ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 19 luglio 2017

Me alle coincidenze ci credo..

La guerra tra mondialismo e identità deflagra in Vaticano: sui migranti si sceglie l’ordine o il caos


Alle 12.45 di un caldo martedì di metà agosto, mentre l’Italia brucia tra roghi e polemiche, ecco che l’ANSA spara una notizia flash: “BERLINO, 18 LUG – Sono almeno 547 i bambini che, nel corso di decenni, hanno subito violenze nel coro del Duomo di Ratisbona. E’ il risultato emerso dal rapporto finale presentato dall’avvocato Ulrich Weber, e divulgato dai media tedeschi. Stando al documento, 500 bambini hanno subito violenze corporali, e 67 anche violenze sessuali. Secondo Weber 49 colpevoli sono stati identificati”. L’ennesima scandalo pedofilia, sembrerebbe a prima vista. Ma anche un non credente come me, sa che la Chiesa, finita la Guerra Fredda, rappresenta il nuovo Muro di Berlino, l’architrave che sta reggendo un equilibrio in divenire che ancora non ha un capo, né un ordine: è il ruolo di pontiere sommo e riconosciuto della Santa Sede, probabilmente, ad aver evitato finora che la corsa alla provocazione nel Baltico e, più in generale, ad Est, passasse dai war-games a qualcosa di più serio e irreparabile.

E, oggi più che mai, questo ruolo della Chiesa è riconosciuto e sottolineato in maniera molto politica. Cerco di spiegarmi, prima di tornare all’attualità. Sul finire di giugno, “La Stampa”, quotidiano molto vicino ai potenti corpi intermedi dell’amministrazione USA, pubblicava un cable dell’ambasciata USA in Vaticano, nel quale erano contenuti riferimenti alla Santa Sede molto ecumenici e rituali: “Nonostante la disparità delle dimensioni, le forme di governo, e le storie, noi siamo entrambe potenze globali, con interessi e influenza mondiale. Sotto molti punti di vista, la Santa Sede è unica al mondo nella sua capacità di perseguire la propria agenda. Ha relazioni diplomatiche con 180 paesi, seconda solo agli Usa”, si leggeva nella nota inviata al vice presidente Joe Biden, in vista della sua partecipazione all’ insediamento di Papa Francesco.

Di fatto, si presentavano il più piccolo Stato e la più antica democrazia del mondo come potenze paritarie. I cables, spediti subito dopo l’elezione, avevano citato “funzionari della Curia molto sorpresi e nervosi” per la scelta di Bergoglio. L’amministrazione Obama aveva avuto problemi con Benedetto, soprattutto sui temi della vita e sperava ora in una nuova relazione: “Oltre ad essere a cavallo tra il Nuovo e il Vecchio mondo, il Papa potrebbe anche fare da ponte tra l’ala conservatrice e quella moderata della Chiesa. Sulle questioni sociali è un conservatore “true-blue”, determinato oppositore di aborto, matrimoni gay, contraccezione”.

Dunque, gli USA guardavano con occhio particolarmente attento e interessato all’avvento di Papa Francesco, sottolineando i problemi di relazione vissuti durante gli anni di pontificato di Benedetto XVI, finito come tutti noi sappiamo. E rieccoci a Ratisbona, all’ultimo scandalo. “Le vittime – si legge nel nuovo rapporto sulla vicenda – hanno descritto i loro anni di scuola come una prigione, come l’inferno e come un campo di concentramento. Molti si ricordano di quegli anni come il periodo peggiore della sua vita, caratterizzato da paura e violenza”. Dopo le denunce degli anni scorsi, la diocesi ha iniziato a cooperare con l’inchiesta sugli abusi lo scorso anno e dovrà pagare un indennizzo di 20mila euro a ciascuna vittima, in maggioranza, alunni della terza e quarta elementare.

