(di Cristina Siccardi) 13 maggio 2017: Papa Francesco, per i cento anni dalle apparizioni della Madonna di Fatima, si recherà sul luogo e canonizzerà Francesco e Giacinta Marto, testimoni diretti, insieme alla cugina, Lucia dos Santos, degli avvenimenti soprannaturali di allora.
Quel 13 maggio 1917 i tre santi pastorelli descrissero così la Madonna: «Era una Signora tutta bianca, più brillante di un raggio di sole, più chiara e più viva di un calice di cristallo ripieno di acqua limpidissima, penetrato dai raggi del sole più splendente». Una rappresentazione folgorante della Madre di Dio e della Madre della Chiesa, venuta in terra per allertare, ammonire, maternamente sollecitare e per ricordare che soltanto i sacrifici, la preghiera, il Santo Rosario conducono alla Salvezza, riparano i peccati e le offese a Dio. Uno dei divertimenti preferiti da Francesco, Giacinta e Lucia era quello di gridare ad alta voce, dall’alto dei monti, seduti sulla roccia.
Il nome che più echeggiava era quello della Madonna. A volte Giacinta, «quella a cui la Vergine Santissima ha comunicato maggior abbondanza di grazie e maggior conoscenza di Dio e della virtù», come scriverà suor Lucia, recitava tutta l’Ave Maria, pronunciando la parola seguente soltanto quando l’eco riproduceva per intero quella precedente. Innocentissima preghiera di bambina, dove il soprannaturale si sovrapponeva al naturale. E la Madonna scelse proprio lei, suo fratello e la cugina per rivelare a Fatima, nel 1917, i rimedi che l’umanità e la Chiesa avrebbero dovuto prendere per combattere errori e guerre.
Il 12 settembre 1935 le spoglie di Giacinta furono trasportate da Vila Nova de Ourém a Fatima. Quando la bara fu aperta si attestò che il volto della piccola veggente era incorrotto. Venne scattata una fotografia e il Vescovo di Leiria, Monsignor José Alves Correia da Silva ne inviò una copia a suor Lucia che, nei ringraziamenti, accennò alle virtù della cugina. Tale fatto indusse il Monsignore ad ordinare alla monaca di scrivere tutto ciò che sapeva della vita di Giacinta, ed ecco che nacque la Prima Memoria che l’autrice terminò nel Natale dello stesso 1935.
Trascorsero due anni e il Vescovo di Leiria ordinò a suor Lucia di scrivere, in tutta verità, la sua vita e le apparizioni mariane, così come erano avvenute. Suor Lucia obbedì, scrivendo la Seconda Memoria dal 7 al 21 novembre 1937. In una lettera del 31 agosto 1941, indirizzata a Padre Giuseppe Bernardo Gonçalves sj, Lucia spiega come nacque la Terza Memoria: «Mons. Vescovo… mi ordinò di ricordare qualsiasi altra cosa che avesse relazione con Giacinta, per una nuova edizione che vogliono stampare. Quest’ordine mi penetrò nell’anima come un raggio di luce…». Fu proprio con questo scritto che Fatima raggiunse dimensioni internazionali.
Sorpresi dai racconti della Terza Memoria, mons. Giuseppe Alves Correia da Silva e don Galamba conclusero che Lucia, nelle relazioni anteriori, non aveva detto tutto e che nascondeva ancora degli elementi. Dunque, il 7 ottobre 1941, la monaca riceve il nuovo ordine di scrivere qualsiasi altra cosa che avesse potuto emergere dagli accadimenti di Fatima.
Fu così che l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, dello stesso anno, l’autrice consegnò il manoscritto affermando: «Fin qui, ho fatto il possibile per nascondere quel che le apparizioni della Madonna nella Cova d’Iria avevano di più intimo. Ogni volta che mi vidi obbligata a parlare, cercai di accennarvi di sfuggita, per non scoprire quello che tanto desideravo tener in serbo. Ma ora, che l’obbedienza mi comandò, ho detto tutto! E io rimango come lo scheletro, spogliato di tutto e perfino della vita stessa, messo nel Museo Nazionale, per ricordare ai visitatori la miseria e il niente di tutto quel che passa. Così spogliata, resterò nel Museo del Mondo ricordando a quelli che passano, non la miseria e il niente, ma la grandezza delle Misericordie Divine».
