Un’immagine da cui energicamente ci dissociamo (solo con un modesto consiglio al Vaticano: ormai si vede troppo, santità)
Color Revolution in Eritrea, profughi quiLa tratta dei bambini
Le ONG puntano il dito sui cadaveri dei migranti annegati per segnalare ai loro fotoreporter da 120 scatti al minuto quelli da sbattere sulle prime pagine. Le ONG sono sbarcate sul mare perché non gli bastavano più i lauti finanziamenti che già prendevano con le loro campagne pubblicitarie: “Troppi bambini come Jon non hanno mangiato oggi aiutaci a farli mangiare domani” Quel bambino, dal volto scarno e dalla pancia gonfia, viene con violenza filmato in tutta la sua drammaticità per essere mostrato allo spettatore occidentale di cui si sfrutterà la pietà. L’unico obiettivo delle ONG sembra quello di arraffare soldi: “Dona 2 euro con un SMS, con il tuo aiuto gli garantisci un pasto al giorno”, “Donando 9 euro mangerà per un mese”. Ci hanno oramai abituati a vedere immagini di bambini sempre più cruente accompagnate da voci suadenti che recitano: “Mohammed non ha mangiato quest’oggi e non mangerà neanche domani!”
Unhcr, Unicef, Action Aid, Save the Children, Amref, Caritas, Chiesa Cattolica, Médecins sans frontières si avvalgono dei migliori registi e di fotografi professionisti che sanno come arrivare al cuore delle persone. Riuscite a immaginarvi il regista mentre dice: “Fallo stare fermo” oppure “Adesso fallo piangere”?
È forse per guarirci dal nostro egoismo e per ripulirci la coscienza, che creano in noi il bisogno di “far del bene al prossimo” mostrandoci i volti di quei bambini sofferenti? No, credo che mentano sapendo di mentire! Mentono per inculcarci la convinzione di come siano utili e necessari, sentendosi così autorizzati a richiedere le nostre donazioni, ancora e ancora. Mentono perché l’umanità potrebbe benissimo fare a meno di loro. Senza vergogna sbandierano il loro numero di conto corrente a caratteri cubitali, dandoci la possibilità di scegliere tra Visa, American Express, Poste Italiane, Deutsche Bank, Mastercard, Paypal.
Sappiamo che in Europa o in America per poter usare l’immagine di un minore si devono pagare le royalties o i copyright e i genitori sono obbligati a firmare la liberatoria per autorizzarne l’uso. Nei fatti di cronaca per esempio i volti dei minori vengono sfumati proprio per tutelare la loro privacy. Per i minori africani o per i bambini immigrati in generale il discorso è diverso. Sono proprio le stesse ONG o Istituzioni internazionali per i diritti umani dei minori a vendere le immagini di quei bambini del terzo mondo per stimolare donazioni e finanziamenti. UNHCR, Unicef, Save the Children, Action Aid e Médecins sans frontières sono i pionieri di questo sfruttamento d’immagini di minori e li sbattono in prima pagina scrivendo: “Oggi abbiamo salvato 374 rifugiati” oppure “Emergenza malnutrizione”. Mi chiedo se sia per occuparsi di bambini denutriti che codeste ONG sono arrivate nel Mediterraneo con le loro imbarcazioni battenti bandiera panamense che costano centinaia di migliaia di euro al giorno.
Il Business dei migranti
L’immigrazione è diventata una droga per molti. Oramai, sono in tantissimi a non poterne più fare a meno! E quando non sbarca nessuno hanno inizio i guai. Questi i principali sintomi della crisi d’astinenza da mancata immigrazione: grave depressione, sbalzi d’umore, mancanza di appetito, abulia, anedonia, ipersonnia, irrequietezza e aggressività, stanchezza e spossatezza, insensibilità, psicosi, allucinazioni uditive e tattili, paranoia, craving ossessivo… Quando l’astinenza è così forte da provocare i conati di vomito l’unico rimedio e quello di andarsi a prendere i migranti direttamente sulle coste del nord Africa senza aspettare gli scafisti. Ed è quello che sta succedendo secondo Frontex.
