ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 29 settembre 2017

Aspis surda

Papa, Se anche Parolin e Muller chiedono chiarimenti



«È importante dialogare anche all’interno della Chiesa». Se anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, manda un segnale chiarissimo al Papa vuol dire che la tensione è proprio arrivata alle stelle. Ieri Parolin era a un convegno sull’Iraq organizzato dall’Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), ma a margine del convegno ha rilasciato alcune brevi dichiarazioni su immigrazione e Amoris Laetitia che, aldilà dei toni molto concilianti, lo mettono in rotta di collisione con papa Francesco e soprattutto con il “cerchio magico” che spinge a rapidi cambiamenti dottrinali.

Sui migranti, pur negando che ci siano posizioni diverse, ha sottolineato che «Si può accogliere a braccia aperte con prudenza», con un chiaro riferimento alla campagna della Caritas Internationalis lanciata il giorno prima proprio da papa Francesco a favore dell’accoglienza degli immigrati e che ha come slogan “A braccia aperte”. Parolin ha anche aggiunto che pur essendo a favore di accoglienza e integrazione, «poi toccherà alla politica italiana decidere», prendendo quindi le distanze dalla forte campagna a favore dello ius soli in Italia che si sta facendo in Vaticano e alla CEI.

Ma il capitolo potenzialmente più esplosivo è quello che riguarda l’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Dopo giorni di sbeffeggiamenti e insulti piovuti dai “guardiani della rivoluzione” contro i firmatari della “Correzione filiale” a papa Francesco, il Segretario di Stato vaticano ha invece chiamato al dialogo. Chiesto proprio di dare un parere sulla lettera firmata in prima istanza da 62 teologi, preti, studiosi che chiede al Papa di intervenire per porre un freno al propagarsi delle eresie derivate dalla Amoris Laetitia, il cardinale Parolin ha preso sostanzialmente le distanze dal Papa invitando appunto al dialogo: «Le persone che non sono d’accordo esprimono il loro dissenso ma su queste cose si deve ragionare, cercare di capirsi», ha aggiunto. Parole che vanno confrontate con l’atteggiamento di totale chiusura di papa Francesco, il quale ha snobbato qualsiasi richiesta di chiarimenti: non ha mai voluto rispondere ai Dubia, né ha mai accettato di ricevere i cardinali firmatari malgrado richieste precise in tal senso. E ovviamente non ha neanche risposto ai firmatari della Correzione filiale né ai tanti che in questi mesi hanno preso posizione su alcune derive facilitate dall’ambiguità di alcune parti della Amoris laetitia, in particolare quel capitolo VIII in cui si parla anche dei divorziati risposati. Anzi, chiunque abbia espresso perplessità o critiche ai passaggi che riguardano i divorziati risposati si è visto spesso punito, come è toccato recentemente al professore Josef Seifert, cacciato dall’Accademia Internazionale di Filosofia di Granada per aver firmato una lettera critica della Amoris Laetitia.
L’uscita di Parolin non passerà certo in silenzio, anche perché sembra collegarsi alla proposta fatta il giorno prima dal cardinale Gerhard Muller in una intervista rilasciata a Edward Pentin, della testata americana National Catholic Register. Affermando che la Chiesa non ha bisogno di «polemiche e polarizzazioni», ma casomai di «più dialogo e reciproca fiducia», l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha proposto di creare una commissione composta da alcuni cardinali, nominati dal papa, che discutano teologicamente sulle parti controverse dell’Amoris Laetitia con rappresentanti dei Dubia e della Correzione.
Cresce dunque la richiesta di chiarimenti di fronte a una situazione ecclesiale sempre più confusa. «Solo un cieco può negare che nella Chiesa esiste una grande confusione», aveva detto il cardinale Carlo Caffarra lo scorso gennaio. Confusione che però ci si ostina a negare dalle parti di Santa Marta. Ieri pomeriggio, con un tempismo a dir poco sospetto, padre Antonio Spadaro ha pubblicato sul sito della Civiltà Cattolica la trascrizione del dialogo che il Papa ha avuto con i gesuiti in Colombia, durante il suo recente viaggio.
Rispondendo a una domanda sulla teologia, papa Francesco ha voluto affrontare a modo suo le controversie su Amoris Laetitia. Ecco le parole usate, così come presentate dalla Civiltà Cattolica:
“Approfitto di questa domanda per dire una cosa che credo vada detta per giustizia, e anche per carità. Infatti, sento molti commenti – rispettabili, perché detti da figli di Dio, ma sbagliati – sull’Esortazione apostolica post-sinodale. Per capire l’Amoris laetitia bisogna leggerla da cima a fondo. A cominciare dal primo capitolo, per continuare col secondo e così via… e riflettere. E leggere che cosa si è detto nel Sinodo.
Una seconda cosa: alcuni sostengono che sotto l’Amoris laetitia non c’è una morale cattolica o, quantomeno, non è una morale sicura. Su questo voglio ribadire con chiarezza che la morale dell’ Amoris laetitia è tomista, quella del grande Tommaso. Potete parlarne con un grande teologo, tra i migliori di oggi e tra i più maturi, il cardinal Schönborn. Questo voglio dirlo perché aiutiate le persone che credono che la morale sia pura casistica. Aiutatele a rendersi conto che il grande Tommaso possiede una grandissima ricchezza, capace ancora oggi di ispirarci. Ma in ginocchio, sempre in ginocchio…”.
In sintesi il Papa – peraltro in una chiacchierata con i suoi confratelli - dice che i rilievi critici sono sbagliati, ma invece di spiegare il perché dice che la Amoris Laetitia va letta tutta. Poi, quanto alla morale, dice che tutto poggia sul “vero” San Tommaso, ma senza dare ragione di questa affermazione. Anzi, per le ragioni dice esplicitamente di rivolgersi al cardinale Schomborn, il quale – come abbiamo scritto nei giorni scorsi – negli ultimi tempi ha rinnegato tutto quanto aveva sostenuto nei tanti anni precedenti.
Insomma, quella che sicuramente qualcuno spaccerà per la risposta del Papa ai Dubia, in realtà non risponde a nulla. E soprattutto dà la sensazione di affermazioni lontane dalla realtà che oggi si vive nella Chiesa.
Si può però sperare che dopo Parolin e Muller altri cardinali e vescovi di peso escano allo scoperto per chiedere al Papa di riaffermare con chiarezza la verità sul matrimonio e sull’Eucarestia.

