ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 1 maggio 2017

Pecorelle smarrite o falchi restauratori?


                                  GLI SGRANAROSARI 

         Il 13 maggio 1917 la Madonna apparve per la prima volta a tre bambini a Fatima. I colloqui si svolgeranno per sei mesi consecutivi nel corso dei quali chiederà la riparazione per i peccati dell’umanità e raccomanderà la recita del S. Rosario per ottenere la pace nel mondo. La Madre di Dio, inoltre, mostrerà l’inferno e parlerà di un castigo imminente. Il ciclo delle apparizioni comprende anche alcune rivelazioni successive al 1917 con riferimenti alla consacrazione della Russia e agli sviluppi di eventi destinati ad avverarsi con risultati rilevanti preannunciati dal terzo Segreto. Segreto da manifestare nel 1960 la cui articolazione confermerà, con la svolta conciliare e con il doloroso e inesorabile adeguamento della Chiesa al mondo, le profezie annunciate. A distanza di un secolo il messaggio di Fatima trova ancora oggi conferma negli sconvolgimenti morali e nell’apostasia dei vertici in una Chiesa flagellata da tensioni e disordini interni. Dicevamo che la Madonna ha parlato di castighi divini ed ha mostrato l’inferno. Si inneggia oggi alla salvezza riservata a tutti e si insegna che la dannazione eterna non esiste. Ha raccomandato la recita del Rosario. Oggi non solo non si prega ma nemmeno si concepisce questa pratica devozionale la cui importanza è indigesta allo stesso Bergoglio che sarcasticamente definisce sgranarosari e restaurazionisti coloro che intendono adeguarsi alla comprovata saggezza del Magistero infallibile.
«La Vergine – dichiaravano i veggenti di Fatima – ha voluto dare una tale efficacia alla recita del S. Rosario che non esiste problema nella vita privata, nelle famiglie, nel mondo e nelle Comunità religiose, che non venga risolto dal S. Rosario».
         Dicevamo che il Messaggio di Fatima è di pressante attualità. È doveroso, pertanto, spulciare tra le pagine della storia ecclesiastica contemporanea per verificare l’attendibilità dell’opera salvifica perseguita e constatare se tale opera ha trovato continuità nei Pastori chiamati a svolgere la missione loro affidata. Iniziamo posando lo sguardo sulle risultanze dell’operato di papa Roncalli (1958- 1963) la cui “matrice feconda” emerse subito dopo la morte. Matrice rilevabile, con ineccepibile evidenza, anche nell’inserzione della Gran Loggia messicana recante l’annuncio del decesso (giugno 1963) sul quotidiano “El Informador”: «La Gran Loggia partecipa il proprio dolore per la scomparsa di questo grande uomo che venne a rivoluzionare le idee, il pensiero e i modi di attuazione della liturgia cattolica romana. I massoni riconoscono in lui i suoi nobili principi, il suo spirito di gran liberale, cioè di Gran Massone». Pur senza approfondire le connotazioni di altre voci, morbidamente inneggianti all’appartenenza di Giovanni XXIII al circolo massonico sin da quando era Nunzio in Turchia, gravissima sarà la concezione innovativa introdotta con la convocazione del Concilio che preluderà al conflitto lacerante tra la fazione progressista e quella conservatrice. Il movimento riformatore, partito dall’interno, produrrà quella radiosa “primavera” assiduamente esaltata ed indirizzata alla spettacolarità dei riti, all’alterazione dottrinale e al sincretismo destinato ad esplodere, nel post-Concilio, con la crisi di fede. Sull’onda dell’entusiasmo il percorso della Chiesa si consoliderà con il sovvertimento religioso, con il degrado morale (pedofilia, omosessualità, massoneria, scandali e intrallazzi monetari), con il saccheggio delle finanze papali, con la vocazione per la segretezza e per l’intrico della longa manus curiale nella gestione politico-religiosa degli “affari”.
         Gli sconvolgimenti coinvolgeranno il Pontificato affidato alla meteora Montini (1963-1978) che si imporrà, in tutta la sua singolarità, con atti caratterizzati da un’interiorità plasmata (nel periodo adolescenziale) dagli influssi materni. La madre, appartenente ad una famiglia legata alla fazione massonica (i cui simboli compariranno sulla sua tomba - cimitero di Verolavecchia - Brescia), non nascose mai una simile raffinatezza di intrecci con l’affiliazione. Tornando a Montini va precisato che questi, preparandosi (da autodidatta) a fare il prete tra le mura domestiche, diventerà sacerdote senza aver messo piede in seminario. Sarà eletto Papa prima ancora di essere nominato Cardinale. Proseguirà il Concilio circondandosi di teologi di sua fiducia perseverando nelle aperture al mondo, al modernismo, alla democrazia universale, alla torbida palude massonica, croce e delizia del suo pontificato. Padre Pio fu sollecitato a pronunciarsi sul procedere silenzioso e inesorabile della Loggia in Vaticano: «il diavolo è giunto alla pantofola di Montini» fu la risposta. E per snidare il diavolo presente tra le mura papali il Card. Siri incaricò (1977) il generale Enrico Mino di svolgere un’inchiesta per scoprire i prelati affiliati o vicini alla massoneria.
