Quella lettera in latino che gli dà dell’eretico, e la reazione del Papa:
“Macché offeso. Ora fa il repulisti”
Osservatore Romano/LaPresse |
L’altro giorno nei dintorni di piazza San Pietro, all’ora di pranzo (cioè alle 13.30, quando suona la campanella oltre le mura), la calma era piatta. Visi sorridenti, soliti grandi appetiti, occhiali da sole a nascondere borse e occhiaie. Eppure, poco prima, una lettera in latino lunga, lunghissima, dava al Papa dell’eretico. Come Giordano Bruno o come uno dei tanti Pontefici medievali che si prendevano schiaffi in faccia da sovrani sbruffoncelli. Sessantadue firmatari, tra cui molti blogger, diversi paralefebvriani, banchieri e intellettuali. “Che buco nell’acqua che hanno fatto”, mi dice poco dopo, davanti a due piatti di Gricia strabordante (prima s’era già mangiato il carciofo unto e bisunto), il monsignore che non vedevo da prima dell’estate.
“Hanno aspettato mesi, un anno, e hanno fatto ’sta roba qui. Bah! Un grande assist a chi non vedeva l’ora di sbertucciarli e di irriderli”. Ma il Papa sarà offeso, azzardo io. In risposta ottengo una fragorosa e imbarazzante risata, con gli occhietti del presule che dietro le lenti degli occhiali mi guardavano con tanta compassione. “Ma figurati! Non aspettava altro che leggere questa cosa, che lui ritiene roba da disperati, degna di custodi da museo chiusi in uffici e consorterie. E’ proprio ’sta roba che gli dà manforte a fare il repulisti”. Salutandoci, mentre passa un vescovo vestito da vescovo anche al ristorante al quale dà una pacca sulla spalla e si complimenta per le fortune calcistiche della Roma, mi raccomanda di drizzare le antenne in vista dell’autunno inoltrato: “Vedrai la risposta ai firmatari della correzione filiale. Se finora s’è parlato di aria fresca a piegare un po’ le palme nei Giardini vaticani, tra un po’ sarà il caso di parlare dell’uragano Irma”.
CORREZIONE FILIALE: QUASI QUADRUPLICATE LE ADESIONI.
MIGLIAIA DI FIRME POPOLARI. PAROLIN: DIALOGARE…
MARCO TOSATTI
Si sono quasi quadruplicate, a partire dalle quaranta
iniziali le adesioni di studiosi, professori teologi e religiosi alla
“Correzione Filiale” consegnata al Pontefice l’11 agosto a Santa Marta e resa
nota domenica scorsa, dopo che non era stata ricevuta nessuna risposta agli
organizzatori. Attualmente hanno aderito in 156 studiosi. A fianco
dell’iniziativa, che come sappiamo è riservata a persone di una certo livello
accademico o teologico, se ne sono sviluppate altre, di appoggio. Quella di
Life Site News ha raggiunto, a ieri, oltre le cinquemila adesioni (5025, per
l’esattezza). Mentre quella lanciata da One Peter Five, di Steve Skojec, ieri
aveva raccolto più di diecimila adesioni (10624, per la precisione). So
dell’esistenza di altre raccolte di firme in appoggio popolare alla “Correzione
Filiale”, ma non sono in grado in questo momento di fornire dati più precisi. È
da ricorda comunque che nei mesi scorsi una “Supplica filiale” al Pontefice,
sempre su questo tema, aveva raccolto centinaia di migliaia di firme in tutto
il mondo. Si tratta comunque di iniziative totalmente staccate e indipendenti
rispetto ai “Dubia” avanzati al Papa e alla Congregazione per la Dottrina della
Fede da quattro cardinali, di cui al momento sono in vita Brandmüller e Burke.
E non è improbabile che a breve periodo ci possano essere novità di rilievo
anche su quel fronte.
