PROFEZIE DI SANTA ILDEGARDA DI BINGEN – IL SUO VOLTO ERA COSPARSO DI POLVERE IL VESTITO STRAPPATO…
– Il volto della Chiesa “cosparso di polvere”, il suo vestito “strappato” –
«Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice.
Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra.
Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo: “Ascolta, o Cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o Terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!”. E proseguì: “Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa.
Le stimmate del mio Sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità”.
E sentii una voce dal cielo che diceva: “Questa immagine rappresenta la Chiesa. Per questo, o essere umano che vedi tutto ciò e che ascolti le parole di lamento, ANNUNCIALO ai sacerdoti che sono destinati alla GUIDA e all’ISTRUZIONE del popolo di Dio e ai quali, come agli Apostoli, è stato detto: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura’ (Mc. 16,15)”».
(Lettera a Werner von Kirchheim e alla sua comunità sacerdotale: PL 197, 269ss)
«Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice.
Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra.
Le due bestie dell’Apocalisse: “Anticristo” o “Anticristianesimo?”
NOTE INTRODUTTIVE
Potrebbe sembrare che questa rubrica esuli dal fine proprio del nostro sito mariano ma, in realtà, non è così perché è dalle indicazioni stesse della Vergine Maria durante le sue apparizioni che si scopre l’importanza della riflessione e della meditazione sulla Sacra Scrittura a cui di frequente Ella si appella e di cui invita alla lettura sapienziale.
Nei messaggi di San Nicolas Maria Immacolata spesso, al termine delle sue parole, invitava a leggere una pericope biblica da Lei indicata che avesse attinenza con il suo messaggio.
Ad Anguera molto spesso presenta figure bibliche come modelli di fede da seguire ed invita a riscoprire i “tesori della Sacra Scrittura”.
I messaggi di Maria sono sempre profondamente biblici, come biblici sono anche i segni che Lei lascia con il suo modo di apparire, con alcune devozioni particolari che richiede, con numerose circostanze (geografiche e temporali) legate al suo manifestarsi.
Il teologo D. Foley, in un suo ottimo libro sulle apparizioni mariane, ha ravvisato in diverse apparizioni moderne un compimento delle figure antiche per cui ha potuto chiamare la Vergine Addolorata di La Salette nuovo Mosè quella di Fatima nuovo Elia, ecc.
Da suor Lucia di Fatima poi scopriamo che il contenuto il significato del Terzo Segreto “è tutto nei Vangeli e nell’Apocalisse” e in particolare nei capitoli VIII e XIII.
Vorrei allora offrire di tanto in tanto riflessioni bibliche, quelle in particolare che abbiano attinenza con i temi trattati nelle apparizioni e nei messaggi della Vergine Santissima e quelle che possono aiutarci meglio a capire il momento peculiare in cui ci troviamo. Per questo prendo come maestro il Servo di Dio don Dolindo Ruotolo.
Non che il suo commentario alla Sacra Scrittura sia il solo affidabile ma penso personalmente che, a motivo della sua notevole santità, abbia raggiunto una penetrazione delle Scritture decisamente maggiore rispetto ad altri pur validi esegeti che tuttavia fanno valere di più il dato scientifico (che di per sé non è sbagliato ma non la ritengo la migliore via da battere) su quello mistico.
I commenti di don Dolindo nutrono l’anima e guidano ad assaporare e penetrare i segreti di quella “Lettera d’amore” (come la definiva san Pio da Pietrelcina) scritta dallo Spirito Santo per la salvezza soprannaturale degli uomini.
Riferimento: Ap 13, 1-10
(Consiglio di leggere prima i dieci versetti di questo capitolo per poter afferrare con più facilità le spiegazioni di don Dolindo. L’italiano è un po’ datato scrivendo don Dolindo nel 1943-44 ma si capisce tutto integralmente per cui preferisco lasciare il testo così com’è).
