IL PAPA DELL’ASSUNZIONE DI FATIMA (2)
IL PAPA DEL SANTO ROSARIO
Nell’illustrare le mirabili e, a prima vista, non immaginabili, incredibili coincidenze tra il Papa e Fatima, longa adhuc restat via; e quando uno creda di averla percorsa, sempre longa adhuc restat via; onde correre è d’uopo, e contentarsi di prelibare, e di scegliere fior da fiore. Coincidenza sesta. Quale è la sesta? Dicemmo, raccolta dalle labbra Mariane, la necessità d ella preghiera; l’urgenza della penitenza; l’invito ai peccatori: convertitevi! e quello che or ora abbiamo visto come contenuto dell’Anno Ma due cose altresì, vogliamo raccogliere dagli accenti Mariani: le più belle e le più salutari. L’una, conosciuta da sette secoli e rimasta nella pia costumanza cristiana alla guisa di un sacramentale; l’altra, non nuova essa pure, ma di tarda cognizione; e per i1 costante ed universale ed imperdonabile oblìo in cui era caduta, quasi sconosciuta, e certamente negletta!
Il Rosario, la prima cosa; il Cuore Immacolato di Maria, la seconda. Con l’una un ricordo volle ridestarci Maria, quasi ad immemori e non adeguati estimatori. Il Rosario è qua e là praticato, ma non sempre come preghiera familiare; e meno ancora quotidiana, essendo questa una caratteristica di ben poche, e sempre più poche famiglie. – Col ricordo, uno sprone; e con lo sprone, un velato, tenero, materno rimprovero. Con l’altra, Maria ci dà un annunzio: ci porta, da parte del Figlio, un messaggio, e sempre da parte del Figlio, ci svela, sì, un segreto, e ci trasmette un desiderio. Desiderio di un Dio, manifestatoci dalla sua Madre; qual comando maggiore?
IL PAPA DEL CUORE IMMACOLATO
Questo, il Rosario; ma il segreto di Maria che io dissi in Fatima svelato, quale fu? E quale fu l’ordine divino che, collegato alla rivelazione di Fatima, la Madre di Dio si compiacque comunicare?
Il Cuore Immacolato! La devozione al Cuore suo Immacolato! La necessità della consacrazione, del mondo e di quanti, famiglie o individui, il mondo compongono, al benedetto Cuore suo Immacolato! – Coll’insistenza che usò per il Rosario, e con non minore chiarezza e con non meno appassionato animo, inculcò allora Maria, premurosa dell’onore del Figlio, e della salute del mondo, la consacrazione al suo Cuore Immacolato, e la inculcò, non come volere suo, ma come volere del Figlio, e come rifugio supremo alle ormai sventuratissime genti e come certissimo mezzo per ovviare agli accresciuti mali della terra, e segnatamente allo ormai sempre minaccioso, sempre universale e sempre incombente flagello: la guerra! Il segreto, il segreto di Dio, era in realtà cosa conosciuta, ma anche essa sventuratamente obliata, o, come dicemmo, negletta. Appena cenni nella Liturgia. Appena il nome in qualche Istituto Religioso, dei più amanti di scrutarne gli inesplorati abissi delle bellezze del brillante infinito di Maria. Appena il passo, il più deciso, del Santo Antonio Claret, e di qualche altro conservo di Dio, nello scrivere sul glorioso Istituto: « Figli del Cuore Immacolato di Maria ». Per chiamare attenzione ed amore, tali, quali la Madre di Dio meritavasi, sul centro sensibile della sua Immacolatezza, fu d’uopo che il Figlio disponesse l’apparizione più bella, più ingenua, più familiare, più apertamente premurosa della sua Grande Madre, e che suscitasse ed anzi comandasse, e di Persona, la venerazione, la devozione, l’affetto a quel Suo e nostro Tesoro, che, sebbene ignorato prima o non curato, fu sempre alla nostra mano e sempre al tempo stesso, nel cielo; tesoro per il cui oggetto, la conquista dei cuori, tanto il mondo si affanna e sospira; tesoro che, più che l’oro e le pietre preziose, avvince e colma il nostro cuore, come affetto di madre. Si