ORDINE DI MALTA. LE VERITÀ – IMBARAZZANTI – DEL CARD. BURKE.
LA LETTERA DEL PAPA.
Nei giorni scorsi su Stilum Curiae abbiamo riportato un documento, in inglese, diffuso da Catholic World News, sull’Ordine di Malta, in cui si mettevano in evidenza le responsabilità del Gran Cancelliere, deposto e poi reinsediato a forza dal Vaticano, nella distribuzione di anticoncezionali in varie zone del mondo.
Oggi riportiamo qualche brano di un servizio realizzato da Kath.net (in tedesco), ripreso in parte in inglese da OnePeterFive. E’ un documento importante, perché è il rapporto che un membro dell’ordine fa ai suoi confratelli dopo una lunga udienza con il cardinale Patrono dell’Ordine, Raymond Leo Burke, esautorato nei fatti dalla sua carica dal “golpe” della Segreteria di Stato. Lasciamo che ciascuno, leggendolo, si formi la sua opinione. Alla fine della lettura porremo qualche nostra considerazione. Speriamo che l’elezione del Luogotenente, un italiano, per cui elemento di equilibrio fra i tedeschi predominanti e le altre forze contribuisca a far dimenticare questo incredibile episodio di ingerenza.
Nell’udienza a un cavaliere di Malta Burke ha rivelato molti particolari della crisi. Burke non ha parlato pubblicamente dei fatti accaduti, e pensava che il contenuto dell’udienza fosse solo a uso di conoscenza interna. Il che non è stato, perché il rapporto è stato fatto filtrare alla vigilia dell’elezione del Luogotenente probabilmente per bloccare qualche operazione da parte della fazione più aggressiva.
Kath.net ha buone fonti all’interno dell’Ordine, tanto che ha ricevuto un’intimazione da parte del Gran Cancelliere, von Boeselager a non diffondere più informazioni su di lui dopo alcuni reportage del recente passato. Kath.net fra l’altro ha diffuso uno screenshot della lettera del Pontefice a Burke, in cui gli si chiede di agire per evitare l’uso di mezzi contrari alla morale, e di far sì che non vi siano infiltrazioni massoniche nell’Ordine.
Il cavaliere in udienza da Burke, autore del rapporto, è Josef von Beverfoerde. Il rapporto esprime la posizione di Burke, non del cavaliere. Burke conclude il rapporto con queste parole: “Trovo profondamente rattristante che il grave scandalo della distribuzione di contraccettivi e la crescente secolarizzazione dell’Ordine, che questa azione immorale rappresenta siano ora minimizzati, e in effetti, dimenticati. Tutte le molte conferenze stampa, interviste e altri interventi sui media da parte dell’Ordine, da momento del reinsediamento del Gran Cancelliere, non fanno riferimento al grave scandalo e non riconoscono nessuna responsabilità da parte del Gran Cancelliere per tale scandalo”.
Burke ha detto chiaramente che il Gran Cancelliere, Albrecht von Boeselager, era coinvolto nella distribuzione di profilattici e contraccettivi, e che un rapporto stilato dall’Ordine in questo senso era stato approvato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Burke disse al Gran Maestro, Matthew Festing, che queste operazioni dovevano cessare immediatamente e che iresponsabili non potevano più godere della fiducia dell’Ordine. Festing nominò una commissione d’inchiesta che nel gennaio 2016 presentò la sua relazione, che riconosceva la distribuzione di preservativi e contraccettivi da parte dell’Ordine. Il rapporto fu poi mandato alla Congregazione della Fede. Il 12 marzo il cardinale Mūller scrisse a Festing in cui si confermava la realtà del rapporto e si diceva: “La proposta del rapporto è coerente con la dottrina e la prassi della Chiesa”. Afferma Burke che dal rapporto si evince che Von Boeselager, che era stato Grande Ospitaliere per 25 anni, aveva accettato quelle pratiche e aveva deliberatamente evitato di informare il Sovrano Consiglio e il Gran Maestro.
Burke ha chiarito nell’udienza al cavalieri che aveva chiesto a Festing di far presenti a von Boeselager le sua responsabilità, ma non di aver chiesto allo stesso di dimettersi, dal momento che non rientrava nei suoi poteri di Cardinale Patrono. Festing informò il cardinale di aver chiesto al Gran Cancelliere di dimettersi, trovando un rfiuto. Nei mesi che seguirono Festing parlò a Burke dei suoi tentativi di convincere von Boeselager della sua responsabilità a dimettersi. Quando Burke il 10 novembre 2016 incontrò papa Francesco, il Pontefice appoggiò l’iniziativa di Festing e di Burke. Burke ha detto al cavaliere von Beverfoerde:
“Il papa Francesco ha espresso profonda preoccupazione e sconcerto per la pratica di distribuire contraccettivi da parte dell’Ordine. Mi ha esortato a collaborare diligentemente con il Gran Maestro per assicurare che tutte queste pratiche cessassero e che quelli responsabili nei posti di responsabilità fossero puniti”.
