ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 30 maggio 2017

Gli ultimi brividi?


PER FRANCESCO TOTTI? BRIVIDI (BUONI). PER IL CARD. BASSETTI? BRIVIDI...

Sul congedo di Francesco Totti da calciatore romanista, anzi romano: nostalgia di vincoli forti. Sulle esternazioni del cardinale Gualtiero Bassetti da neo-presidente della Cei, della serie ‘La coerenza è solo un’opinione’: folgorato sulla via di Santa Marta?
Gli ultimi giorni ci hanno offerto tutta una serie di notizie disparate, liete o tristi, suscettibili di stimolare qualche riflessione su ciò che accade nel mondo contemporaneo.
La più triste è quella di venerdì 26 maggio: nell’Egitto appena visitato da papa Francesco il terrorismo islamico ha portato un altro dei suoi attacchi disumani contro i cristiani copti, in veste di pellegrini sulla strada del monastero di San Samuele. Una trentina i morti, che – a quanto si è saputo – hanno rifiutato di abiurare al cristianesimo come richiesto dagli assassini. Veri martiri che hanno molto da insegnare a tutti noi, occidentali tentati dalla rassegnazione al male che avanza.
Sabato 27 maggio poi papa Francesco è andato a Genova in visita pastorale, incominciando dal contatto con il mondo del lavoro. Le considerazioni fatte – rispondendo ad alcune domande – sono di spessore, in larga parte condivisibili (il lavoro come priorità umana e dunque cristiana, l’imprenditore che non deve trasformarsi in speculatore, gli adempimenti burocratici imposti dalla politica che strangolano il lavoro imprenditoriale, il lavoro che è molto più di una sorgente di reddito, l’obiettivo del ‘lavoro per tutti’ da non confondersi con il ‘reddito per tutti’, i lavori indegni, la necessità di rispettare il tempo del riposo (altrimenti si diventa schiavi), in altra parte opinabili (sulla meritocrazia, sul consumismo).

QUALCOSA SUL CONGEDO DI FRANCESCO TOTTI DA CAPITANO E CALCIATORE DELLA ROMA: BRIVIDI BUONI
Ieri, domenica 28 maggio, poi – nessuno si scandalizzi per l’accostamento – c’è stato il congedo dalla Roma di Francesco Totti come capitano e calciatore. Sono stati brividi e … che brividi! Brividi buoni, che sono andati ben al di là del luogo (lo Stadio Olimpico vibrante di passione), della società (l’A.S. Roma), della città di Roma (anche nella parte biancazzurra). Di Francesco Totti si è scritto tanto nell’ultimo quarto di secolo. Sono state non a torto criticate certe sue intemperanze, dallo sputo al danese alla rincorsa – a scopo falciatura – di Balotelli (peraltro tra gli osanna del Colosseo-Olimpico… ): certo ha rappresentato il nuovo Rugantino in tutte le sue sfaccettature, anche quelle discutibili.
E tuttavia non si può non restare impressionati anche dal positivo con cui ha saputo ‘prendere’ tutti o quasi, regalando loro emozioni non effimere: certo un immenso talento calcistico (detto senza fronzoli con le sue parole di congedo: Ho cercato, in questi anni, di esprimermi attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice, sin da bambino). Ma anche – e ieri è emerso con particolare evidenza – l’umanità di un ragazzo diventato uomo, un semplice (anche sognatore) che è dovuto venire a patti con un calcio sempre più business e sempre meno passione. Mostrando a tutti però il valore della fedeltà a una identità (la città, il caput mundi), a una maglia (al ‘10’ della Roma giallorossa), a una famiglia (solida, in cui è padre e marito). Legami belli, legami forti, legami di cui l’odierna cultura dominante poco si cura, intesa com’è a perseguire scelleratamente l’indebolimento della persona attraverso la metamorfosi antropologica. Legami di cui molti hanno – più o meno nascostamente – grande nostalgia, che emerge in occasioni uniche, di grande emotività, come quella di ieri allo Stadio Olimpico e in tante case non solo romaniste e romane. Grazie Francesco Totti, anche da laziali come noi.

