ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 30 settembre 2017

E noi restiamo qui...

M. Valtorta: la SPLENDIDA VISIONE dei 3 ARCANGELI


I tre Arcangeli (dettaglio) di Pietro Vannucci detto il Perugino (1446-1523)
Già altre volte ho riportato scritti della grande mistica Maria Valtorta, che potrete leggere cliccando il suo nome sulle etichette (l'ultimo QUI, in ordine di tempo), ma per avere di lei un quadro più completo, rimando i Lettori all'ottimo articolo di Antonio Socci ‒ QUI ‒ che, sebbene datato, rende veramente onore a questa donna eccezionale. (QUI, tutti suoi scritti).

Tra le sue innumerevoli visioni, ve n'è una che riguarda i tre Arcangeli maggiori,Michele, Gabriele e Raffaele, venerati secondo la tradizione il 29 settembre. La descrizione che ella ne fa è come al solito precisa, dettagliata e affascinante, tanto da strappare un moto di ammirazione a chiunque voglia immergersi nella piacevole lettura.

Ma prima compirò un rapido excursus soprattutto attingendo ad alcune precisazioniespresse da papa Ratzinger (a tutt'oggi ancora il Vero Pontefice) nell'omelia del 2007,tenuta per la solenne Ordinazione di sei nuovi Vescovi, proprio nel giorno di tale ricorrenza. (Ved. QUI).



Papa Benedetto XVI, nato il 16 aprile 1927

"Celebriamo questa Ordinazione episcopale nella festa dei tre Arcangeli che nella Scrittura sono chiamati: Michele, Gabriele e Raffaele." [...]

"Tutti e tre i loro nomi finiscono con la parola "El", che significa "Dio". Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro natura, ossia nell'esistenza in vista di Lui e per Lui.

Proprio così si spiega anche il secondo aspetto che caratterizza gli Angeli: essi sono Suoi messaggeri. Portano Dio agli uomini, aprono il Cielo e così aprono la Terra.Proprio perché sono presso l'Altissimo, possono essere anche molto vicini all'uomo.

Dio, infatti, è più intimo a ciascuno di noi di quanto non lo siamo noi stessi. Gli Angeli parlano all'uomo di ciò che costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare in se stesso, toccandolo da parte dell'Eterno." [...]

"Tutto ciò diventa ancor più chiaro se ora guardiamo le figure dei tre Arcangeli la cui festa viene celebrata oggi. C'è innanzitutto Michele (ossia «Chi è come Dio?» capo delle Milizie Celesti; ndr). Lo incontriamo nella Sacra Scrittura, soprattutto nel Libro di Daniele, nella Lettera dell'Apostolo Giuda Taddeo e nell'Apocalisse.

Dai testi di questo Arcangelo, emergono due funzioni. Egli difende la causa della unicità di Dio contro la presunzione del drago, del "serpente antico", come ci riporta Giovanni.

È il continuo tentativo del serpente di fare credere agli uomini che l'Eterno debba scomparire, affinché essi possano diventare grandi; che Dio ci ostacola nella nostra libertà e che perciò noi dobbiamo sbarazzarci di Lui.

Ma il drago non accusa solo Dio. L'Apocalisse lo chiama anche "L'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusa davanti a Dio giorno e notte" (12,10). Chi accantona Dio, non rende grande l'uomo, ma gli toglie la sua dignità. Allora l'uomo diventa un prodotto mal riuscito dell'evoluzione.

Chi accusa Dio, accusa anche l'uomo. La fede nell'Altissimo difende l'uomo in tutte le sue debolezze ed insufficienze: il Suo fulgore risplende su ogni singolo." [...]



L'Arcangelo Michele di Claudio Coello (1642-1693)

"L'altra funzione di Michele, secondo la Scrittura, è quella di protettore del Popolo di Dio (cfr. Dn 10,21; 12,1)." [...]