Il fratello del Papa emerito Benedetto XVI, Georg Ratzinger, è stato direttore del coro per trenta anni, tra il 1964 e il 1994. “Se fossi stato a conoscenza dell’eccesso di violenza utilizzato, avrei fatto qualcosa (…) Mi scuso con le vittime”, disse Georg Ratzinger in un’intervista del 2010 alla stampa tedesca, ammettendo comunque di aver anche lui dato qualche schiaffo durante i primi anni da direttore. Nella conferenza stampa, l’avvocato Weber ha attribuito a Georg Ratzinger la responsabilità di “aver chiuso gli occhi e non aver preso misure a riguardo”. Scrivi Georg, leggi Joseph. Perché, ovviamente, pur non avendo il Papa emerito alcuna responsabilità al riguardo, è ovvio che per il meccanismo dei media il suo nome viene accomunato a questa brutta vicenda, di cui – comunque – sappiamo per ora, tutto e niente.
Ma il richiamo al Papa è dato anche da un simbolismo molto netto: colpendo Ratisbona, si è colpita la lectio magistralis che proprio lì tenne l’allora Papa Benedetto XVI il 12 settembre del 2006 e dedicata al rapporto tra fede e ragione. All’epoca suscitò molto scandalo perché venne letta non solo come una difesa dell’Occidente quasi con toni da crociata ma, soprattutto, come un vero e proprio attacco all’islam e all’impossibilità di convivenza di quest’ultimo con la società europea, stante proprio l’assenza di aderenza ai principi di ragione della fede musulmana. La lectio si basava sul dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d’inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. Due i passi particolarmente osteggiati.

Il primo, quando l’imperatore si rivolgeva al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”. Secondo, quando si constata che “Dio non si compiace del sangue – dice l’imperatore -, non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia. Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire‚ di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte”. In soldoni, non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.
E chi non sta agendo secondo ragione, oggigiorno? Forse l’Islam nei confronti del mondo occidentale? O, forse, una parte dell’Occidente stessa, palesemente in modalità di faustiano suicidio attraverso le tentazioni mondialiste e, per quanto riguarda la Chiesa, millenaristiche e interreligiose? E’ forse agire contro ragione aprire aprioristicamente e totalmente le porte a migliaia di clandestini, destinati a diventare fulcro della società che sarà? Per capire meglio, basta andare indietro di pochi giorni. Lo scorso fine settimana, Joseph Ratzinger ha infatti scritto un messaggio per la morte del cardinale Joachim Meisner, suscitando polemiche e dubbi interpretativi fra i vaticanisti. Ecco la parte incriminata: “Ma la cosa che più mi ha commosso è che ha vissuto in questo ultimo periodo della sua vita.. sempre di più la certezza profonda che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se a volte la barca si è riempita fino quasi a capovolgersi…”. Ecco come due dei principali vaticanisti italiani hanno reagito a queste parole:

l’accusa è chiara, qualcuno sta utilizzando il Papa emerito e la sua autorità morale contro Papa Francesco e il suo modo di guidare la Santa Sede. “La barca riempita fino quasi a capovolgersi”: ovvero, il Vaticano sta facendo suo più di quanto rientri realmente nell’essere Chiesa, sta aprendo troppe porte e troppi viandanti. A troppi fuori linea. A troppi miscredenti. E a troppi migranti, forse, in analisi magari semplicistica ma schietta. Che l’esplosione così ad orologeria e repentina della scandalo Ratisbona sia la feroce e immediata replica a questo tweet? Ricordate, poi, come sempre in quei giorni, durante i quali si svolgeva il G20 di Amburgo, “La Repubblica” aprisse la propria prima pagina così,

ovvero una mega-intervista di Eugenio Scalfari, globalista doc con Papa Francesco, indirizzata proprio come appello-monito ai grandi della terra riuniti, nella quale uno era il punto: evitare la nascità di alleanza contro i migranti. Oltre ad “alleanze sbagliate”, come quella fra Bashar al-Assad e Vladimir Putin in Siria. Agenda globalista all’ennesima potenza. E come scordare la polemica fra monsignor Nunzio Galantino, capo della Cei e il cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano sul concetto di “aiutarli a casa loro”, stroncato dal primo e promosso dal secondo, proprio mentre la polemica in merito investiva Matteo Renzi e mezzo mondo politico italiano? Ieri, poi, altro durissimo attacco della CEI contro il governo per la decisione di far slittare all’autunno la legge sullo ius soli, definito dai vescovi “un salto di qualità benedetto”, mentre l’esecutivo veniva accusato per un “ritardo che dimostra come si preferiscono i giochi di partito e gli interessi di breve durata alle vere esigenze del Paese”.
Ora, al netto che quest’ultima definizione ci dimostri plasticamente quanto la CEI abbia il polso della nazione, ecco che oggi salta fuori questo:

di fatto, solo un sunto in 140 caratteri del duro attacco della presidente della Camera, Laura Boldrini, nel corso della cerimonia del Ventaglio alla Camera: rimandando il provvedimento, “alimentiamo rabbia, risentimento, senso di esclusione. Dunque mi auguro che il provvedimento sullo ius soli sia approvato entro la fine di questa legislatura. Perché è giusto e necessario. E rimandarlo sarebbe un torto, che come tutti i torti, non porta bene”. la Boldrini lancia anatemi? O, magari, sottili istigazioni a delinquere? Insomma, la terza carica dello Stato, in maniera decisamente irrituale, forza la mano e chiede che una legge per ora accantonata dal governo, venga ripriorizzata e ricalendarizzata in fretta, in modo da vedere la luce prima del voto dell’anno prossimo. CEI e Boldrini, fianco a fianco: l’ala modernista, sincretista e secolarizzata della Chiesa e il globalismo più laicista e sorosiano vanno a braccetto.

Mentre uno scandalo ad orologeria lancia un avvertimento di enorme impatto a Joseph Ratzinger e a suoi eventuali “atti di disturbo” in divenire, tanto che le voci di molti ex appartenenti al coro di Ratisbona parlano di “esagerazioni nelle denunce” ma vengono relegate nelle righe finali dei resoconti. I titoli sparano forte e chiaro in direzione Benedetto XVI. Il guanto di sfida pare lanciato e in maniera plateale, quasi un unicum per il Vaticano, solitamente regno del silenzio e del dietro le quinte (oltre che dell’impossibilità di compiere autopsie sul cadavere del Papa, il povero Albino Luciani docet, morto stranamente dopo 33 giorni di pontificato – 33, simbolismo chiaro – e qualche domanda di troppo sullo IOR). Questa volta, a quanto pare, la posta in palio vale anche un cambio di toni, al netto del pauperismo e del terzomondismo da concerto degli U2.

E una dichiarazione di guerra. Pensate ciò che volete ma l’unico, vero potere rimane la Santa Sede. Dove sta consumandosi un scontro senza esclusione di colpi. Tutto politico. Talmente politico e di potere da sembrare quasi blasfemo, persino a un senza fede come il sottoscritto. Ma se ben ci pensate, il “Grande Satana” del mondialismo è una Repubblica islamica, mentre il nuovo “Impero del male” gode del sostegno totale della Chiesa ortodossa. Qualcuno, forse, sta pensando a un’alleanza con la “Chiesa dei diritti”. O al suo controllo.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli
Di Mauro Bottarelli , il 73 Comment
Abusi sessuali Che coincidenze nell'inchiesta del coro
La pubblicazione del rapporto sulle presunte violenze ai cantori del coro di Ratisbona fa emergere 67 accuse di abusi sessuali. Ma i responsabili sono già morti da 30 anni. Però il dossier tira in ballo il fratello di Papa Ratzinger e la gestione del caso da parte di Muller quando era vescovo della città. Coincidenze, visto il clamore delle parole per Meisner di Benedetto XVI e il ben servito dato a Muller. 


Me, come direbbe Carlotta, la figlia Pasionaria di Guareschi, alle coincidenze ci credo. E tanto più se vengono da un Paese preciso e al di sopra di ogni sospetto come la Germania. Così, quando ho letto che "finalmente" è stato pubblicato il rapporto sulle violenze compiute sui passerotti del coro del Duomo di Ratisbona.

E’ vero che parliamo di 547 episodi, spalmati nell’arco di circa mezzo secolo, e di cui per fortuna o grazie a Dio, come preferite, solamente 67 riguardano abusi sessuali. Gli altri rientrano in una pedagogia che adesso farebbe inorridire e intaserebbe Telefono Azzurro; ma all’epoca era diffusa. Dare una sberla a un allievo testone, o eccessivamente indisciplinato, era la norma; e nessun genitore avrebbe armato una protesta per una sberla. Io mi ricordo – nella regal Torino degli anni ’50, scuola elementare Federico Sclopis, via del Carmine, di essere stato messo dietro la lavagna in punizione per non ricordo quale reato. E qualche scappellotto l’ho visto volare.