Riccardo Cascioli                   

"Il Papa faccia mea culpa. Noi ribelli siamo già 10mila"

Il teologo: "L'esortazione Amoris Laetitia è un'eresia. Le firme contro Francesco crescono di ora in ora"

Un appello diretto a Papa Francesco affinché «riveda e respinga chiaramente le posizioni della Amoris Laetitia» sulla possibilità di ammettere i divorziati risposati alla comunione, perché «contrario all'insegnamento della Chiesa».
Un documento consegnato «nelle mani di Bergoglio l'11 agosto» ma a cui «non c'è mai stata risposta». All'indomani della pubblicazione di un testo di 25 pagine in cui viene accusato il Papa di eresia, firmato al momento da 146 persone (teologi, sacerdoti ed accademici), parla al Giornale Joseph Shaw, il portavoce di CorrectioFilialis, il portale che ha promosso la lettera aperta.
Come nasce l'idea di questo documento?
«Si tratta di un testo elaborato da un gruppo di teologi, accademici e pastori nato perché preoccupati dalla presunta approvazione di Papa Francesco su posizioni aperturiste dell'Amoris Laetitia che sono chiaramente contrarie all'insegnamento della Chiesa».
Chi può aderire, quante sono le firme e da dove provengono?
«All'inizio, quando il documento è stato presentato al Papa, sono stati 40 i firmatari, teologici e sacerdoti. Poi il testo è stato pubblicato e ogni giorno arrivano nuove firme autorevoli. Al momento siamo a 146. Ma il numero è in continuo aumento. Le adesioni provengono da 20 Paesi diversi, con una forte presenza dal mondo anglosassone e dall'Italia».
E un singolo fedele può aderire?
«Per i singoli che vogliono sostenere il documento è stata avviata una petizione, su change.org: Sostegno del laicato cattolico per la filiale correzione a Papa Francesco. Indirizzata al Vicario di Cristo. Sono oltre 10.600 le firme già acquisite, ma il numero cresce di ora in ora».
Cosa pensa del fatto che il Vaticano abbia bloccato l'accesso al vostro sito?
«Significa innanzitutto che l'iniziativa è stata presa sul serio. É un peccato che si tenti di impedire alle persone che abitano e lavorano in Vaticano di partecipare alla discussione in corso, ma chi vuole firmare può comunque trovare il modo di farlo».
Avete contattato il Papa?
«Abbiamo consegnato la lettera a Bergoglio l'11 agosto, ma non c'è stata nessuna risposta».
E cosa chiedete?
«Vogliamo che il Papa respinga pubblicamente le posizioni contenute nell'Amoris Laetitia. Le proposte riguardano punti chiave della dottrina e sono incompatibili con la fede cattolica. Il documento è un contributo alla discussione in corso sul problema della comunione ai divorziati risposati. Si tratta di questioni molto pratiche e i vescovi e i sacerdoti devono sapere quali decisioni prendere. Senza indicazioni precise si trovano di fronte a interpretazioni varie e confuse».
Perché nessun cardinale ha firmato il documento?
«Abbiamo scelto noi di non coinvolgere i cardinali. Vogliamo sia una iniziativa indipendente e senza persone vicine al Papa».
Cosa risponde a chi vi accusa di contravvenire al canone 749 che prevede l'infallibilità del Papa?
«Dico che in questo caso non si parla dell'infallibilità del Papa. E aggiungo che il paragrafo terzo dello stesso canone recita: nessuna dottrina si intende infallibilmente definita se ciò non consta manifestamente».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-faccia-mea-culpa-noi-ribelli-siamo-gi-10mila-1447255.html