Il comandante generale dell’Arma non potè concludere l’inchiesta perché, in circostanze misteriose, morì mentre era in viaggio su un elicottero precipitato nei pressi di Catanzaro. A Montini, comunque, è andata la solidarietà ed il plauso delle istituzioni diocesane e dei simpatizzanti della Libera Muratoria per aver interpretato efficacemente i sentimenti della fazione modernista varando la sconvolgente Liturgia della Nuova Messa. Si avvalse della collaborazione di sei pastori protestanti per la creazione del nuovo rito. Rito affidato all’esame di una Commissione presieduta da mons. Bugnini, membro di una potente loggia massonica. Costui provvederà non a revisionare ma a confermare la nuova Messa che, con il saccheggio della liturgia, risulterà gradita anche ai seguaci di Lutero.
         Sul conto di Papa Luciani, assassinato secondo alcuni o lasciato morire secondo altri, le ragioni connesse alla gestione del potere chiamano in causa i rapporti interni orchestrati dal clan massonico. Molte saranno le verità ma nessuno, tra coloro che approfondirono i fatti, ha mai menzionato il movente dell’omicidio. Era, tuttavia, nelle intenzioni del Papa procedere al rinnovamento dei vertici curiali avendo in tasca la lista dei massoni ecclesiastici.
         Con Wojtyla (1978-2005), definito dal giornale britannico “The Sunday” «atleta di Dio» per la passione per lo sci e per il nuoto (sarà fotografato completamente nudo ai bordi della sua piscina a Castel Gandolfo), lo scenario si dilata. La struttura, ulteriormente aggiornata della nuova Chiesa, inizia ad imporsi nell’ambito della modernizzazione con l’affermazione della libertà religiosa, della collegialità, dell’ecumenismo. Nel porre, tuttavia, la religione cattolica sullo stesso piano delle altre, il Papa polacco finirà per suscitare negli interlocutori atteggiamenti diffidenti e passivi, tipici di quei monoteisti che rinunciano ad identificarsi con il Dio Cattolico Uno e Trino. Oltre all’instaurazione d’una nuova religione e di una nuova dottrina, Wojtyla confermerà la connotazione politico-religiosa della Chiesa con criteri che faranno scalpore per la loro scabrosità. Inchieste sconcertanti caratterizzate da plateali scoop, emergeranno dalla spregiudicata amministrazione della banca papale affidata all’oscuro vescovo americano Mons. Marcinkus che terrà i cordoni della borsa anche in funzione (come vedremo) della causa polacca. Seguirà lo scandalo Ior-Ambrosiano, che costerà la vita a R. Calvi, mentre la nomenklatura, in odor di massoneria, provvederà ad assicurare il trionfo ai carrieristi, ai corrotti,agli affaristi e ad organizzare i viaggi papali. Il perseverante girovagare, pari a quello delle star in frenetica tournée, terrà Wojtyla fuori dalle sacre mura per un periodo meritevole di essere sottolineato. Periodo che ammonterebbe a 3 anni sommando, nel suo lungo ed inarrestabile peregrinare, tutti i giorni di gradevole lontananza dal travaglio romano.