Incontriamo l'Arcangelo Gabriele («Fortezza di Dio»; ndr) soprattutto nel prezioso racconto dell'annuncio alla Vergine sull'incarnazione divina, come ci riferisce Luca (1, 26-38). Egli bussa alla porta di Maria e, per suo tramite, il Padre stesso le chiede il suo "Sì" alla proposta di diventare la Madre del Redentore. [...]

"Ripetutamente il Signore bussa alle porte del cuore umano. Nell'Apocalisse dice all'«Angelo» della Chiesa di Laodicea e, attraverso di lui, agli uomini di tutti i tempi:

«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.» (3,20). Il Signore sta alla porta – alla porta del mondo e alla porta di ogni singolo cuore." [...]

[Ma tale Arcangelo è anche uno dei 7 Spiriti che risiedono davanti al Trono di Dio (Lc. 1,19), che ha rivelato a Daniele i segreti del piano divino (Dn 8,16; 9, 21-22), e che ha annunciato a  Zaccaria  la nascita  di Giovanni il Battista. (Lc 1, 11-20); ndr].

"Raffaele («Medicina di Dio», anch'egli davanti al Suo Trono ‒ Ap 8,2 ‒ ndr) ci viene presentato soprattutto nel Libro di Tobia (Tb 12,15 ‒ ndr) come l'Angelo a cui è affidata la mansione di guarire." [...]

"Egli guarisce la comunione disturbata tra uomo e donna. Scaccia i demoni che, sempre di nuovo, stracciano e distruggono il loro amore. Purifica l'atmosfera tra i due e dona loro la capacità di accogliersi a vicenda." [...]

"In secondo luogo, il Libro di Tobia parla della guarigione agli occhi ciechi. Sappiamo tutti quanto oggi siamo minacciati dalla cecità spirituale. Quanto grande è il pericolo che, di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali sappiamo e con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la Luce di Dio.

Guarire questa cecità, mediante il messaggio della fede e la testimonianza dell'amore,è dunque il servizio di Raffaele." [...]



L'Arcangelo Raffaele di Josè Agustin Arrieta (1803-1874)

Eccoci giunti, dopo l'augusto chiarimento di papa Benedetto XVI sulle missioni che caratterizzano le tre potenti Luci angeliche, alla loro ispirata descrizione tramite la veggenza di Maria Valtorta:

"Da un punto messo fra il nord e l'est vengono incontro a me, camminando come comuni mortali su campi di zaffiro, tre splendidissime figure dall'incedere maestoso e dignitosissimo.

Eppure non hanno alcuna altezzosità. Tutt'altro. Camminano sciolte, senza perdere imponenza. Sorridono guardando me e si sorridono fra loro, accennandomi, con un linguaggio fatto di sguardi.

Man mano che si avvicinano vedo i guizzi dei bellissimi occhi (iridi azzurro intenso nel primo, nerissime nel secondo, castano dorato nel terzo) splendere nel sorriso e alla luce del Paradiso.

Vengono fino al limite del campo celeste, oltre il quale è il vuoto, fino allo scaglione inferiore dove sono io, venerante e rapita.

E lì si fermano guardandomi, sorridendo come solo un angelo può sorridere, stando allacciati alla vita come tre fratelli che si amano e che passeggiano insieme. Sono i tre arcangeli: Gabriele, Michele, Raffaele. E tento di farne un ritratto.

Sono splendidi Esseri. Mi appaiono come aventi dai 18 ai 30 anni. Il più giovane è Raffaele, il più anziano (nell'aspetto) Michele dalla terribile bellezza.

Il primo a destra è Gabriele, dall'apparente età di 24-25 anni. Alto, snello, molto spiritualizzato nei tratti, da adoratore perpetuo. Biondo di una tonalità oro zecchino, dai capelli ondanti fino a toccare appena le spalle, trattenuti da un sottile cerchio diamantato: pare una fascia di luce incandescente più che metallo e gioielli.



