ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 22 settembre 2017

Do not disturb?

Papa Francesco cita il tribunale contro santa Giovanna d’Arco ma dimentica quello contro Padre Stefano Manelli

Non è la prima volta che Papa Francesco usa la storia distorcendola, usa la storia per accusare la Chiesa del passato e i cattolici conservatori di oggi, distorce i fatti (che si tratti di un certo disturbo della personalità? cliccare qui e qui) e cambia le carte in tavola: si legga qui la disinformazione di Bergoglio sulla schiavitù; cliccare qui per il fondamentalismo papal-popolare a riguardo della storia.
È il caso dell’omelia dal quartier generale santa Marta del 21.9.2017, clicca qui il testo ufficiale, nella quale ha ricordato la conversione di San Matteo e sul finale, ovviamente, non poteva mancare la solita frecciatina contro i “cattolici quando vedevano opere di misericordia” e si chiedevano “Come mai?”. «uno scandalo incomincia sempre con questa frase: “Ma come mai?”». Perciò, ha aggiunto Bergoglio, «quando voi sentite questa frase, puzza: dietro viene lo scandalo, si strappano le vesti»… (..).. sono persone che ripetono che «la legge dice, la dottrina dice…: questi sapevano bene la dottrina, la sapevano benissimo, sapevano come si doveva andare sulla strada del regno di Dio, conoscevano meglio di tutti come si doveva fare». Ma, ha fatto notare il Papa, «avevano dimenticato il primo comandamento dell’amore e sono stati chiusi in questa gabbia dei sacrifici (…)».



Francesco durante un’invettiva dal suo quartier generale.