« Il cristianesimo, la Chiesa di Gesù Cristo, Corpo mistico suo, è eminentemente glorificazione di Dio. Satana che è contro la gloria di Dio, fin dal suo nascere gli ha mosso guerra spietata. Questa guerra l’ha continuata nei secoli, e dopo la grande sconfitta avuta con il trionfo della Chiesa e del regno di Dio in terra, la riprenderà con grande ira, sapendo di aver poco tempo. Per questo la gran voce del Cielo gridò, dopo la sconfitta che san Michele e i suoi angeli inflissero a satana e ai suoi satelliti: Guai alla terra e al mare, perché il diavolo discende a voi con grande ira (12, 12). Nel suo terribile furore egli cumulerà in un’unica lotta tutti gli sforzi fatti nei secoli, e di conseguenza i caratteri dell’ultima lotta rispondono a quelli dei combattimenti ingaggiati dal dragone durante tutta la vita della Chiesa.
Satana si è servito sempre dei re per irrompere contro la Chiesa, e dei falsi progressi della scienza e della civiltà per distruggerne la vita e paralizzarne l’azione. La sua lotta è stata subdola e continua, e a poco a poco ha tentato laicizzare le nazioni cristiane, e dissolvere la vita morale dei popoli con gli spettacoli inverecondi e le mode indecenti, vere immagini della bestia, animate dal suo spirito, e aventi sul labbro le sue parole.
Chi segue storicamente la vita della Chiesa fin dal suo nascere vi trova in ogni epoca i caratteri della lotta diabolica, e per questo molti hanno identificato l’anticristo con gli imperatori romani, con Giuliano l’apostata, con Lutero, Calvino, Napoleone, e nei nostri tempi con Stalin, Hitler e persino con Mussolini. L’identificazione non è esatta, perché l’anticristo, in quanto persona determinata, sorgerà nell’ultimo periodo della vita della Chiesa e avrà breve durata; ma, come in ogni epoca della vita della Chiesa c’è stato da parte di satana l’anticristianesimo, così c’è stato anche qualche corifeo più esiziale che lo ha promosso, e che in certo modo può riguardarsi come l’anticristo.
Abbiamo così sempre sulla scena del mondo le due bestie, quella del mare, l’imperialismo anticristiano, quella della terra, l’errore e la seduzione, e un personaggio che si rende eminentemente sovvertitore dei popoli, insidiatore della fede e del costume cristiano, e provocatore dell’apostasia dei popoli, e delle anime da Dio.
Nessuno potrà negare, per esempio, la funzione di anticristo dei persecutori della Chiesa, dei re di Persia, di Maometto e dell’imperialismo turco, di Lutero e del protestantesimo, di Robespierre e della rivoluzione francese, di Carlo Marx e del comunismo, di Hitler e del nazismo, di Loisy e del modernismo, del razionalismo, del criticismo e dello scientificismo. Tutti questi esiziali movimenti di popoli e di pensiero hanno avuto i loro regni e le loro potenze coronate, come hanno avuto i loro falsi profeti, disseminatori di errori. Hanno suscitato l’ammirazione, perché hanno avuto un tristo fascino sui popoli; il timore perché sono sembrati irresistibili e fatali, ed hanno avuto manifestazioni di violenze, di bestemmie e di persecuzioni che hanno gettato il lutto e la desolazione nella Chiesa.
L’anticristianesimo e i suoi corifei, tanto nel campo politico, che culturale è stato un assalto che si è andato sempre più stringendo e serrando contro la Chiesa, fino a raggiungere l’apostasia moderna, che è spaventevole, e della quale tanto poco ci accorgiamo, precisamente perché siamo in un ambiente saturo di violenze e di errori che hanno avvelenato le nazioni e le stesse anime legate alla Chiesa.
Il male ha preso tale sopravvento nel mondo, l’errore e l’ignoranza religiosa dominano talmente gli spiriti, le violenze e le persecuzioni contro la Chiesa sono così sfacciate, che non si vede come si potrà uscire da questo baratro.
Eppure il Signore trionferà anche su questa terra in questi momenti, e noi aspettiamo con incrollabile fede la manifestazione del regno di Dio per i due testimoni che attendiamo, e per i quali LA BESTIA sarà piagata a morte.
