Avvenire risponde alla Correzione filiale: un pastrocchio imbarazzante
Luciano Moia, da tempo impeganto a spiegare che con Amoris Laetitia è finalmente cambiato tutto, ha provato a rispondere ai 62 della Correzione filialeinsieme al teologo Giuseppe Lorizio.
L’argomentazione che potete trovare quihttps://www.avvenire.it/chiesa/pagine/amoris-laetita-accuse-che-non-stanno-in-piedi
può essere smontata pezzo per pezzo, da un bambino.
- Anzitutto si sostiene che il documento “accoglie all’87% le due Relatio Synodi2014-2015 e che quindi ciò che il testo propone non è frutto di un’invenzione del Papa, ma di un percorso sinodale che ha coinvolto oltre trecento vescovi, cardinali e teologi”.– Ciò non significa nulla, perchè i critici hanno sempre sostenuto che il documento è conforme alla dottrina cattolica nella sua gran parte. I passaggi sospetti sono numericamente pochi, soprattutto in nota, ma hanno una portata enorme. In teologia bastano poche parole per distruggere una prassi bimillenaria o una dottrina. In secondo luogo si finge di non sapere che molti padri sinodali, non quelli scelti da Bergoglio proprio perchè innovatori, si sono spesso lamentati per pressioni, ingerenze, relatio intermedia truccata… E‘ stato il segretario del Sinodo, monsignor Bruno Forte, fan di Amoris laetitia, a svelare le parole di Bergoglio che testimoniano che del Sinodo non interessava nulla perchè tutto era già stato scritto a priori: “Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati – ha riportato Mons. Forte riferendo una battuta di Papa Francesco – questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io.” (http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/12/francesco-sinodo-o-non-sinodo-le-conclusioni-le-trarro-io-ecco-perche-i-4-cardinali-hanno-dubbi/).
- Veniamo al punto principale.Chiede Luciano Moia: Come valutare l’osservazione a proposito dell’Eucarestia per i divorziati risposati? Lorizio: “L’Eucarestia non può essere concepita come il Pane di coloro che già sono perfetti. Ma è il panis viatorum, di coloro cioè che sono in cammino. Se dovessimo tutti attendere la pienezza dell’unione con Dio per accedere all’Eucarestia, nessuno vi potrebbe accedere. Tanto che pochi istanti prima di riceverla tutti, dal celebrante all’ultimo dei fedeli, dicono “Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa”. Questo non essere degni, vuol dire che l’Eucarestia è data anche alla nostra fragilità. Del resto se la grazia è l’amicizia con Dio, Dio ci offre la sua amicizia attraverso i sacramenti. Ma non dimentichiamo che le reliquie del peccato restano anche nella persona che ha celebrato il sacramento della riconciliazione”.
Vediamo di capire: Lorizio spiega che l’Eucaristia non è solo per “coloro che sono già perfetti“. Ma chi lo ha mai sostenuto? La Chiesa ha sempre insegnato che non si accede all’Eucaristia se si è in peccato mortale (ma lo si può fare se si è in peccato veniale); in tal caso bisogna pentirsi e confessarsi, per non cadere nelle parole di san Paolo, nella I ai Corinzi: “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna”. Da sempre la I comunione è preceduta dalla I confesione, proprio per questo.
D’altro canto non avere peccati mortali sulla coscienza (adulteri, omicidi…) non significa essere perfetti, nè avere la presunzione di esserlo: appare dunque inutile, perchè evidente, la frase conclusiva di Lorizio sul fatto che anche chi si è riconciliato rimane un peccatore.
Interessante invece un fatto: nè nella domanda nè nella risposta si parla mai di adulterio, benchè tutto il problema dell’indissolubilità o meno stia qui.Perchè è evidente che per cancellare la dottrina bisogna cancellare il nome stesso del peccato, nonostante esso appaia in uno dei 10 comandamenti e nonostante il già citato san Paolo sia molto chiaro: “Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio”. Moia e Lorizio rispondono, si fa per dire, ai Dubia e alla Correzione, saltando totalmente il problema, girandoci intorno.