Ben più gravi gli abusi sessuali: e bene ha fatto la Chiesa tedesca a voler mettere un punto finale alla vicenda, con una sua inchiesta, affidata a un responsabile esterno. Quarantanove persone sono state identificate; i due principali responsabili sono morti da una trentina d'anni. I reati sono comunque prescritti. Le vittime riceveranno un compenso-rimborso di ventimila euro ciascuno.

E a questo punto cominciano le coincidenze. Il destino ha voluto che il rapporto tirasse in causa Georg Ratzinger, il fratello maggiore di Joseph, che per molti anni è stato il Direttore del Coro dei “Passeri del Duomo”. Georg ha diretto il corso per trent’anni, dal1964 al 1994. In un’intervista di sette anni fa ammise qualche schiaffo nei primi anni di incarico. "Se fossi stato a conoscenza dell'eccesso di violenza utilizzato, avrei fatto qualcosa (...) Mi scuso con le vittime", disse. Nella conferenza stampa l'avvocato Weber ha attribuito a Georg Ratzinger la responsabilità di "aver chiuso gli occhi e non aver preso misure a riguardo".

Certo la coincidenza è che il rapporto coincide temporalmente con il messaggio di Benedetto XVI per le esequie del card. Meisner. Un messaggio in cui come sappiamo si è voluto vedere da parte di qualcuno una critica alla situazione della Chiesa, e ai pastori che non lottano contro la dittatura dello spirito del tempo, e di cui la Chiesa tedesca certo non difetta. E poi ce n’è anche per Müller, nel rapporto. Gerhard Ludwig Müller era vescovo di Ratisbona nel 2010. Il rapporto critica la sua gestione, rimproverandogli in particolare la mancanza di dialogo con le presunte vittime. Povero Müller! Non gli è bastata la pedata nel sedere del Pontefice, e dover cercare, passato il primo bruciore (vedi l’intervista al Passauer Neue Presse) di far finta di niente, e che il Pontefice gli vuole bene. Adesso anche quest’altra cosina simpatica dalla natia Germania, dove, come si sa, è popolarissimo presso i confratelli.

Nel frattempo è stata annunciata la nomina del segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non, come qualcuno si aspettava, il Segretario aggiunto, l’arcivescovo americano Agostino Dinoia. Ma il sottosegretario, mons. Giacomo Morandi, l’uomo collocato nella ratzingeriana e muelleriana congregazione un anno e mezzo fa. Una carriera ben rapida. E’ proprio nato sotto una buona Stella. Quella di Beniamino, Prefetto della Congregazione per il Clero, il grande regista curiale del Pontefice. Tutte coincidenze.
di Marco Tosatti19-07-2017