Dopo un periodo di prosperità spirituale che avrà profonde influenze anche sulla vita materiale e sulla civiltà, il male riprenderà il suo ascendente, gli imperi e i regni ritorneranno all’apostasia, gli errori soffocati dalla luce della verità riprenderanno il loro dominio, le arti della seduzione delle anime raggiungeranno eccessi mai visti, ed ecco su tutta questa marea d’iniquità levarsi l’uomo della perdizione e del peccato, l’anticristo propriamente detto, il servo di satana, che per quarantadue mesi trionferà, tormenterà la Chiesa, vincerà i santi, e poi sarà sconfitto per sempre.
Verrà il Giudizio universale; risorgeranno i morti, compariranno tutte le genti innanzi a Gesù Cristo giudice, la giustizia sarà piena, la gloria di Dio sarà manifesta, la Chiesa sarà trionfante, trasfigurata, splendente in tutta la sua soprannaturale bellezza, e inizierà il regno eterno di Dio. Satana avrà perso per sempre la sua battaglia, il male sarà definitivamente sconfitto, e la terra, purificata dalle ultime tremende piaghe, sarà rinnovata perché in una nuova vita serva ancora alla gloria di Dio ».
Dieci anni di Grazia
Quest’oggi il variegato popolo della Summorum Pontificum, erede diretto e legittimo dell’altrettanto variopinto popolo della Ecclesia Dei, ha festeggiato i suoi dieci anni di vita. E in dieci anni, dopo aver imparato a camminare e ad aver messo i dentini, ha anche potuto esibire qualche muscoletto. Le duemila persone circa che si sono raccolte nella Chiesa di S. Maria in Vallicella, dopo il canto dell’Adoro Te Devote, hanno rinunciato alla recita del Rosario prevista dal programma a favore di mezz’ora di silenziosa ed intensa adorazione eucaristica in ginocchio. Poi, coordinata dal cerimoniere Don Giorgio Lenzi, che ha pazientemente ricordato a chi già lo sapeva e ha spiegato a chi non lo sapeva come adottando un protocollo venga naturale ed immediato per ognuno trovare il posto che gli compete, la variopinta processione si è snodata per le vie di Roma.Un solo striscione apriva il corteo: “Grazie, Benedetto”. Suggestivo il passaggio del Tevere in secca al ponte S. Angelo con blocco totale della circolazione automobilistica, bocche spalancate per via della Conciliazione e in piazza S. Pietro, al vedere ed udire Parti, Medi, Elamiti, ed abitanti della Mesopotamia, pardon europei, americani del nord e del sud, indiani, coreani e filippini, lievemente sottorappresentata solo l’Africa, che parlavano di nuovo una sola lingua, con il canto delle litanie, del Veni Creator Spiritus e del Salve Regina. L’ingresso in S. Pietro è avvenuto ancora una volta al canto del Credo, io sono passato per la porta della Basilica al “resurrectionem mortuorum”.
Avrebbe dovuto celebrare il Card. Caffarra, ma aveva un impegno in alto loco, così è stato sostituito dall’Arcivescovo Mons. Pozzo, che ha cooordinato la mezza dozzina abbondante di Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati presenti, ed ha letto l’anodino messaggio di saluto proveniente dalla Santa Sede.
La Messa solenne, in onore dei Santi Martiri Cornelio e Cipriano, era stata composta per l’occasione dal maestro Porfiri, e si è rivelata una Messa molto militante. Cosa facile, visto che l’Introito partiva con un “vindica sanguinem Sanctorum tuorum”, un’invocazione al Signore che, a norma della “Magnum principium”, traduciamo con “Vendica, Signore, il sangue dei tuoi Santi”, poi c’era un Vangelo del mansuetissimo Luca che pure raccoglieva in poche righe “proelia ed seditiones, gens contra gentem, terremotus magni, trademini a parentibus, fratibus, cognatis et amicis, et eritis odio omnibus”, ossia “guerre e sommosse, popolo contro popolo, grandi terremoti, sarete traditi da genitori, fratelli, parenti e amici, e sarete in odio a tutti” ad illustrare il destino che attende i seguaci del Verbo in questo mondo. La Provvidenza ha voluto che capitassi seduto a fianco di un cherubino dal volto di giovane donna che ha cantato con voce intonatissima senza sbagliare un solo attacco e un solo accento, e che a quanto ho capito alla fine era di origini bengalesi: ma già, cattolici vuol dire proprio questo.