Con schiettezza e semplicità suor Lucia narra in queste pagine le beltà della loro infanzia. Tutti e tre i bambini nacquero ad Aljustrel, in Portogallo. Lucia dos Santos, poi suor Lucia di Gesù, il 22 marzo 1907, morirà a Coimbra il 13 febbraio 2005; Francesco Marto l’11 giugno 1908, morirà a Fatima il 4 aprile 1919 (beatificato con la sorella il 13 maggio 2000); Giacinta Marto l’11 marzo 1910, morirà a Lisbona il 20 febbraio 1920.
In quello stesso 13 maggio in cui Maria Santissima apparve a Fatima, nella cappella Sistina, Benedetto XV consacrò Vescovo mons. Eugenio Pacelli, futuro Pio XII. Alla vigilia della proclamazione del dogma dell’Assunzione della Madonna, 1° novembre 1950, proprio Papa Pacelli, passeggiando nei giardini vaticani, assisterà allo stesso miracolo del sole, che si era verificato il 13 ottobre 1917, durante l’ultima delle apparizioni alla Cova d’Iria: una sconcertante danza del sole, con la viva impressione che l’astro dovesse scagliarsi contro la terra.
Il 29 ottobre di quell’anno la statua della Madonna di Fatima era giunta (ultima tappa di un lungo pellegrinaggio per il mondo) a Roma, custodita nella piccola chiesa del Casaletto, dietro i giardini vaticani. Ricordiamo inoltre che, durante un’udienza pubblica in San Pietro, nel giugno dell’anno seguente, quando sarà qui solennemente portata quella stessa statua, i fedeli saluteranno Pio XII con «Viva il Papa di Fatima». Tuttavia, il Papa di Fatima deve ancora arrivare: nessun Pontefice, dal 1917 ad oggi, ha consacrato la Russia, come esplicitamente richiesto dalla Madonna, al suo Cuore Immacolato, così come nessuno ha rivelato totalmente il terzo segreto, che avrebbe dovuto essere divulgato a partire dal 1960.
Eppure, nessun Papa ha mai trascurato le apparizioni di Fatima. Tutti, da allora, in un modo o nell’altro, se ne sono occupati o sono andati alla Cova d’Iria in pellegrinaggio. Anche Papa Francesco andrà. A Fatima la Madonna raccomandò più volte di pregare per il Papa. Papa Francesco, spesso e volentieri, domanda pubblicamente preghiere. Da ultimo all’Angelus di Domenica scorsa, mentre era coronato da quattro novelli sacerdoti, che ha invitato (con i microfoni accesi) autorevolmente, com’è nel suo stile, a salutare la gente.
La crisi attuale della Chiesa, instabile e tremante nei suoi principi, nella sua dottrina, nei suoi dogmi, come lo era stato il Sole sul cielo di Fatima nel 2017 e nel 1950 sul Vaticano, lo si nota anche nel come realizza, dal postconcilio in poi, i luoghi di culto alla Trinità. È bene oggi precisare «alla Trinità», poiché l’espressione «a Dio», con la libertà religiosa, l’ecumenismo, la “vocazione” interreligiosa delle gerarchie ecclesiastiche, potrebbe essere intesa in modi soggettivamente diversi.
Il Santuario di Nostra Signora di Fatima nella borgata San Vittorino di Roma (diocesi di Tivoli), officiata dagli Oblati di Maria Vergine (fondati dal Venerabile Pio Brunone Lanteri, 1759-1830, membro attivo delle associazioni controrivoluzionarie Amicizia cristiana e Amicizia cattolica e particolarmente devoto al Cuore Immacolato di Maria), è la dimostrazione evidente delle profonde problematiche che attraversa la Chiesa contemporanea. Costruito fra il 1970 ed il 1979 su progetto dell’architetto Lorenzo Monardo, venne inaugurato il 13 maggio 1979 dal Vescovo Monsignor Guglielmo Giaquinta. La chiesa, che non appare come tale, si presenta come un grande imbuto capovolto, a pianta circolare. L’ambiente circolare confluisce, leggermente in discesa, verso il centro, dove si trova l’altare, in marmo bianco, collocato sopra una pedana circolare in marmo nero.
La luminosità policroma del luogo è determinata dalle pacchiane vetrate. Un Santuario, come tanti altri luoghi di culto edificati da alcuni decenni, che più che dare maggior gloria a Dio, abbruttiscono le nostre città.