Appare sempre più evidente che non si tratta di iniziative
folcloristiche, come vorrebbero far credere con maggiore o minore abilità e
finezza gli agenti della propaganda iperpapista. Così come risulta sempre più
incredibile e surreale il rifiuto a un confronto sui temi concreti e il
silenzio del Pontefice. Non bastano certo battutine su San Tommaso, avidamente
rilanciate dai tifosi papalini a sciogliere perplessità e a riportare ordine in
una situazione di cui Amoris Laetitia è stata il detonatore di confusione
massima.
Con toni diversi persone diverse se ne stanno rendendo
conto. Una frase del Segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, è
indicativa. A margine di un incontro di Aiuto alla Chiesa che Soffre gli è
stata posta una domanda sulla Correzione Filiale. Il braccio destro del
Pontefice ha detto: “È importante dialogare anche all’interno della Chiesa”. E
la persona che fino a pochi mesi fa rivestiva il ruolo più importante in
Vaticano in campo teologico, il cardinale Gerhard Müller, in una intervista
rilasciata a Edward Pentin, del National Catholic Register, ha detto che la
Chiesa non ha bisogno di “polemiche e polarizzazioni”, ma al contrario di “più
dialogo e reciproca fiducia”. Müller ha lanciato l’idea di una commissione
composta da variii cardinali, nominati dal papa, che discutano teologicamente
sulle parti controverse dell’Amoris Laetitia con rappresentanti dei Dubia e
della Correzione. Forse si può leggere la dichiarazione del Segretario di Stato
anche alla luce di questa proposta.
Vogliamo poi riportare le parole del solo vescovo
firmatario, René Henry Gracida, novantaquattro anni, emerito di Corpus Christi,
che ha così spiegato le sue ragioni: “Alcuni amici – scrive Gracida – mi hanno
chiesto i motivi per cui ho scelto, domenica scorsa, di firmare la correzione
filiale. Sinceramente mi sorprende che qualcuno senta il bisogno di chiederlo,
perché la risposta è semplice e, spero, è evidente: amo la Chiesa. Amo la
Chiesa in quanto corpo mistico di Cristo. Amo la Chiesa come comunità di uomini
e donne fedeli, giovani e vecchi, liberali e conservatori. Mi dispiace vedere
che le persone soffrono, come soffro anch’io, per la crisi che affligge la
Chiesa”. La correzione filiale “è così ben scritta, così rispettosa, così
completa, così dettagliata” che il presule si attendeva “molti dei miei
fratelli vescovi fossero felici di firmarla. Forse ingenuamente, ho pensato che
la mia firma potesse incoraggiare altri vescovi a rendere pubblici i loro punti
di vista, ma molti sono timidi e temono ritorsioni da parte di Roma”
Una delle adesioni più recenti è quella di don Andrew
Pinsent don Andrew Pinsent, cinquantuno anni, di Brighton, direttore per la
ricerca del Centro Iam Ramsey di Oxford su scienza e religione, sacerdote,
teologo (laureato alla Gregoriana) e filosofo; inoltre è uno scienziato, con
una laurea in fisica. Pinsent, ritiene “manipolato in modo ridicolo” l’ultimo
sinodo, ( e chie legge questo blog, e chi leggeva San Pietro e Dintorni, sa
quante prove abbiamo portato in questa direzione), ricorda che le richieste di chiarezza
al Pontefice sono rimaste inevase, e che “come ha recentemente avvertito il
professor Josef Seifert, prima di essere licenziato a causa delle sue
posizioni, ci troviamo di fronte al rischio di una totale distruzione degli
insegnamenti morali della Chiesa cattolica. Vorrei aggiungere che le
contraddizioni ora introdotte negano la ragione stessa e sono catastrofiche per
la missione della Chiesa. Dal momento che ho donato la mia vita al sacerdozio
esclusivamente per la salvezza delle anime, ho dovuto aggiungere il mio nome
alla correzione”.
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