PER BENEDETTO XVI UNA STRANA SORTA DI COINCIDENZA, UNO SCANDALO A OROLOGERIA….
Nonostante ciò che alcune persone potrebbero dire, non siamo nel campo del traffico di teorie di cospirazione. (Sebbene tu voglia una buona risata, controlla questa interpretazione di Bon Iver di alcune scelte preferite dal re di cospirazione Alex Jones. Non riesco a smettere di guardarlo.)
Tuttavia, lasciatemi allineare alcuni punti per voi e vedremo se emerge un’immagine.
Sabato, il Pontefice Benedetto XVI ha letto un messaggio a chi si è riunito al funerale del  cardinale Meisner. In esso, ha detto qualcosa che ha attirato molta attenzione:
Ciò che mi ha colpito particolarmente dalle mie ultime conversazioni con il Cardinale ormai passato era la allegria allegra, la gioia interiore e la fiducia alla quale era arrivato. Sappiamo che questo pastore e pastore appassionato ha trovato difficoltà a lasciare il suo posto, soprattutto in un momento in cui la Chiesa si trova in un bisogno particolarmente urgente di convincenti pastori che possono resistere alla dittatura dello spirito dell’epoca e che vivono e pensano la fede Con determinazione. Tuttavia, ciò che mi ha spinto più è stato che, in quest’ultimo periodo della sua vita, ha imparato a lasciare andare e vivere da una profonda convinzione che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se [a volte] la barca ha preso Su tanta acqua che sia sull’orlo della rovesciatura.
Alcuni oratori tedeschi da allora hanno sottolineato che l’ultima frase era leggermente più condizionale della nostra traduzione. Che la parola “a volte” dovrebbe apparire prima de”la barca”, come l’ho inserita tra parentesi. Ma questo è una distinzione senza alcuna differenza. Come molti altri, ho avuto un’impressione chiara quando leggevo questo messaggio, che l’ex papa stava lampeggiando un messaggio nel codice Morse – forse inconsciamente, forse intenzionalmente, ma un messaggio comunque.
Quando l’ho letto, il mio primo pensiero è stato: “Parla di se stesso qui. Che egli stesso si vede  come un “pastore appassionato e pastore che ha difficoltà a lasciare il suo posto” ma che “ha imparato a lasciar andare e vivere da una profonda convinzione che il Signore non abbandona la sua Chiesa”.
Anche se la barca sembra che sta per andare sotto.
Se si tratti di un’autovalutazione o di una riflessione proprio sul suo amico defunto in Germania, è più difficile  non  leggere in questo una critica di come la Chiesa viene gestita oggi, piuttosto che vedere come esattamente quella . Questa nozione assume un significato più profondo quando ricordiamo di aver raccontato ai cinque nuovi cardinali appena settimane fa – piuttosto criptica – che “il Signore vince alla fine”.
Non è una sorpresa che tutti parlano di questi commenti. E non è anche una sorpresa che il segretario personale dell’ex papa, l’arcivescovo Georg Gänswein, sia ora comparso per negare che esista un tale significato nelle parole di Benedetto [traduzione di Google con un po ‘di lucidatura da parte mia]:
“Nonsense”, ha detto Monsignor Georg Gänswein, “il papa emerito è stato deliberatamente manipolato; Con quella frase non si riferiva a nulla di specifico, ma parlava oggi della situazione della Chiesa come in passato come una barca che non naviga in acque calme. Anche Francesco dice questo. Capisco che questo può dare origine a allusioni o false impressioni, ma dietro queste parole non c’è attacco. “
Gänswein ha anche respinto le rivendicazioni, riscontrate in alcuni dei quartieri più sbilanciati di Internet, che il papa emerito non ha scritto le proprie parole. “Scrisse il messaggio da solo”, disse Gänswein, dalla “prima all’ultima lettera in mano sua e nessuno lo ha aiutato”.
Ma chiaramente, l’impressione che ha dato la sua dichiarazione è quasi universale. Molti, molti cattolici hanno visto i commenti come un tiro attraverso l’arco. Come uomo costretto ad una posizione di compromesso disperata ha comunicato che le cose nella Chiesa non sono così buone, a suo avviso, ha dato l’impressione pubblica che crede che sia così.
Forse per questo mi sembra stranamente strano che proprio oggi – tre giorni dopo che i commenti del papa iniziarono la loro diffusione virale di Internet – è emersa una nuova relazione sul presunto abuso di membri del coro dei ragazzi Regensburger Domspatzen in Germania, Di cui Georg Ratzinger, il fratello maggiore di 93 anni dell’ex papa, ha servito da capo per 30 anni. La relazione emessa nel 2016 ha affermato 231 vittime; La nuova storia afferma  almeno  547 vittime. Le accuse di abuso iniziale sono emerse nel 2010.
Ora, ovviamente, è probabilmente solo una coincidenza. Chiaramente, l’inchiesta è stata in corso per la maggior parte di un decennio. Forse questa nuova relazione era prevista per la fine di questa settimana. Ma il timing è certamente interessante: un ex papa parla in un modo che il mondo interpreta come critica di un pontificato noto per il suo stile autocratico e controllante, guidato da un papa, un papa noto come uno che mantiene e stabilisce i punteggi, e entro tre giorni esce  una notizia internazionale che coinvolge il suo fratello maggiore in uno scandalo di abusi sessuali sta facendo i titoli in tutto il mondo.
Se nessuno utilizza questo fatto come strumento per esercitare la pressione sull’ex papa perché rimanga in silenzio, allora le probabilità sono semplicemente affascinanti. Fai di questo ragionamento quello che vuoi.
da OnePeterFive, 18 luglio 2017, Steve SkojecMATER ECCL. 3

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