ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 18 settembre 2017

Fatima è ancora da compiersi

PROFEZIE DI SANTA  ILDEGARDA DI BINGEN – IL SUO VOLTO ERA COSPARSO DI POLVERE IL VESTITO STRAPPATO…


– Il volto della Chiesa “cosparso di polvere”, il suo vestito “strappato” –
«Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. 
Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra. 


Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo: “Ascolta, o Cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o Terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!”. E proseguì: “Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. 
Le stimmate del mio Sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità”. 
E sentii una voce dal cielo che diceva: “Questa immagine rappresenta la Chiesa. Per questo, o essere umano che vedi tutto ciò e che ascolti le parole di lamento, ANNUNCIALO ai sacerdoti che sono destinati alla GUIDA e all’ISTRUZIONE del popolo di Dio e ai quali, come agli Apostoli, è stato detto: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura’ (Mc. 16,15)”». 
(Lettera a Werner von Kirchheim e alla sua comunità sacerdotale: PL 197, 269ss)

Le due bestie dell’Apocalisse: “Anticristo” o “Anticristianesimo?”

NOTE INTRODUTTIVE
Potrebbe sembrare che questa rubrica esuli dal fine proprio del nostro sito mariano ma, in realtà, non è così perché è dalle indicazioni stesse della Vergine Maria durante le sue apparizioni che si scopre l’importanza della riflessione e della meditazione sulla Sacra Scrittura a cui di frequente Ella si appella e di cui invita alla lettura sapienziale.
Nei messaggi di San Nicolas Maria Immacolata spesso, al termine delle sue parole, invitava a leggere una pericope biblica da Lei indicata che avesse attinenza con il suo messaggio.
Ad Anguera molto spesso presenta figure bibliche come modelli di fede da seguire ed invita a riscoprire i “tesori della Sacra Scrittura”.
I messaggi di Maria sono sempre profondamente biblici, come biblici sono anche i segni che Lei lascia con il suo modo di apparire, con alcune devozioni particolari che richiede, con numerose circostanze (geografiche e temporali) legate al suo manifestarsi.
Il teologo D. Foley, in un suo ottimo libro sulle apparizioni mariane, ha ravvisato in diverse apparizioni moderne un compimento delle figure antiche per cui ha potuto chiamare la Vergine Addolorata di La Salette nuovo Mosè quella di Fatima nuovo Elia, ecc.
Da suor Lucia di Fatima poi scopriamo che il contenuto il significato del Terzo Segreto “è tutto nei Vangeli e nell’Apocalisse” e in particolare nei capitoli VIII e XIII.
Vorrei allora offrire di tanto in tanto riflessioni bibliche, quelle in particolare che abbiano attinenza con i temi trattati nelle apparizioni e nei messaggi della Vergine Santissima e quelle che possono aiutarci meglio a capire il momento peculiare in cui ci troviamo. Per questo prendo come maestro il Servo di Dio don Dolindo Ruotolo.
Non che il suo commentario alla Sacra Scrittura sia il solo affidabile ma penso personalmente che, a motivo della sua notevole santità, abbia raggiunto una penetrazione delle Scritture decisamente maggiore rispetto ad altri pur validi esegeti che tuttavia fanno valere di più il dato scientifico (che di per sé non è sbagliato ma non la ritengo la migliore via da battere) su quello mistico.
I commenti di don Dolindo nutrono l’anima e guidano ad assaporare e penetrare i segreti di quella “Lettera d’amore” (come la definiva san Pio da Pietrelcina) scritta dallo Spirito Santo per la salvezza soprannaturale degli uomini.
Riferimento: Ap 13, 1-10
(Consiglio di leggere prima i dieci versetti di questo capitolo per poter afferrare con più facilità le spiegazioni di don Dolindo. L’italiano è un po’ datato scrivendo don Dolindo nel 1943-44 ma si capisce tutto integralmente per cui preferisco lasciare il testo così com’è).

