GRYGIEL: ABBIAMO PASTORI CHE TACCIONO LA VERITÀ PER PAURA DEL PADRONE DI QUESTO MONDO
«[...] La situazione diventa pericolosa quando questo o quell'altro pastore, oppure arcipastore, cominciano a parlare della Parola di Dio come se esercitassero un potere su di Essa. Inginocchiati davanti al padrone di questo mondo, mettono disordine negli uomini. Subordinano la loro vita con Dio al proprio discernimento, come e fino a che punto li obblighi il Decalogo inciso dal dito di Dio nei loro cuori per la difesa dell'amore affidato al loro lavoro, come debbano comprendere la propria esperienza del bene e del male soprattutto alla luce dei loro condizionamenti storici.
Sostengono l'etica della situazione, che loro impongono alla gente, con le emozioni e con la compassione tollerante per motivi pastorali. Passano sotto silenzio “il dono di Dio” (Gv 4,10) che è la verità. Hanno paura di parlarne, poiché hanno paura che il padrone di questo mondo possa accusarli di violenza. Il loro linguaggio ambiguo e la loro non chiara praxis pastorale mi fanno pensare agli “utili idioti” (espressione di Lenin) che, pur non essendo comunisti, per colpa di una perfida stupidità facevano tutto perché il comunismo dominasse il mondo.
L'ambiguità del loro pensare e del loro fare indebolisce l'affidamento degli uomini a Cristo e, di conseguenza, l'affidamento alla verità della loro personale identità che si rivela nell'amore che Dio dà come nome a ogni persona nell'atto di crearla nella Sua Parola. In questo modo essi distruggono la cultura delle persone, poiché essa nasce proprio in questo amore ed è in esso che questa cultura apre l'uomo e le sue parole all'Amore di Dio.
Coloro che deformano l'amore che avviene nello spazio della differenza sessuale (Dio crea l'uomo uomo e donna), deformano l'amore che avviene nello spazio della differenza ontologica. Essi aprono una strada diretta all'ateismo, rompendo l'unità della giustizia e dell'amore, costituita sulla verità. Perciò l'amore degenera nella tolleranza che offende la persona, e la giustizia degenera nella più grande ingiustizia che nel nome dell' uguaglianza cancella le differenze tra le persone e in conseguenza deforma l'amo re che le persone si devono l'una all'altra [...]».
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