3) Domanda Moia: Ciò che nel documento si afferma a proposito della riconciliazione sembra frutto di una visione preconciliare… Lorizio: “Ma ancora peggio, in un punto significativo dal capitolo 12 del Decreto sulla riconciliazione del concilio di Trento – e quindi siamo in piena tradizione – si dice che nessuno può avere la certezza assoluta di essere graziato o predestinato, il che significa che nessuno può ritenersi in una situazione di “certezza” per quanto riguarda la grazia. Il Papa, con Amoris laestitia, si innesta in questa tradizione. Chi dice il contrario, come traspare dal documento, evidenzia un problema di imperizia teologica”.
Commentiamo: Anzitutto Moia deride la visione pre-conciliare, cioè 1960 anni di storia della Chiesa. Quindi il fedele dovrebbe credere sulla parola al signor Moia, e non a 1960 anni di papi e santi? Tanto più che il linguaggio dei 62 è esattamente quello delle encicliche di Giovanni Paolo II, di Bendetto XVI, del Catechismo della Chiesa cattolica del 1992! Quanto alla riposta di Lorizio, è fantastica: “Ancora peggio”, il che significa che pensarla come i santi di sempre, sant’Agostino, san Tommaso, Giovanni Bosco… tutti preconciliari, è cosa pessima, ma c’è ancora di peggio! Poi il Lorizio fa il capzioso, il sofista: sostiene che nessuno può “ritenersi in una situazione di certezza riguardo alla grazia“. E cosa c’entra? Qui si sta discutendo non di chi può avere qualche dubbio sul suo stato di grazia, madi chi può sapere con certezza, essendo in peccato mortale, di non essere in grazia di Dio. E’ infatti certo che il peccato grave, come l’adulterio e l’omicidio, escludono dalla grazia, sino a pentimento. Per cui il discorso di Lorizio è del tutto fuori luogo.
4) Moia: E la parte finale sul Modernismo e su Lutero? Lorizio: “Non si possono liquidare in modo così banale questioni storiche enormi. Oggi le ricerche ci hanno offerto una comprensione più profonda della teologia di Lutero e abbiamo molti documenti in più per inquadrare la questione del Modernismo, per cui agitare questi fantasmi in questo momento vuol dire essere fuori dalla storia e ignorare il frutto delle ricerche più recenti”.
Commentiamo: è quantomeno singolare che mentre si cerca di difendere Bergoglio dall’accusa di eresia, si riabilitiano con somma leggerezza un’eresia, il modernismo (condannato solennemente da san Pio X) e l’eretico Lutero (scomunicato e riscomunicato, accusato di eresia, e, per di più, non certo papalino).
Si può difendere Bergoglio, perchè è il papa (altri argomenti, come visto, non ci sono) condannando implicitamente i papi del passato? Non si accorgono Moia e Lorizio, non solo di non aver risposato ad una sola obiezione e ad un solo Dubium, ma di aver mostrato chiaramente di essere in non celata rottura con la Chiesa di sempre? Non sono davvero scismatici personaggi che, nel loro tentativo di difendere l’indifendibile, seminano qua e là la riabilitazione della più grande eresia della storia, il luteranesimo, e della più grande eresia della contemporaneità, il modernismo?
Pubblicato 26 settembre 2017 |
AMORIS LAETITIA, I TEOLOGI, LE AUTORITÀ E QUEL BAMBINO POCO ISTRUITO CHE OSA RICORDARE: «MA 2+2 FA 4»
«Politics Trumps Theology in Filial Correction Response» di William M. Briggs, da OnePeterFive(traduzione di Chiesa e post concilio)
Immaginate un uomo, in una posizione di spicco e con un importante curriculm accademico; un uomo autorevole, un consacrato, un uomo la cui parola è ascoltata dal Papa. Quest’uomo vi dice che, a volte, 2+2=5. L’affermazione di quest’uomo può essere vera in ragione del suo status?
Immaginate ora un bambino, povero e senza i benefici di alcuna istruzione, un orfanello abbandonato, dire a quest’uomo importante: “Signore no, 2+2 fa sempre 4, anche per Dio stesso il quale non cambia la Verità”.
Un momento! Cosa sta facendo questo ragazzino ignorante? Non si rende conto che sbaglia? Non ha alcuna autorità per correggere chicchessia! Perché dovremmo ascoltare un bambino?
Immaginate ora un bambino, povero e senza i benefici di alcuna istruzione, un orfanello abbandonato, dire a quest’uomo importante: “Signore no, 2+2 fa sempre 4, anche per Dio stesso il quale non cambia la Verità”.