Dunque: migrazione cui bono? “Perché andarli a prendere a 10 miglia dalla costa libica per portarli in Italia?” La “migrazione forzata” camuffata da parole artificiose come #WelcomeRefugee, #Profughi, #Richiedenti asilo, #Migranti non economici, #Diritto d’asilo, #Diritti umani, ecc. offre lavoro a migliaia di occidentali. Ogni anno, sono sempre più numerosi i giovani africani che cadono in questa ragnatela dell’Accoglienza dove si viene rinchiusi in campi profughi in mezzo al niente e torturati con estenuanti interrogatori che gli operatori umanitari chiamano “interviste” in cambio di un documento di soggiorno. Nel frattempo le Cooperative dell’Accoglienza si pappano i 35 euro al giorno per ogni immigrato adulto, 120 se è un minore.
Gli investigatori italiani hanno a suo tempo intercettato e registrato alcuni criminali italiani successivamente denominati Mafia Capitale mentre gestivano appunto l’Accoglienza. Il linguaggio ha dell’incredibile: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno” dice al telefono Salvatore Buzzi, numero uno della Cooperativa 29 Giugno.
“Lo sai a Luca quanto do? 5.000 euro al mese. Schina 1.500 al mese, un altro che mi tiene i rapporti col Comune 1.500, un altro a 7 e 50, un assessore 10.000. Ma rientra tutto, noi quest’anno abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato. Gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, con l’emergenza alloggi”.
Beppe, un normale imprenditore mi confessa invece: “In quel capannone che non riuscivo ad affittare c’ho ricavato delle stanze e oggi guadagno 10.000 euro al mese. 30 euro al giorno per ogni immigrato, se è minorenne ne vale anche 120. Gli devo solo offrire un piatto di pasta al giorno e una ricarica telefonica da 5 euro a settimana. Ho proprio svoltato!” #WelcomeRefugee!
Oramai in Italia quello degli immigrati è diventato un business. Per la gioia dei tanti diseredati che arrivano ammassati su barconi fatiscenti si allestiscono posti letto in fretta e furia, dentro alberghi falliti, caserme dismesse, container, tendopoli, moderni campi di identificazione per i richiedenti asilo con tanto di inferriate e fili reticolati, un lavoro per tanti italiani che rende dai 1.500 euro al mese in su.
Nella trasmissione del 05 maggio 2016 di Report intitolata #laviadiuscita, la conduttrice Milena Gabanelli, la stessa che aveva premiato Soros con il Premio letterario Terzani, proponeva ai telespettatori italiani di essere l’alternativa alla Turchia che, “nonostante i suoi problemi di libertà di stampa” aveva firmato un affare di 6 miliardi di euro con l’UE per trattenersi i rifugiati siriani nei suoi campi profughi. La giornalista dice: “Facciamo noi l’accoglienza, gestione pubblica, l’Europa ci paga e poi ogni paese si prende la sua quota (di immigrati, nda), già formata ed identificata, in fondo saremmo ben più autorevoli e ben più attendibili della Turchia e come vedremo i vantaggi sono per tutti. Intanto dove metterli gli spazi non ci mancano (…) Ipotizzando l’accoglienza di circa 200.000 persone l’anno occorre identificare 400 luoghi (caserme) ed il costo molto approssimativo per la messa in abitabilità è di circa 2 miliardi di euro (…) Poi c’è un costo annuo per il personale da assumere a tempo pieno, circa 25.000 fra insegnanti, formatori, psicologi per un costo annuo di 750 milioni di euro. Ci sono i medici: uno per ogni luogo, circa 400 medici per un costo di 15 milioni. E per il mantenimento, vale a dire: il vitto, la luce, l’acqua, il gas, il riscaldamento, la manutenzione costo annuo di circa 1400 milioni. E poi, dalla cucina alla pulizia devono pensarci le persone ospitate…” Ovviamente!