Burke ha voluto chiarire che egli non ha mai detto che papa Francesco aveva ordinato l’espulsione di von Boeselager. “Durante l’incontro del 6 dicembre 2016 (in cui il Gran Cancelliere fu espuslo, N.D.R.) non ho mai affermato di aver un mandato di papa Francesco per chiedere le dimissione del Gran Cancelliere. Quindi nel mi ruolo di Cardinale Patrono, non gli ho mai chiesto di dimettersi, né l’ho fatto sostenendo che parlavo per il Santo Padre”. Burke chiese però a von Boeselager perché, se riteneva falso il rapporto della Commissione d’Inchiesta, non avesse chiesto una formale correzione del documento. Ma il Gran Cancelliere non ha risposto nulla. Ma, afferma Burke, che in due precedenti occasioni, quando avevano parlato del problema, non aveva negato le pratiche di cui era accusato.
Burke però vide che in una lettera a Frà Festing il Segretario di Stato, Pietro Parolin, scriveva che Burke aveva reclamato nell’incontro le dimissioni del Gran Cancelliere a nome del Papa. Burke chiamò immediatamente Parolin per protestare, dal momento che il Segretario di Stato non l’aveva chiamato per sapere se fosse vero, ma Parolin rispose a mo’ di scusa che “si trattava di una situazione di emergenza”.
Burke chiese poi a Festing perché avesse accettato di firmare la lettera di dimissioni durante l’udienza col Papa, senza prendere tempo per riflettere o consultarsi, e perché nella lettera avesse accettato di scrivere che Burke lo aveva influenzato a chiedere le dimissioni di von Boeselager, anche se non era vero. Festing a entrambe le domande “rispose solo che l’obbedienza verso il Santo Padre non gli aveva dato nessun’altra scelta”.
Burke inoltre ha mostrato la sua grave preoccupazione per la singolare donazione monetaria di 120 milioni di Franchi svizzeri che l’Ordine avrebbe ricevuto da un donatore sconosciuto. Secondo Burke per lungo tempo il Gran Maestro non ne ha saputo nulla. Il cardinale suggerisce che sia fatto “un audit indipendente della situazione per il bene dell’Ordine e per la necessità di chiarire tutti i difficili interrogativi collegati a questo tema”.
Burke parla poi dell’influenza indebita e sproporzionata che il card. Parolin eserciterebbe sull’Ordine di Malta. Parolin e von Boeselager “sono in una stretta relazione”, secondo il rapporto di Burke. Von Boeselager “protestò subito” quando seppe della sua nomina a Cardinale Patrono. Il rapporto termina con questa frase: “Il card. Burke nel corso degli anni ha avuto la chiara impressione che il Segretario di Stato fosse, con l’aiuto del Gran Cancelliere, strettamente coinvolto negli affari dell’Ordine”.
L’impressione che mi ha lasciato questa vicenda è penosa. Se leggete la lettera del Pontefice, non è possibile evitare l’impressione che abbia prima appoggiato un certo tipo di azione, e poi, consigliato, o spinto in una direzione diversa, abbia rinnegato le sue stesse parole, dando l’avallo a un’azione che certamente resterà nella storia e non come uno degli episodi più gloriosi né della Chiesa né dell’Ordine di Malta. Per non parlare poi della strumentalizzazione immediatamente armata contro il card. Burke, reo di aver firmato i famosi “Dubia” sull’Amoris Laetitia, e di conseguenza bersaglio preferito – anche a costo di una menzogna, come abbiamo visto più sopra – dalla fazione iperpapale. Se questo è il rinnovamento, delle anime soprattutto, siamo serviti.
MARCO TOSATTI
Tutte le sfide del nuovo Luogotenente dei Cavalieri di
Malta, Giacomo Dalla Torre
L’elezione di un Luogotenente del Gran Maestro e non di un Gran Maestro era la soluzione auspicata dal Vaticano ed è quella scelta dai Cavalieri dell’Ordine di Malta per accompagnare la riforma dell’Ordine. Una soluzione di compromesso che riporta ai vertici un italiano. Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto (in foto, seguito dal Gran Cancelliere von Boeselager) avrà tutti i poteri religiosi e sovrani ma rimarrà in carica solo un anno. Il tempo necessario a modificare la Costituzione.