Un momento! Cosa sta facendo questo ragazzino ignorante? Non si rende conto che sbaglia? Non ha alcuna autorità per correggere chicchessia! Perché dovremmo ascoltare un bambino?
Qui ci viene in aiuto Massimo Faggioli, professore al Dipartimento di Teologia e Scienze Religiose della Villanova University, il quale dice che il bambino rappresenta una “marginale frangia di opposizione” al nostro grande personaggio. Il bambino “evidentemente non è un cardinale o un vescovo con un ruolo ufficiale nella Chiesa Cattolica”.
David Gibson, direttore del Centro per le Religioni e Culture della Fordham University concorda. Egli dice che il tentativo di correzione del bambino è “nulla più di una petizione online”. Dice anche che “quanto un religioso viene accusato di errore si riempiono sempre le prime pagine dei giornali. Ma questi bambini, in realtà, sono i soliti noti agitatori di estrema destra che prima di prendersela con questo prete, nel passato, hanno avuto da ridire anche su altri”.
Persino il New York Times - il New York Times! – ci rammenta che il bambino non è nemmeno cardinale; le sue critiche perciò non possono avere pregio.
Possiamo allora solo concludere che il nostro ragazzino non ha autorità alcuna, quindi non ha alcun diritto di suggerire una correzione; che in realtà sta sbagliando e 2+2 non sempre risulta 4; che a volte, come disse Antonio Spadaro, il risultato può essere 5, oppure 3 o qualsiasi numero si preferisca. Anzi, il risultato reale non è importante purché la soluzione sia misericordiosa.
Giusto?
David Gibson, direttore del Centro per le Religioni e Culture della Fordham University concorda. Egli dice che il tentativo di correzione del bambino è “nulla più di una petizione online”. Dice anche che “quanto un religioso viene accusato di errore si riempiono sempre le prime pagine dei giornali. Ma questi bambini, in realtà, sono i soliti noti agitatori di estrema destra che prima di prendersela con questo prete, nel passato, hanno avuto da ridire anche su altri”.
Persino il New York Times - il New York Times! – ci rammenta che il bambino non è nemmeno cardinale; le sue critiche perciò non possono avere pregio.
Possiamo allora solo concludere che il nostro ragazzino non ha autorità alcuna, quindi non ha alcun diritto di suggerire una correzione; che in realtà sta sbagliando e 2+2 non sempre risulta 4; che a volte, come disse Antonio Spadaro, il risultato può essere 5, oppure 3 o qualsiasi numero si preferisca. Anzi, il risultato reale non è importante purché la soluzione sia misericordiosa.
Giusto?
Se trovate questa spiegazione sensata, così come sembra esserlo a persone come Faggioli, Gibson e tutti gli altri seduti in tribuna e intenti a questionare sui titoli di coloro i quali hanno formulato la correzione filiale, allora vi siete arresi all’idea che la Chiesa sia una faccenda politica; che ogni battaglia sia una lotta di potere dove la parte più numerosa, o che può contare su una maggiore abilità strategica, può e deve prevalere.
Le citazioni più sopra sono autentiche, ritoccate appena per adattare al nostro bambino immaginario le accuse di eresia nei confronti di alcune affermazioni di Papa Francesco.
Faggioli e Gibson sono tutt’altro che soli. Dall’account twitter della Hope & Life Press sono stati rimproverati i sottoscrittori della correzione filiale: “non avete autorità alcuna per formulare correzioni di alcun tipo.”
Anche il ben noto commentatore Austen Ivereigh non riesce ad andare oltre la prospettiva politica. Scrive: “Il grande errore tattico è stato di includere tra i vescovi solo Fellay. In questo modo i sottoscrittori si sono identificati con un movimento scismatico ostile al Vaticano II”. Sarebbe un po’ come dire: “Il grande errore tattico di questo bambino è stato di non coinvolgere un professore di ruolo che insegna matematica”.
L’affermazione di Ivereigh è sbagliata anche perché la SSPX guidata dal Vescovo Fellay non è scismatica, come riconosciuto dallo stesso Papa Francesco il quale ha decretato valide le confessioni amministrate dai suoi consacrati durante “l’anno della Misericordia”. Ivereigh sicuramente lo sa ma ha scelto ugualmente di gettare sul tavolo la parola “scisma”, perché in politica e in guerra tutto è lecito.