svegli pertanto il mondo a riconoscere, a bramare, a guadagnarlo tutto, il tesoro svelato, e sappia il mondo che, più prezioso del Cuore di Maria, non ci ha dato Iddio tesoro nessuno; e sembrò anzi non volere offuscarlo con troppa luce, giacché se al genere umano largì pubblicamente Maria e la sua Immacolata Concezione, la bellezza invece e il pregio della Immacolatezza li nascose tutti nel Cuore, in quel Cuore che nel purissimo Corpo, dopo l’anima, è la sede ed è la luce, ed è l’incanto della candidezza onnimoda della Madre di Dio. Sì; « Il Figlio vuole la devozione e vuole la consacrazione al mio Cuore Immacolato » disse Maria. – Il Figlio lo vuole; e la Madre lo annunzia. Non era della Madre il volerlo: era del Figlio! Era invece della Madre il commendarlo, perché ama il Figlio e perché ama i figli, ai quali vuole schiudere la nuova inesauribile fonte. Mediatore è del Padre il Figlio. Ma mediatrice e del Padre e del Mediatore Figlio, è la Madre. Così in Cana, principio dei miracoli della vita Pubblica; e così in Fatima, inizio dei più grandi miracoli dell’era Mariana, che ha per fonte un cuore: il Cuore Immacolato! Grazie, o inclita Deipara, grazie dal fondo dei nostri poveri, miseri, macchiati cuori: grazie. Noi, si, diciamo grazie, perché mercé vostra, noi torniamo alla conoscenza ed al pregio di quel Cuore, nel quale conservate tutte le gesta della Redenzione, alla guisa di ogni madre terrena, che, nel cuore suo, custodisce ogni opera, ogni affetto, ogni anelito del figlio. Ma dal vostro cuore sono passati alle mani, alla voce, alla sollecitudine del Vicario di Cristo, il gradimento, il desiderio, il comando, svelatici da Voi, o celeste Ambasciatrice; ed ecco perché il Papa, fin dal 1942, nel messaggio del 31 ottobre, tutto il mondo, Egli Capo e rappresentante del mondo, consacrò al Cuore di Maria Immacolato. – Era il secondo anno della più crudele delle guerre. Era il 25° del suo Augusto pieno Sacerdozio. Era il momento in cui più viva veniva dilatandosi l’eco delle esortazioni Mariane di Fatima; era, infine, il momento in cui universalmente era sospirato un celeste rimedio ai crescenti strazi della umanità. Quale migliore consiglio, quale più dolce balsamo, che consacrare il mondo a quel Cuore? Ed ecco perché il Pontefice, non pago di averlo fatto in uno storico messaggio, non tardò, come non si tarda negli affari che più stanno a cuore, a ripetere, e non col solo scritto o con la sola diffusione della Radio, ma in persona, con la sua presenza e con la sua Augusta voce, la consacrazione del genere umano, e, più da vicino, della sua diocesi Romana, datagli da Dio, e del Romano popolo, in mezzo al quale era nato, al Cuore Immacolato di Maria. Io ero presente l’8 dicembre del 1942. Era il giorno dell’Immacolata; e giorno dell’Immacolata vuol dire giorno, più che di altro, del Cuore Immacolato di Maria. Quale tenerezza nel Papa, in atto così paterno e commovente! Quale attenzione e quale unione nel popolo di Roma! Quali propositi in ogni cuore della capitale del mondo cattolico, che, con la preghiera pronunziata dal Papa e con l’offerta dei cuori dal Papa presentata, si sentiva legato, cuore a cuore, con la Madre celeste, e ne riceveva garanzia, pegno e gioia per sentirsi sicuro! Grazie; ancora una volta, grazie, o Maria, di averci svelato, e non solo, svelato, ma comandato, l’inestimabile segreto! E grazie per averlo voluto non solo pronunziare colle Vostre celesti labbra, ma metterlo nella parola, nell’opera nelle disposizioni del Vicario di Gesù! Grazie! voi ci avete confidata, permettetemi di così dire, la vostra debolezza per noi e quella del Figlio vostro per conseguire il nostro amore. Presa da questo lato, la fortezza si espugna.