L'Arcangelo Gabriele di Tiziano Vecellio (1490-1576)

Abbigliato  con quelle vesti  di luce tessuta – diamanti e perle – che  numerose  volte ho visto nei corpi gloriosi. Una tunica lunga, sciolta, castissima, che nasconde interamente i piedi e lascia a malapena scoperta la mano destra pendente lungo il fianco, bellissima nella sua forma.

Mi guarda con i suoi occhi cerulei, con un sorriso talmente soprannaturale che, per quanto semplice, mi intimorisce.

L'altro al centro, anch'esso molto alto come il compagno, è tremendo nella sua bellezza austera.

Bruno  di  capelli,  ma più corti  del  compagno e più ricciuti,  maggiormente  robusto  di membra, con la fronte nuda da ogni diadema ma con sul petto una specie di medaglione in oro e pietre sostenuto da due catenelle auree al collo.

Le gioie incastonate formano caratteri, forse un nome, ma io non so leggere quelle parole... le lettere non sono come le nostre. È vestito d'oro acceso, un abito che abbacina tanto è splendente. Pare una fiamma chiara (non rossastra ma dorata) che ne fascia la figura agile e forte. Il suo occhio scuro è severo e getta raggi.

Non mi impaurisce, perché sento che non è in collera con me, e che anzi mi ama. Il suo sguardo è di una terribilità che deve risultare angosciosa ai peccatori e a Satana.

Michele non ha né spada né lancia, all'opposto di come lo raffigurano, ma le sue armi sono i suoi occhi. Anche il sorriso è severo, molto rigoroso.

Il terzo, avvolto in una veste di un delicato color verde-turchino, cinta da una fascia gemmata, sembra proprio del colore di uno smeraldo in controluce. È alto, morato nei capelli lunghi come quelli di Gabriele. Una preziosa tonalità di bruno piena di spruzzetti d'oro cupo.

Sembra il più giovane di tutti, e mi ricorda un poco S. Giovanni apostolo, per il dolce giovanile sorriso. Però Raffaele ha gli occhi di un dolcissimo colore castano, uno sguardo placido, paziente, simile ad una carezza. Sorride più umanamente degli altri. Tutto in lui è più vicino a come siamo noi.



"L'Arcangelo Raffaele cura la cecità del padre di Tobia" - di Simon Henrixz 

È proprio il "buon giovane" del libro di Tobia. Viene voglia di mettergli la mano nella mano, con fiducia, e di dirgli: "Guidami! in tutto!".

Mi guardano, sorridono, si sorridono. Poi mi salutano.

Gabriele canta, con la sua voce d'arpa spiritualissima (e ogni nota porta all'estasi): "Ave, Maria", e nel dire "Maria" raccoglie le mani sul petto e curva il capo alzandolo poi con un sorriso che aumenta lo sfavillìo del suo essere verso il più alto Paradiso.

Capisco che più che salutarmi ha voluto indicare chiaramente sé stesso. È l'Arcangelo annunciante il grande mistero... e sembra che sappia dire soltanto quelle parole e venerare la Vergine...

Michele tocca il suo monile sul petto. Lo prende fra le dita della destra e lo alza per mostrarmelo, e con voce piena di risonanze bronzee dice: "Chi è con Dio tutto può. E nulla può Satana su chi è con Dio. Perché, chi è come Dio?" e queste ultime parole paiono far vibrare l'aura celeste di un possente ed armonioso tuono.

Riadagia  il suo  medaglione  sul  petto e si inginocchia  adorando  l'Eterno  (che  Io però non vedo, ma che direi, dallo sguardo dell'arcangelo, trovarsi a perpendicolo o immediatamente  dietro  alle  mie  spalle, su, su,  ben in alto).

Raffaele, dalla voce d'oro, apre le braccia come per abbracciarmi e alza nel contempo il viso splendente di gioia nella contemplazione a Dio dicendo: "La gioia sia sempre con te".

