ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 settembre 2017

Di fronte al potere del maligno e di chi lo serve


Dio ci chiama a una nuova crociata / 2


Magari la Chiesa tutta si rispecchiasse in Maria, che è tutta rivolta a Dio! E lo farà: cominceranno i pochi, ma Dio salverà i molti attraverso i pochi veramente uniti al Figlio (una lettrice).

Non ci avevo mai fatto caso prima: nei Vespri del martedì i testi salmici suggeriscono un passaggio dall’oppressione alla libertà. Miserere nostri, Domine, miserere nostri, quia multum repleti sumus despectione (Abbi pietà di noi, Signore, abbi pietà di noi, poiché siamo proprio colmi di disprezzo; Sal 122, 3). Anima nostra sicut passer erepta est de laqueo venantium (L’anima nostra, come un passero, è stata strappata al laccio dei cacciatori; Sal 123, 7). Quia non relinquet Dominus virgam peccatorum super sortem iustorum, ut non extendant iusti ad iniquitatem manus suas (Perché il Signore non lascerà lo scettro dei peccatori sopra la parte toccata ai giusti, affinché i giusti non stendano le mani per azioni inique; Sal 124, 3). In convertendo Dominus captivitatem Sion, facti sumus sicut consolati (Quando il Signore ha riportato i prigionieri di Sion, siamo stati consolati; Sal 125, 1). Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam (Se il Signore non avrà custodito la città, invano vigila colui che la custodisce; Sal 126, 1).

In queste parole è evidente il primato della grazia e l’azione preveniente della Provvidenza, senza la quale saremmo spacciati di fronte al potere del maligno e di chi lo serve; allo stesso tempo si presuppone che l’uomo non resti completamente inerte, ma che stia facendo quanto in suo potere per liberarsi e difendersi da esso. 
Una massima della tradizione spirituale cattolica attribuita a sant’Ignazio di Loyola raccomanda di fare ogni cosa come se tutto dipendesse da noi e attendere il risultato come se tutto dipendesse da Dio: ecco il segreto di un giusto rapporto tra natura e grazia, che ci preserva dagli estremi del fideismo spiritualistico e dell’attivismo volontaristico. È Dio che dirige la storia umana, ma tenendo conto della nostra cooperazione, che Egli, nella Sua prescienza, già conosce da tutta l’eternità. Nel collaborare con la grazia conserviamo pienamente la nostra libera iniziativa, che dev’essere tuttavia docile alle ispirazioni dello Spirito Santo.

Ho motivo di credere che il Signore stia per intervenire, ma che aspetti un sussulto di riscossa da parte nostra. Non un’iniziativa puramente umana dettata dalla frustrazione o dall’esasperazione, bensì un moto suscitato dalla fede nella Sua indefettibile provvidenza e «incomprensibile sapienza, con cui ordina bene anche il male» (sant’Anselmo d’Aosta, Cur Deus homo, I, 7). In questa luce, come già altrove accennato, Dio può aver permesso lo scisma d’Oriente, nel 1054, perché mille anni più tardi ci fosse una parte della Chiesa che rimanesse immune dall’apostasia, dopo essere sopravvissuta alla peggiore persecuzione della storia. È vero che non tutto è perfetto presso gli ortodossi, soprattutto per quanto riguarda la negazione del primato di giurisdizione del Successore di Pietro (inequivocabilmente attestato, già nel primo millennio, da molteplici esempi) e la grave deroga costituita dalle seconde nozze (a cui si ispirano, a sproposito, i novatori nostrani). Queste pecche così evidenti, tuttavia, non possono annullare completamente il bene che il Paraclito sta operando presso di loro, a meno che non si intenda imporre dei limiti d’azione anche a Lui, conforme ai propri schemi teologici – o ideologici?

