IL PERFIDO "ERRORE"
L’errore si diffonde con la perfidia. La commemorazione congiunta cattolica e protestante della sciagurata Riforma di Lutero. In questa babele di confusione dottrinale chi parla chiaro passa per reazionario oscurantista di Francesco Lamendola
Una volta si chiamava Apostolato della Preghiera e fu lo strumento con cui i gesuiti diffusero fra i cattolici la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Poi questa creatura è venuta loro a noia e hanno fatto del loro meglio per depotenziarla, minimizzarla, emarginarla. Hanno cominciato col cambiarle il nome: Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È perché proprio del Papa? Per sfruttare la popolarità mediatica di questo papa, Francesco: così la gente pensa subito a lui e non a cose del passato come il Sacro Cuore di Gesù, devozioni per vecchie zitelle ammuffite. Inoltre l’aggettivo “mondiale” fa subito pensare all’ecumenismo, al dialogo inter-religioso e a padre Sosa Abascal, il generale dei gesuiti, che si fa buddista fra i buddisti, e così via. Inoltre, come segnalato recentemente dal blog Chiesa e post concilio, ormai non si parla quasi più di consacrazione al Sacro Cuore, per la buona ragione che gli stessi responsabili del movimento invitano i suoi aderenti a servirsi di un altro linguaggio e, possibilmente, ad entrare in un altro “spirito”: più moderno, evidentemente, più aperto, più dialogante e bla, bla, bla. E ciò nonostante l’esplicita richiesta fatta da Gesù a santa Margherita Maria Alacoque.
A proposito della quale, che ne è della devozione dei primi nove venerdì del mese? Caduta in disuso, in moltissime realtà ecclesiali., Oh, ma certo: ora bisogna guardare avanti; e anche Margherita Maria Alacoque, in fondo, appartiene al passato. Ora abbiamo ben altre donne che si agitano nella Chiesa cattolica: abbiamo le “teologhe”, smaniose di mettersi in mostra dopo secoli di mortificazione e discriminazione. Infatti. Prendiamo in mano la rivista Il Messaggio del Cuore di Gesù, mensile dell’Apostolato della Preghiera,pardon, della Rete Mondiale di Preghiera del Papa: è pieno zeppo di concetti femministi, ecumenisti, modernisti. Prendiamo, a titolo di esempio, il numero di giugno 2017. C’è un articolo di Vittoria Prisciandaro che intona le più alte lodi per l’evento di Lund, in Svezia, intitolandolo addirittura Il giubileo della riforma: e meno male che “riforma” è scritto con la minuscola, altrimenti sarebbe fin troppo chiara l’eresia di una tale espressione: come se Lutero avesse fatto un Giubileo e non una rivolta, crudele sul piano materiale, ed esiziale per le anime, contro la Chiesa cattolica. Ma è evidente che l’autrice voleva creare un’assonanza con il Giubileo della Misericordia: sempre nel segno della glorificazione di papa Francesco. Poi c’è un articolo di un’altra donna, Chiara Santomiero, significativamente intitolato: Le teologhe: una pietra scartata nella costruzione della Chiesa? Si vede che questa signora non ha mia sentito parlare di santa Caterina da Siena, di Teresa d’Avila o di Santa Teresina del Bambin Gesù e, in omaggio alle teorie femministe, ritiene che immensi potenziali d’intelligenza creativa siano andati sprecati perché la Chiesa maschilista, brutta e cattiva, ha tarpato le ali al genio teologico delle donne. Eh, sì, senza dubbio… (profondo sospiro di rammarico). Si vede che Teresa Forcades e Michela Marzano avrebbero potuto scrivere qualcosa di assai migliore della Summa theologiae di san Tommaso d’Aquino, se non avessero avuto la sfortuna di vivere in questi tempi bui, con una Chiesa grettamente e meschinamente misogina e oscurantista.