Somiglia un poco all'angelo che ho visto in due visioni, ma è meno spiritualizzato di quello. Ha alla radice dei capelli una luce a forma di stella, una luce mite che conforta, come rincuora la sua veste di splendente smeraldo chiaro. 

[Questo colore, infatti, spesso abbinato al rosa indica un'energia di guarigione; cfr. anche QUI nel film Nosso Lar; ndr].

Mi guardano ancora. Poi si uniscono più stretti nell'abbraccio alla vita ed aprono le ali di perla, di fiamma, di luce verdolina (che non avevo ancora notato) e svelti salgono all'Empireo, intonando un'irripetibile armonia.

Ed io resto qui. Anzi scendo dalle sfere dove ero e rientro in me stessa, nei miei spasimi, nel mio letto. Però la gioia resta... e mi accorgo pure che, stupida stupida, non ho saputo dire una parola ai tre Arcangeli... Però la mia anima ha parlato con loro."

Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: Quaderni dal '45 al '50 di Maria Valtorta. Visione del 21 dicembre 1945.

Pubblicato da  29 settembre 2017
http://sebirblu.blogspot.it/2017/09/m-valtorta-la-splendida-visione-dei-3.html

San Michele, l’Angelo protettore della Chiesa – di Don Marcello Stanzione

Redazione29/9/2017
di Don Marcello Stanzione
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Nella Nuova Alleanza, san Michele è rimasto il braccio destro di Dio, il condottiero dei divini trionfi. Egli ha condotto il popolo ebreo alla culla del Messia; prende da questa culla, il nuovo popolo di  Dio: egli lo proteggerà fino alla fine dei tempi. Un vescovo dell’America Latina ha osservato: “Secondo la Tradizione, l’Arcangelo San Michele precipitò dal cielo Lucifero con i suoi angeli ribelli e continua la battaglia contro Satana ed i suoi spiriti maligni per distruggerne il potere e aiutare la Chiesa militante, fino a che  questa ottenga la vittoria finale. E’ bene perciò, che rinnoviamo la nostra fiducia nella potenza di San Michele e chiediamo il suo aiuto come, d’altra parte, la Chiesa ha sempre fatto”. (Mons. Alfonso Uribe Aramillo, Angeli e diavoli, Edizioni San Michele, Laureana Cilento (SA) 1999, p. 19).
La  Chiesa  riconosce san Michele per suo angelo tutelare ed il suo speciale patrono. Ella lo dichiarava in questi termini nella  liturgia tridentina: “La Chiesadi Dio, come l’antica sinagoga, onora in san Michele il suo Custode ed il suo Protettore”, poiché infatti la protezione di san Michele non le è mai mancata.
L’Arcangelo, in effetti, libera san Pietro dalla prigione e rimane fedele alla Chiesa nel suo lungo martirio durato tre secoli, tempi spaventosi di persecuzioni, dove gli occorre sostenere l’impatto terribile delle passioni scatenate  dall’inferno.
Egli fa brillare agli occhi rapiti di  Costantino il segno della vittoria, e ferma alle porte di Roma le orde selvagge condotte da Attila il flagello di Dio. E’ per questo che il papa San Leone IV lo invoca in suo soccorso quando i Saraceni invadono l’Italia. Quando in diverse epoche della storia i nemici della Chiesa si avvicinano a Roma, è nella fortezza di Castel Sant’Angelo che i papi fiduciosi si rifugiano. Quando la cristianità tutta intera si solleva per liberare la tomba di Cristo, l’Arcangelo viene in aiuto ai suoi eserciti. Selim avanza verso l’Occidente con una flotta formidabile? E’ senza dubbio la  Vergine del Rosario che, a Lepanto, da la vittoria all’esercito cattolico; non è temerario pertanto farvi  intervenire san Michele invocato a tale riguardo dalla venerabile madre Serafina di Capri: egli vegliava sull’Italia dall’alto del monte Gargano.
San Michele assiste la Chiesa nelle  sue conquiste pacifiche e nella conversione dei popoli. Il grande evangelizzatore dei tedeschi, San Bonifacio, l’invoca nel mezzo delle pianure della Germania. Carlo Magno, vero soldato della Chiesa, porta lo stendardo dell’Arcangelo attraverso l’Europa guadagnata alla fede. San Francesco Saverio, in punto di morte, gli affida il Giappone.
San Michele apparve molte volte a coloro che avevano bisogno di aiuto e che Lo invocavano. Un autentico esempio è il suo aiuto a Santa Giovanna d’Arco nella straordinaria missione, affidatale per aiutare il re di Francia a restaurare la pace e la prosperità nel suo regno e cacciare i  nemici dalle sue coste. Inoltre, in Francia, egli apparve a Mont S. Michel, in Normandia, dove c’è ancora un famoso santuario consacrato all’Arcangelo, meta annuale di milioni di turisti.