Ma l’errore più grave che commette Ivereigh è quando afferma che i numeri contano. “Teologi peraltro una definizione inappropriata; 62 poi è una minoranza esigua, se consideriamo l’accoglienza ricevuta da Amoris Latetitia; molti di loro sono ben noti tradizionalisti ostili”. Il che equivale a dire: “Solo i matematici tradizionalisti sono ancora attaccati alle formule antiche”.
Se nell'anno 350 fosse esistito Twitter, Ivereigh avrebbe pubblicato: “Atanasio è un uomo solo e quasi nessuno lo appoggia. Lasciatelo perdere. Speriamo che le voci di scomunica da parte di Papa Liberio siano vere”.
Queste reazioni alla correzione filiale, tutte squisitamente politiche, tradiscono un altro aspetto. È come se tutti questi negazionisti non credessero seriamente, o non credessero del tutto, nella componente soprannaturale della fede Cattolica. Cosa alla quale gli autori del documento, invece, evidentemente credono.
Se, al contrario, i negazionisti considerassero il soprannaturale la parte più importante dell’intera questione, si sarebbero avute immediatamente vivaci discussioni nel merito dei sette punti. Sono davvero eresie? Tutte? Perché? Perchè no? Avrebbero detto: “andiamo al fondo di questa importantissima questione”. “La salvezza delle anime è preminente e le eresie non possono essere tollerate. Su questo punto concordiamo ma su quest’altro punto non siamo d’accordo”.
Le citazioni più sopra sono autentiche, ritoccate appena per adattare al nostro bambino immaginario le accuse di eresia nei confronti di alcune affermazioni di Papa Francesco.
Faggioli e Gibson sono tutt’altro che soli. Dall’account twitter della Hope & Life Press sono stati rimproverati i sottoscrittori della correzione filiale: “non avete autorità alcuna per formulare correzioni di alcun tipo.”
Anche il ben noto commentatore Austen Ivereigh non riesce ad andare oltre la prospettiva politica. Scrive: “Il grande errore tattico è stato di includere tra i vescovi solo Fellay. In questo modo i sottoscrittori si sono identificati con un movimento scismatico ostile al Vaticano II”. Sarebbe un po’ come dire: “Il grande errore tattico di questo bambino è stato di non coinvolgere un professore di ruolo che insegna matematica”.
L’affermazione di Ivereigh è sbagliata anche perché la SSPX guidata dal Vescovo Fellay non è scismatica, come riconosciuto dallo stesso Papa Francesco il quale ha decretato valide le confessioni amministrate dai suoi consacrati durante “l’anno della Misericordia”. Ivereigh sicuramente lo sa ma ha scelto ugualmente di gettare sul tavolo la parola “scisma”, perché in politica e in guerra tutto è lecito.
Ma l’errore più grave che commette Ivereigh è quando afferma che i numeri contano. “Teologi peraltro una definizione inappropriata; 62 poi è una minoranza esigua, se consideriamo l’accoglienza ricevuta da Amoris Latetitia; molti di loro sono ben noti tradizionalisti ostili”. Il che equivale a dire: “Solo i matematici tradizionalisti sono ancora attaccati alle formule antiche”.
Se nell'anno 350 fosse esistito Twitter, Ivereigh avrebbe pubblicato: “Atanasio è un uomo solo e quasi nessuno lo appoggia. Lasciatelo perdere. Speriamo che le voci di scomunica da parte di Papa Liberio siano vere”.
Queste reazioni alla correzione filiale, tutte squisitamente politiche, tradiscono un altro aspetto. È come se tutti questi negazionisti non credessero seriamente, o non credessero del tutto, nella componente soprannaturale della fede Cattolica. Cosa alla quale gli autori del documento, invece, evidentemente credono.
Se, al contrario, i negazionisti considerassero il soprannaturale la parte più importante dell’intera questione, si sarebbero avute immediatamente vivaci discussioni nel merito dei sette punti. Sono davvero eresie? Tutte? Perché? Perchè no? Avrebbero detto: “andiamo al fondo di questa importantissima questione”. “La salvezza delle anime è preminente e le eresie non possono essere tollerate. Su questo punto concordiamo ma su quest’altro punto non siamo d’accordo”.
