ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 aprile 2017

“Chi vuol esser lieto sia”...


Quo vadis, ecclesia?



Non v’è dubbio che a partire dal Vaticano II, quella che prima era la Chiesa cattolica ha assunto sempre più le connotazioni di una “chiesa” come ce n’erano tante sparse nel mondo sulla scia della rivoluzione luterana.
Essendo il culto, il centro naturale e qualificante di ogni religione, i moderni uomini Chiesa si disposero subito a modificare il culto cattolico per sostituirlo con un culto nuovo di stampo protestante. La Messa cattolica, risalente agli Apostoli, venne soppiantata da quella che Mons. Lefebvre chiamava opportunamente “la messa di Lutero”.

Cambiata la Messa, non poteva non cambiare la dottrina, con un procedere, ovviamente, più articolato e insieme più sottile e più subdolo. Pian piano si è passati dalla tensione verso il Cielo e Dio, alla tensione verso la terra e l’uomo. Con accenti alternativamente morbidi e incisivi, anno dopo anno si è adattato il credo cattolico in modo che esprimesse il nuovo oggetto di culto: la celebre espressione di Gaudium et Spes, 24, ripresa anche dal nuovoCatechismo, 356: “l’uomo è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa”, ha trovato sempre maggiore applicazione “pastorale”, fino a giungere ai nostri giorni al culto per la “madre terra”, in vari modi espresso ed osannato dal nuovo improbabile Papa Francesco.

Come accade per ogni corpo che si muove attratto dalla gravità terrestre, la cui velocità di caduta accelera sempre più fino all’impatto col punto più basso, così accade per questo corpo morto che è diventata la neo-chiesa abortita dal Vaticano II.
Dopo aver posto il prete al centro della cerimonia eucaristica e averne fatto l’attore protagonista, si è passati a chiamare in presbiterio una frotta di comparse, anch’esse  in odore di protagonismo, e si è montato uno scenario da avanspettacolo, in cui Nostro Signore è spesso quasi del tutto assente, anche fisicamente, essendo relegato in un angolo remoto della nuova “chiesa” non più casa di Dio.
Il prevalere dell’uomo come protagonista si fondava sulla scusa, di stampo chiaramente luterano, del cosiddetto “sacerdozio comune dei fedeli”, senza la minma cura  per la contraddizione che pretendeva di spacciare, subdolamente, il sacerdozio “sacramentale”, esclusivo dell’ordinato, per un pur dichiarato sacerdozio “comune”. Ma la contraddizione è inevitabilmente la conseguenza della moderna concezione che considera la Verità del tutto compatibile con l’errore.
Chiunque abbia ancora anche solo il semplice buonsenso si rende conto che passare da questo stadio, “tutti preti”, allo stadio successivo “tutti uomini”, non ci voleva un grande sforzo, così da considerare che in definitiva il nuovo “tutti uomini” non necessita più del prete, essendo essi uomini bastevoli a loro stessi.

Eccoci quindi giunti alla ulteriore “innovazione” dei laici che possono sostituire indifferentemente i religioni e i preti, nel dirigere i nominali “Ordini” e parrocchie. E’ la notizia segnalata da Francesca de Villasmundo riguardo ai diversi Ordini francescani, insieme alla notizia segnalata da Christa Pongratz-Lippitt sulla novità pastorale e parrocchiale avviata dal cardinale Marx – nomen omen!

Ora, che i Francescani si siano ridotti a confondere professione religiosa e laicato è cosa che più che stupire, indigna, perché non si capisce bene quale sia ormai il motivo per cui certi uomini vestano ancora il saio piuttosto che andarsene per il mondo a goderselo. Se un laico può svolgere la funzione di “guardiano” del convento o di “provinciale” dell’Ordine, a che scopo farsi frate e non organizzare invece dei club riservati ai “soci”?
Se tutto questo non fosse devastante, sarebbe ridicolo e indicativo del fatto che ormai la facoltà intellettiva è “andata a farsi benedire”… è proprio il caso di dire.
Non v’è dubbio che da un certo punto di vista stiamo parlando dei frutti del Vaticano II, ma occorre notare che in maniera più generale è in atto un processo che riguarda sia gli uomini di Chiesa, sia e soprattutto tutti gli altri uomini: tolte le eccezioni e la Provvidenza di Dio, stiamo vivendo un processo di deterioramento che a momenti si confonde con la pazzia. Un mondo impazzito e sempre più dimentico di Dio, un mondo che più si allontana da Dio e più impazzisce e più impazzisce e più si allontana da Dio… in un circolo vizioso che sembra quasi indicare la fine di ogni cosa, con l’annunciata preventiva provvisoria comparsa dell’Anticristo.

Tornando alla questione dei laici che potrebbero sostituire i preti, la cosa porta ad una curiosa riflessione: l’accelerazione verso il basso è possibile che possa indurre gli attuali uomini di Chiesa a fare un salto di qualità? Pensiamo al processo possibile che porterebbe la Chiesa ad andare oltre la stessa Riforma protestante. Con Lutero si è superato il ministero sacramentale, in nome del “sacerdozio comune” dei credenti, a 500 anni da Lutero, dopo averne riconosciuto i meriti che neanche lui pensava di avere, perché non passare al ministero mondano, in nome della mera “dignità comune” di chi si crede credente?
A prima vista il ragionamento sembrerebbe un po’ scomposto, ma, a ben pensarci, cosa impedisce che dopo aver imitato Lutero, i moderni uomini di Chiesa imitino le sette proliferate al suo séguito, come i testimoni di Genova o Gena o Geova che dir si voglia?
A che servono i preti e finanche i “laici virtuosi” per la predicazione del nuovo vangelo centrato sul culto dell’uomo? Infatti bastano delle persone di buona volontà, con molto tempo a disposizione, minimamente forniti di libretti d’istruzione per la conduzione pastorale di altri uomini. Conduzione che a questo punto, per prima cosa, bisognerà smettere di chiamare “pastorale”, termine obsoleto e che richiama negativamente l’idea del “pastore” e delle pecore… roba da altri tempi, soprattutto perché i “pastori” non servono più, e ormai da tempo – neanche tra i luterani e compagni –, visto che non ci sono più pecore da governare, ma solo individui autosufficienti che vivono allo stato brado e sono occultamente gestiti dalla moderna fabbrica delle opinioni, altrimenti detta, con un neologismo un po’ ridicolo, “potere multimediale”.

In un tale contesto, per fare incontrare ogni tanto gli abitanti di questa o di quella contrada, basta un simpatico componente del gruppo, sia esso maschio o femmina o diversamente sessuato; purché abbia voglia di intrattenere i convenuti sui problemi della conduzione della vita ordinaria e, perché no, di ricordare anche che esiste un libro che è come una raccolta di buoni pensieri, il quale non viene più supervisionato dalle scomparse strutture “ecclesiali”, ma, ancora col nome così comodo di “bibbia”, è suscettibile di essere letto e capito dal colto e dall’inclito e, soprattutto, dal comune uomo della strada cresciuto sotto lo stimolo della moderna informazione di massa.

Cosa ci starebbero a fare, in un contesto siffatto, i guardiani dei conventi, i vecchi parroci, i consiglieri parrocchiali, i ministri straordinari autorizzati dai vecchi vescovi, le stesse ex dame di carità?
L’importante è il momento conviviale, magari con qualche braciola da mettere sulla brace, durante il quale sarà possibile fraternizzare, o sorellizzare, o comunque lasciare che si dia corso alle diverse voglie individuali o di coppia o di gruppo, consapevoli che “chi vuol esser lieto sia: di doman non c’è certezza”.
di
 Belvecchio 

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