Ma torniamo all’articolo di Vittoria Prisciandaro, che è tutto un grido d’esultanza per i 500 anni della Riforma di Lutero (seguiamo la tradizione storiografica corrente di chiamarla Riforma, con o senza maiuscola, anche se chiunque sia dotato d’un minimo di onestà intellettuale deve ammettere che non fu, perché non volle essere, una riforma, ma una rivoluzione: i riformatori vogliono rinnovare qualcosa che amano, i rivoluzionari vogliono distruggere qualcosa che odiano, per poi sostituirla interamente con qualcosa di nuovo). Leggiamo, fra l’altro:
Nella stessa città da dove è partita la scintilla della Riforma protestante, in questi giorni si sta tenendo una grande kermesse religiosa [esilarante il termine kermesse, anzi, l’ossimoro kermesse religiosa, ché tale è nella nostra tradizione, anche se non in quella… olandese], aperta il 29 maggio. La grande Esposizione del mondo riformato è il cuore del Giubileo che i tanti mondi, figli di Lutero, nella loro grande diversità e a volte frammentazione, stanno festeggiando nel 2017. E il ritrovarsi a Wittenberg – dove 500 anni fa, sul portone della chiesa, Lutero affisse le sue 95 tesi contro le indulgenze – è una tappa cui nessuno vuol mancare. Un evento di rottura che, dopo 5 secoli, è motivo di festa ecumenica. Le celebrazioni sono infatti partite dalla cattedrale di Lund (Svezia) solo scorso 31 ottobre, alla presenza dei massimi rappresentanti della Federazione luterana mondiale (FLM) e di papa Francesco. “Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto in noi. Abbiamo la possibilità di riparare a un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi”, ha detto il Papa durante la commemorazione, dal titolo “Insieme nella speranza” (“Together in hope”). “Ciò che sembrava impossibile è accaduto”, ha aggiunto il pastore Martin Junge, segretario generale della FLM. Il papa, con il vescovo Munib Younan, presidente della FLM ha espresso gratitudine per i “doni spirituali e teologici” della Riforma protestante.
Il papa ringrazia i luterani per i doni spirituali e teologici della Riforma? Ma si sentono, queste persone, quando parlano e quando scrivono? Ringraziare? E di quali doni parliamo, in nome di Dio? I casi sono due: o quel che diceva Lutero era giusto e allora bisogna ringraziarlo non genericamente, per i doni teologici, ma per aver detto la verità; oppure aveva torto, era un eretico e uno scismatico, e allora non c’è nulla da ringraziare, al contrario, si può solo esecrare una rivolta senza precedenti contro la Chiesa e la sua vera dottrina. Ma lo sanno benissimo, che stanno portando avanti un’operazione sporca: altrimenti, che senso avrebbe dire che Abbiamo la possibilità di riparare a un momento cruciale della nostra storia? I momenti cruciali della storia non si riparano: si prende atto che ci sono stati. “Cruciale”, poi, non vuol dire né buono, né cattivo: vuol dire decisivo. Quindi, una cosa decisiva non può essere “riparata”, perché i suoi effetti sono, appunto, decisivi, e nessuno li può riparare, tutt’al più si può cercare di assumerli pienamente, se positivi, o respingerli con fermezza, se negativi, ma sempre in senso limitato. Un omicidio, per esempio, è un evento decisivo: niente e nessuno potranno riportare in vita il morto. Si può elaborare il lutto, non far sì che il morto non sia morto. Si adopera un linguaggio da equilibristi quando si vuol contrabbandare una operazione intellettualmente disonesta, facendo in modo di dire e non dire, allo scopo di far sì che chi ascolta non capisca del tutto, o equivochi sul senso delle parole. Per lo stesso motivo, si capisce perché il Papa ha parlato di speranza con la lettera minuscola: non è certo la Speranza cristiana, una delle tre virtù teologali, quella che può averlo ispirato nel pasticcio sciagurato di Lund. La Speranza (con la maiuscola) viene da Dio, la speranza (minuscola) viene dagli uomini. E l’incontro di Lund, con la commemorazione congiunta, cattolica e protestante, di quello sciagurato, sanguinoso e malefico evento che fu la Riforma di Lutero, non crediamo che venga da Dio. No, viene dall’uomo. E quando l’uomo vuol fare da sé, senza ascoltare Dio, inevitabilmente fa contro Dio. Perciò vi è qualcuno che lo ispira, sì, ma non è Dio; è qualcun altro.