Francesco sarà il quarto Pontefice a calpestare la terra benedetta di Fatima, dopo Paolo VI (1967), Giovanni Paolo II (1982, 1991 e 2000) e Benedetto XVI (2010). La visita si concentrerà esclusivamente alla Cova da Iria, dove il 13 maggio 2013, l’allora Cardinale Patriarca di Lisbona, mons. José Policarpo, aveva consacrato il pontificato del Papa argentino alla Vergine Maria. Proprio alla Cova d’Iria sorge il bel santuario in stile neobarocco, al centro di un colonnato (200 colonne). Al di sopra del portale principale di ingresso si eleva la torre campanaria alta 65 metri.
L’interno è decorato in gusto secentesco e ai lati dell’altare maggiore si venerano le tre tombe dei veggenti. La statua in legno della Madonna è custodita nella cappellina delle apparizioni, scolpita nel 1920, dietro precise indicazioni di suor Lucia, dall’artista portoghese José Ferreira Thedim. (Cristina Siccardi)
aspettando Fatima
di Emanuele Fant
Che fatica capire la Madonna di Fatima!
Non mi spiego perché ha mostrato a tre ragazzini poco più grandi dei miei figli una spaventosa riproduzione dell’inferno, mentre io giro canale se c’è violenza in televisione. Non comprendo con che mancanza di tatto possa aver predetto a due di loro una morte dolorosa prossima a venire. Mi inquieta il digiuno che ha imposto a dei bambini nell’età in cui una corretta alimentazione costruisce il fisico.
Come se non bastasse, ha mescolato la fede e la politica, contravvenendo alla regola base della diplomazia internazionale: ha chiesto la consacrazione della Russia per scongiurare una nuova guerra.
Maria, in quel pascolo del Portogallo, ha parlato ai pastorelli analfabeti con la schiettezza di una mamma contadina davanti al focolare: usando immagini estreme, assegnando mansioni chiare, ipotizzando una punizione in caso di disubbidienza. Come è lontano il suo linguaggio dalla nostra comunicazione senza contrasti, depotenziata con lo scopo di non offendere nessuno, resa spesso puro stile senza il nocciolo di una vera soluzione.
Ho riletto molte volte quelle parole cadute dal cielo cento anni fa: forse è proprio il loro contenuto così chiaro a risultare inaccettabile per noi persone del duemila appassionate di misteri e rompicapi. I suoi discorsi sono il contrario di un enigma, perché la Mamma di Gesù non ha bisogno dei giri di parole delle divinità pagane: Maria dice senza troppa educazione che l’inferno esiste, che la preghiera funziona (può cambiare la storia!), che ogni scelta che facciamo è legata a doppio filo con il destino di tutto il mondo.
Ci crediamo davvero? Quando ho un problema, mi inginocchio? Ho paura della possibilità di soffrire pene eterne come conseguenza di certe decisioni? Parlo con chi mi vuole bene del destino ultraterreno che ci attende?
Cento anni dopo, la Madonna di Fatima, ha un messaggio inascoltato da dare: la religione non è un gesto sociale, ma vertiginosa trascendenza.
Pubblicato da don Luciano Micheli
http://muniatintrantes.blogspot.it/2017/05/aspettando-fatima.html
Aleppo consacrata alla Madonna di Fatima, per la pace in città e in tutta la Siria
In comunione col papa, a Fatima per il centenario delle apparizioni, i cristiani di Aleppo in preghiera per la fine della guerra. Mons. Audo: momento di “speranza” e “testimonianza” di una fede “salda nelle difficoltà”. Prova della “unità” fra le varie confessioni. Attesi migliaia di fedeli. Alla violenza si risponde “col fanatismo o la comunione: la Chiesa insegna la seconda strada”.
Aleppo (AsiaNews) - Sarà un momento di “speranza” per i cristiani, la “testimonianza” di una fede che resta “salda nelle difficoltà” e di un sentimento “comunitario” condiviso, alimentato da anni di guerra sanguinosa che ha “rafforzato” l’unità fra le varie confessioni. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Antoine Audo, arcivescovo caldeo di Aleppo, presentando la tre giorni di celebrazioni che la comunità cristiana della seconda città per importanza della Siria dedica alla Madonna di Fatima, alla quale consacrrà l città. Un appuntamento che giunge in concomitanza con il viaggio apostolico di papa Francesco nella cittadina portoghese del 12 e 13 maggio prossimo, per il centenario delle apparizioni della Vergine ai tre pastorelli.
