ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 aprile 2017

Siluri maltesi in vista?

Terremoto all'Ordine di Malta: l'ex Gran Maestro sfida il Papa

Fra Matthew Festing si è presentato a Roma per la votazione del nuovo Gran Maestro dell'Ordine di Malta. Il Papa gli aveva chiesto di non farlo

Fra Matthew Festing doveva scegliere: l'obbedienza al Papa oppure l'indipendenza dell'Ordine di Malta? Alla fine ha scelto la seconda, riaprendo la profonda ferita che da novembre fa tremare le fondamenta del più antico ordine cavalleresco della Chiesa cattolica.
L'ex Gran Maestro, costretto alle dimissioni da Francesco lo scorso 28 gennaio, è sbarcato ieri a Roma e ha tutta l'intenzione di essere presente sabato alla votazione per l'elezione del suo successore.
È un suo pieno diritto, sia chiaro. La Costituzione dell'Ordine gli permette di essere della partita. Solo che Bergoglio, con una lettera firmata dall'arcivescovo Angelo Becciu (delegato papale a sbrogliare la matassa maltese), gli aveva chiesto chiaramente di non farlo. Di rinunciare al suo voto e di non "riaprire ferite solo di recente rimarginate". La missiva però è stata respinta al mittente. "Ho letto la richiesta con grande tristezza e sorpresa. Non riesco a capire cosa ho fatto di grave", ha detto Festing ribadendo che la sua assenza alla votazione avrebbe portato "disordine e conflitto" nel Consiglio Compìto di Stato e dato un motivo ad alcuni elettori di "mettere in discussione la validità del voto".

Le epurazioni e la crisi dell'Ordine di Malta

Facciamo un passo indietro. La crisi dell'Ordine di Malta esplode nel novembre del 2016. La pietra dello scandalo è Albrecht von Boeselager, Gran Cancelliere dell'Ordine, accusato di aver chiuso gli occhi sulla distribuzione di preservativi negli ospedali gestiti dall'Ordine in Africa (SMOM) quando ricopriva il ruolo di Grande Ospedaliere. Dopo una tempesta di polemiche, Boeselager viene costretto alle dimissioni da Festing. Sullo sfondo apparve subito l'ombra di Raymond Leo Burke, Patrono dei cavalieri e capofila dei tradizionalisti che si oppongono alle riforme di Papa Francesco.

Bergoglio commissaria l'Ordine

L'epurazione di Boeselager arrivò alle orecchie attente di Bergoglio, che ne approfittò per dare il via ad una irrituale "modernizzazione" dell'Ordine. Il 22 dicembre decise di mettere all'angolo i vertici inviando quattro vescovi a raccogliere informazioni sulla vicenda. Il commissariamento venne ostacolato dal Gran Maestro, il quale decise di non collaborare con quella che definì una "intromissione" inopportuna ed "inaccettabile". Festing stava cercando di affermare e difendere l'autonomia di un Ordine che è indipendente dal Vaticano ed è pure un soggetto di diritto internazionale. Come se fosse uno Stato. Un'autorità che nemmeno l'obbedienza al Romano Pontefice può scalfire: Joseph Ratzinger lo definì infatti "un Ordine di diritto ecclesiale, con facoltà di eleggere liberamente i suoi superiori, senza interferenza da parte di altre autorità laiche o religiose".

Le dimissioni del Gran Maestro

Dall'elezione di Francesco al soglio pontificio, però, qualcosa sembra essere cambiato. Alla fine, infatti, Festing fu costretto a dimettersi. Durante un incontro in Vaticano con il Santo Padre prese atto della volontà del pontefice di mettere le mani sui cavalieri di Malta. A prendere le redini fu proprio l'Arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, lo stesso che sabato gestirà il capitolo straordinario per eleggere il nuovo Gran Maestro e che ha inviato la lettera a Festing chiedendogli "in accordo col Papa" di non presentarsi a Roma. La macchina diplomatica si è già messa in moto. Una rappresentanza di quindici membri stasera alle 19 sarà ricevuta dal Papa a Casa Santa Marta. Il motivo? Forse il vicario di Cristo vuole indirizzare l'andamento del Consiglio, suggerendo l'elezione di un Luogotenente (della durata di un anno). Per arrivare a questo punto il regista Albrecht Freiherr von Boeselager ha già fatto in modo di interpellare il Sovrano Consiglio per chiedere se "il Consiglio Compito di Stato ha la possibilità di decidere, già dall'inizio, di procedere direttamente alla elezione di un Luogotenente". Eventualità già dichiarata ammissibile. È probabile quindi che alla fine non si arrivi a nessuna votazione e l'Ordine rimanga senza la sua guida per i prossimi 12 mesi. Giusto il tempo per permettere al "delegato papale" di studiare "l'aggiornamento della Carta Costituzionale" e dello "Statuto Melitense".



