ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 26 giugno 2017

Non orate fratres

«Per lo Ius soli, preghiamo»


Che l’approvazione dello ius soli stia a cuore a settori importanti della Chiesa italiana è cosa, ormai, abbastanza nota. Lo prova un numero notevole di dichiarazioni, tra cui quella del presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti, che ha apertamente parlato di «provvedimento da sostenere e favorire». Certo, forse prima di schierarsi così apertamente alla Cei avrebbero dovuto pensarci bene, dal momento che non manca chi – sulla base di argomentazioni tutt’altro che polemiche – mette in luce come il disegno di legge (DDL S. 17) in discussione in queste settimane in Senato, volto a modificare la vigente Legge 91/1992, introducendo in Italia una forma temperata dello ius soli, sia iniziativa, in realtà, non rispettosa della Dottrina sociale della Chiesa.

Tuttavia, dato che la Cei, attraverso i suoi più autorevoli esponenti, ha preso una determinata posizione al riguardo, non resta che prenderne atto. Una simile constatazione non può però portare ad accettare che si arrivi, a Santa Messa, addirittura a pregare per lo Ius soli. Perché è esattamente questo che è successo, come racconta il quotidiano La Verità oggi in edicola. E’ accaduto alla chiesa di Bellaria Centro, parrocchia S. Cuore di Gesù, dove i fedeli, ieri mattina, si sono imbattuti in una preghiera dei fedeli che li ha lasciati di stucco. In particolare, il mio amico Francesco Giacopuzzi, da quelle parti in vacanza, non voleva infatti credere ai propri occhi ed è arrivato a fotografare il foglietto che, incredulo, si è trovato tra le mani, con una preghiera dei fedeli col seguente passaggio:
«Per coloro che ricoprono incarichi di governo e di responsabilità civili, perché si adoperino in tempi rapidi a far approvare la riforma sullo “ius soli”, consentendo ai giovani di origine straniera, nati o cresciuti nel nostro paese, di diventare cittadini italiani non solo di fatto, come già sono, ma anche per la legge. Preghiamo». Ora, che la preghiera dei fedeli risulti talvolta il momento meno ispirato della Santa Messa – riducendosi a concentrato di aria (quasi) fritta in luogo delle sentite intenzioni di orazione dei parrocchiani – non costituisce purtroppo una novità. Tuttavia, da qui a trasformare questo passaggio in un’invocazione affinché si approvi una determinata legge, francamente, ne passa. Anche perché, a ben vedere, non si ricordano precedenti.

O forse qualcuno rammenta una preghiera dei fedeli per l’approvazione di un disegno di legge X a favore delle famiglie numerose? O contro il divorzio breve, le unioni civili e il testamento biologico apripista dell’eutanasia? Niente di tutto questo, dato che – si dice – la Chiesa non fa politica. Benissimo. Ma perché allora, quando c’è di mezzo lo ius soli tanto caro al Pd, si scomoda persino la Santa Messa? Non sarà un po’ troppo? Non si starà perdendo completamente la bussola? Ha senso chiederselo tenendo presente che qui, evidentemente, il punto non è l’unità pastorale di Bellaria, bensì la piega presa da parti importanti del mondo cattolico, le quali oggi sembrano scambiare il Vangelo come vademecum dell’accoglienza dell’immigrato e Gesù come poverello migrante.
La realtà invece è ben diversa, a partire dal Presepe che – se si escludono i Magi – non rappresenta affatto l’incontro fra “culture diverse”, essendo popolato esclusivamente da ebrei. La stessa condizione di Gesù, analizzata storicamente, non pare quella di una persona socialmente svantaggiata dal momento che, ad un esame attento, «conoscenza delle lingue, abilità professionale, formazione intellettuale offrono un quadro personale sufficientemente delineato per considerare Gesù un imprenditore» (StoriaLibera, 2015; Vol.1:45-100). Questo significa che accogliere il forestiero o aiutare il povero non siano doveri cristiani? Certo che no, lo sono eccome. Ma l’approvazione dello ius soli, con tutto ciò, c’entra ben poco, anzi non c’entra nulla. E pare il caso, almeno durante la Messa, di evitare trovate a dir poco fuori luogo.