“Va detto - afferma il prelato - che tutto il mese di maggio è importante per le comunità cristiane di Aleppo. Tutte le chiese sono gremite di fedeli che pregano il Rosario, si accostano all’eucaristia, recitano le litanie. Questo è un momento molto importante di preghiera e di comunione attorno a Maria, una tradizione piacevole e radicata nel tempo”. Difatti la gente di Aleppo “ama molto la devozione popolare”, desidera “partecipare” e perpetrare una “tradizione profonda” che unisce le chiese e le famiglie, attorno a Maria. Questo, prosegue, “è molto bello perché crea un’atmosfera di serenità. Maggio è il mese privilegiato per pregare per la pace, per la fine di tutti i conflitti”.
La tre giorni di celebrazioni dedicata alla Madonna di Fatima ad Aleppo - su iniziativa della parrocchia latina di san Francesco - inizierà giovedì 11 maggio, con una preghiera comunitaria in programma alle 5 del pomeriggio. A seguire, e per tutta la giornata seguente, vi saranno recite del Rosario, invocazioni per la pace alla Madonna, film e proiezioni dedicati alla Vergine e messe comunitarie.
Il momento culminante della festa è previsto per sabato 13 maggio, in concomitanza con la messa del papa a Fatima, quando si terrà una solenne concelebrazione eucaristica cui parteciperanno tutti i vescovi e i sacerdoti presenti ad Aleppo. Alla funzione sono invitati i fedeli di tutti i riti cristiani della metropoli del nord della Siria, a lungo considerata epicentro del conflitto. Infine, è prevista la processione con la statua della Madonna di Fatima e la consacrazione della città di Aleppo alla Madonna di Fatima. Un gesto dal forte valore simbolico, nella speranza che possa contribuire a restituire la pace non solo in Siria ma in tutta la regione mediorientale insanguinata da conflitti decennali.
“L’evento culminante - racconta mons. Audo - sarà la solenne concelebrazione eucaristica nella cattedrale dei francescani, alla quale sono invitate tutte le denominazioni cristiane, e in comunione con papa Francesco. Poi vi sarà la processione all’interno e all’esterno della chiesa, con in testa la statua della Madonna regalo del santuario di Fatima. La statua è arrivata in città nei giorni scorsi. Sarà una bella funzione, un momento di festa cui dovrebbero partecipare fino a tremila fedeli”. “La consacrazione di Aleppo a Maria, il tema della pace - aggiunge il vescovo caldeo - sono fonte di speranza e sono un segno della nostra presenza. Vogliamo approfittare dell’evento per rilanciare i temi del dialogo, dell’unità e dell’incontro non solo fra le diverse confessioni cristiane, ma anche con i musulmani sfruttando la vasta eco che ha avuto il viaggio del papa in Egitto. È un avvenimento di cui si parla ancora oggi, una testimonianza fatta da gesti più che dalle parole”. Al dramma della guerra, conclude mons. Audo, si poteva rispondere “con il fanatismo o la comunione: la Chiesa ha aiutato a scegliere la seconda. La fede dei cristiani è salda e forte e questo induce all’ottimismo, anche se restano le incertezze e le ombre sul futuro”.
Il prossimo fine settimana papa Francesco si recherà nella città portoghese per ricordare i cento anni dalle apparizioni. Il 13 maggio 1917, mentre in Europa infuriava la Grande guerra, a tre bambini - Lucia dos Santos, 10 anni, Giacinta Marto, 7 anni, Francisco Marto, 9 anni, fratello di Giacinta e cugino di Lucia - è apparsa una "Signora" vestita di bianco con in mano un rosario, identificata con la Madonna. Nel 1930 la Chiesa cattolica proclama il carattere soprannaturale delle apparizioni e ne autorizza il culto.
A Fatima è stato edificato nel tempo un santuario, visitato per la prima volta da papa Paolo VI il 13 maggio 1967, in occasione dei 50 anni delle apparizioni. In seguito anche san Giovanni Paolo II, molto legato alla tradizione mariana di Fatima si è recato e più di una volta in pellegrinaggio nella città portoghese. Alle apparizioni - che rientrano nella categoria delle rivelazioni private - sono legati anche i segreti di Fatima, in realtà un’unica rivelazione divisa in tre parti.(DS)
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