         Accennavamo alla connotazione politica del Pontificato di Wojtyla perché proprio da lui saranno indirizzati consistenti finanziamenti all’organizzazione clandestina dei lavoratori polacchi (Solidarnosc). Dallo IOR i flussi di denaro confluivano a Varsavia senza che ciò sfuggisse alle intercettazioni telefoniche o allo spionaggio interno. Stanziare somme così cospicue per una causa tanto cara al Papa susciterà rabbiose polemiche. Il direttorio, infatti, temeva di veder coinvolta la Santa Sede in uno scandalo internazionale per l’ingerenza della Chiesa negli affari interni dello Stato polacco. Wojtyla, tuttavia, è passato alla storia come il Papa che ha sconfitto il comunismo. A liberare l’est europeo dal comunismo fu, in realtà, la svolta intrapresa in Russia dal potere riformatore di M. Gorbaciov e dall’insorgere della crisi politico-economica dei Paesi del Patto di Varsavia. Crisi che avrebbe prodotto, con le situazioni incandescenti e con le tensioni sociali in corso, un crollo a catena di tutti gli Stati comunisti dell’est europeo. Il Papa polacco, comunque, rimarrà fuori dai disegni divini anche in merito alla mistificante interpretazione del terzo segreto di Fatima riguardo all’attentato secondo cui la Vergine, contrariamente a quanto da Lei predetto, avrebbe impedito che le pallottole sparate dall’attentatore lo colpissero a morte. «Il Santo Padre giunto alla cima del monte venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco…. allo stesso modo morirono vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari». Questa è parte del testo del terzo segreto. Gli interpreti, (Bertone e Ratzinger) invece, col mini-esercizio mentale hanno prodotto la vulgata pirotecnica dell’illusione ed i cattolici non hanno avuto altra realtà a cui appellarsi se non quella riguardante il martirio (mancato) di Wojtyla. Sappiamo, in verità, il modo con cui i Santi Padri concepiscono le cose quando sostengono che nulla può cambiare di ciò che è stato già fissato. Anche riguardo, ad esempio, alla profezia della conversione della Russia, ribadiamo nuovamente che l’opera di Dio, a seguito delle promesse della Madonna, non può coesistere con la rappresentazione dialettica soggetta a ritrattazione o a manipolazioni grazie all’assenso o dissenso in chiave vaticana. Pertanto la realtà immutabile del testo, tornando al segreto manipolato, dovrebbe mettere i brividi ai personaggi che hanno preteso mutare dall’oggi al domani gli esiti delle profezie della Vergine per compiacere fiduciari e fruitori di canonizzazioni. Invece riguardo agli organizzatori dell’attentato (13/5/1981) non vanno sottovalutate né la piaga dello scontro tra fazioni contrapposte (nei Palazzi sacri), né le parole dell’attentatore. L’autore dell’attentato (Alì Agca), condannato all’ergastolo verrà graziato, su richiesta della Santa Sede, dal Presidente della Repubblica (giugno 2000). Dalla Turchia (luglio 2000), dov’era stato estradato per altre pendenze giudiziarie, accuserà la Curia Vaticana di aver programmato l’uccisione del Papa. Parlerà di intrighi interni e definirà il Vaticano “casa del diavolo”.
         Tornando agli aspetti deplorevoli del governo di Wojtyla va precisato che non è stata mai fatta chiarezza sulla misteriosa sparizione di Emanuela Orlandi. La vicenda chiama in causa l’altro evento scabroso riguardante le uccisioni (tra le sacre mura) del caporale Cèdric Tornay, del colonnello della Guardia svizzera (A. Estermann) e di sua moglie (maggio 1998). A giustificare il fatto in cui furono eliminati contemporaneamente i tre, fu confezionata una verità detta “ufficiale”: il caporale, colto da un raptus, avrebbe ucciso i coniugi e poi si sarebbe suicidato. L’inchiesta venne liquidata mentre le risultanze, le indagini, i modi e tempi e le testimonianze scompariranno avvolte dal segreto, sepolto nel mistero d’una versione ufficiale a cui sarà impresso il sigillo papale. Misteri e segreti precluderanno la visione degli atti anche ai legali della madre del caporale che, oltre alla perdita del figlio, dovrà subire anche l’affronto d’una versione ufficiale in cui il presunto omicida-suicida viene accusato di strage per un raptus di follia.«Continuerò a cercare la verità – dirà la donna –, troverò la verità sulla morte di mio figlio. Quella vera». La donna invierà una supplica a Wojtyla. Vana sarà l’attesa di una risposta. «Non si conosce – dichiarerà sconfortata – il precedente di una supplica al Pontefice rimasta senza nemmeno una banale risposta». Scriverà nuovamente ma anche questa lettera cadrà nel vuoto. Alcuni teologi si sono espressi con dichiarazioni poco lusinghiere sul governo del Papa polacco. Qualche critico lo troviamo anche tra i cultori laici della carta stampata. Montanelli, riferendosi all’operato di Wojtyla, contestò il suo Magistero azzerando l’esaltante popolarità di un Papa che «avrebbe lasciato dietro di sé un cumulo di macerie non solo della Curia ma anche della Chiesa o almeno di quella che per duemila anni siamo abituati a considerare tale». Montanelli, senza neppure entrare nel merito esegetico delle contestazioni, condannava mentalità, stile, esercizio dell’autorità che, con tutte le contraddizioni accumulate negli anni, avevano spogliato la Chiesa predisponendola alla futura e dolorosa via crucis.