Colour revolution in Eritrea (fallita)
Nell’anno in cui mezza Africa era devastata dalle primavere arabe made in Soros, in una lettera intercettata dagli eritrei nel 2011 è scritto: “Noi di Amnesty International e Human Rights Watch, come forza congiunta di difensori dei diritti umani, abbiamo ricevuto un sostanzioso finanziamento da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per provare a lavorare con il popolo eritreo oppresso, aiutare ed operare per conto di coloro che non possono far sentire la propria voce.amnesty&hrw Conosciamo e comprendiamo il livello e la portata dei rischi connessi ad una tale missione, soprattutto in un paese chiuso come la Corea del Nord; ma anche se permettono l’ingresso limitato a poche nazionalità noi siamo in grado di trovare il modo che piace a “loro” per poter entrare ed incontrare le persone con le quali lavorare a questo progetto. Dobbiamo cominciare da qualche parte per avere successo, non possiamo abbandonare i nostri colleghi eritrei.
L’obiettivo principale di questa missione in Eritrea è quello di fornire finanziamenti e aiutare nella creazione di siti web e centri di informatica dove le persone possano liberamente andare a chattare, scambiare idee ed essere in grado di farsi ascoltare. Per cominciare, dieci di questi centri saranno suffi Condizioni: la Missione deve essere molto discreta e delicata nella misura in cui nessun altro dovrà sapere quel che sta succedendo. Tutto ciò che facciamo è confidenziale e non deve essere di pubblico dominio. La Sua missione in Eritrea deve essere realizzata in totale segretezza nella misura in cui nessun altro potrà comprendere ciò che Amnesty International e Human Rights Watch stanno facendo. Qualsiasi passo falso e Lei verrà arrestato in Eritrea! Non si faccia riconoscere come membro di Amnesty International in nessun luogo, faccia attenzione a non farsi identificare e cose del genere. Le daremo il nome giusto dell’hotel di Asmara, anche se abbiamo capito che sarà frequentato da agenti governativi, usi il buon senso. Che tutte le interviste siano organizzate dai contatti indigeni ed elaborate di prima mano, in modo che noi otteniamo da Lei un testo già confezionato da loro stessi. Non appena Lei arriverà ad Asmara, noterà un clima freddo e silenzioso, perché la popolazione in tutti questi anni è stata abituata a comportarsi così. Lei si comporti proprio come fanno loro. Non agisca, in nessun momento in gruppi di più di due al giorno, ad eccezione della notte ma in modo molto discreto. Il Servizio Segreto Eritreo è ovunque in Asmara. Non scatti alcuna foto con macchine fotografiche normali, se non con le microtelecamere che Le verranno fornite quando si incontrerà con la Signorina Concepcion Empenio a Nairobi. Una volta nascoste questo genere di telecamere possono essere utilizzate ovunque, e non sono rilevabili dai metal detector. Sono come auricolari per telefoni cellulari. Le persone che Lei individuerà per lavorare assieme ad Asmara devono essere coraggiose, dal cuore forte e resiliente, devono essere pronti a mobilitare in seguito il resto della Comunità di Internet di altre parti del paese il più presto possibile. Dovrebbero essere in grado di utilizzare il denaro che ricevono da noi in modo corretto come previsto. L’obiettivo che ci prefiggiamo è che entro dicembre di quest’anno, il regime di Isayas Afewerki deve essere scosso e pronto a cadere, e noi stiamo ultimando ora gli ultimi dettagli di un mandato ICC (International Criminal Court) per accusare di crimini contro l’umanità il Presidente. Sig. George Gagnoy, direttore di Human Rights Watch Africa, monitorerà gli eventi e le attività on-line da Nairobi e offrirà assistenza d’emergenza ove si necessita.cienti iniziando nella zona di Asmara ed arrivare, entro dicembre, a coprire l’intero paese.