Solo dopo avere elaborato, indagato e infine fatto il punto sulle singole questioni avrebbero potuto rivolgere l’attenzione ai sottoscrittori e alle loro intenzioni. Concentrarsi sulle persone e non sui contenuti è un inversione del corretto procedere. Che rivela molto.
A proposito della Correctio Filialis: questione di "core business"
di Darth Gender
È notizia dell’altro ieri la pubblicazione della Correctio filialis de haeresibus propagatis, ovvero di una lettera indirizzata a Papa Francesco dove si dichiara che il Papa, mediante la sua Esortazione Apostolica Amoris laetitia e mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate, ha sostenuto 7 posizioni eretiche, riguardanti il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti, e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica.
Ovviamente, la stampa più becera ha avuto subito da etichettare i firmatari (tra i quali spicca, come unico prelato, Mons. Bernard Fellay, superiore della San Pio X e quindi, di riflesso, cattivo e fascista) come fronda anti-Bergoglio, tradizionalisti(senza sapere nemmeno che nella Chiesa Cattolica il tradizionalismo è una identità ben precisa, e tra i firmatari ce ne sono pochissimi) e via dicendo.
In realtà, le critiche che vengono mosse nella lunga lettera sono ben precise e circostanziate, non sono accuse a caso per il puro gusto di fare la guerra a qualcuno. È evidente la buona fede dei firmatari, e il loro interesse a far sì che non si propaghino eresie dannose per il popolo di Dio.
Le critiche alle 7 posizioni eretiche sono innanzitutto dovute all’incredibile ambiguità di Amoris Laetitia; sarebbe da ciechi negare che tale documento non sia drammaticamente ambiguo. Ciò è testimoniato dal fatto che a distanza di due anni dalla pubblicazione, non esiste ancora una interpretazione univoca del testo e che ogni Conferenza Episcopale (se non addirittura ogni Diocesi, ma tant’è) si stia arrangiando interpretandolo nella maniera che più la aggrada (anche questo è ben dettagliato nella lettera, con tutti i tentativi ambigui degli ultimi due anni).
Chi scrive non ha intenzione di spulciare tutte le proposizioni errate e le loro correzioni; tuttavia può riportare la discussione su un terreno più semplice e più immediatamente comprensibile per il cattolico medio, ovvero sulla questione della salvezza delle anime.
Sì, perché se qualcuno se ne fosse dimenticato, la salvezza delle anime è il "core business" della Chiesa Cattolica Romana. Potremo volgarmente dire (mi perdonino l’ardimento, ma serve a rendere il concetto) che il fatturato della Chiesa Cattolica si misuri nel numero delle anime che vengono strappate alle grinfie di Satana.
In questa ottica, Amoris Laetitia è solo un produttore di caos che non rende affatto più agevole la comprensione del Magistero dei precedenti Papi e che crea confusione nei fedeli e nei confessori. E capirete che questo non è assolutamente bene: se ci si confessa male, non si ottiene l’assoluzione dai propri peccati. Se i peccati mortali non sono assolti, si va all’Inferno (brutto da dire, poco appetibile come strategia di marketing, ma è così).
Sembra quasi che Amoris Laetitia sia un tentativo di rendere il sacramento dell’Eucarestia come più inclusivo, come se lo si rendesse più bello in base a quante più persone lo ricevono (con una logica che, se mi permettete, non è diversa da quella con cui si va ad un concerto di Vasco, per dire).
Ma la Chiesa non può piegarsi ad un ragionamento mondano di questo tipo: la Misericordia per il peccatore passa innanzitutto dal metterlo in guardia dai peccati, e ricevere l’Eucarestia essendo in una situazione reiterata di peccato è esso stesso un peccato mortale. Motivo per cui, se la Chiesa è Madre che si cura delle anime dei suoi figli, farà di tutto per scoraggiare comportamenti (come quello appena esposto) che aprono la strada alla dannazione eterna.
Purtroppo Amoris Laetitia porta proprio nella direzione opposta. Allora ben vengano lettere come questa, che comunque non sono attacchi personali alla figura del Papa ma amorevoli indicazioni per evitare di cadere in gravi errori e di dannare le anime di tanti fedeli.