In Italia la leggenda racconta che il santo Arcangelo mostrò se stesso al Vescovo di Siponto, sul monte Gargano dove una bellissima grotta-chiesa fu dedicata a lui. Durante questa apparizione, “San Michele intimò al vescovo che quel posto era sotto la sua protezione e che era sua volontà che Dio fosse venerato lì, in onore suo e degli angeli”. Questo divenne, ed è ancora oggi sotto la custodia dei padri Michaeliti polacchi, un luogo sacro di grande devozione e attirò numerosi pellegrini tra cui papi ed imperatori.
Ma a parte gli straordinari casi in cui il grande Arcangelo ritenne necessario apparire visibilmente agli occhi degli uomini, egli è sempre invisibilmente attivo nell’aiutare ogni singolo cristiano  e tutte le nazioni cristiane. Siamo dunque fortunati ad avere un così potente avvocato! Una  figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina, trovandosi in una particolarissima e penosissima situazione e dovendo risolvere un delicatissimo problema, si recò in confessione da Padre Pio, il quale, dopo averla ascoltata, le disse: “E tu non l’hai l’avvucato a lu paese tuo?… “. La penitente rispose: “Quale avvocato, Padre?”. E lui ancora: “T’ho detto, tu non l’hai l’avvucato a lu paese tuo?…”. Quell’anima, sulle prime, non capì la risposta, avuta da Padre Pio, risposta a cui in seguito lei stessa diede la giusta spiegazione, e attese ancora dietro il confessionale per ricevere un’altra parola chiarificatrice da Padre Pio. Ma il frate, paternamente la licenziò. Quella donna, con una grande speranza nel cuore e fiduciosa nelle parole del suo confessore, si allontanò da San Giovanni Rotondo, convinta di ritrovare la luce, e che avrebbe risolto quanto le stava a cuore. Giunta al suo paese di origine, si trovò a pregare San Michele, il quale era il patrono del suo stesso paese in cui proprio in quei giorni veniva festeggiato. La preghiera all’Arcangelo che capitò sotto gli occhi della donna così diceva: “O glorioso mio protettore e avvocato San Michele…”.  A queste invocazioni, la donna comprese chiaramente che doveva rivolgersi al principe delle milizie celesti, ricordando le parole del frate del Gargano, e che San Michele era il suo avvocato. A lui si raccomandò caldamente e grazie all’Arcangelo ogni cosa riuscì secondo i suoi desideri.
Dio gli diede un compassionevole amore per gli uomini, e non c’è una sola anima che sfugge alla sua attenzione premurosa. Più che mai di questi tempi, i cattolici hanno bisogno dell’aiuto di San Michele per rimanere fermi nella Fede. L’incredulità ha portato la sua insolenza al limite e fermamente proclama che non esiste Dio. E’ nostro dovere essere cattolici fedeli, proclamare la nostra fede apertamente e con forza, e preservare un caloroso, invincibile amore per Gesù Cristo.
Non dimentichiamo mai che Satana fa di tutto per distruggere l’umanità. In mille modi egli congiura e combatte contro Dio cercando di usurpare il suo trono. In merito a questo, il seguente insegnamento dato dalla Beata Vergine Madre alla Venerabile Maria d’Agreda, è degno di essere citato: “Figlia mia, il potere di nessuna umana parola ti farà riuscire in questa vita mortale a descrivere il male di Lucifero e dei suoi demoni contro gli uomini, o la malizia, l’astuzia, gli inganni con cui, nella sua ira, egli cerca di portarli al peccato e in seguito ai tormenti eterni. Egli cerca di ostacolare tutte le buone azioni… Tutta la malizia di cui la sua stessa mente è capace, egli cerca di iniettarla nelle nostre anime. Contro questi attacchi, Dio fornisce ammirabile protezione se gli uomini cooperano e corrispondono da parte loro”.
E’ impossibile riportare tutti i fatti meravigliosi attribuiti all’intervento di San Michele. Ci basterà dire che in tutte le sue prove, la Chiesa si è compiaciuta nel ripetere la parola del profeta Daniele: “Io non ho, nelle mie avversità, altro aiuto che san Michele”.
Il tempo in cui noi viviamo è per la Chiesa un’epoca di crisi formidabile, vi è  di che tremare. Eppure non abbiamo paura. Sotto la sua protezione, la Chiesa, nonostante tanti scandali e cattivi esempi nel suo interno, continuerà ad illuminare il mondo ed a salvarlo.