Il Cristianesimo è infatti qualcosa di troppo importante per essere ridotto a concentrato di buoni sentimenti, cosa che tantissimi fedeli hanno ancora ben chiaro ma che – incredibile ma vero – oggi sfugge ad un numero crescente di pastori. Anche la Cei, mi permetto di osservare, dovrebbe riflettere su questo, nella consapevolezza che se un cittadino – legittimamente, sia chiaro – è favorevole allo ius soli, all’accoglienza illimitata dei migranti, alla costruzione dello moschee e quant’altro, ha già un’opzione chiarissima e del tutto coerente dinnanzi a sé: farsi la tessera del Pd sostenendone il programma, candidandosi, organizzando convegni, cortei, manifestazioni. Tutte cose, lo si ribadisce, che in un regime democratico sono del tutto lecite. Ma il Vangelo e la Messa – fino a prova contraria – sono e restano una cosa diversa. Completamente diversa.
di Giuliano Guzzo

Ius soli, la maggioranza dice no In sei anni opinioni ribaltate

Nando Pagnoncelli 


Finora il tema degli stranieri è stato caratterizzato da una forte ambivalenza tra gli italiani. In generale infatti la loro presenza suscita preoccupazione perché sono giudicati troppo numerosi, gravano sui conti pubblici e competono con gli italiani nel mercato del lavoro. Per non parlare dei rischi per la sicurezza, non solo per gli episodi di microcriminalità (scippi, furti negli appartamenti, spaccio, ecc.) ma anche per la possibile presenza di terroristi. Tuttavia, spostando l’attenzione dalla percezione generale del fenomeno all’esperienza diretta e alle persone straniere con cui si hanno rapporti quotidianamente (dalla badante all’operaio, ai compagni di scuola dei propri figli o nipoti), le minacce paventate spariscono, gli atteggiamenti cambiano e risultano più orientati all’inclusione. Insomma, da un lato si registra una chiusura determinata dall’allarme sociale e dall’altro un’apertura favorita da una pacifica convivenza. Il sondaggio odierno sullo ius soli sembra segnare una discontinuità rispetto a questa contraddizione: infatti oltre la metà degli italiani (54%) è contraria al riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di immigrati stranieri nati nel nostro Paese, con almeno un genitore che abbia un permesso di soggiorno permanente in Italia, mentre il 44% si dichiara favorevole. Nell’arco di sei anni le opinioni si sono rovesciate: da un sondaggio Ipsos pubblicato nel 2011 emergeva che i favorevoli allo ius soli (71%) prevalevano nettamente sui contrari (27%).
Il tema è fortemente al centro del dibattito politico attuale e ha prodotto una netta polarizzazione delle opinioni. Gli elettori del Pd sono in larga misura favorevoli (78%) mentre tra quelli della Lega e di FI prevale nettamente la contrarietà (86%). L’elettorato del MoVimento 5 Stelle che, come noto, è più trasversale, presenta sensibilità diverse sulla questione e risulta più diviso: 58% i contrari allo ius soli a fronte del 42% di favorevoli. Ed è interessante soffermarci sulle differenze nei diversi segmenti sociali: i favorevoli prevalgono tra i più giovani (al di sotto dei 35 anni), tra i residenti nelle regioni del Nord Ovest, tra i laureati, i ceti dirigenti e impiegatizi, tra gli studenti e, sia pure di poco, tra le casalinghe. Mentre i contrari allo ius soli sono nettamente più presenti tra i commercianti, gli artigiani e i piccoli imprenditori, tra gli operai, i disoccupati e i pensionati. Inoltre, se analizziamo i credenti, coloro che hanno una partecipazione settimanale alla messa domenicale sono favorevoli allo ius soli, sia pure di poco, mentre chi ha una frequentazione meno assidua si dichiara nettamente contrario, nonostante la posizione da sempre assunta da papa Francesco sul tema dei migranti. L’ipotesi di riconoscere la cittadinanza a bambini e ragazzi figli di immigrati che abbiano frequentato per almeno cinque anni la scuola italiana modifica in parte gli atteggiamenti: in questo caso i favorevoli al riconoscimento della cittadinanza prevalgono sui contrari 51% a 47%, confermando la divisione nell’opinione pubblica. Divisione che si registra anche rispetto ad altre due questioni affrontate nel sondaggio odierno.
La prima riguarda la nostra cultura e le nostre tradizioni: la presenza degli immigrati rappresenta una minaccia per il 50% degli italiani mentre il 49% è di parere opposto, ritenendo il confronto tra le culture uno dei fattori di crescita del Paese. La seconda è una questione più complessa, di cui negli ultimi tempi si è iniziato a discutere e ha a che fare con aspetti economici e sociali, in particolare gli effetti positivi della presenza degli stranieri in termini di demografia (contrasta l’invecchiamento della popolazione), gettito fiscale e contributivo (contribuiscono al pagamento delle pensioni di molti italiani), crescita del Pil e dei consumi. In sintesi, la presenza degli stranieri è necessaria per il nostro Paese ma a questo proposito la maggioranza degli italiani (54%) si dichiara in disaccordo. Le opinioni sono influenzate dall’orientamento politico ma non solo. Sono soprattutto i ceti più in difficoltà, e le persone meno istruite e quelle meno giovani a mostrare atteggiamenti di maggiore chiusura, dettati da una forte preoccupazione. Il dibattito acceso, lo scambio di accuse tra «buonisti» e «cattivisti», come pure l’appello agli aspetti etici produce più una radicalizzazione delle posizioni piuttosto che un confronto. E in questo scenario la partita tra emozioni e paure da un lato contro razionalità e pragmatismo dall’altro è tutta a vantaggio delle prime.
Nando Pagnoncelli