All’omelia anche uno scafato navigatore dei corridoi curiali comne Mons. Pozzo ha trovato il coraggio per parlare di una inaudita crisi liturgica, dei doveri della società verso la religione citando la Dignitatis Humanae, ed ha chiuso con un “opportune et importune” di negriana memoria. D’altronde una giornata in cui anche l’ufficio delle Letture nuovo esalta il Cristo Signore come “il Re dei martiri” prometteva decisamente bene.
Per chiudere una nota di colore: l’organizzazione aveva ottenuto che i chierici fossero esentati dai controlli di sicurezza per entrare nella Basilica di S. Pietro, e le forze di sicurezza italiane hanno applicato la norma alla lettera: così le Vergini consacrate, pericolose terroriste di Cristo Re, hanno dovuto anche loro sottostare alla rigida ispezione di polizia.
NOTE INTRODUTTIVE
Potrebbe sembrare che questa rubrica esuli dal fine proprio del nostro sito mariano ma, in realtà, non è così perché è dalle indicazioni stesse della Vergine Maria durante le sue apparizioni che si scopre l’importanza della riflessione e della meditazione sulla Sacra Scrittura a cui di frequente Ella si appella e di cui invita alla lettura sapienziale.
Nei messaggi di San Nicolas Maria Immacolata spesso, al termine delle sue parole, invitava a leggere una pericope biblica da Lei indicata che avesse attinenza con il suo messaggio.
Ad Anguera molto spesso presenta figure bibliche come modelli di fede da seguire ed invita a riscoprire i “tesori della Sacra Scrittura”.
I messaggi di Maria sono sempre profondamente biblici, come biblici sono anche i segni che Lei lascia con il suo modo di apparire, con alcune devozioni particolari che richiede, con numerose circostanze (geografiche e temporali) legate al suo manifestarsi.
Il teologo D. Foley, in un suo ottimo libro sulle apparizioni mariane, ha ravvisato in diverse apparizioni moderne un compimento delle figure antiche per cui ha potuto chiamare la Vergine Addolorata di La Salette nuovo Mosè quella di Fatima nuovo Elia, ecc.
Da suor Lucia di Fatima poi scopriamo che il contenuto il significato del Terzo Segreto “è tutto nei Vangeli e nell’Apocalisse” e in particolare nei capitoli VIII e XIII.
Vorrei allora offrire di tanto in tanto riflessioni bibliche, quelle in particolare che abbiano attinenza con i temi trattati nelle apparizioni e nei messaggi della Vergine Santissima e quelle che possono aiutarci meglio a capire il momento peculiare in cui ci troviamo. Per questo prendo come maestro il Servo di Dio don Dolindo Ruotolo.
Non che il suo commentario alla Sacra Scrittura sia il solo affidabile ma penso personalmente che, a motivo della sua notevole santità, abbia raggiunto una penetrazione delle Scritture decisamente maggiore rispetto ad altri pur validi esegeti che tuttavia fanno valere di più il dato scientifico (che di per sé non è sbagliato ma non la ritengo la migliore via da battere) su quello mistico.
I commenti di don Dolindo nutrono l’anima e guidano ad assaporare e penetrare i segreti di quella “Lettera d’amore” (come la definiva san Pio da Pietrelcina) scritta dallo Spirito Santo per la salvezza soprannaturale degli uomini.
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Riferimento: Ap 13, 1-10
(Consiglio di leggere prima i dieci versetti di questo capitolo per poter afferrare con più facilità le spiegazioni di don Dolindo. L’italiano è un po’ datato scrivendo don Dolindo nel 1943-44 ma si capisce tutto integralmente per cui preferisco lasciare il testo così com’è).