QUALCOSA SULLE ESTERNAZIONI DEL NEO-PRESIDENTE DELLA CEI, CARDINALE GUALTIERO BASSETTI: BRIVIDI…
Altri brividi, invece, sono stati provocati giovedì e venerdì da alcune esternazioni del cardinale Gualtiero Bassetti, neo-presidente della Cei. Venerdì mattina eravamo, poco prima di mezzogiorno, alla Stampa estera di Roma, controllando le notizie sfornate dalla agenzie. C’è caduto l’occhio su una dell’Ansa, ore 11.49. La trascriviamo: “(Ansa) Perugia, 26 maggio – “Non sono le religioni che provocano violenza e terrorismo, sono loro schegge impazzite. Vediamo creature pazze di furore e impazzite di odio, ma anche per noi in passato è stato così, visto che i terroristi rossi venivano anche dalle nostre università cattoliche”: così il card. Gualtiero Bassetti, presidente Cei, stamani a Perugia”.
Ovvero, senza giri di parole: per il nuovo presidente dei vescovi italiani i terroristi islamici stanno all’Islam (con Corano e Sunna) come i brigatisti rossi stavano al Cattolicesimo (con il Vangelo).
Un infortunio (grave) dell’Ansa o un infortunio (ancora più grave) del cardinal Bassetti?
L’Avvenire.it dello stesso venerdì 26 maggio riprende le medesime parole dell’Ansa, precisando che il cardinale si è recato presso l’Istituto Don Bosco del capoluogo umbro (formazione professionale, duecentocinquanta allievi di diverse nazionalità) e vi ha presieduto una preghiera interreligiosa.
Passiamo a Umbria oggi.news, sempre di venerdì 26 maggio e vi leggiamo la stessa notizia, ma con qualche modifica: Non sono le religioni che provocano la violenza o il terrorismo; sono schegge impazzite di religioni, che abbiamo avuto anche nel mondo cattolico. Si parla di terroristi islamici… ma non sono islamici, anche se quando uccidono o mentre si fanno esplodere pronunciano il nome di Allah. Non sono islamici; sono delle povere creature pazze di furore, impazzite di odio”.
Andiamo allora direttamente al sito ufficiale dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, dove – sotto il titolo “Perugia:  Il cardinale Gualtiero Bassetti all’incontro di preghiera interreligiosa per la pace dei giovani di 24 nazionalità dei Centri di formazione professionale CNOS.FAP Don Bosco” – leggiamo: Non sono le religioni che provocano la violenza o il terrorismo; sono schegge impazzite di religioni, cheabbiamo avuto anche nel mondo cattolico. Si parla di terroristi islamici…, ma non sono islamici, anche se quando uccidono o mentre si fanno esplodere pronunciano il nome di Allah. Non sono islamici; sono delle povere creature pazze di furore, impazzite di odio.
Domanda. Ma il neo-presidente della Cei ha fatto o no riferimento ai terroristi provenienti dalle università cattoliche? Per l’Ansa e per Avvenire.it sì, per Umbriaoggi.news e per l’articolo pubblicato sul sito ufficiale dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, no.
La soluzione sta nel video di Umbriaradio.it che è allegato all’articolo sullo stesso sito dell’arcidiocesi. E’ un video di 9 minuti. Il cardinale Bassetti parla agli studenti delle “schegge impazzite di religione” e al minuto 2’22” dice: “Ne abbiamo avute anche nel mondo cattolico. Molti dei brigatisti rossi venivano, per esempio, dalle nostre università cattoliche…”
Conclusione: il neo-presidente della Cei ha detto che:
. in tutte le religioni ci sono schegge impazzite;
. anche in quella cattolica abbiamo avuto i brigatisti rossi che venivano dalle nostre università cattoliche;
i terroristi definiti islamici non sono islamici.
Non è chi non veda che tali affermazioni appaiano perlomeno sconsiderate (per essere gentili). Giustamente Antonio Socci su ‘Libero’ di domenica 28 maggio ha osservato che “c’è la religione dei carnefici e c’è quella delle vittime (…) A Bassetti risulta che vi siano organizzazioni di terroristi cattolici che uccidono quei musulmani che non si fanno battezzare in chiesa?”. E, sul legame brigatisti rossi-Vangelo, sempre Socci ha rilevato: “Il prelato ha dimenticato di spiegare che stava alludendo a pochissimi ex-cattolici diventati comunisti rivoluzionari, che sparavano in quanto militanti marxisti, non certo in nome di Cristo”. Perché “i brigatisti rossi non uccidevano chi rifiutava di convertirsi al cattolicesimo, ma chi ritenevano ‘nemico del proletariato’ (spesso sparavano proprio contro dei cattolici)”.
Quanto poi all’affermazione che i terroristi islamici in verità non sono tali, rimandiamo il card. Bassetti alla lettura, ad esempio, della nostra intervista recente all’islamologo riconosciuto padre Samir Khalil Samir in questo stesso sito (“Papa in Egitto: intervista al gesuita Samir Khalil Samir”, rubrica “Intervista a personalità”. Ha rilevato tra l’altro nell’occasione il gesuita egiziano:  “Dite che l’Isis non è musulmano? Considerate allora un po’ la sua bandiera. E’ nera come quella di Maometto. Porta una scritta: ‘Non c’è altro Dio all’infuori di Allah; e Maometto è il messaggero di Allah’. Il credo musulmano è questo. Sotto vedete una spada, come quella che c’è anche nella bandiera saudita. Più musulmani di così … Del resto tutte le organizzazioni fondamentaliste hanno un loro imam, che stabilisce se giuridicamente un certo atto è lecito oppure no”.