I PERCHÉ DELLA RAPIDA FUMATA BIANCA
La fumata bianca dal conclave melitense è stata rapida ma non inattesa. Secondo la Costituzione attuale la scelta di un Luogotenente sarebbe potuta avvenire solo dopo cinque infruttuose votazioni per eleggere un Gran Maestro. I cavalieri hanno invece eletto il loro leader subito, sabato mattina, appena convocato il Consiglio Compìto di Stato. Era la strada preferita dal Vaticano e preparata nelle scorse settimane. Il 14 febbraio il Sovrano consiglio aveva chiesto un parere alla Consulta giuridica dell’Ordine se fosse possibile, al momento del voto, procedere direttamente alla elezione di un Luogotenente, ottenendo parere favorevole.
DI DEROGA IN DEROGA
Dall’esplodere della crisi, Papa Francesco è molto attivo nelle vicende cavalleresche. L’ultima mossa è del 26 aprile, con una lettera nella quale ha disposto un’ulteriore deroga a quanto stabilito dall’attuale Costituzione. Ovvero che l’eletto presti giuramento nelle mani del suo delegato speciale, l’arcivescovo Angelo Becciu, e non, come previsto, in quelle del cardinale patrono. Ma ormai il cardinale Raymond Burke, all’Aventino e in via Condotti, i due centri dell’Ordine, conta più nulla. È l’ennesima mossa del Vaticano nelle vicende interne ai Cavalieri. La prima in dicembre, con la nomina di una commissione di indagine. Quindi, in gennaio, l’ordine di Francesco all’allora Gran Maestro, il britannico Matthew Festing, di dimettersi. Poi la decisione di inviare un delegato speciale esclusivo portavoce papale e il reintegro del barone Albrecht Freiherr von Boeselager.
LA NUOVA LETTERA DEL PAPA
“Sento di avere la responsabilità di tutti gli Istituti di vita Consacrata, e dunque anche del vostro benemerito e antichissimo Ordine”, ha scritto Francesco ai cavalieri il 26 aprile, spiegando le ragioni del suo coinvolgimento. Sottolinea di avere ascoltato in questi mesi “gli auspici e le aspirazioni di molti membri dell’Ordine, i quali desiderano garantire un servizio sempre più consono al Vangelo e al carisma della famiglia melitense”. Bergoglio ha richiamato i cavalieri al loro motto: Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum, difesa della fede e servizio ai poveri, indicando chiaramente che il tempo presente è di “transizione” per avviare un “significativo cammino di rinnovamento spirituale”. E ha dettato l’agenda: la riforma della Costituzione. Basterebbero queste parole a sgombrare il campo delle preoccupazioni espresse soprattutto negli ambienti più tradizionalisti, di manovre sotterranee dell’ala tedesca che, si argomenta, vorrebbe “laicizzare” i cavalieri e ridurre l’Ordine a una sorta di Ong umanitaria. Nelle parole di Bergoglio prevale invece proprio l’attenzione al rinnovamento spirituale. Lo stesso comunicato ufficiale dell’Ordine, diffuso dopo l’elezione del Luogotenente, sottolinea come la riforma dovrà tenere conto “di alcune debolezze nei sistemi di controllo e nell’equilibrio della governance” emerse con la recente crisi. Riferimento implicito alla defenestrazione del barone Boeselager per il presunto coinvolgimento nella distribuzione di anticoncezionali in Myammar e alle competenze sulla gestione di una cospicua eredità. Ma la riforma, precisa la nota dell’Ordine, “si concentrerà sull’esigenza dell’Ordine di rafforzare la sua vita spirituale e di aumentare il numero dei suoi membri professi”. Ad oggi poche decine su oltre 13mila tra dame e cavalieri.