​ « Il cristianesimo, la Chiesa di Gesù Cristo, Corpo mistico suo, è eminentemente glorificazione di Dio. Satana che è contro la gloria di Dio, fin dal suo nascere gli ha mosso guerra spietata. Questa guerra l’ha continuata nei secoli, e dopo la grande sconfitta avuta con il trionfo della Chiesa e del regno di Dio in terra, la riprenderà con grande ira, sapendo di aver poco tempo. Per questo la gran voce del Cielo gridò, dopo la sconfitta che san Michele e i suoi angeli inflissero a satana e ai suoi satelliti: Guai alla terra e al mare, perché il diavolo discende a voi con grande ira (12, 12). Nel suo terribile furore egli cumulerà in un’unica lotta tutti gli sforzi fatti nei secoli, e di conseguenza i caratteri dell’ultima lotta rispondono a quelli dei combattimenti ingaggiati dal dragone durante tutta la vita della Chiesa.
Satana si è servito sempre dei re per irrompere contro la Chiesa, e dei falsi progressi della scienza e della civiltà per distruggerne la vita e paralizzarne l’azione. La sua lotta è stata subdola e continua, e a poco a poco ha tentato laicizzare le nazioni cristiane, e dissolvere la vita morale dei popoli con gli spettacoli inverecondi e le mode indecenti, vere immagini della bestia, animate dal suo spirito, e aventi sul labbro le sue parole.
Chi segue storicamente la vita della Chiesa fin dal suo nascere vi trova in ogni epoca i caratteri della lotta diabolica, e per questo molti hanno identificato l’anticristo con gli imperatori romani, con Giuliano l’apostata, con Lutero, Calvino, Napoleone, e nei nostri tempi con Stalin, Hitler e persino con Mussolini. L’identificazione non è esatta, perché l’anticristo, in quanto persona determinata, sorgerà nell’ultimo periodo della vita della Chiesa e avrà breve durata; ma, come in ogni epoca della vita della Chiesa c’è stato da parte di satana l’anticristianesimo, così c’è stato anche qualche corifeo più esiziale che lo ha promosso, e che in certo modo può riguardarsi come l’anticristo.
Abbiamo così sempre sulla scena del mondo le due bestie, quella del mare, l’imperialismo anticristiano, quella della terra, l’errore e la seduzione, e un personaggio che si rende eminentemente sovvertitore dei popoli, insidiatore della fede e del costume cristiano, e provocatore dell’apostasia dei popoli, e delle anime da Dio.
Nessuno potrà negare, per esempio, la funzione di anticristo dei persecutori della Chiesa, dei re di Persia, di Maometto e dell’imperialismo turco, di Lutero e del protestantesimo, di Robespierre e della rivoluzione francese, di Carlo Marx e del comunismo, di Hitler e del nazismo, di Loisy e del modernismo, del razionalismo, del criticismo e dello scientificismo. Tutti questi esiziali movimenti di popoli e di pensiero hanno avuto i loro regni e le loro potenze coronate, come hanno avuto i loro falsi profeti, disseminatori di errori. Hanno suscitato l’ammirazione, perché hanno avuto un tristo fascino sui popoli; il timore perché sono sembrati irresistibili e fatali, ed hanno avuto manifestazioni di violenze, di bestemmie e di persecuzioni che hanno gettato il lutto e la desolazione nella Chiesa.
L’anticristianesimo e i suoi corifei, tanto nel campo politico, che culturale è stato un assalto che si è andato sempre più stringendo e serrando contro la Chiesa, fino a raggiungere l’apostasia moderna, che è spaventevole, e della quale tanto poco ci accorgiamo, precisamente perché siamo in un ambiente saturo di violenze e di errori che hanno avvelenato le nazioni e le stesse anime legate alla Chiesa.
Il male ha preso tale sopravvento nel mondo, l’errore e l’ignoranza religiosa dominano talmente gli spiriti, le violenze e le persecuzioni contro la Chiesa sono così sfacciate, che non si vede come si potrà uscire da questo baratro.
Eppure il Signore trionferà anche su questa terra in questi momenti, e noi aspettiamo con incrollabile fede la manifestazione del regno di Dio per i due testimoni che attendiamo, e per i quali LA BESTIA sarà piagata a morte.
Dopo un periodo di prosperità spirituale che avrà profonde influenze anche sulla vita materiale e sulla civiltà, il male riprenderà il suo ascendente, gli imperi e i regni ritorneranno all’apostasia, gli errori soffocati dalla luce della verità riprenderanno il loro dominio, le arti della seduzione delle anime raggiungeranno eccessi mai visti, ed ecco su tutta questa marea d’iniquità levarsi l’uomo della perdizione e del peccato, l’anticristo propriamente detto, il servo di satana, che per quarantadue mesi trionferà, tormenterà la Chiesa, vincerà i santi, e poi sarà sconfitto per sempre.
Verrà il Giudizio universale; risorgeranno i morti, compariranno tutte le genti innanzi a Gesù Cristo giudice, la giustizia sarà piena, la gloria di Dio sarà manifesta, la Chiesa sarà trionfante, trasfigurata, splendente in tutta la sua soprannaturale bellezza, e inizierà il regno eterno di Dio. Satana avrà perso per sempre la sua battaglia, il male sarà definitivamente sconfitto, e la terra, purificata dalle ultime tremende piaghe, sarà rinnovata perché in una nuova vita serva ancora alla gloria di Dio ».
Dieci anni di Grazia          
Quest’oggi il variegato popolo della Summorum Pontificum, erede diretto e legittimo dell’altrettanto variopinto popolo della Ecclesia Dei, ha festeggiato i suoi dieci anni di vita. E in dieci anni, dopo aver imparato a camminare e ad aver messo i dentini, ha anche potuto esibire qualche muscoletto. Le duemila persone circa che si sono raccolte nella Chiesa di S. Maria in Vallicella, dopo il canto dell’Adoro Te Devote, hanno rinunciato alla recita del Rosario prevista dal programma a favore di mezz’ora di silenziosa ed intensa adorazione eucaristica in ginocchio. Poi, coordinata dal cerimoniere Don Giorgio Lenzi, che ha pazientemente ricordato a chi già lo sapeva e ha spiegato a chi non lo sapeva come adottando un protocollo venga naturale ed immediato per ognuno trovare il posto che gli compete, la variopinta processione si è snodata per le vie di Roma.Un solo striscione apriva il corteo: “Grazie, Benedetto”. Suggestivo il passaggio del Tevere in secca al ponte S. Angelo con blocco totale della circolazione automobilistica, bocche spalancate per via della Conciliazione e in piazza S. Pietro, al vedere ed udire Parti, Medi, Elamiti, ed abitanti della Mesopotamia, pardon europei, americani del nord e del sud, indiani, coreani e filippini, lievemente sottorappresentata solo l’Africa, che parlavano di nuovo una sola lingua, con il canto delle litanie, del Veni Creator Spiritus e del Salve Regina. L’ingresso in S. Pietro è avvenuto ancora una volta al canto del Credo, io sono passato per la porta della Basilica al “resurrectionem mortuorum”.
Avrebbe dovuto celebrare il Card. Caffarra, ma aveva un impegno in alto loco, così è stato sostituito dall’Arcivescovo Mons. Pozzo, che ha cooordinato la mezza dozzina abbondante di Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati presenti, ed ha letto l’anodino messaggio di saluto proveniente dalla Santa Sede.
La Messa solenne, in onore dei Santi Martiri Cornelio e Cipriano, era stata composta per l’occasione dal maestro Porfiri, e si è rivelata una Messa molto militante. Cosa facile, visto che l’Introito partiva con un “vindica sanguinem Sanctorum tuorum”, un’invocazione al Signore che, a norma della “Magnum principium”, traduciamo con “Vendica, Signore, il sangue dei tuoi Santi”, poi c’era un Vangelo del mansuetissimo Luca che pure raccoglieva in poche righe “proelia ed seditiones, gens contra gentem, terremotus magni, trademini a parentibus, fratibus, cognatis et amicis, et eritis odio omnibus”, ossia “guerre e sommosse, popolo contro popolo, grandi terremoti, sarete traditi da genitori, fratelli, parenti e amici, e sarete in odio a tutti” ad illustrare il destino che attende i seguaci del Verbo in questo mondo. La Provvidenza ha voluto che capitassi seduto a fianco di un cherubino dal volto di giovane donna che ha cantato con voce intonatissima senza sbagliare un solo attacco e un solo accento, e che a quanto ho capito alla fine era di origini bengalesi: ma già, cattolici vuol dire proprio questo.
All’omelia anche uno scafato navigatore dei corridoi curiali comne Mons. Pozzo ha trovato il coraggio per parlare di una  inaudita crisi liturgica, dei doveri della società verso la religione citando la Dignitatis Humanae, ed ha chiuso con un “opportune et importune” di negriana memoria. D’altronde una giornata in cui anche l’ufficio delle Letture nuovo esalta il Cristo Signore come “il Re dei martiri” prometteva decisamente bene.
Per chiudere una nota di colore: l’organizzazione aveva ottenuto che i chierici fossero esentati dai controlli di sicurezza per entrare nella Basilica di S. Pietro, e le forze di sicurezza italiane hanno applicato la norma alla lettera: così le Vergini consacrate, pericolose terroriste di Cristo Re, hanno dovuto anche loro sottostare alla rigida ispezione di polizia.