IL CARD. BASSETTI E IL FAMILY DAY: FOLGORATO SULLA VIA DI SANTA MARTA?
Non è finita. Il cardinale Bassetti giovedì 25 maggio ha tenuto nell’atrio dell’Aula Nervi la sua prima conferenza-stampa da presidente della Cei. E non ha certo brillato per precisione nelle risposte, salvo che in quella riguardante l’Amoris laetitia. Lì è stato categorico: “L’Amoris laetitia è un capolavoro, è una sintesi della dottrina della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. (…) Chi va a fare osservazioni sbaglia. Non è un documento opinabile, è magistero come con Pio XII e Paolo VI”. Avanti… marsch…tutti in riga…
Al cardinale Bassetti abbiamo posto due domande. Con la prima chiedevamo se possibile una sua valutazione dei Family day del giugno 2015 e del gennaio 2016, considerato come se ne stia preparando un altro (con modalità diverse) per l’autunno. Con la seconda chiedevamo che cosa pensasse del forte invito del suo predecessore Angelo Bagnasco alle famiglie perché reagissero pubblicamente con forza contro l’indottrinamento gender (definito tra l’altro un’aberrazione anche da papa Francesco), che ammorba in misura crescente – checché ne dica il Governo – la scuola italiana a tutti i livelli.
Risposte del cardinal Bassetti? Dei due problemi ci occuperemo prossimamente, li approfondiremo. Del resto “la dottrina della Chiesa è molto chiara” in materia (purtroppo si è costretti oggi a chiedersi: quale dottrina della Chiesa?). Poi via con alcune frasi sulla necessità del dialogo. Insomma: alle due domande precise il cardinale Bassetti non ha sostanzialmente risposto, preferendo dedicarsi a considerazioni sui massimi sistemi.
Ci chiediamo se il presidente Bassetti sia lo stesso cardinale-arcivescovo di Perugia che nei giorni precedenti il Family day del 20 giugno 2015 pubblicava sul sito dell’arcidiocesi un forte appello a partecipare alla manifestazione di piazza San Giovanni (dopo averlo letto pubblicamente al termine della messa). Sempre lo stesso cardinale-arcivescovo di Perugia, in veste di presidente della Conferenza episcopale umbra, emanava la seguente nota approvata dall’organismo: «Il Comitato “Difendiamo i nostri figli”, che ha organizzato l’appuntamento del 20 giugno 2015, indice ora una nuova manifestazione il 30 gennaio a Roma per dare voce alle famiglie. Sono invitate le realtà ecclesiali ed anche gli uomini e le donne di buona volontà che si sentono di condividere questo gesto: cristiani delle diverse confessioni, appartenenti ad altre religioni e anche non credenti. I Vescovi dell’Umbria accolgono con favore e sostengono il programma espresso dal Comitato: “Andremo a dire che cosa crediamo: la visione della famiglia secondo la Costituzione italiana ed i principi dell’antropologia e dell’etica cristiana”».
E’ credibile che il neo-presidente della Cei sia stato colto da un’amnesia plurima? Oppure, folgorato sulla via di Santa Marta, preferisce far dimenticare certe prese di posizioni politicamente scorrette del passato? Una scelta anche questa, che però stupisce: guardi Francesco Totti, eminenza, e resti fedele a se stesso! Forse soffrirà, ma alla fine avrà dato un buon esempio in questo mondo che di buoni esempi ha bisogno.

MARTEDI’ 30 MAGGIO 2017 PRESSO L’UNIVERSITA’ POPOLARE UPTER DI ROMA (via IV Novembre 157, ore 17.00): QUINTO DIBATTITO ACCATTOLI-RUSCONI SU PAPA FRANCESCO 

Dopo quelli al Centro Russia Ecumenica, alla Stampa Estera, presso la parrocchia di Santa Maria ai Monti,  ancora al Centro Russia ecumenica, il quinto dibattito condotto da Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi si terrà presso l’Università popolare di Roma (Upter)  martedì 30 maggio 2017 con inizio alle ore 17.00. Titolo scelto per il quinto incontro:  “Pro e contro papa Bergoglio: dopo i viaggi al Cairo e a Fatima”. Ingresso libero.