Condizioni: la Missione deve essere molto discreta e delicata nella misura in cui nessun altro dovrà sapere quel che sta succedendo. Tutto ciò che facciamo è confidenziale e non deve essere di pubblico dominio. La Sua missione in Eritrea deve essere realizzata in totale segretezza nella misura in cui nessun altro potrà comprendere ciò che Amnesty International e Human Rights Watch stanno facendo. Qualsiasi passo falso e Lei verrà arrestato in Eritrea! Non si faccia riconoscere come membro di Amnesty International in nessun luogo, faccia attenzione a non farsi identificare e cose del genere. Le daremo il nome giusto dell’hotel di Asmara, anche se abbiamo capito che sarà frequentato da agenti governativi, usi il buon senso. Che tutte le interviste siano organizzate dai contatti indigeni ed elaborate di prima mano, in modo che noi otteniamo da Lei un testo già confezionato da loro stessi. Non appena Lei arriverà ad Asmara, noterà un clima freddo e silenzioso, perché la popolazione in tutti questi anni è stata abituata a comportarsi così. Lei si comporti proprio come fanno loro. Non agisca, in nessun momento in gruppi di più di due al giorno, ad eccezione della notte ma in modo molto discreto. Il Servizio Segreto Eritreo è ovunque in Asmara.
Non scatti alcuna foto con macchine fotografiche normali, se non con le microtelecamere che Le verranno fornite quando si incontrerà con la Signorina Concepcion Empenio a Nairobi. Una volta nascoste questo genere di telecamere possono essere utilizzate ovunque, e non sono rilevabili dai metal detector. Sono come auricolari per telefoni cellulari. Le persone che Lei individuerà per lavorare assieme ad Asmara devono essere coraggiose, dal cuore forte e resiliente, devono essere pronti a mobilitare in seguito il resto della Comunità di Internet di altre parti del paese il più presto possibile. Dovrebbero essere in grado di utilizzare il denaro che ricevono da noi in modo corretto come previsto.
L’obiettivo che ci prefiggiamo è che entro dicembre di quest’anno, il regime di Isayas Afewerki deve essere scosso e pronto a cadere, e noi stiamo ultimando ora gli ultimi dettagli di un mandato ICC (International Criminal Court) per accusare di crimini contro l’umanità il Presidente. Sig. George Gagnoy, direttore di Human Rights Watch Africa, monitorerà gli eventi e le attività on-line da Nairobi e offrirà assistenza d’emergenza ove si necessita.
Scopo della missione: Sensibilizzare la popolazione eritrea a riconoscere i suoi diritti basilari, come l’utilizzo di Internet, a chattare liberamente, a scambiare foto e attivarsi nei social networking. Attivare questo esercizio per poi portare il cambiamento come è avvenuto in altri paesi africani e arabi come la Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Yemen e Bahrein.”
Successivamente furono fermate all’aeroporto di Asmara e rimandate indietro due agenti di Amnesty International travestite da suore. Un’azione del governo eritreo che le Ong dei diritti umani non hanno mai digerito.
Di seguito, Soros provò ad ingaggiare i suoi agenti della OTPOR per promuovere una campagna chiamata Friday Freedom, per coinvolgere i giovani ragazzi di Asmara a non uscire dalle proprie case il venerdì sera. Per farlo, Radio Erena chiamava telefonicamente gli asmarini prendendo i numeri direttamente dall’elenco telefonico. La missione fallì perché il venerdì sera nella città di Asmara tutte le discoteche sono aperte fino all’alba.