« Il cristianesimo, la Chiesa di Gesù Cristo, Corpo mistico suo, è eminentemente glorificazione di Dio. Satana che è contro la gloria di Dio, fin dal suo nascere gli ha mosso guerra spietata. Questa guerra l’ha continuata nei secoli, e dopo la grande sconfitta avuta con il trionfo della Chiesa e del regno di Dio in terra, la riprenderà con grande ira, sapendo di aver poco tempo. Per questo la gran voce del Cielo gridò, dopo la sconfitta che san Michele e i suoi angeli inflissero a satana e ai suoi satelliti: Guai alla terra e al mare, perché il diavolo discende a voi con grande ira (12, 12). Nel suo terribile furore egli cumulerà in un’unica lotta tutti gli sforzi fatti nei secoli, e di conseguenza i caratteri dell’ultima lotta rispondono a quelli dei combattimenti ingaggiati dal dragone durante tutta la vita della Chiesa.
Satana si è servito sempre dei re per irrompere contro la Chiesa, e dei falsi progressi della scienza e della civiltà per distruggerne la vita e paralizzarne l’azione. La sua lotta è stata subdola e continua, e a poco a poco ha tentato laicizzare le nazioni cristiane, e dissolvere la vita morale dei popoli con gli spettacoli inverecondi e le mode indecenti, vere immagini della bestia, animate dal suo spirito, e aventi sul labbro le sue parole.
Chi segue storicamente la vita della Chiesa fin dal suo nascere vi trova in ogni epoca i caratteri della lotta diabolica, e per questo molti hanno identificato l’anticristo con gli imperatori romani, con Giuliano l’apostata, con Lutero, Calvino, Napoleone, e nei nostri tempi con Stalin, Hitler e persino con Mussolini. L’identificazione non è esatta, perché l’anticristo, in quanto persona determinata, sorgerà nell’ultimo periodo della vita della Chiesa e avrà breve durata; ma, come in ogni epoca della vita della Chiesa c’è stato da parte di satana l’anticristianesimo, così c’è stato anche qualche corifeo più esiziale che lo ha promosso, e che in certo modo può riguardarsi come l’anticristo.
Abbiamo così sempre sulla scena del mondo le due bestie, quella del mare, l’imperialismo anticristiano, quella della terra, l’errore e la seduzione, e un personaggio che si rende eminentemente sovvertitore dei popoli, insidiatore della fede e del costume cristiano, e provocatore dell’apostasia dei popoli, e delle anime da Dio.
Nessuno potrà negare, per esempio, la funzione di anticristo dei persecutori della Chiesa, dei re di Persia, di Maometto e dell’imperialismo turco, di Lutero e del protestantesimo, di Robespierre e della rivoluzione francese, di Carlo Marx e del comunismo, di Hitler e del nazismo, di Loisy e del modernismo, del razionalismo, del criticismo e dello scientificismo. Tutti questi esiziali movimenti di popoli e di pensiero hanno avuto i loro regni e le loro potenze coronate, come hanno avuto i loro falsi profeti, disseminatori di errori. Hanno suscitato l’ammirazione, perché hanno avuto un tristo fascino sui popoli; il timore perché sono sembrati irresistibili e fatali, ed hanno avuto manifestazioni di violenze, di bestemmie e di persecuzioni che hanno gettato il lutto e la desolazione nella Chiesa.
L’anticristianesimo e i suoi corifei, tanto nel campo politico, che culturale è stato un assalto che si è andato sempre più stringendo e serrando contro la Chiesa, fino a raggiungere l’apostasia moderna, che è spaventevole, e della quale tanto poco ci accorgiamo, precisamente perché siamo in un ambiente saturo di violenze e di errori che hanno avvelenato le nazioni e le stesse anime legate alla Chiesa.