FATIMA E IL DOGMA DELL’ASSUNZIONE
Se questo fu un ulteriore legame, e siamo già al settimo, tra il Papa Pio XII e la Madonna di Fatima, un altro ancora, il più divino e possente, Fatima ne fornì al suo gran Papa: l’Assunta. L’Assunta legata con Fatima? Il Papa operò dunque in relazione con Fatima definendo l’Assunta? Certamente, e nella guisa più intima. – L’Assunta, il domma dell’Assunta, la gloria di Maria come Assunta, la gioia nostra per l’Assunta, trovansi equidistanti tra il domma dell’Immacolata Concezione e l’Apparizione di Fatima. Equidistante, in ordine alla Concezione Immacolata, poiché se Maria fu Assunta in cielo, in anima e in corpo, tanto miracolo segue necessariamente all’essere Essa la Immacolata Madre di Dio! Onde questa unica fortuna, era voluta, o, come oggi suol dirsi, reclamata, dall’essere, Maria, Immacolata. – Equidistante da Fatima, perché dall’averci Essa svelato essere desiderio, del Divin Figlio che si instauri tra i fedeli la devozione al Cuore Immacolato di Maria, e che al medesimo si consacrino la Chiesa, il fede1e le Nazioni, non dovremo noi dedurre che questo concetto e questo invito hanno richiamato potentemente il pensiero della Chiesa e del Papa alla ininterrotta credenza dell’Assunzione di Maria in cielo anche col Cuore, ed alla opportunità e convenienza di corrispondere alla degnazione ed alla indicazione di Nostro Signore Gesù Cristo e di Maria, col proporre, il Papa, a Sé stesso come Vicario di Cristo, di contraccambiare la degnazione con l’omaggio, e col cogliere il gran momento del terminare dell’Anno Santo, quale anno di penitenza inculcata da Fatima, per portare a definizione il domma già in ogni dove dalla Chiesa professato, e per utilizzare per la prima volta, dopo il Concilio Vaticano, ed onore di M a ria, privilegio Pontificio della definita infallibilità nella fede e nei costumi? – Piace dunque pensare piamente che alla superiore mente del Sommo Pontefice, mentre fu grato l’invito partito da Fatima, di onorare il Cuore Immacolato, sia anche da Fatima sorta la riflessione: lasceremo dunque, oltre questa propizia circostanza e dopo questa celeste e miracolosa esaltazione e segnalazione, che di quel Cuore, che si propone a culto, a devozione, a consacrazione, possa ormai alcuno opinare, senza mancare alla integrità della fede, essere esso soggiaciuto alla corruzione, e non debba piuttosto fermamente credere che trovasi assunto, Cuore di Madre con Cuore di Figlio, là dove il Figlio trovasi asceso? Questo, ben a ragione, dice Fatima: e con questo, Fatima apre il cammino al primo novembre del 1950. – Dall’anima al Corpo, ambedue senza macchia di origine, è breve il passo. Dall’invito di Cristo e di Maria, alla deliberazione del Pontefice, è ancora più breve. Aperta dunque e spontanea appare la via che da Fatima fino al Papa conduce, a dare forma dommatica alla conseguenza teologica del Cuore Immacolato, infondere la divina e ben pensabile ispirazione di dichiarare come esplicita e di fede, sulla fronte di Maria, quella corona che il popolo, nella infallibile tradizione della Santa Chiesa piamente sempre le attribuì, e della quale Fatima indicò la radice ed il merito primo, il Cuore Immacolato! Siamo dunque a quell’immortale, incomparabile, insuperabile primo di Novembre: festa di tutti i Santi; festa della più bella grazia dell’Anno Santo; festa della Regina del Cielo, dei Santi, dell’Anno Santo! E si apprende, con congrua anteriorità, che il Papa si è proposta una cosa grave ed insolita: il primo uso ufficiale e solenne del privilegio della Infallibilità. Infallibilità come concessione e come privilegio di Cristo, alla persona del suo Vicario; ed Infallibilità, come definita per il solo Vicario di Cristo, dal Concilio Vaticano. Imperocché, a chi spetta, secondo la dottrina cattolica, l’infallibilità promessa da Cristo alla Chiesa ed al suo Vicario? Alla Chiesa, sì, ma col suo Vicario; già lo dicemmo. Al Concilio, sì, con chi lo autorizza, con chi lo presiede, con chi lo approva: il Vicario di Cristo. Ma anche e specialmente e personalmente al Vicario medesimo, non dipendente, non condizionata, non ratificata dal Concilio o dalla Chiesa. Per lo contrario; ad esso solo: Tibi dabo! Rogavi prò Te! Non deficiet fides Tua! Pertanto non solo il Papa vagheggia la grande Idea: ma si decide. Prima, per altro, usa ogni presidio che la prudenza, divina ed umana, e le responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi ai fedeli richiedono. Ricerche, studi, meditazioni consultazioni, preghiere. Preghiere