Daniel Webi Korbaria
Segue:
http://www.maurizioblondet.it/color-revolution-eritrea-profughi/
Malta umana per l’edificio del potere
MIGRANTI, LA FILIERA DEL CRIMINE Don Zerai e Fratel Del Rio, santi subito
Le ragioni di Lombroso
L’antropologo Cesare Lombroso (1836-1909) aveva ragione e aveva torto. Aveva ragione nell’individuare indicazioni sul carattere delle persone dai tratti facciali e cranici. Aveva torto a concludere che si trattava di caratteristiche genetiche, strutturali in partenza e valide una volta per tutte. Molti hanno poi correttamente ritenuto che la teoria di Lombroso, seppure anche in questo caso mai di valore assoluto, andava applicata a quanto sui visi delle persone si è andato formando in conseguenza della vita vissuta, dei pensieri e sentimenti nutriti, degli atti compiuti e delle vicende occorse. Ad alcuni è dato di mascherare per un buon tratto, magari con l’aiuto dei cerusici, gli effetti di tale vissuto. Pensiamo ad Obama, un pluriassassino e un falsario come nella Casa Bianca non erano ancora mai entrati, le cui fattezze solo ora iniziano a mostrare i primi segni rivelatori di tanta abiezione.
Ma è abbastanza ragionevole considerare che alla nascita tutti i visi sono innocenti e puri, diciamo una pagina pulita su cui ancora nulla è stato scritto, né dall’esterno, né dall’interno. E’ dopo qualche decennio, che su quella pagina incominciano ad apparire, più o meno espliciti, i segni di cosa uno è stato e ha fatto. Esempi di quanto di più turpe, depravato, deforme, la propria condotta e il proprio spirito possa, lombrosianemente, incidere su un volto, originariamente creato, dicono certuni, a immagine e somiglianza di un loro perfetto dio, se ne trovano quanti se ne vuole nell’empireo delle nostre classi dirigenti. Se pochi arrivano all’abiezione estetico-morale di un George Soros o di un Henry Kissinger, molti ne inseguono con successo gli esiti morfologici. Pensate a Sharon, a Gianni Agnelli, a Andreotti, alla regina Elisabetta, allo stesso Trump, a Eltsin, a Scilipoti, a Migliore, al padre di Renzi…
Facevo queste estemporanee considerazioni quando l’occhio m’è caduto sull’ennesimo “santo subito” del “manifesto” e del dirittoumanismo da tanti migranti al chilo, il prete eritreo, ma forse etiopico, Mussai Zerai, di cui, nella faccia pasciuta e liscia, parte uno sguardo che, piuttosto che “santo subito”, mi suggerisce un “qui gatta ci cova subito”. Lui e la sua agenzia di sollecitazione, ritrovamento e collocamento di migranti africani,Habeshia, costituisce uno dei più efficienti push and pull factor della fenomenologia migratoria. Ora l’occhiutissima, per quanto prudente, procura di Trapani lo ha avvisato di reato e il “salvatore di 4000 naufraghi” rischia di finire sul banco degli imputati di tratta di esseri umani, accanto a eccellenze dell’ “Operazione Svuotare Africa e Medioriente – Affogare l’Europa del Sud”, dall’élite mondialista affidata a Soros, come Jugend Rettet, MSM e, non ancora, ma speriamo presto, Save the Children, MOAS, Open Arms, Sea Eye e tutti gli altri privatizzatori del fenomeno e dei relativi trasporti e trasbordi. Gente le cui funzioni all’interno della citata Operazione il “manifesto” e suoi comparielli cercano affannosamente di occultare con l’urlo assordante, ossessivo, che vorrebbe essere ipnotico, di “salvataggi, salvataggi”.
Malta umana per l’edificio del potere
Sono sempre più numerose e rivelatrici le prove del malaffare che unisce le Ong ai trafficanti nella filiera criminale che parte dalla promozione di partenze nei paesi d’origine e finisce nella guerra politica, economica e sociale condotta contro il Sud Europa utilizzando come strumento, non tanto gli spasmodicamente propagandati “disperati” di indefinite guerre e miserie (mai noti i responsabili con nome e cognome), quanto una varietà di soggetti dal retroterra niente affatto omologabile. Soggetti che tutti gli attori della filiera riducono a merce umana da utilizzare, come fosse il dollaro, o gli attentati terroristici, o le bombe, o il jihadismo, o la clava dell’austerità, per gli aggiustamenti di potere interni e geopolitici.