P.S.: l’etichetta di “tradizionalista” sta diventando (o lo è già) l’equivalente ecclesiale del “fascista” in campo politico. Cioè, se non sei d’accordo col pensiero dominante, sei “quella roba là”.
https://labaionetta.blogspot.it/2017/09/obice-proposito-della-correctio.html
È notizia dell’altro ieri la pubblicazione della Correctio filialis de haeresibus propagatis, ovvero di una lettera indirizzata a Papa Francesco dove si dichiara che il Papa, mediante la sua Esortazione Apostolica Amoris laetitia e mediante altre parole, atti e omissioni ad essa collegate, ha sostenuto 7 posizioni eretiche, riguardanti il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti, e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica.
Ovviamente, la stampa più becera ha avuto subito da etichettare i firmatari (tra i quali spicca, come unico prelato, Mons. Bernard Fellay, superiore della San Pio X e quindi, di riflesso, cattivo e fascista) come fronda anti-Bergoglio, tradizionalisti(senza sapere nemmeno che nella Chiesa Cattolica il tradizionalismo è una identità ben precisa, e tra i firmatari ce ne sono pochissimi) e via dicendo.
In realtà, le critiche che vengono mosse nella lunga lettera sono ben precise e circostanziate, non sono accuse a caso per il puro gusto di fare la guerra a qualcuno. È evidente la buona fede dei firmatari, e il loro interesse a far sì che non si propaghino eresie dannose per il popolo di Dio.
Le critiche alle 7 posizioni eretiche sono innanzitutto dovute all’incredibile ambiguità di Amoris Laetitia; sarebbe da ciechi negare che tale documento non sia drammaticamente ambiguo. Ciò è testimoniato dal fatto che a distanza di due anni dalla pubblicazione, non esiste ancora una interpretazione univoca del testo e che ogni Conferenza Episcopale (se non addirittura ogni Diocesi, ma tant’è) si stia arrangiando interpretandolo nella maniera che più la aggrada (anche questo è ben dettagliato nella lettera, con tutti i tentativi ambigui degli ultimi due anni).
Chi scrive non ha intenzione di spulciare tutte le proposizioni errate e le loro correzioni; tuttavia può riportare la discussione su un terreno più semplice e più immediatamente comprensibile per il cattolico medio, ovvero sulla questione della salvezza delle anime.
Sì, perché se qualcuno se ne fosse dimenticato, la salvezza delle anime è il "core business" della Chiesa Cattolica Romana. Potremo volgarmente dire (mi perdonino l’ardimento, ma serve a rendere il concetto) che il fatturato della Chiesa Cattolica si misuri nel numero delle anime che vengono strappate alle grinfie di Satana.
In questa ottica, Amoris Laetitia è solo un produttore di caos che non rende affatto più agevole la comprensione del Magistero dei precedenti Papi e che crea confusione nei fedeli e nei confessori. E capirete che questo non è assolutamente bene: se ci si confessa male, non si ottiene l’assoluzione dai propri peccati. Se i peccati mortali non sono assolti, si va all’Inferno (brutto da dire, poco appetibile come strategia di marketing, ma è così).
Sembra quasi che Amoris Laetitia sia un tentativo di rendere il sacramento dell’Eucarestia come più inclusivo, come se lo si rendesse più bello in base a quante più persone lo ricevono (con una logica che, se mi permettete, non è diversa da quella con cui si va ad un concerto di Vasco, per dire).
Ma la Chiesa non può piegarsi ad un ragionamento mondano di questo tipo: la Misericordia per il peccatore passa innanzitutto dal metterlo in guardia dai peccati, e ricevere l’Eucarestia essendo in una situazione reiterata di peccato è esso stesso un peccato mortale. Motivo per cui, se la Chiesa è Madre che si cura delle anime dei suoi figli, farà di tutto per scoraggiare comportamenti (come quello appena esposto) che aprono la strada alla dannazione eterna.
Purtroppo Amoris Laetitia porta proprio nella direzione opposta. Allora ben vengano lettere come questa, che comunque non sono attacchi personali alla figura del Papa ma amorevoli indicazioni per evitare di cadere in gravi errori e di dannare le anime di tanti fedeli.
P.S.: l’etichetta di “tradizionalista” sta diventando (o lo è già) l’equivalente ecclesiale del “fascista” in campo politico. Cioè, se non sei d’accordo col pensiero dominante, sei “quella roba là”.
https://labaionetta.blogspot.it/2017/09/obice-proposito-della-correctio.html
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