi, non è possibile, è incompatibile. Questa
distruzione della Chiesa, questa distruzione del Regno sociale di
Nostro Signore Gesù Cristo, questa distruzione della fede cattolica in
ogni campo: tutti i catechismi, le università, le scuole cattoliche, le
congregazioni religiose, i seminari. Ovunque si guardi, vi è la
distruzione sistematica di tutta la Chiesa! Voluta da tutte le riforme
approvate dal Vaticano II. Perché il Vaticano II è stato, direi, ciò che
ha permesso di fare le riforme. Ciò che bisognava fare, erano le
riforme! Il Vaticano II, con termici equivoci, ha permesso di dare avvio
alle riforme. Ed era proprio questo lo scopo! Il Vaticano II è stata la
rampa di lancio che ha permesso tutto questo! Dunque, si può dire del
Santo Padre: in realtà, non è possibile che un Papa possa fare questo!
Dunque, non è Papa! Beh, il ragionamento non fa una piega! Il
ragionamento non fa una piega! Io non ne so nulla!.. Io non dico che sia
così!.. Io dico, ci sono diverse ipotesi! Questa potrebbe essere
un’ipotesi attendibile... È possibile che venga a galla! Io non ne so
nulla, io non ne so nulla… Secondo me, vedete, non è ancora chiara… Ma
un giorno verrà a galla, e non si tratta di cose impossibili. A questo
proposito, ci sono state delle apparizioni che lo hanno detto, e queste
apparizioni sono state riconosciute dalla Santa Sede! Parliamo di
Fatima! Parliamo di La Salette! Hanno detto che il demonio sarebbe
salito sino al gradino più alto della Chiesa! Io non ne so nulla, non so
se il gradino più alto si riferisce al Segretario di Stato e si ferma
lì, o se va ben oltre e arriva fino al Papa! Io non ne so nulla. Fino a
colui che si dice Papa… io non lo so. E voi lo sapete, non è una cosa
impossibile. E i teologi hanno studiato il problema. I teologi hanno
studiato il problema per sapere se sia una cosa possibile, per esempio,
che una papa possa essere eretico, quindi scomunicato, quindi tutti i
suoi atti illegittimi e invalidi. E se, per ipotesi, io non so nulla,
di nuovo non mi fate dire cose che non dico, io non lo so! Ma alla fine,
premesso che lo si scopra, si scoprisse pian pianino la sua
appartenenza alla massoneria... Immaginate che il Papa sia stato
iscritto ad una loggia massonica prima della sua elezione! Era già
scomunicato! Scomunicato, quindi la sua elezione è invalida! Non può
essere Papa! E noi avremmo, nel frattempo, un Papa che non è Papa! Sono
cose possibili! Ancora una volta non dico che sia così. Ma, cosa
volete, nella situazione in cui ci troviamo, dobbiamo cercare una
soluzione! Ci troviamo davanti ad una problema quasi irrisolvibile.
Teologicamente, direi, teologicamente quasi irrisolvibile, quindi si
cerca una soluzione! Si vogliono distruggere tutti gli stati cattolici!
Non si vuole più il Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo! Ebbene,
che la Chiesa si presti a quest’opera gigantesca e demoniaca è
inverosimile! Inverosimile! È talmente, talmente abominevole! È talmente
spaventoso! Spaventoso! Vedete, a questo riguardo, io sono
personalmente convinto che i princìpi massonici siano entrati nella
Chiesa in occasione del Concilio. Tutto il Concilio è stato equivoco, e
tutto ciò è stato occultato bene. Peraltro, ci sono dei testi molto
significativi, vero? Prendiamo Gaudium et Spes. Ci sono delle cose in
Gaudium et Spes del tutto insensate! Per esempio, l‘indipendenza della
cultura laica. C’è tutto un capitolo sulla cultura in Gaudium et Spes,
ove si dice che la “cultura laica deve essere indipendente dalla
religione”. Di nuovo, il Regno di Nostro Signore Gesù Cristo non si
estende nemmeno più sulla cultura. L’uomo, vedete, può liberarsi della
legge morale quando, per esempio, si esprime attraverso l’arte o cose
del genere. Di liberazione in liberazione, si tratta sempre di
liberazione da Nostro Signore Gesù Cristo, si abbandona Nostro Signore
Gesù Cristo! E questo lo si è applicato a tutto, a tutto... Noi
non vogliamo, non vogliamo nessuna religione universale, nessuna
religione sincretista, nessuna religione mezzo massonica e mezzo non so
cosa, sentimentale vero? - che porterebbe all’unione di tutti gli
uomini di tutte le religioni. Non lo vogliamo, a nessun prezzo, a nessun
prezzo! ". Parole che dopo quarant'anni pesano come macigni.
LA DIMENSIONE RELIGIOSA CI SALVA DAL MODERNISMO NICHILISTA
di
Cinzia Palmacci
don Carrega?
RispondiEliminalui ci tiene alla cadrega!
E Nosiglia?
Il ruggito del coniglio!