Il male ha preso tale sopravvento nel mondo, l’errore e l’ignoranza religiosa dominano talmente gli spiriti, le violenze e le persecuzioni contro la Chiesa sono così sfacciate, che non si vede come si potrà uscire da questo baratro.
Eppure il Signore trionferà anche su questa terra in questi momenti, e noi aspettiamo con incrollabile fede la manifestazione del regno di Dio per i due testimoni che attendiamo, e per i quali LA BESTIA sarà piagata a morte.
Dopo un periodo di prosperità spirituale che avrà profonde influenze anche sulla vita materiale e sulla civiltà, il male riprenderà il suo ascendente, gli imperi e i regni ritorneranno all’apostasia, gli errori soffocati dalla luce della verità riprenderanno il loro dominio, le arti della seduzione delle anime raggiungeranno eccessi mai visti, ed ecco su tutta questa marea d’iniquità levarsi l’uomo della perdizione e del peccato, l’anticristo propriamente detto, il servo di satana, che per quarantadue mesi trionferà, tormenterà la Chiesa, vincerà i santi, e poi sarà sconfitto per sempre.
Verrà il Giudizio universale; risorgeranno i morti, compariranno tutte le genti innanzi a Gesù Cristo giudice, la giustizia sarà piena, la gloria di Dio sarà manifesta, la Chiesa sarà trionfante, trasfigurata, splendente in tutta la sua soprannaturale bellezza, e inizierà il regno eterno di Dio. Satana avrà perso per sempre la sua battaglia, il male sarà definitivamente sconfitto, e la terra, purificata dalle ultime tremende piaghe, sarà rinnovata perché in una nuova vita serva ancora alla gloria di Dio ».
Dieci anni di Grazia
Quest’oggi il variegato popolo della Summorum Pontificum, erede diretto e legittimo dell’altrettanto variopinto popolo della Ecclesia Dei, ha festeggiato i suoi dieci anni di vita. E in dieci anni, dopo aver imparato a camminare e ad aver messo i dentini, ha anche potuto esibire qualche muscoletto. Le duemila persone circa che si sono raccolte nella Chiesa di S. Maria in Vallicella, dopo il canto dell’Adoro Te Devote, hanno rinunciato alla recita del Rosario prevista dal programma a favore di mezz’ora di silenziosa ed intensa adorazione eucaristica in ginocchio. Poi, coordinata dal cerimoniere Don Giorgio Lenzi, che ha pazientemente ricordato a chi già lo sapeva e ha spiegato a chi non lo sapeva come adottando un protocollo venga naturale ed immediato per ognuno trovare il posto che gli compete, la variopinta processione si è snodata per le vie di Roma.Un solo striscione apriva il corteo: “Grazie, Benedetto”. Suggestivo il passaggio del Tevere in secca al ponte S. Angelo con blocco totale della circolazione automobilistica, bocche spalancate per via della Conciliazione e in piazza S. Pietro, al vedere ed udire Parti, Medi, Elamiti, ed abitanti della Mesopotamia, pardon europei, americani del nord e del sud, indiani, coreani e filippini, lievemente sottorappresentata solo l’Africa, che parlavano di nuovo una sola lingua, con il canto delle litanie, del Veni Creator Spiritus e del Salve Regina. L’ingresso in S. Pietro è avvenuto ancora una volta al canto del Credo, io sono passato per la porta della Basilica al “resurrectionem mortuorum”.
Avrebbe dovuto celebrare il Card. Caffarra, ma aveva un impegno in alto loco, così è stato sostituito dall’Arcivescovo Mons. Pozzo, che ha cooordinato la mezza dozzina abbondante di Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati presenti, ed ha letto l’anodino messaggio di saluto proveniente dalla Santa Sede.