Cavalieri di Malta, ecco come Festing disobbedisce a Papa Francesco  
     

Nemmeno Papa Francesco ferma Matthew Festing, l’ex Gran Maestro dei Cavalieri di Malta. Il nobile britannico è deciso a partecipare all’elezione del suo successore nonostante il bando papale di due settimane fa che gli chiedeva in obbedienza di non presentarsi al conclave e di evitare di mettere piede a Roma in questi giorni. Non è chiaro come intenda muoversi esattamente fra’ Matthew. Le operazioni preparatorie al Consiglio Compìto di Stato tra i Cavalieri Professi, l’organo che a norma di statuto procederà all’elezione del nuovo superiore religioso, sono avviate da ieri. I delegati sono a Roma e sabato 29 aprile procederanno al voto. Intanto ieri sera il Papa ha convocato un gruppo ristretto a Santa Marta, per discutere di quella riforma dell’Ordine che gli è cara dopo la crisi senza precedenti che si trascina dallo scorso dicembre.
L’OSTRACISMO PAPALE
Era stato due settimane fa il delegato nominato dal Papa presso i cavalieri a comunicare a Festing i desideri condivisi da Francesco: “La Sua presenza riaprirebbe delle ferite, solo di recente rimarginate, e impedirebbe che l’evento abbia luogo in un’atmosfera di pace e di riguadagnata armonia”, scriveva l’arcivescovo Angelo Becciu, che gli ricordava come molti cavalieri avessero espresso contrarietà alla sua presenza non solo al voto ma persino a Roma. Una richiesta che Becciu ha formulato esplicitamente come atto di “obbedienza” attesa da un religioso.
LE MOSSE DEL PRINCIPE
Festing non ha nessuna intenzione di rimanersene in esilio nel suo castello nel Northumberland. Non è certo se sia già volato a Roma, come riferisce l’Associated Press, o se invece vi farà capolino solamente sabato, in tempo per l’elezione vera e propria. E non è nemmeno chiaro quale sia lo scopo della violazione del bando papale: se davvero voglia tentare di farsi rieleggere dopo le dimissioni ordinategli da Bergoglio in gennaio o se voglia solo incontrarsi con i confratelli per discutere dei destini dell’Ordine. Oppure, semplicemente e arditamente, rivendicare finanche al Papa il suo diritto a partecipare all’elezione. Stando a fonti raccolte tra i Cavalieri, il vaticanista Cristopher Lamb di The Tablet riporta che l’ex battitore d’asta di Sotheby potrebbe anche non partecipare al voto. Una sorta di manifestazione di sdegno per rivendicare l’autonomia rispetto alla Santa Sede e rifiutare qualsiasi ingerenza negli affari interni. Il 67enne principe inglese ha del resto già dimostrato di non tirarsi indietro di fronte alle battaglie. Nel corso delle accese settimane di braccio di ferro tra la dirigenza dei cavalieri e il Vaticano, ha difeso più volte l’autonomia dell’Ordine. Che è sovrano nei rapporti con gli Stati, anche se come ordine religioso dipende dal Vaticano. Poi la situazione si è ribaltata a suo sfavore: da Gran Maestro che aveva cacciato il barone tedesco Albrecht von Boeselagerper una questione di distribuzione di preservativi in Africa, fu a sua volta messo alla porta, mentre Boeselager è stato reintegrato. C’è infine una quarta ipotesi per interpretare la violazione dell’interdetto. Come riferisce il vaticanista Edward Pentin, Festing potrebbe essersi deciso a partecipare al voto anche perché la sua assenza come cavaliere professo avrebbe potuto invalidare l’elezione. A quel punto il Vaticano non ha potuto fare altro che prenderne atto.
IL SUMMIT CON PAPA FRANCESCO
Il ruolo del Vaticano in questa fase è forte ed evidente. Scrive il vaticanista Sandro Magister che, in vista del voto di sabato, l’arcivescovo Becciu ha invitato quindici dei membri anziani dell’Ordine che da ieri si stanno radunando a Roma, ad un incontro ristretto in Vaticano al quale ha partecipato lo stesso FrancescoL’udienza è stata confermata dalla Santa Sede. Tra i quindici invitati al summit, almeno uno dovrebbe essere vicino all’ex Gran Maestro. Si tratta di fra’ Ian Scott, Gran Priore d’Inghilterra. Anche se nella cavalleresca saga le diverse fazioni potrebbero essere più fluide della narrazione tra partito tedesco e partito britannico.
VERSO UN LEADER AD INTERIM
Se tutto andrà come previsto, sabato, al suo rientro dal Cairo, a Francesco sarà comunicato il nome del nuovo Gran Maestro. Anzi, più probabilmente, di un Luogotenente ad interim per un anno, che avrà l’incarico di coordinare i lavori per la stesura di una nuova Carta costituzionale. Una riforma auspicata da Bergoglio e da tanti cavalieri di tutto il mondo che al millenario Ordine chiede di aggiornarsi. Tra i punti critici anche i criteri per essere eletto Gran Maestro. In una organizzazione benefica che conta circa 13mila tra cavalieri e dame, attualmente per essere eletto superiore generale occorre non solo essere cavaliere professo (quindi religioso), ma dimostrare una linea nobiliare plurisecolare. E di cavalieri con tutto quel pedigree attualmente ce ne sono solamente dodici. Uno dei quali 97enne. Tra gli eleggibili, c’è però lo stesso Festing. Che ha riferito che in gennaio Francesco gli avrebbe detto di non avere nulla in contrario in caso di una sua rielezione a superiore generale. Poi il repentino cambio di rotta, con il bando papale al principe britannico e il suo gran rifiuto ad obbedire.