I rinnovati flussi dalla Siria e dall’Iraq sono diretta e voluta conseguenza degli attentati Isis e paralleli bombardamenti Usa sui civili che, nel silenzio dei ferventi soccorritori di naufraghi davanti alla Libia, stanno svuotando le maggiori città irachene e siriane. Si fa posto per i mercenari curdi e si priva il futuro di questi paesi delle forze della ricostruzione e rigenerazione. Tre milioni di morti iracheni, 8 milioni di sradicati interni e all’estero, mezzo milione di morti siriani, 6 milioni di sfollati interni, 2 milioni di profughi. Non male per chi si accinge a fare di quelle floride nazioni discarica e pompa di benzina. Peccato che nessun Zerai, nessun Del Rio, nessuna delle solite anime belle, truccate di umanitarismo, che oggi “sul manifesto” firmano per le Ong, si sia mai vista sotto l’ambasciata americana, o israeliana, o saudita, da cui pure varrebbe la pena salvare qualche naufrago.
Africa, come la vogliono
Poi ci sono coloro che gli Usa e la “comunità internazionale” hanno condannato all’inedia, come l’Eritrea, quelli a cui sono inibiti ogni sviluppo autonomo e pacifico dall’intervento militare coloniale diretto (Mali, Ciad, RCA, Niger), o per surrogati etnici o jihadisti (Nigeria, Sud Sudan, Somalia). Mezza Africa, poi, è costretta a venir via dalla perdita dell’elemento costitutivo dell’economia continentale, l’agricoltura, sottratta per il 40% di tutti i terreni fertili alla sussistenza e consegnata, con tanto di villaggi bruciati e popolazioni deportate, all’agroindustria intensiva delle multinazionali. Tutti delitti dei soliti ignoti, del fato. Eppure quanti nomi ci sarebbero da mettere in fila: Usa, Ue, Onu, Monsanto, Exxon, Glaxo, Microsoft, Lockheed, Boeing, Obama, Clinto, Bush, Trump, Cia, Goldman Sachs….
A chi dovesse indugiare, a chi volesse dedicare alla propria comunità sociale, culturale e, pardon, nazionale, i propri strumenti conoscitivi, ivi formatisi, per arricchire il patrimonio collettivo e garantirgli continuità nello spazio e nel tempo, a chi anche avesse preservato un minimo agio economico, arriva l’offerta dei pifferai del primo anello della filiera: “Hai 10mila dollari? C’è un doganiere alla frontiera, un camionista sul ciglio del deserto, un carceriere in Libia, uno scafista sulla costa, una Ong a un tiro di sasso e poi l’eldorado europeo. Lo stesso trovato dagli albanesi, dai marocchini, dalle moldave. Nei vari passaggi avrai lasciato il tuo gruzzolo, ma che fa. Le prospettive sono tante, per le donne c’è la mafia nigeriana della prostituzione, per gli uomini i caporali, a volte travestiti da manager, per i minori le immense risorse del pedoporno, per tutti lo spaccio, per molti il Centro d’Espulsione.
L’artiglieria umanitarista, quella che ogni giorno spara a palle infuocate da quasi metà della foliazione del “manifesto”, si articola nelle sterminate espressioni operative dell’Open Society Foundation di George Soros. Fondazione che rappresenta una voce eminente, non sempreconfessata, del bilancio di quasi tutte le Ong umanitarie, LGBT, Arci e affini, e di tutte le forze del regime change, a partire da Otpor a Belgrado, passando per i battaglioni nazisti a Kiev, per le università di Budapest, per le Ong dei diritti umani come Arci Gay o la Fondazione Bator in Polonia, testè esaltata, insieme ad altre della lobby talmudista, dal “manifesto”.