soprattutto. E giunge, giunge davvero, e pare un sogno, e giunge con tutto l’Episcopato, con innumeri fedeli, con pellegrini che si accalcano come incessanti onde di mare; giunge bramato come il Natale, come la Pasqua; giunge come quel giorno dell’8 Dicembre del 1854 auspicato fin dal concepimento immacolato della Figlia di Anna e Gioacchino; giunge il giorno della definizione dell’Assunta; della glorificazione, celeste e massima, sulla terra, della Madre di Dio; del nuovo riflesso sul mondo, di quella festa in descrivibile, quale fu nel cielo l’Assunzione vera. Noi la acclamiamo; il Cielo la feci e lo a testinone della universale esultanza di quel dì, ed anche ad artefice delle divine bellezze di quel dì! Divine bellezze; perché, chi potrà mai dare, a chi non fu presente, a chi tra i posteri leggerà, una pallida idea di quella giornata celeste! Primo Novembre! ma che cosa vide mai il Novembre di più bello? E che cosa videro mai di più mirabile i trecento sessantaquattro rimanenti giorni dell’anno? – Oh, sole! Oh, so1e di Dio! Oh, sole di Maria! Oh, sole di cui, in verità, si vide essere vestita Maria! Oh, sole, somigliando al quale, avanzò Maria ed avanzò su di noi Maria: processit sicut sui; essa che, unica, può procedere, incedere, stupire con tanto splendore, da apparire solo con ciò Madre di Dio; Incessa pulii il Dea! Ella che tanto è bella quanto non può mai esserlo neppure il Re degli astri, anche quando questo bellissimo Re vuole inchinarsi alla Regina del Cielo e della terra e sua per farle omaggio di bellezza! Cielo e terra quando mai foste così d’accordo? Orazio, dalle sublimi Odi romane, avrei io voluto vederlo, assistere a quel divinissimo istante! Allora, non avrebbe cantato: oh, sole! che tu non possa mai vedere cosa più grande di Roma! Voto, augurio e sogno solo dell’affetto! Ma avrebbe cantato: Oh, sole! ed, oh, Roma: voi non vedrete mai cosa più grande di Roma, in quel giorno, né giorno più grande di quel giorno! cosa non di sogno, né di effetto, ma di realtà, l’unica più splendida realtà del così bel sole di Roma! E la parola del Papa! E la comunicazione, che tutti, non solo intendevamo, ma scorgevamo, tra il Papa che definiva e Dio che lo assisteva! E la figura di Maria, che non cessò di essere fissa e dipinta in ogni occhio, come la Regina Assunta, incoronata, proclamata inscindibilmente dispensatrice, in cielo ed in terra, delle grazie ai mortali! E il plauso della sterminata moltitudine! E il pianto della commozione più cocente! E i canti; ed anzi il canto, unico canto di infinite, non voci, ma anime, del risonante per tutta la immensa Piazza Te Deum Laudamus.
IL MIRACOLO DEL SOLE
Ma passiamo alla nona nota: la nona relazione di Fatima col Papa! Quante note, quanti rapporti, quanti legami! E più sarebbero di quanti noi ne accenniamo! E tutti, i più veri! – Ma uno mi sta più che mai a cuore rilevare qui; come, d’altronde, lo rilevai, e dinanzi a moltitudine estatica nel gran giorno della chiusura ufficiale dell’Anno Santo in Fatima, ed alla guisa stessa, con cui, presso il Trono del Cuore Immacolato di Maria di Fatima, io stimai di poterlo rilevare e rivelare: a titolo, cioè, esclusivamente mio, ed assumendo io stesso, io solo, e nella maniera più ampia, ogni possibile non pure responsabilità, ma apprezzamento e commento; il miracolo, voglio dire, del sole di Fatima, nel giorno ultimo delle celesti apparizioni, 13 ottobre 1917; miracolo ripetuto, rinnovato, e, sono per dire, accresciuto, e vedrete il perché, in Roma agli occhi del Papa, nella sua Sede Vaticana! A chi sfuggirà mai, l’immenso, superiore significato di tanto prodigio? In quei giorni? Nelle circostanze della definita Assunzione non solo dell’anima, ma altresì del corpo e del Cuore Immacolato di Maria Santissima, al Cielo: quando Maria, insieme al prodigio, di null’altro parlò con più calore come del Cuore Suo, Cuore Immacolato e Cuore vero nel Cielo? – Era nel giorni della definizione; ed in uno essi, in un incontro, per adunanze ufficiali, con Sua Santità, la Santità Sua, visibilmente commossa, si degnò confidarmi: « Ieri ho visto un portento, che mi ha profondamente impressionate » – E mi raccontò come avesse visto il sole, in quella forma, con quei prodigi, in quella apocalittica convulsione, con cui noi sappiamo che si esibì a trentamila persone in Fatima! – Il sole, chi potrebbe descrivere quale fosse! solo ripetere le auguste parole? – Io rimasi attonito, muto, trasumanato! Era la prima volta che io sentiva e quasi vedeva parlare un redivivo: l’ispirato di Palmas Evangelista! E il Pontefice, tanto commosso e tanto colpito, come non lo vidi mai. – Scorsero i giorni; ed io passai ad altri pensieri; ma non dimenticando; ruminando al sempre il celeste, e giammai né visto, né cantato né immaginato segno. – Volgeva intanto al termine il secondo Anno Santo; quello universale; e si approssimava la solennità della chiusura, insieme a questo quesito: dove sarà chiuso? Ma non, per la verità, insieme all’altro: Chi sarà delegato a chiuderlo? E allora si degnò il Papa inviarmi un alto Prelato della sua Segreteria di Stato, per dirmi che Sua Santità mi affidava, se così fosse di mio piacimento, l’Augusta Missione di presiedere, quale Suo Legato a Latere, la solenne chiusura, e questa, nel Santuario di Fatima. Per la Madonna, per il Papa, per Fatima, per il Portogallo, accettai, e con riconoscenza. Sennonché, meditando io sui prodigiosi avvenimenti del 1917 in Fatima, e studiando il fenomeno e miracolo, nuovo nella storia del mondo e della Chiesa, del sole, col quale piacque a Maria Santissima dare la promessa conferma delle sue celesti rivelazioni ai tre bambini ed a tutta la moltitudine per tanto annunzio adunatasi in Fatima, io mi sovvenni della Augusta conversazione, che Sua Santità si era degnata tenermi; e subito pensai che il complemento, ed anzi l’ampliamento di quel miracolo, ripetuto agli occhi del Vicario stesso di Cristo, e rinnovato nelle circostanze rilevantissime a me confidate, non fosse da tenere occulto; occorresse, invece, darne la notizia ai fedeli, ai devoti, ai figli tutti di Maria, a conforto e d’incoraggiamento, di loro e del mondo, ed anche in ottemperanza alle parole del Vangelo; “Videant, et glorificent Deum”! – Via, non potendo e non volendo osare tanto per solo mio avviso, io mi permisi, in un giorno di sovrana udienza, la filiale domanda: Perdoni, Santo Padre; in che giorno accadde quel prodigio di cui Vostra Santità si degnò parlarmi? « No, no, non dire nulla », mi rispose il Papa. Sì; ripresi io; non dire nulla per sola vanità. Ma, se per la gloria di Dio? E, se per la gloria di Maria? E se per il bene delle anime? Tacere, allora, un prodigio, che Iddio ha operato per la sua gloria? Sua Santità rimase pensoso. Evidentemente assai le costava, specie per la sua fin troppo nota, abituale, delicatissima modestia ed umiltà, di autorizzare, sia pure condiscendendo, la manifestazione di un segreto, che, se di vera gloria a Dio ed a Maria, toccava non di meno così da vicino la sua Augusta Persona. – Ma, alla fine, cessò di opporsi. E tacque; e col tacere, lasciò che io agissi, secondo la possibile prudenza inseparabile della mia missione. Ed io lo ringraziai, assicurando che sarei stato fedele a Dio, alla Vergine ed a Lui, e che non avrei ecceduto i limiti di una mia, più che privata, apertura. Questa apertura io voglio oggi, a distanza di due anni e poiché mi consta essere stata quella mia rivelazione la fonte di un immenso bene e di consolantissima soddisfazione per le anime (e me ne dava anche recente conferma un Ambasciatore presso la Santa Sede, che nella sua lontanissima Nazione ne aveva raccolto le prove), questa io voglio consegnare in questo scritto, che, al solo scopo di apportare qualche bene alle anime, da anime rette e pie mi è stato richiesto; ed umilmente prego il Cuore Immacolato, perché si degni indirizzarlo, tutto, quanto è, a gloria Sua e dell’amato Pontefice. In qual giorno dunque ed in qual forma si produsse agli occhi del Papa questo portentosissimo fenomeno? Era il 30 ottobre 1950 — Egli mi narrò — antivigilia del giorno, da tutto il mondo cattolico atteso con tanta ansia, della solenne definizione dell’Assunzione in cielo di Maria Santissima. Verso le ore 4 pom., facevo la consueta passeggiata nei giardini Vaticani, leggendo e studiando come di solito, varie carte di ufficio. Salivo dal piazzale della Madonna di Lourdes verso la sommità della collina, nel viale di destra che costeggia il muraglione di cinta. A un certo momento, avendo sollevato gli occhi dai fogli che avevo in mano, fui colpito da un fenomeno, mai fino allora da me veduto. Il sole, che era ancora abbastanza alto, appariva come un globo opaco giallognolo, circondato tutto intorno da un cerchio luminoso, che però non impediva in alcun modo di fissare attentamente il sole, senza riceverne la minima molestia. Una leggerissima nuvoletta si trovava davanti. Il globo opaco si muoveva all’esterno leggermente, sia girando, sia spostandosi da sinistra a destra e viceversa. Ma