L’INEDITO DI FRANCESCO
Di rinnovamento spirituale, il Papa ne aveva già scritto in una lettera al cardinal Burke il 1 dicembre 2016. Una lettera sul cui contenuto si era molto ipotizzato. Qualcosa era trapelato, ma il testo era rimasto inedito. L’ha pubblicata integralmente venerdì il portale austriaco Kath.net. Bergoglio pregava Burke di collaborare con il Gran Maestro all’opportuna vigilanza per evitare che si insinuassero nell’Ordine “elementi di spirito mondano” e “appartenenze ad associazioni contrarie alla fede cattolica o di stampo relativista”. Perifrasi per dire appartenenza massonica. Nel qual caso, scriveva il Papa, “si inviteranno i cavalieri che fossero membri di tali associazioni a ritirare la loro adesione essendo incompatibile con la fede cattolica e l’appartenenza all’Ordine”. Nella lettera di Francesco fa capolino anche la vicenda della distribuzione di profilattici. E richiamava quindi ad una cura particolare perché nelle iniziative assistenziali “non vengano impiegati e diffusi metodi e mezzi contrari alla legge morale”. Dicendosi dispiaciuto qualora alcuni alti ufficiali fossero coinvolti nella distribuzione di contraccettivi, Francesco indicava la via del dialogo “per ottenere le necessarie rettifiche”. Il cardinale Burke riceve la lettera il 5 dicembre con una copia per il Gran Maestro. Il 6 dicembre il Gran Maestro convoca il Gran Cancelliere Boeselager e lo sospende, dopo avergli invano chiesto di dimettersi spontaneamente. All’incontro è presente anche Burke. Boeselager in una intervista a Vatican Insider ha detto che Gran Maestro e cardinale patrono insistevano per le dimissioni in nome della Santa Sede. Burke ha smentito di avere avuto un ruolo attivo nella vicenda.
L’ULTIMO INCONTRO DI BURKE
La lettera del Papa a Burke del 1 dicembre fa seguito all’udienza concessa al porporato americano il 10 novembre. Il 16 settembre 2016 Burke insieme ad altri tre cardinali scriveva al Papa dei dubia sull’interpretazione di Amoris laetitia e la comunione ai divorziati risposati. Non ottenendo risposta, i cardinali decidono di rendere pubbliche le loro domande il 14 novembre. Quattro giorni dopo l’incontro tra Francesco e Burke. È l’ultimo incontro privato tra i due.
SOSPETTI E MUGUGNI
Sospetti, illazioni e retroscenismi, aduggiano l’Ordine. L’elezione del Luogotenente non pare essere ancora la parola definitiva alla crisi. Nei giorni scorsi un gruppo di cavalieri si è rivolto al Papa per chiedere chiarimenti, temendo per la missione e la sovranità dell’Ordine. Alla vigilia del conclave di sabato, il Catholic World News ha dato conto di documenti che proverebbero il coinvolgimento di Boeselager nella distribuzione di anticoncezionali. Materiale non poi così esplosivo: lo stesso Boeselager ha da tempo rivelato di essere venuto a conoscenza della vicenda già nel 2013, sul finire del suo incarico come Grande Ospedaliere – da maggio 2014 è Gran Cancelliere –, e di avere lasciato risolvere la situazione al board del Malteser international, l’ente caritativo coinvolto che per dirimere l’affaire aveva predisposto un comitato etico presieduto dal vescovo di Troyes, Marc Stenger. Nel frattempo si infittiscono le ricostruzioni di anonimi Cavalieri sulla crisi esplosa in dicembre. L’ultima è pubblicata dal quindicinale americano tradizionalista The Remnant. Ne emerge un quadro a tinte forti, di uno scontro di potere tra cavalieri che fanno riferimento a Boeselager, sostenuti dalla potente e ricca Chiesa tedesca che avrebbe esercitato pressioni sulla Segreteria di Stato vaticana, e un gruppo fedele all’ex Gran Maestro britannico. Il tutto condito da presunti coinvolgimenti di alti prelati e diplomatici vaticani. Stando a Kath.net, il cardinale patrono Burke è preoccupato per quanto sta accadendo. Individua nello scandalo preservativi la radice delle difficoltà. Uno scandalo a suo dire occultato o comunque minimizzato, e questo “non è di buon auspicio per il rinnovamento dell’Ordine in conformità con la sua lunga tradizione, nobile e profondamente cattolica”.
L’IMPRESA DEL LUOGOTENENTE
In questo scenario è quindi cruciale il ruolo del Luogotenente appena eletto e il suo rapporto con il delegato del Papa, il sostituto di Stato, Becciu. Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto (qui il profilo biografico ufficiale e qui la gallery fotografica di Formiche.net) proviene da una famiglia aristocratica che da tempo ha forti legami con la Santa Sede. Il nonno Giuseppe è stato per quarant’anni direttore dell’Osservatore Romano. Il fratello, anche lui di nome Giuseppe, è presidente del Tribunale della Città del Vaticano. Una leggenda che gira Oltretevere racconta che fra’ Giacomo si occupasse del gatto di Ratzinger quando il cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede era fuori Roma.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.