Michele, un arcangelo per i nostri tempi

San Michele arcangelo
«Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per lui in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli» (Ap 12, 7-9).
Di san Michele Arcangelo ricorre oggi la memoria liturgica e la Sacra Scrittura è senz’altro il testo che meglio ci illumina sulla sua figura di protettore contro il maligno. Venerato come difensore della Chiesa dagli albori del cristianesimo, l’arcangelo è citato esplicitamente, oltre che nell’Apocalisse, nella lettera di Giuda «in contrasto con il diavolo» sul corpo di Mosè (Gd 9) e per tre volte nel libro di Daniele. Qui, nel racconto della grande visione, viene chiamato «uno dei principi supremi» e ancora «il gran principe» che vigila sui figli del popolo di Dio. La Tradizione ha sempre parlato di Michele come antitetico a Lucifero e, in perfetta coerenza con la Bibbia, anche da alcune rivelazioni private emerge come nel momento della prova sia stato lui il primo spirito a scegliere di slancio e risolutamente Dio, contrastando la ribellione di Satana e degli altri angeli caduti per superbia. Il nome Mi-ka-El, «Chi è come Dio?», non sarebbe altro che il grido umile ma fermo che l’arcangelo levò in cielo dopo l’urlo di istigazione alla rivolta lanciato da Lucifero. Da lì iniziò la battaglia citata nell’Apocalisse di san Giovanni evangelista.
Spesso raffigurato con una spada e una bilancia nell’atto di schiacciare Satana, l’arcangelo Michele è stato oggetto degli scritti e delle riflessioni di alcuni dei più grandi santi. San Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa, in un’omelia ne sintetizzò alcune delle virtù: «Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: “Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo” [Isaia 14, 13-14], alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all’estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni».
L’umiltà e la devozione di Michele si manifestano in modo eccelso anche nei riguardi della creatura che più di ogni altra il Creatore vuole che si onori: la Beata Vergine (proprio il rifiuto di servire colei che nel piano divino era destinata a divenire la Regina degli angeli è collegato, secondo una plausibile ipotesi teologica, alla decisione di Lucifero di ribellarsi a Dio), che schiaccerà la testa al serpente. San Luigi Maria di Montfort, nel ricordare che in Paradiso tutti gli angeli proclamano senza sosta la santità della Madonna, scrive: “Fino a san Michele, il quale, dice sant’Agostino, benché principe di tutta la corte celeste, è il più zelante nel renderle e farle rendere ogni sorta di omaggio, sempre in attesa di avere l’onore di andare, a un suo comando, a rendere servizio a qualcuno dei suoi servi” (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, 8).  E san Pio da Pietrelcina, che fin da bambino dovette subire gli attacchi del demonio, disse: “Guai a me se non ci fosse stato san Michele: a quest’ora avreste visto padre Pio sotto i piedi di Lucifero”.