nell’interno del globo si vedevano con tutta chiarezza e senza interruzione fortissimi movimenti. Lo stesso fenomeno si ripeté il giorno seguente, 31 ottobre, e il 1° novembre, giorno della definizione; poi l’8 novembre, ottava della stessa solennità. Quindi non più. Varie volte cercai negli altri giorni, alla stessa ora, e in condizioni atmosferiche eguali o assai simili, di guardare il sole per vedere se appariva il medesimo fenomeno, ma invano; non potei fissare il sole nemmeno un istante, rimanendo subito la vista abbagliata. Questa è, in brevi e semplici termini, la pura verità. – Quattro volte pertanto; e sempre e tutto nel periodo della definizione del Domma dell’Assunzione di Maria; ed una di quelle volte, il giorno stesso, quasi a solennizzarla; l’altra e la terza nell’antivigilia e nella vigilia, quasi a prepararla; la quarta, nell’ottava, come a suggellare e la festa e l’evento e la sua prolungazione nel futuro. Chi potrebbe ora non vedere il più stretto, celeste, e presso che inimmaginabile fra i legami intercedenti tra la Vergine di Fatima ed il Papa? Tra la Vergine Assunta in Cielo, e il Papa che tale la definiva? Fra l’Anno Santo di Roma e del mondo, e la gioia del Cielo, sia per l’omaggio fatto a Maria, sia per la pietà dimostrata ed i frutti nell’Anno Santo raccolti? Oh, santa e cara Madre di Dio, grazie! Ed oh, carissimo Padre nostro, il Papa! Grazie; grazie per me; grazie per il mondo; grazie per la Chiesa! Ma grazie, soprattutto, per Maria! Ed a voi, o Padre Santo, oltre che grazie, perdono io dico, e perdono io chiedo per quanta violenza ebbe a costarvi la vostra degnazione verso di me. Voi, che delle approvazioni del Cielo, vi compiaceste solo per la Chiesa, mentre per Voi riservaste pene ed amarezze, insieme alle fatiche, alle lotte, alle sollecitudini omnium ecclesiarum. Voi che accedeste solo per affetto alla Chiesa, solo per amore a Maria! Grazie! E la Madonna di Fatima benedica e consoli Voi; e se le mie parole non sanno dir tutto, parlate Voi, o Maria, il linguaggio che arriva ad ogni cuore e vi arriva con infinita più precisione e finezza che, in materia così divina, non sappia penna umana raggiungere o pensare, e meno ancora la mia, se non col desiderio, con l’intenzione, con la grazia.
FATIMA, ANNO SANTO PERENNE
Amo chiudere questo mio umile scritto, con accennare ad un’altra relazione del Vicario di Cristo con la Santissima Madre nostra di Fatima: il decimo dei tanti vincoli, che ad un osservatore, amante di Maria e del Papa, sarebbe dato di descrivere. Ed il vincolo decimo è, mi si perdoni il ravvisarlo deliberatamente così, un altro miracolo! Un altro miracolo, fatto da Maria di Fatima, e fatto in Portogallo, e fatto per amore alle anime di una così nobile e cattolica Nazione, per ossequio e difesa della Chiesa, per affetto al Romano Pontificato, per tutela della cristiana civiltà. – Chi non ricorda l’infausto periodo, che il piccolo e grande Portogallo, grande nella storia, nel Cattolicesimo, nelle opere, nelle scoperte, nelle missioni, nella propagazione della Fede, ed infine nel suo glorioso Impero, attraversò dopo la prima decade del presente secolo? Per mio conto, io accennerò solo, e di sfuggita, alla solenne Cappella Papale per la celebrazione di una Messa di Requie, nell’Aula delle Beatificazioni al Vaticano, alla presenza dell’allora Beato Pio X, nel 1911, in suffragio della Famiglia Reale del Portogallo, caduta per regicidio. Io vi assisteva; e ricordo l’atmosfera di mestizia che dominava nella maestosa Cappella. Quel luttuoso episodio fu il segnale e l’insegna massima dell’anticristiano sconvolgimento, che travolse il Portogallo in quei tristissimi anni e che tanto cordoglio gettò nel cuore del Santo Pontefice e in quello dell’amata Chiesa e Nazione Portoghese. – Come l’esperienza sempre dettò, la Santa Chiesa in una sola maniera resiste alle persecuzioni e le vince: soffrendo! Alla Chiesa che ha quattro note: una, santa, Cattolica e Apostolica, una quinta si addice, che tutte le riassume: Perseguitata Soffrendo, adunque: soffrendo e confidando nell’aiuto immancabile, del Fondatore ed in quella sua infallibile parola: “confidite! Ego vici mundum!” – Chi non sa d’altronde che Iddio, se fece le anime convertibili, fece le Nazioni sanabili? Sanabili; ma in quanto tempo? Imperoché la vita delle Nazioni non è breve e fugace come la umana. – Per il Portogallo invece Iddio volle, non pure operare un inconsueto prodigio, ma il più significante dei prodigi, nel voler sana la Nazione con prestezza anche più