LO SCONTRO
L’ultimo colpo di scena della saga cavalleresca riflette nuovamente la lotta su come attualizzare il carisma dell’Ordine. Tra il partito dei religiosi a cui appartiene Festing e quello dei laici, guidato da Boeselager. I tedeschi. Secondo un documento anonimo, riferito da Pentin del National Catholic Registeril Vaticano sarebbe per Boeselager anche per il favore di cui il barone gode presso l’episcopato tedesco. Uno dei più ricchi al mondo. Sullo sfondo anche le vicende legate ad una donazione di 30 milioni di franchi svizzeriBoeselager ha sempre negato di lavorare per secolarizzare l’Ordine riducendolo, come sospettano alcuni sui critici, ad una sorta di Ong umanitaria.
IL CARDINALE BURKE NEMMENO INVITATO A MESSA
Quelle che potremmo chiamare “congregazioni generali” in vista del conclave di sabato si sono aperte giovedì nella Villa Magistrale all’Aventino, uno dei due quartieri generali dell’Ordine a Roma (l’altra sede è in via Condotti). Le giornate si aprono con la messa, e sono scandite da incontri e riunioni. Non mancano cene di gala e aperitivi aperti alle mogli, che un servizio di bus navetta provvede ad accompagnare in Villa dall’Hotel Plaza. Nel programma saltano all’occhio due elementi. A celebrare le messe mattutine per i cavalieri, sono il vescovo Jean Laffitte, prelato dell’Ordine – in pratica il superiore religioso del clero appartenente ai cavalieri – e lo stesso delegato di Francesco, monsignor Becciu. Non compare mai il nome del cardinal Raymond Burke, che è nominalmente ancora Patrono dell’Ordine, ma di fatto completamente estromesso da qualsiasi ruolo operativo. Può partecipare agli incontri, non può votare, e a celebrare messa il porporato americano non è stato invitato. Inoltre, non si può non notare che tra le relazioni e gli incontri pre-conclave, protagonista assoluto è proprio l’arcivescovo Becciu, che coordina i lavori dell’intera giornata odierna, sia nelle sessioni mattutine che pomeridiane.
COME AVVIENE L’ELEZIONE
L’elezione vera e propria si svolgerà a partire da sabato mattina. Gli aventi diritto sono i cavalieri professi (il cosiddetto primo ceto), il Prelato e quindici rappresentanti delle associazioni. Vi partecipano naturalmente anche i componenti del Sovrano Consiglio. Compreso quindi il Gran cancelliere, il reintegrato barone von Boeselager. Un laico. Come laici sono altre due alte cariche: il Ricevitore del comun tesoro (ministro delle Finanze) e il Grande ospedaliere (ministro dell’Azione umanitaria). Non essendo cavalieri professi, possono votare ma non essere eletti. I membri del primo ceto – i cavalieri professi – dovranno innanzitutto compilare un elenco di tre possibili candidati tra cui scegliere. Per l’elezione del Gran Maestro è richiesto il voto della maggioranza più uno. Se entro la prima giornata di riunioni del Consiglio Compìto di Stato non viene presentata la terna dei candidati o se non si riesce entro le prime tre votazioni ad eleggere un candidato, i membri dello stesso Consiglio hanno facoltà di scelta per le successive votazioni. Dopo la quinta, infruttuosa votazione, il Consiglio delibera se procedere all’elezione di un Luogotenente ad interim per un periodo di un anno al massimo. Per eleggerlo si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti nella quinta votazione. Nel caso non passasse la proposta di eleggere un Luogotenente, si riprendono le elezioni per quelle di Gran Maestro. Le operazioni di voto si potrebbero protrarre oltre sabato. Ma il programma ufficiale dà già conto di una cena ufficiale per sabato sera – previsto dress code: abito scuro per i signori, da cocktail per le signore – alla Casa dei cavalieri di Rodi, sede italiana dell’Ordine in piazza del Grillo, con affaccio mozzafiato sui fori romani. Dopo la comunicazione ufficiale al Papa dell’avvenuta elezione, il nuovo leader dei Cavalieri, Gran Maestro o Luogotenente che sia, dovrebbe insediarsi domenica mattina nel corso di una messa celebrata da monsignor Becciu. Ennesimo indizio che non sarà eletto un Gran Maestro? L’attuale Costituzione prevede che il Gran Maestro presti giuramento nelle mani del cardinale patrono. Il cui nome, nel programma ufficiale, ancora una volta non compare.


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