La Messa solenne, in onore dei Santi Martiri Cornelio e Cipriano, era stata composta per l’occasione dal maestro Porfiri, e si è rivelata una Messa molto militante. Cosa facile, visto che l’Introito partiva con un “vindica sanguinem Sanctorum tuorum”, un’invocazione al Signore che, a norma della “Magnum principium”, traduciamo con “Vendica, Signore, il sangue dei tuoi Santi”, poi c’era un Vangelo del mansuetissimo Luca che pure raccoglieva in poche righe “proelia ed seditiones, gens contra gentem, terremotus magni, trademini a parentibus, fratibus, cognatis et amicis, et eritis odio omnibus”, ossia “guerre e sommosse, popolo contro popolo, grandi terremoti, sarete traditi da genitori, fratelli, parenti e amici, e sarete in odio a tutti” ad illustrare il destino che attende i seguaci del Verbo in questo mondo. La Provvidenza ha voluto che capitassi seduto a fianco di un cherubino dal volto di giovane donna che ha cantato con voce intonatissima senza sbagliare un solo attacco e un solo accento, e che a quanto ho capito alla fine era di origini bengalesi: ma già, cattolici vuol dire proprio questo.
All’omelia anche uno scafato navigatore dei corridoi curiali comne Mons. Pozzo ha trovato il coraggio per parlare di una inaudita crisi liturgica, dei doveri della società verso la religione citando la Dignitatis Humanae, ed ha chiuso con un “opportune et importune” di negriana memoria. D’altronde una giornata in cui anche l’ufficio delle Letture nuovo esalta il Cristo Signore come “il Re dei martiri” prometteva decisamente bene.
Per chiudere una nota di colore: l’organizzazione aveva ottenuto che i chierici fossero esentati dai controlli di sicurezza per entrare nella Basilica di S. Pietro, e le forze di sicurezza italiane hanno applicato la norma alla lettera: così le Vergini consacrate, pericolose terroriste di Cristo Re, hanno dovuto anche loro sottostare alla rigida ispezione di polizia.
Avrebbe dovuto celebrare il Card. Caffarra, ma aveva un impegno in alto loco, così è stato sostituito dall’Arcivescovo Mons. Pozzo, che ha cooordinato la mezza dozzina abbondante di Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati presenti, ed ha letto l’anodino messaggio di saluto proveniente dalla Santa Sede.
La Messa solenne, in onore dei Santi Martiri Cornelio e Cipriano, era stata composta per l’occasione dal maestro Porfiri, e si è rivelata una Messa molto militante. Cosa facile, visto che l’Introito partiva con un “vindica sanguinem Sanctorum tuorum”, un’invocazione al Signore che, a norma della “Magnum principium”, traduciamo con “Vendica, Signore, il sangue dei tuoi Santi”, poi c’era un Vangelo del mansuetissimo Luca che pure raccoglieva in poche righe “proelia ed seditiones, gens contra gentem, terremotus magni, trademini a parentibus, fratibus, cognatis et amicis, et eritis odio omnibus”, ossia “guerre e sommosse, popolo contro popolo, grandi terremoti, sarete traditi da genitori, fratelli, parenti e amici, e sarete in odio a tutti” ad illustrare il destino che attende i seguaci del Verbo in questo mondo. La Provvidenza ha voluto che capitassi seduto a fianco di un cherubino dal volto di giovane donna che ha cantato con voce intonatissima senza sbagliare un solo attacco e un solo accento, e che a quanto ho capito alla fine era di origini bengalesi: ma già, cattolici vuol dire proprio questo.
All’omelia anche uno scafato navigatore dei corridoi curiali comne Mons. Pozzo ha trovato il coraggio per parlare di una inaudita crisi liturgica, dei doveri della società verso la religione citando la Dignitatis Humanae, ed ha chiuso con un “opportune et importune” di negriana memoria. D’altronde una giornata in cui anche l’ufficio delle Letture nuovo esalta il Cristo Signore come “il Re dei martiri” prometteva decisamente bene.
Per chiudere una nota di colore: l’organizzazione aveva ottenuto che i chierici fossero esentati dai controlli di sicurezza per entrare nella Basilica di S. Pietro, e le forze di sicurezza italiane hanno applicato la norma alla lettera: così le Vergini consacrate, pericolose terroriste di Cristo Re, hanno dovuto anche loro sottostare alla rigida ispezione di polizia.
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