mirabile che non fosse quella usata al suo popolo eletto. Parve come se dolesse al Cuore di Dio, che la Chiesa ed il mondo cristiano restassero a lungo privi dell’esempio, della luce e della sacra libertà della benemerita Nazione. – Trascorrono pochi anni, non più di sette, e, senza nessuno degli accorgimenti politici, per non dire delle insidie, pubbliche o recondite, che dall’esterno e dall’interno avevano preparato, condotto ed imposto il trionfo sovvertitore, ed anche senza nessuna delle riscosse che sogliono maturare negli oppressi, e senza neppure le abilità e le industrie che la diplomazia ed i cuori vogliono usare, il Portogallo, come il forte inebriato che si desta e rinviene, ricupera di repente il proprio controllo, e la antica coscienza, e spogliate le estranee vestiture nemiche, torna, con nobile e forte gesto, alla derelitta Casa del Padre. – Quando accadde la splendida e finora non mai superata conversione? Nel 1918! Io ricordo, quasi come di ieri, perché partecipe anch’io, la visita che, con l’abituale sua peculiarissima bontà, il Cardinale Gasparri, allora Segretario di Stato dell’indimenticabile Pontefice di quei terribili anni bellici, Benedetto XV, si compiacque fare, confidenzialmente, e sopra ogni uso protocollare, al nuovo Ministro Plenipotenziario che la Nazione Portoghese era tornata ad accreditare presso il Vicario di Cristo. E non meno ricordo come, nel luglio di quell’anno anche la Santa Sede si affrettò a dare pubblica prova di immutata benevolenza, nominando presso il Portogallo un suo Incaricato d’Affari nella persona dell’ora Cardinale Aloisi-Masella. – Ed altresì ricordo le filiali premure, di cui, l’immediato successore del primo inviato, fece non solo dimostrazione, ma anche ambizione, verso ogni cosa che fosse relativa alla Santa Sede, fino a volere che io, allora Sostituto alla Segreteria di Stato, accettassi, autorizzato dal Pontefice, di essere Padrino di Cresima di uno dei suoi figli! Il torrente, straripato in quella magnifica Nazione, era tornato al suo alveo; aveva ripreso il suo vetusto secolare corso; si era rimesso nel maestoso suo andare. Dove cercheremo noi la intima ragione di così immediata, profonda, spontanea, onnimoda trasformazione? – Il pubblico, e la storia delle relazioni tra lo Stato Portoghese e la Santa Apostolica Sede, lo ignorano. Ma a me, che Iddio in tanta parte ha strettamente collegato agli avvenimenti e alle sorti di quella bene amata Nazione, è di luce meridiana. L’anno 1917, l’apparizione in Fatima e la materna e carezzevole visita della Madonna di Fatima al privilegiato Portogallo. L’anno 1918, il rinnovamento! il nesso è stretto ed istantaneo il prodigio, il rarissimo prodigio, è aperto, chiaro, indubitabile. – Ma le prove della presenza di una mano materna e di un Cuore materno ed immacolato sul Portogallo, continuarono; e se queste si moltiplicarono nel segreto delle anime e nell’irresistibile influsso spirituale sui governanti e sui governanti in ricambio, le corrispondenze del Paese alle ispirazioni della Madre furono, come devono essere in Stati Cattolici, manifeste, pubbliche e solenni; ed anzi, di tanto maggiore rilievo e pregio, quanto più ostentoso ed irriverente era stato il distacco, e quanto più, per quel lasso di tempo, era ancora ignoto, alla pietà ed alla ammirazione dell’universo, il mirabile poema delle apparizioni di Fatima. – Tardarono infatti le gesta di Fatima a percorrere il mondo, quanto più tardò, avvedutamente l’Autorità ecclesiastica a corroborare la credenza, col suo elevato giudizio. Ma, pur ignorata e nel silenzio, la protezione di Maria progrediva perché presente, e muoveva i cuori Lusitani a porgere al Pontificato Romano ossequi tanto maggiori e tanto stimabili, quanto più aspro era stato il dissidio e più vivente il ricordo. – Quello che fu massima prova, e la più ricercata, e la più intensa, non debbo e non voglio io passarla sotto silenzio, sebbene essa mi induca a far menzione della mia umile persona, la quale se a ciò si persuade, non è per l’io, ma per Chiesa e per Iddio, e perché ancor più visibile ne risaltino l’opera di Fatima, e la rispondenza filiale dei reggitori e del popolo. E Dio sa quanto più volentieri io accennerei all’argoménto, se si fosse svolto, non attorno a me, ma attorno ad altri. Si celebrava nel 1925 il quarto centenario del grande navigatore e scopritore Portoghese Vasco De Gama: e la Nazione volle celebrarlo con le solenni onoranze ed anzitutto con inviti ufficiali a Rappresentanze straniere. Straniera, certo, non