Il quale “giornale comunista”, ancora firmato da qualche “comunista”dallo stomaco di amianto, non si fa scrupolo di muoversi in perfetta sintonia e sui binari da lui fissati con il più efferato bandito della speculazione finanziaria di tutto il globo terracqueo. Quel George Soros che allestì il convegno navigante (le operazioni in mare gli sono congeniali) del 1992 sullo yacht della Regina, il “Britannia”, dove, in combutta con una panoplia di briganti della finanza mondiale e di massoni, con la complicità di rinnegati italioti come Mario Draghi (direttore del Tesoro) e Nino Andreatta, ministro del Bilancio che aveva il merito di aver privatizzato la Banca d’Italia separandola dal Tesoro, attaccò la lira, fece bruciare a Ciampi 40mila miliardi e deprezzò la lira del 30%. E fu la tavola apparecchiata per i predatori a prezzi di saldo del nostro apparato industriale, prima pubblico, poi privato, garantito dagli Amato, Prodi, D’Alema, Berlusconi e via via tutti gli altri. Gente da processo per alto tradimento. Ma al “manifesto” va bene così. Come andranno bene anc he i milioni con cui Soros ha foraggiato il golpe nazista a Kiev.
Questa artiglieria si è ora dotata di due nuove bocche di fuoco. Quella del santo subito don Mussie Zerai, consegnato dagli inquirenti di Trapani, emuli del mangiatore di bambini cristiani Settimio Severo, al martirio della Chiesa dell’Accoglienza Universale; l’altro è Graziano del Rio, per grazia di Dio e volontà di Soros ministro dei Trasporti e, quindi, del mare.
Vediamo il primo. Spiaggiato in Italia e poi in Svizzera, ma soprattutto in Etiopia, all’età di 17 anni, in fuga dall’Eritrea in lotta di liberazione contro, guarda un po’, proprio l’Etiopia e, da allora mai rientrato in Eritrea di cui pur tuttavia racconta, fin nei più intimi dettagli, il regno dell’orrore, della tortura, delle migliaia in carcere, dei campi alla Auschwitz. Al punto da aver ottenuto dall’UE, caso unico dopo quello concesso dagli Usa aigusanos cubani in fuga dalla rivoluzione, la concessione automatica a tutti i migranti eritrei dell’asilo politico.Pull factor non da poco, pari per efficacia al push factor delle sanzioni Usa-Onu-Ue all’unico paese africano che non accetta presenze militari Usa, né crediti ricattatori FMI e BM.. E’ qual è il riferimento africano del don, il suo buen retiro? Ovviamente l’Etiopia, regime sanguinario, massacratore delle minoranze, in particolare Oromo, paradiso dei devastatori con dighe (Impregilo) e con il land grabbing (cinesi, indiani, sauditi), assalitore periodico, su commissione Usa, dell’Eritrea, responsabile di quasi centomila morti eritrei nel corso delle varie aggressioni tra il 1952 e oggi.
Un nuovo padre Dall’Oglio, come lui santo subito
Questo equivalente africano del noto Padre Dall’Oglio, il predicatore della Chiesa di Bergoglio visto sulla tribuna Isis di Raqqa arringare tagliagole e loro supporter a stelle e strisce perché cristianamente sgozzassero Assad, ha dedicato la sua vita a tre cose: diffamare l’Eritrea in linea con le motivazioni che Obama produceva a supporto delle sanzioni e della successiva guerra di sterminio umanitaria; agganciare più eritrei possibili per contrastare, col ricatto dell’asilo politico, la forza e la compattezza della comunità eritrea in Italia ed Europa che si riconosce nelle istituzioni e nel destino seguito dalla madrepatria; diffondere per tutta l ‘Africa, insieme al numero del suo cellulare, la consapevolezza che, attraversati indenni il deserto, scampati ai briganti nelle terre di attraversamento, pagati i vari oboli utili a finanziare la filiera, imbarcati su un qualche mezzo degli scafisti, basta un trillo a Don Mussie Zerai e, in un batter d’occhio, sempre che prima non affondi, ti arriva il natante che ti soccorre, rifocilla e deposita ai piedi del governo più accogliente del mondo. Vengano, signori, vengano…Che ci stai a fare in un paese che i miei amici vanno comunque ad annientare?