Il collaboratore di Benedetto: "C'è apostasia dentro la Chiesa"

Nicola Bux, stretto collaboratore di Benedetto XVI, commenta le divisioni nella Chiesa provocate da una bassa adesione ai dogmi e al magistero

Nicola Bux, pugliese tra i fondatori di Comunione e Liberazione, era vicinissimo a papa Benetetto XVI. Suo stretto collaboratore, insomma.
Insegnante a Gerusalemme e a Roma, Bux con Ratzinger ha condiviso le riforme realizzate negli anni del papato. Soprattutto quella liturgica, con l'apertura (e il ritorno) ai riti latini e della Tradizione cattolica della Chiesa.
Tra le altre cose, Bux è anche "amico" di due dei firmatari dei "dubia" contro l'esortazione apostolica di papa Francesco. Quei Leo Burke e Walter Brandmuller che tempo fa chiesero spiegazioni a Bergoglio circa l'Amoris Laetitia e che non hanno mai ottenuto risposta. Dopo la correzione filiale pubblicata nei giorni scorsi (e firmata da 60 tra sacerdoti, teologi e laici), Bux ha risposto alle domande de La Verità, sottolineando le difficoltà che sta percorrendo la Chiesa di Cristo.
Parlando del centenario delle apparizioni di Fatima, Bux sostiene che "la Chiesa cattolica patisce l'apostasia". "Per noi, l’unica profezia compiuta è la venuta di Gesù Cristo - dice - così tutto è compiuto! Tuttavia resta da compiere in ciascuno di noi, ciò che manca a favore del corpo di Cristo che è la Chiesa. Quindi, Fatima si sta compiendo nelle sofferenze del Corpo mistico di Cristo, la Chiesa cattolica, che (è sotto gli occhi di tutti) patisce l’apostasia, il distacco da quello che sempre, dovunque e da tutti è stato creduto e professato, in una parola: il dogma". Una allarme presentato, in altri termini, anche da altri cardinali e vescovi. E che richiama le parole della correzione filiale al Papa, sebbene né Bux né altri cardinali hanno firmato. Se i correttori denunciavano "propagazione di alcune eresie" e la mancata aderenza di alcuni preti e vescovi ai dogmi della Chiesa in tema di matrimonio e Eucarestia, così Bux mette in allerta il "distacco" dai fondamenti della fede cattolica. "Non è ben visibile il susseguirsi di parole e atti di sacerdoti che contraddicono altri sacerdoti - continua il monsignore - di laici che contrastano altri laici, favorito dalla divisione tra i vescovi su cosa è la fede e la morale cattolica? Per un numero crescente di cattolici, il magistero non è più segno di unità: è noto, infatti, che non si possa invocare l’autorità magisteriale, se prima non si aderisce alla verità cattolica".
Il ragionamento è semplice: se i pastori della Chiesa (vescovi e cardinali) non aderiscono ai "dogmi" e al "magistero", allora nel corpo mistico di Cristo si verificheranno delle divisioni insanabili tra laici e consacrati. "La comunione dei fedeli con la gerarchia sussiste finché questa aderisce alla verità cattolica - spiega Bux - la verità di Cristo, che essa è chiamata a servire. La comunione si interrompe quando chiunque, nella Chiesa, abbandona la verità e abbraccia l’e r ro re. Purtroppo nella storia è già accaduto: per questo Gesù ha pregato che siamo una sola cosa, affinché il mondo veda e creda".
Motivo di attrito anche le parole di Bergoglio sul rito in latino, riesumato da Benedetto XVI con il motu proprio "Summorum pontificum" e messo in qualche modo in soffitta dall'attuale papa. Il quale non ha mai espresso particolare amore per la liturgia preconciliare e che, non a caso, recentemente ha ricordato come "la riforma liturgica è irreversibile". "In diverse parti del mondo - dice Bux - si continuava o si era ripreso a celebrare la santa messa secondo l’antico rito romano, anche a causa delle deformazioni insopportabili apportate al nuovo rito. Pertanto egli (Ratzinger, Ndr) pensò di riportare la pace liturgica, proponendo un riconoscimento di pari dignità e mutuo arricchimento tra le due forme, antica e nuova, del rito romano. Mi consenta un esempio: quale persona di buon senso penserebbe che seguire la cucina tradizionale sia in contrasto con quella innovativa? Eppure, l’ideologia è tale da negare la realtà: tanti giovani e adulti riscoprono la fede (spesso scoprono la vocazione) partecipando alla forma straordinaria del rito romano. Si vuol negare questa evidenza: è sempre l’ideologia. Chiunque volesse annullare il motu proprio, si troverebbe davanti un grande movimento di resistenza, una Chiesa antagonista, una realtà crescente e insopprimibile, per il semplice fatto che vive la riforma della liturgia come rinascita del sacro nei cuori; non come lo spasmodica ricerca di novità attinte alle mode correnti".

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