Un discorso analogo – mutatis mutandis – può valere per l’Islam. La sua radice è chiaramente diabolica, come dimostrano la storia e gli effetti della sua espansione, nonché la sua traiettoria decisamente anticristica. Ciononostante, proprio quell’imprevedibile Sapienza che volge in bene anche il male può far sì che tanti suoi adepti in buona fede, nonostante la natura perversa della loro religione, cercando Dio sinceramente pervengano ad una sana religiosità naturale e ricevano delle grazie prevenienti dello Spirito Santo (quelle che Dio concede ad ogni uomo di coscienza retta per orientarlo alla conversione). È accertato che, nel mondo, milioni di islamici sarebbero pronti a farsi cristiani, se questo passo non comportasse la morte immediata. In regimi più tolleranti, come il Marocco e l’Algeria, i pentecostali hanno lanciato un’intensissima attività di proselitismo, visto che gli istituti missionari cattolici – compresi quelli espressamente fondati per l’evangelizzazione dei musulmani – hanno completamente abbandonato il proprio compito a pro del dialogo interreligioso. Che cosa sta preparando la Provvidenza?

È vero che la figura di Allah, nel Corano, ha ben poco in comune con il Padre rivelato da Gesù Cristo; è altresì evidente che nell’Islam si faccia tutto per costrizione e che il sistema si regga su una spaventosa forma di oppressione mentale, dato che non si ammette nemmeno l’ipotesi di un qualche coinvolgimento della coscienza. Ma questo può forse impedire allo Spirito Santo di soccorrere chi cerca Dio con cuore sincero, dandogli il gusto dell’adesione interiore e vivificando dall’interno i frammenti di verità che, nonostante tutto, sono veicolati dalla sua religione? Sulla base di questa costatazione, abbiamo una motivazione più che valida per condividere la luce della fede, che abbiamo immeritatamente ricevuto in dono, con quelli di loro che almeno inconsapevolmente la desiderano e, qui da noi, sono più liberi di accoglierla. In questo modo, fra l’altro, li sottrarremo alla pestifera propaganda degli imam pagati dall’Arabia Saudita (e non solo) per radicalizzare, sul nostro suolo, uomini che a casa loro non avevano alcuna velleità estremista o giovani le cui frustrazioni rinfocolano l’odio e il disprezzo per l’immoralità e il nichilismo della nostra cultura.

Cedere prontamente il posto sull’autobus a un uomo di Dio, riconosciuto dall’abito lungo e dalla corona in mano, è da noi qualcosa di quasi introvabile, ma è spontaneo per chi ha il senso del primato divino. La nobile fierezza con cui si muove una giovane nubile della Città vecchia, a Gerusalemme, non è nemmeno paragonabile alla volgare sciattezza con cui si presentano le nostre ragazze (s)vestite come donne di strada, che con queste premesse non potranno mai essere spose fedeli e buone madri di famiglia. Ora, visto che i padroni del mondo fanno leva sui lati peggiori dell’Islam per portare avanti un “conflitto di civiltà” completamente artificiale, abbiamo tutto l’interesse a far leva sui lati positivi dei musulmani per condurli a Cristo.


Una volta esauritasi la spinta del conflitto con i regimi comunisti da essa stessa orchestrati, per poter continuare a tenerci sotto pressione l’alta massoneria ha creato l’Islam radicale, trovando ovviamente un terreno già predisposto; dall’11 settembre 2001 si serve di estremisti islamici per realizzare attentati organizzati dai servizi segreti occidentali. Anche la Chiesa, come avvenne durante la shoah, può avere il suo “servizio segreto”, questa volta non per sottrarre gli ebrei alla deportazione, ma per portare il Vangelo a musulmani che, in mancanza di un valido ideale, rischiano di lasciarsi trasformare in fanatici. Le circostanze impongono di guardarsi dagli estremisti dell’una e dell’altra sponda: i cattolici ideologizzati dell’accoglienza incondizionata (che oltretutto pregiudica ogni sviluppo dei Paesi d’origine, privati delle forze migliori) e gli islamici radicali delle moschee d’Europa (che sfruttano la dabbenaggine dei primi nell’intento di sottometterci). Ma un sant’Ignazio di Loyola o un san Gaspare del Bufalo, se vivessero nel nostro tempo, non si metterebbero forse all’opera per far rinsavire i fedeli e per evangelizzare gli infedeli? (continua)


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