era la Santa Sede; ma perché intima al popolo portoghese e perché dal popolo e dall’Autorità più studiosamente venerata, volle il Governo che alle celebrazioni la Santa Sede partecipasse per prima, e lo facesse con accreditare presso la giovane Repubblica un suo speciale Rappresentante. – La Santa Sede, sempre benevola e premurosa, offrì di destinare all’uopo, con nuove credenziali, il suo stesso Nunzio Apostolico, S. E. Mgr. Nicotra, che in quell’anno presiedeva alle relazioni diplomatiche col Paese. Ma non questo gradivano i Governanti; chiesero invece che un Inviato speciale venisse dal di fuori. Ed allora, di nuovo condiscendente, l’Augusto Pontefice Pio XI, di venerata memoria, ordinò al Nunzio di Spagna, che era lo scrivente, di recarsi per speciale mandato a partecipare ai festeggiamenti col nome e grado di Ambasciatore straordinario del Papa. Io pertanto a Lisbona mi recai il 23 Gennaio del detto anno 1925; e colà dimorai, così disponendo la Santa Sede, e così desiderando il Presidente ed il Governo, per ben otto giorni, tra le accoglienze, le attenzioni e le onoranze, che più potessero dar prova dell’apprezzamento dell’atto, e della riconoscenza, veramente nazionale e ufficiale, al Romano Pontefice. Io lo vidi, e tutti lo sanno; si delineava già, anche alla vista della storia, la salvezza operata da Maria. Maria aveva repentinamente, progressivamente, visibilmente, salvato quella che era da antico la terra di Maria; salvata la fede, salvata l’Autorità, salvati i cittadini, salvata l’economia, salvato l’Impero. Del Portogallo aveva Maria fatto la sua Reggia; il Trono delle sue grazie; la santa invidia dei popoli: e questo, dove? a Fatima! E questo, perché? per Fatima! – E non dimeno, allora di Fatima non ancora si parlava. Solo qua e là, qualche sobrio accenno, mantenuto in limiti di prudenza dagli ordini e dalle religiose investigazioni dell’Autorità della Chiesa. – Ma chi non saprebbe, mirando agli effetti, risalire alla causa? A Fatima; a Maria; all’amore della Madre; alla promessa, insita nella Augusta Mariana visita, dì protezione particolarissima al Portogallo, per primo, al mondo, di poi? Così si vide allora. Così si è continuato a vedere dal 1925 ad oggi; così sarà finché a Fatima duri l’eco della Celeste Visita, delle parole, della promessa, del patrocinio singolarissimo della Vergine, e di quello che fu il nuovo ed indubitato suo pegno: il Cuore Immacolato! Quale miracolo più stupendo e più insolito, e quale salvezza più piena? E’ la salvezza che può dare un Cuore, che ama, ma non misura: un cuore che non richiesto, né pensato, è venuto ad offrirsi; un Cuore che, non pago di essere amato nel Cielo, è studiatamente disceso a ridestare ed a riassumere il privilegiato amore di quella sua terra e del mondo. O amato Portogallo! Giacché la Madonna tua e nostra di Fatima, con così stretti vincoli mi hanno avviato al tuo benedetto suolo, io non cesserò di darne grazia alla Madre. Ma dopo la Madre, io al Pontefice, di cui ho avuto l’onore e l’intimo filiale gaudio di evocare i particolarissimi vincoli Suoi e del Pontificato, con Fatima, elevo ora la mia indicibile gratitudine per avermi eletto a rappresentare, nella chiusura dell’Anno Santo, il Papa che a Maria ispirante obbedì; a restituire, in nome del Pontefice di Fatima, la visita a Maria nel suo stesso Santuario, consacrato dai piedi, oh! quam speciosi, Evangelizantis Pacem; a far presente l’amatissimo Papa, al Santuario, alla Nazione, al mondo universo colà accorso con una fede ed un amore, di cui ho sempre negli occhi la meraviglia, e nel cuore la commozione. Chiuso, io proclamai, tra le benedizioni del Papa alla Nazione ed all’universo, e tra le incessanti acclamazioni dei popoli alla Vergine ed al Papa, l’Anno Santo; ma non per te, o Portogallo. Hæc lex — dice la Chiesa all’Immacolata — non est prò te, sed prò omnibus! – Per te l’Anno Santo rimane aperto nella inesauribile effusione di quella Madre, che amò farsi e chiamarsi Portoghese, che parlò in Portoghese al suo popolo e all’universo, e che rimane la tua massima gloria e la fonte perenne della tua celeste protezione e della ardente fedeltà con cui tu sai a Lei corrispondere! Ma più aperto, quale Anno Santo imperituro, rimane il Cuore Immacolato, che nella visione e nella rivelazione Portoghese fece immortale il Pontefice dell’Assunta e di Fatima, e che, svelatoci per amore, con amore guiderà l’umanità sotto la stella di Fatima.
Federico Card. Tedeschini
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