Lasciando ognuno di noi all’esame critico nel sano discernimento della propria coscienza, vogliamo riferire invece la parte di storia che proprio non ci è piaciuta perché è distorta e si scaglia sulla Chiesa del passato. Per dimostrare la cattiveria di questo genere di cattolici, Papa Francesco, fa un paragone inaccettabile: «l’incontro fra la misericordia e il peccato; la festa, perché Gesù ci ha detto che c’è festa quando un peccatore si converte; e sempre lo scandalo: ce ne sono tanti, tanti, sempre, anche nella Chiesa oggi». Magari «dicono: no, non si può, è tutto chiaro, è tutto, no, no, sono peccatori quelli, dobbiamo allontanarli». E «anche tanti santi sono stati perseguitati o sospettati: pensiamo a santa Giovanna D’arco, mandata al rogo perché pensavano fosse una strega e condannata: una santa! Pensate a santa Teresa, sospettata di eresia, pensate al beato Rosmini».
Tre Santi le cui storie non possono essere prese affatto come paragone per via delle singolarità  e la complessità di ognuna di queste storie. Ci soffermiamo un momento solo su Santa Giovanna d’Arco perché qui la questione fu tutta politica. L’accusa di eresia e stregoneria venne usata dal vescovo di Beauvais, Pierre Cauchon (+ 1442) quale movente per condannarla, ma tutti sapevano benissimo che non era vero. Fu quindi bruciata sul rogo il 30 Maggio 1431 ma già vent’anni dopo infatti, nel 1456, si svolse il suo processo di riabilitazione, che annullò la sentenza del vescovo Cauchon e infine fu dichiarata Santa da Papa Benedetto XV nel 1920.
Qui non c’entrano nulla i vari peccatori pentiti, o peccatori allontanati come allude Bergoglio, qui ci troviamo di fronte ad una questione tutta politica per la quale lo stesso Benedetto XVI, all’udienza generale del 26.1.2011, disse: ” …. oggi vorrei parlarvi di Giovanna d’Arco, una giovane santa della fine del Medioevo, morta a 19 anni, nel 1431. Questa santa francese, citata più volte nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è particolarmente vicina a santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa (…) La Chiesa, in quel periodo, viveva la profonda crisi del grande scisma d’Occidente, durato quasi 40 anni. Quando Caterina da Siena muore, nel 1380, ci sono un Papa e un Antipapa; quando Giovanna nasce, nel 1412, ci sono un Papa e due Antipapa. Insieme a questa lacerazione all’interno della Chiesa, vi erano continue guerre fratricide tra i popoli cristiani d’Europa  (…). La passione di Giovanna inizia il 23 maggio 1430, quando cade prigioniera nelle mani dei suoi nemici. Il 23 dicembre viene condotta nella città di Rouen. Lì si svolge il lungo e drammatico Processo di Condanna, che inizia nel febbraio 1431 e finisce il 30 maggio con il rogo. E’ un grande e solenne processo, presieduto da due giudici ecclesiastici, il vescovo Pierre Cauchon e l’inquisitore Jean le Maistre, ma in realtà interamente guidato da un folto gruppo di teologi della celebre Università di Parigi, che partecipano al processo come assessori. Sono ecclesiastici francesi, che avendo fatto la scelta politica opposta a quella di Giovanna, hanno a priori un giudizio negativo sulla sua persona e sulla sua missione.  (..) L’appello di Giovanna al giudizio del Papa, il 24 maggio, è respinto dal tribunale. La mattina del 30 maggio, riceve per l’ultima volta la santa Comunione in carcere, e viene subito condotta al supplizio nella piazza del vecchio mercato. Chiede a uno dei sacerdoti di tenere davanti al rogo una croce di processione. Così muore guardando Gesù Crocifisso e pronunciando più volte e ad alta voce il Nome di Gesù (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 435)…”.
Come possiamo ben leggere non fu affatto il Pontefice dell’epoca – o la dottrina della Chiesa Cattolica – a condannare santa Giovanna d’Arcol’appello di Giovanna al giudizio del Papa, il 24 maggio, è respinto dal tribunale. E’ il tribunale politico ed autoritario – senza dubbio fatto da ecclesiastici come era in uso all’epoca, ma anche oggi – che respinge la richiesta di appello al Papa e quando il Papa lo viene a sapere, è troppo tardi, quei francesi ebbero fretta di portare al rogo la pulzella d’Orleans.
Fermiamoci un attimo a pensare, piuttosto, e domandarci a cosa somiglia questo tribunale che condannò Giovanna d’Arco? Ma che strano! Sembra proprio lo stesso procedimento accaduto oggi ai Francescani dell’Immacolata, alla tortura psicologica subita da Padre Stefano Manelli, agli abusi avanzati contro le Suore Francescane dell’Immacolata…
La Chiesa in questo periodo vive una profonda crisi a causa della grande apostasia, da oltre 50 anni. Quando San Padre Pio da Pietrelcina muore nel 23 settembre 1968, è da poco terminato il Concilio Vaticano II a causa del quale – insieme ad un impetuoso vento e un forte spirito per nulla celestiale, parliamo del fumo di Satana – esplode la rivoluzione sessantottina, ed implode nella Chiesa alla guida dei Gesuiti modernisti, clicca qui, ispirati dall’eresia Modernista condannata da San Pio X e alla nouvelle theologie condannata da papa Pio XII.
Dal 1970 inizia l’opera mariana di Padre Stefano Maria Manelli, Figlio spirituale di Padre Pio, che con Padre Gabriele Maria Pellettieri (frati minori conventuali), danno vita alla nuova formazione mariana dell’Immacolata, sulla scia tracciata da San Massimiliano Kolbe, approvati da Giovanni Paolo II nel 1990. Il resto è storia.
Nel luglio 2013, senza una accusa specifica, scattano le prime sanzioni disciplinari contro Padre Stefano Manelli che molto, ma molto inutilmente si appellerà al Papa per un incontro chiarificatore e per un giudizio onesto sui fatti. Il fatto è che a differenza di Giovanna d’Arco che si appella al Papa, ma il vescovo le nega il conforto e il giudizio papale, qui Padre Stefano Maria Manelli è stato proprio giudicato dal gesuita Papa Francesco, senza alcun processo, senza averlo mai ricevuto una sola volta, senza avergli mai dedicato una telefonata. Cliccare qui parte prima e qui parte seconda.
Non vogliamo arrivare ad alcuna conclusione, il caso è aperto — è ancora aperto –anche se l’Istituto dell’Immacolata è stato ri-fondato secondo le nuove regole della nuova “falsa chiesa” e si attendono altri ulteriori avvicendamenti che non sembrano approdare a nulla di buono. Qui abbiamo voluto semplicemente e veracemente dimostrare come spesso la storia si ripete e di come, colui che continua ad accusare la Chiesa del passato di ogni peccato e nefandezza, in realtà si comporta non solo allo stesso modo, ma forse anche con modi molto più gravi e con un accanimento senza precedenti nella storia della Chiesa vera.
Sollecitiamo i nostri Lettori a non cadere nel tranello dello scoraggiamento e delle vendette, ad imitare santa Giovanna d’Arco, a guardare l’esempio e la fulgida testimonianza che ci sta offrendo Padre Stefano Maria Manelli dedito alla Preghiera, all’offerta di sé a Dio ed all’amore che nutre per la Santa Madre Chiesa. I veri Santi ci insegnano come si patisce e si muore per la Chiesa di Cristo, per la Verità, mentre riformatori rivoluzionari spingono alle divisioni, alle lotte, all’esasperazione, alla sofferenza, all’odio.



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