         A questo punto una chiarificazione è doverosa. Va ricordato che, malgrado l’affiliazione massonica e gli sventurati sconvolgimenti verificati, la struttura mistica della Chiesa è e resta sempre Santa e Immacolata. In duemila anni, anche se perseguitata e combattuta, la Chiesa è risultata inviolabile non solo perché di istituzione Divina, ma anche perché governata da uomini dalla Fede incrollabile. L’attuale demolizione, che non ha trovato resistenza ma è stata assecondata dalla fragilità degli uomini, pur producendo conseguenze deplorevoli, non ha scalfito l’Immacolata Santità della Sposa di Cristo. Deformare la figura di Cristo per demolire la Sua Verità è stata l’opera diabolica dei Nocchieri conciliari, opera contrassegnata da nomine vescovili e cardinalizie inique ed indegne che, degenerate nell’apostasia, hanno prodotto il crollo della civiltà cristiana.
         Abbiamo succintamente passato in rassegna gli artefici della svolta, destinati alla Corona di Gloria per l’incomparabile “eroismo delle ispirazioni religiose”. La storia tenebrosa di questi ultimi settant’anni (ne abbiamo offerto qualche squarcio) ha mirato ad accertare non l’esercizio eroico delle virtù ma la pateticità dei Pontefici le cui scorribande dottrinali e finanziarie hanno avuto conseguenze tragiche e connessioni non del tutto esplorate. Connessioni che hanno contagiato anche l’oasi rassicurante di Bergoglio che, con pensieri scanzonati o con tutti i diavoli in testa, persevera nei “crimini” esegetici. Uno dei più recenti è quello di accelerare lo sgombero dell’attuale formula Consacratoria (invisa ai Protestanti) per aprirsi un varco nella misteriosa spiritualità luterana. Dal torrente di fango in cui si dimenano fiduciari, faccendieri e diplomatici emergono criteri disgustosi. Non siamo alla raccolta di firme, né alle sfaccettature ecumeniche ma all’autorità onnipotente di un Sovrano che si appresta a rendere lecita la partecipazione dei cattolici alla messa celebrata dai Protestanti e viceversa. Precisiamo che i luterani negano la Presenza Reale di Cristo nell’Eucarestia. La censura all’argomento Transustanziazione rappresenterebbe l’ulteriore e tenebroso distacco dalle stesse Parole di Cristo. Grande sarebbe la confusione delle lingue se in tali iniziative si dovesse promuovere l’attivismo dialettico eludendo la partecipazione alla immolazione della Vittima che l’ala conservatrice, invisa a Bergoglio, non intende mutare in un banchetto di beneficenza. Per l’uomo forte che governa il Palazzo la minaccia dei conservatori è sempre dietro l’angolo. In più occasioni ha mostrato di aver superato brillantemente la prova con le più insolite delle stramberie: rimozione dei restaurazionisti, condanne senza appello, ambiguità ben simulata tra il perbenismo di facciata e il “confino” assegnato agli incolpevoli sgranarosari. Non siamo ancora al guinness dei primati. Il Padre Santo, comunque, non si scoraggia. Persevera nell’equivoca levata di testa in linea con le proditorie e deplorevoli sortite per bollare le menti prestigiose che si distanziano dal naufragio della Nave di Pietro. Resta il fatto che sono proprio costoro a tentare di aprire una breccia nelle anomalie, nell’indole grottesca e nelle iniziative (disintegrazione della Comunità dei Frati Francescani dell’Immacolata) di un organismo inumano, ostaggio della propria ossessione rivoluzionaria. Risulta, comunque, gradevole la mimica rischiarata da una nota psicofisica di tutto rispetto: l’essere in carne e ossa ride sempre sia per defenestrare e sia per veicolare la dedizione all’esercizio del potere in chiave autoritaria. Con la dittatura al potere e con gli spifferi intimidatori che circolano per i corridoi papali la marcia forzata verso ulteriori sconvolgimenti si trascinerà tra polemiche, lacerazioni e sonore sferzate.
         Che i Papi conciliari siano pecorelle smarrite o falchi restauratori poco interessa. Resta il fatto che il prossimo 13 maggio la solenne cerimonia, in occasione della ricorrenza dei 100 anni delle apparizioni, sarà aperta dalla nomenklatura con il solito indirizzo di omaggio ai candidati posti all’onore degli altari. L’inarrestabile apostasia sarebbe meno lesiva se (nella circostanza) dalle sacre volte salisse al cielo il mea culpa anche con l’esternazione di un monologo scodellando ciò che bolle in pentola e sollevando il velo che nasconde il marciume. Ma questo richiederebbe un miracolo.

di Nicola Di Carlo
http://www.presenzadivina.it/285.pdf

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