PER FRANCESCO TOTTI? BRIVIDI (BUONI). PER IL CARD. BASSETTI? BRIVIDI …- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 29 maggio 2017
Totti, la fedeltà di un Peter Pan (anti)italiano

In un'Italia dove tutti tradiscono tutti, la favola di Totti ci insegna il significato della fedeltà e della volontà. Ma anche il limite di chi a 40 anni è ancora un Peter Pan che ha paura di diventare grande. Il Pupone ha incarnato vizi e virtù italiche, interpretandole da antitaliano, quello che dovrebbe essere un italiano se non fosse italiano. Ed è per questo che piace: ci insegna che l'eternità è un'evidenza tracciata nel cuore. 
Ilary indossava la maglietta 6 unico, vestendo la quale, ma al femminile, il suo Francè, un giorno si dichiarò. La piccola Isabel col ciuccio, il maschietto con il selfie stick per immortalare quel giorno indimenticabile. C’è un non so che di tremendamente nazionalpopolare nella cerimonia di addio al calcio di Francesco Totti. Ma anche di sincero e ostentatamente famigliare. Alzi la mano chi, almeno per un attimo non ha provato un groppo in gola perché in quell’addio al calcio così tormentato c’era la parabola di una storia d'amore italiana e non costruita.
Così mentre all’Olimpico risuonavano Morricone e Venditti quel che importava era aver portato a termine un compito: quello di essere stato fedele alla propria storia. Rinunciare al Real Madrid per vivere un momento così? Perché no? Tra i tanti risvolti romantici e non dell’addio di Francesco Totti, tutti condivisibili, ci piace cogliere questo, che condensa meglio di ogni altro sentimento il senso di uno stadio commosso fino alle lacrime per un uomo che era diventato un simbolo, a volte ingombrante, di una città e di una nazione abituata a tradirsi per opportunistiche velleità.
Si tradiscono gli elettori e i cittadini, i nostri governi lo fanno con la Germania e le nomenklature europee; si tradiscono gli ideali, i vecchi ai quali stiamo consegnando le chiavi per la loro fine terrena e i bambini che preferiamo non vedere nemmeno mai nati. Tradiamo tutto e tutti: il coniuge, gli amici. Tradiamo persino noi stessi perché la vita è la vita e va presa com’è, quindi non ci tocca di dover fare gli eroi.
Ecco perché Totti, al quale perdoniamo le intemperanze agonistiche e guascone in campo, ci ha fatto alzare la testa: perché si è presentato per il suo ultimo giro fedele a tutto e a tutti: fedele al suo popolo, fedele alla sua famiglia, fedele a sua moglie, fedele ai suoi figli e fedele alla sua maglia. Con la soddisfazione di aver portato a termine un cammino con la sola forza della volontà. Questa è la categoria privilegiata per cercare l'eternità, cui tutti inconsciamente o no aneliano, quella gioia che non sfuma e non svanisce con i nostri deboli starnuti che è tracciata nel cuore. 
Ma restando ancora in fondo un bambino, Peter Pan prigioniero del suo ruolo, per liberarsi dal quale oggi chiede aiuto con paura alla sua gente. Anche qui, nel bene e nel male, senza timore di mostrare le sue fragilità, Totti rappresenta l’eterno giovane che a 40 anni suonati non si decide a voler crescere, emblema anche lui di un’epoca che i figli preferisce coccolarseli svuotati di responsabilità.
Il fatto però è che lui era già cresciuto non in questi 25 anni, ma attraverso questi 25 anni, solo che gli sembra di non riconoscerlo perché ha paura che la vita fuori dal campo gli riserverà un destino più mediocre e meno trionfante. Quando invece, ed è quello che noi gli diremmo per rispondere a quel “ho paura, adesso è finita veramente”, ora per te comincia una vita vera, che potrai affrontare con l’esperienza di chi sul campo da calcio ha giocato ad essere un uomo e ci è riuscito. In fondo, si può diventare grandi con molto meno e senza i cori di chi ti incita. Ma se hai paura perché vedi davanti al te il buio di una vita senza gloria, sappi allora che questo è capitato nel nascondimento a tante altre esistenze prima di te quando hanno dovuto fare i conti con la responsabilità dell’età.
Sopravviveremo anche alla fine calcistica di un talento mostruoso e simpatico, non è il caso di scomodare l’epica per quello che in fondo è un gioco. Però avremo impresso un modello di fedeltà che potrà essere speso per tutte le nostre misere vicende. Il modello di chi ha preso su di sé un compito, quello di essere un simbolo e lo ha portato a compimento fino alla fine senza cedere di un millimetro rispetto alle tentazioni e alle cadute. Abituati noi italiani a cambiare casacca su tutto, nel lavoro e nelle guerre mondiali, Francesco Totti, nella sua italianità così pacchiana e infantille, ma sanguigna, rappresenta l’anti italiano per eccellenza, quello che dovrebbe essere un italiano se non fosse italiano. E per questo ci piace.
di Andrea Zambrano30-05-2017


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