E ora torniamo alla signora Prisciandaro. Abbiamo dato un’occhiata su intenet per capire chi sia, abbiamo visto che scrive su Famiglia Cristiana, sul Messaggero di Sant’Antonio e su Jesus, ed ecco alcuni titoli dei suoi lavori: Padre Gianni Criveller, porto in Cina il “Vangelo” di don Milani e Mazzolari: e meno male che Vangelo è scritto fra virgolette, perché noi, gente all’antica, pensavamo che esiste un solo Vangelo, quello di Gesù Cristo; però lo ha scritto con la maiuscola, ed ecco la voluta ambiguità: se è solo la parola umana di don Milani e Mazzolari, molto, molto umana, perché far credere che sia la parola di Dio? Ecco la disonestà intellettuale; ecco la perfidia. Poi: Quelle tre sorelle rom sono figlie del quartiere, dedicato al rogo di Centocelle. Veramente, a bruciar vive le tre poverette è stata la mano d’un altro rom; ma il vescovo ausiliare di Roma, Paolo Lojudice, implacabile, incalza i lettori (cattolici, presumibilmente), come già aveva incalzato la folla presente alla veglia di preghiera nella basilica di Santa Maria in Trastevere, a non scaricare facilmente la coscienza soltanto su chi ha commesso l’omicidio. E le nostre responsabilità dove sono? Eh, già: dove sono? Ci mancherebbe: si sa che noi siamo sempre colpevoli di tutto, noi cattolici, noi egoisti, brutti, cattivi, insensibili. E se colpe non ne abbiamo, bisogna che ce le inventiamo; niente paura, non è difficile: ci pensa il nostro papa, ci pensano i nostri vescovi e ci pensano le nostre teologhe e giornaliste cattoliche, progressiste e di sinistra. Andiamo avanti con la rassegna: e i dervisci danzanti, vogliamo lasciarli fuori da tanto ecumenismo? Certo che no: ed ecco Ballando con Allah; anche se, in effetti, vien fuori che l’anima dei dervisci danzanti è attualmente una ventiseienne americana di Boston, tale Tuesday Frint: piercing, lungo cappotto un po’ sdrucito in pelle nera, scarponi militari. Vuoi vedere che anche nel mondo sufi è in atto una rivoluzione modernista? Ma no, il nocciolo dottrinale è sempre lo stesso, come dice il loro maestro Hasan Cikar, sempre nel corso dell’intervista: Il nostro fondatore diceva che tutti i profeti sono uguali: tra Gesù, Maometto e Mosè non c’è alcuna differenza, perché le religioni sono forme diverse di culto che conducono allo stesso Dio. Come suggerisce anche papa Francesco, del resto: quando dice che Dio non è cattolico. Intendiamoci: niente di male nell’informare sulle tradizioni delle altre religioni; quel che non ci sembra cattolico, nel vero senso della parola (e non in quello modernista) è il modo. Con una continua, acritica esaltazione delle altre religioni e con una tendenza a suggerire che tutte, in fondo, fanno bene e vanno bene, qual ch’om prende (Dante, Paradiso, XI, 41). Insomma, il tipico relativismo religioso, accompagnato dal costante stravolgimento, talvolta sottile, altre volte grossolano, della dottrina cattolica: perché sia chiaro che don Lorenzo Milani, per esempio, non è un esponente qualificato del Vangelo di Gesù Cristo, se non per i suoi stretti estimatori; nondimeno, un missionario se ne va in Cina a portare la sua parola, più che quella di un tapino come Gesù Cristo, cosa volete, un uomo d’altri tempi, vissuto ben duemila anni fa.
L’errore si diffonde con la perfidia
di Francesco Lamendola
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