Viva Viva San Graziano delle processioni
L’altro howitzer dell’armata che cannoneggia all’insegna del Sinite parvulos venire ad mesi chiama Graziano del Rio, ministro dei trasbordi in mare perchè neanche un parvulo o un magnulo sia privato dell’occasione di raccogliere pomodori, o aspettare in baita, o davanti alla stazione di Milano, che arrivi Juncker a trarlo d’impiccio. I giornali di questi giorni afosi, infuocati solo dal clima e dalle iniziative terroristiche parigine, atte a prolungare per l’ennesima volta lo stato d’emergenza e, dunque, mettere in campo forze adeguate per far passare la mannaia della loi travail, se la spassano alla vista del remake de “I duellanti”. Capolavoro stavolta in versione farsa: Minniti contro Del Rio. L’uno, di evidente tradizione PCI, l’altro virgulto dell’eterno democristianino. Nell’ormai consolidato contesto del rovesciamento di ogni cosa ideologica, politica, linguistica, nel suo contrario, quello di destra, forcaiolo, respingente, sovranista e repressore, è Minniti; quello di sinistra, umanitario, accogliente, multiculturalista, integrazionista, assimilazionista, è Del Rio.
Di sinistra è coprire con l’ipocrisia e le bugie i veri e propri crimini contro l’umanità perpetrati contro l’Africa e gli africani, connivenza Ong inclusa. Di destra è chiedere cortesemente agli operatori privati nel marasma del mediterraneo e del sud del mondo allestito dai loro padrini, di accettare un minimo di regole perché nel quadro, che peraltro ne è già zeppo, non s’infilino malintenzionati. E già. Questi sono riusciti a far diventare parolacce quanto è costato la vita e un bel po’ di sangue e pene a decine di italiani che, in armi, in carcere, in parola, si battevano per la sovranità, per la patria, la nazione. Mica per l’Unione Europea. Quella l’hanno fatta dei manigoldi alle spalle nostre. A italiani, francesi, russi e a milioni di africani, asiatici, arabi, latinoamericani, che con queste parole sulle loro bandiere, hanno dato ai padroni della sovranità in esclusiva la migliore lezione dell’intera vicenda umana.
Due paroline ancora su Graziano Del Rio. Ma non era lui quel sindaco di Reggio Emilia che ha scandalizzato e fornito di pesanti sospetti la nostra opinione pubblica non democratizzata quando, sindaco di una città ad alto tasso di criminalità ‘ndranghetista, per questo sotto osservazione della DDA di Bologna, secondo i giornali sarebbe stato visto al ristorante in compagnia con una gruppo di imprenditori sui quali aleggiava, come nuvola di Fantozzi, un forte olezzo di ‘ndrangheta?
Capitò nel 2013. Può capitare. Anche se sarebbe stata una ricaduta. Giacchè nel 2009, come Del Rio ha ammesso a denti stretti alla DDA, il sindaco della città ex-rossa s’era recato in devota processione a omaggiare i santi patroni di Cutro in Calabria. Quelli stessi che, per la DDA, imperversano nel reggiano (e dappertutto nel Nord). Che ci fa un sindaco di Reggo nella roccaforte della ‘ndrangheta della provincia di Crotone? In processione? Quando si sa bene cosa significhino quelle processioni. E certi “inchini”. Diversi prefetti sono saltati sulla sedia per molto meno. Poi l’ex-DC Del Rio insorge contro il suo stesso governo, componente ex PCI, in difesa di personaggi accusati dalla magistratura di operare d’intesa con malfattori.
Cambiasse mai qualcosa in questo paese dell’eterno ritorno. Democristiano..
http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/08/migranti-la-filiera-del-crimine-don.html
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