Ius soli, acceleratore della sostituzione etnica


Nuovi Italiani

Domani si vota ai ballottaggi di 111 comuni, ma non è di questo che voglio parlare. Vada come vada, non posso fare a meno di notare che anche la scadenza elettorale delle amministrative serve a posticipare la votazione della legge sullo ius soli che molto probabilmente non ci sarà e ne verrà fatto un decreto. Magari un decreto balneare fatto scivolare lì quando la gente è al mare, le città sono nella morsa del caldo ecc. ecc.

Infatti solo dopo i ballottaggi il  governo non esclude di poter mettere la fiducia sul disegno di legge per lo ius soli, ma il voto sulla legge in Senato si terrà solo dopo i  secondi turni delle amministrative.  E’ questo l’intendimento che prende corpo tra Palazzo Chigi e il Nazareno, sede del Partito democratico. Il perché è presto detto: i Piddioti temono che sbilanciandosi troppo a favore dello ius soli fino a ottenere una dello loro maggioranze raccogliticce e truffaldine, gli elettori li avrebbero poi aspettati al varco ai ballottaggi, punendoli

I tempi sono maturi per l’approvazione dello Ius soli, aspettiamo da troppi anni questa legge”, ha spiegato il ministro Galletti del governo Gentiloni aggiungendo che “la risposta all’ostruzionismo non può che essere il voto di fiducia, sono le regole parlamentari. Presentare migliaia di emendamenti è ostruzionismo, mentre io davvero credo che i tempi siano maturi”.

Bene, anzi male! Teniamoci pronti per la mossa successiva: la raccolta di firme per il referendum quale atto di extrema ratio. 


Da quando esiste questo blog ho sempre messo in guardia contro lo ius soli. Non c'è bisogno di un esperto in antropologia né altre scienze umane per capire che non basta un pezzo di carta a far diventare italiani, persone provenienti da altri continenti, con altri problemi, culture, religioni a noi aliene. 


Ecco il parere del fu Giovanni Sartori fiorentino come Renzi ma contro Renzi: 

"Ma davvero vogliamo credere che bastino cinque anni alle elementari per fare un cittadino italiano? Per essere un cittadino italiano devo aver consapevolmente accettato il principio di separazione tra Stato e Chiese e aver rigettato il diritto teocratico o di Allah. Ma come si fa a dare la cittadinanza dopo cinque anni di scuola, senza distinguere se un bambino è islamico?"

E' irresponsabilità grave. Perché non solo già oggi non sappiamo dove mettere gli immigrati, visto che noi italiani abbiamo ripreso a partire per l'estero alla ricerca di un lavoro, ma concediamo loro tutti i diritti, compresi quelli di voto. E un giorno saranno la maggioranza anche in questo Paese, come ho appena scritto nel mio prossimo libro".


Ed ecco invece le 7 bugie sullo ius soli  svelateci punto per punto dal magistrato Alfredo Mantovano: 

http://www.ilgiornale.it/news/politica/dallintegrazione-calo-demografico-legge-senza-senso-1411477.html 

La legge che il PD con l'aiuto di altri cespugli di sinistra,  vuole imporre agli Italiani ha persino effetto retroattivo, cioè non solo verrebbe regalata la cittadinanza veloce  ai figli di stranieri che nascessero in Italia dopo la sua promulgazione, ma anche a chi è già nato.
Ne beneficerebbe da subito quasi un milione di immigrati, estranei alla nostra Patria, Storia, Tradizioni, Sangue, Cultura. Altro che "ius culturae", come vanno riempiendosi la bocca!

Calcoliamo poi 50/60 mila  tra quelli che ogni anno diventerebbero italiani senza esserlo.
Ovviamente per effetto di emulazione collettiva, sarebbero molti di più visto che l'Italia diventerebbe sempre più un ambìto approdo di clandestini che vorrebbero usufruirne.

Sarebbe nient'altro che una devastante azione di sostituzione etnica secondo quella  programmata e ordita nel testo di Kalergi "Praktischer Idealismus". Ovvero, la temuta distopia divenuta realtà.


Domani 111 comuni andranno al ballottaggio. Non mi faccio illusioni: alla fine vinceranno tutti e si considereranno tutti, l'ago della bilancia. Si faranno le alleanze più spregiudicate pur di ottenere qualche strapuntino 

Ma in questo momento io sono oltre le amministrative e penso a quando ci impachetteranno d'imperio e obtorto collo, la madre di tutte le iniquità: il loro diritto all'arrembaggio, una volta messo piede su suolo italiano.
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