Dal ruolo costante di Michele quale protettore, si capisce quanto stabilito da Leone XIII dopo la celebre visione avvenuta intorno al 1884. Sebbene circolino più versioni dell’accaduto, compreso un dialogo tra Gesù e Satana udito dal pontefice durante una Messa (“Posso distruggere la tua Chiesa”, avrebbe detto il diavolo sfidando Dio e chiedendo più tempo: “Tra i 75 e i 100 anni, e un potere superiore su chi si offrirà al mio servizio”), quel che è certo è che dei testimoni - incluso il suo segretario particolare, monsignor Rinaldo Angeli - videro il papa drizzare improvvisamente il capo e impallidire, prima di riprendersi e appartarsi per comporre una preghiera a san Michele, che poco dopo ordinò di stampare e di fare avere a tutti i vescovi.
Evidentemente il Santo Padre aveva visto il grande pericolo incombente su tutto il popolo di Dio e chiedeva l’intercessione del suo potentissimo arcangelo per proteggere la Chiesa. Nel 1886 la preghiera fu inserita nelle cosiddette “Preci leonine” (inizialmente pensate per la soluzione della Questione Romana, dopo la firma dei Patti Lateranensi furono di fatto dedicate alla conversione della Russia), che erano già in uso dal pontificato di Pio IX ma furono chiamate così perché era stato Leone XIII a ordinarne la recita in tutto il mondo. La preghiera a san Michele venne da allora recitata in ginocchio davanti all’altare al termine di tutte le Messe non cantate fino a quando, nel 1964, l’istruzione Inter Oecumenici della Sacra Congregazione per i Riti e del Consilium dichiarò che “le preghiere leoniane sono soppresse”, facendone decadere l’uso nella liturgia. Era la prima istruzione emanata per applicare la Sacrosanctum Concilium, ma va detto che la costituzione sulla sacra liturgia del Vaticano II non contiene alcuna indicazione specifica sulla soppressione delle Preci leonine.
Seppur non più usata nella forma ordinaria della Messa, la preghiera a san Michele è insomma pienamente valida e san Giovanni Paolo II nel ’94 invitò i fedeli «a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo». Grazie anche al motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI e alla formazione di gruppi stabili che prediligono la “Messa tridentina”, la preghiera a san Michele sta poi conoscendo una nuova fioritura e oggi sono molti i cattolici che amano recitarla.
Certamente, se guardiamo agli avvenimenti che hanno segnato la Chiesa e l’intera società da quel 1964 in poi (già Paolo VI parlò del “fumo di Satana” che vi era entrato), non è stata una scelta felice l’abbandono della sua recita: chiaro che tutto va letto alla luce di una serie di eventi più ampi, ma per la sua parte si tratta di una scelta infelice. Non solo perché la preghiera a san Michele è in modo diretto una preziosa protezione contro il maligno, ma perché pure tra molti battezzati - compresi ecclesiastici di spicco - si sta perdendo progressivamente la consapevolezza dell’esistenza di Satana e della sua azione malvagia, che è il più grande favore che si può fare al demonio e insieme un grande pericolo per la salvezza delle anime. Ed è indice di un’errata concezione di Dio e di una generale perdita di fede. Per questo sarebbe bello se un giorno tutta la Chiesa tornasse a recitare quelle preci, che includono il Salve Regina e tre Ave Maria. Comunque vada, la preghiera a san Michele ci piace ricordarla qui:
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen.
http://www.lanuovabq.it/it/michele-un-arcangelo-per-i-nostri-tempi 

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