Formidabile card. Mauro Piacenza: « MARIA A FATIMA HA PROFETATO! FATIMA NON E' FINITA »!.

TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA DI CARD. MAURO PIACENZA A FATIMA (12 SETTEMBRE 2017)

NB _ Chi andasse di fretta, può leggere le parti in corsivo ed in grassetto che, a mio giudizio, corrispondono ai passaggi di maggior rilievo ed interesse del discorso...

Buona lettura a tutti e grazie a card. Piacenza per la splendida omelia!

« Sia lodato Gesù Cristo!

È per me motivo di gioia veramente intensa poter celebrare con voi e per voi l’Eucaristia in questo luogo, nel quale la Beata Vergine Maria si è degnata di apparire cento anni fa, facendo, perciò, di Fatima un luogo straordinario.

La Santa Vergine, infatti, non appare in qualunque luogo e questo luogo non è uguale ad altri luoghi. Al contrario, rispettando fedelmente la logica dell’Incarnazione, che è avvenuta in un tempo e in uno spazio precisi, le manifestazioni soprannaturali della Madonna, riconosciute dalla Chiesa, ci rimandano alla storicità della nostra fede ed al legame imprescindibile, che essa ha, per Divina Volontà, con lo spazio e con il tempo. Essi sono creature di Dio, come l’intero cosmo, ed in essi, nello spazio e nel tempo, Dio ha voluto abitare.

Ci domandiamo, ora, dopo l’Ascensione – di cui abbiamo ascoltato la narrazione – cosa è rimasto agli Apostoli? Quando Cristo è asceso al Cielo, che cosa è rimasto nei loro cuori e nelle loro menti?

Tutti potremmo rispondere: il ricordo di Gesù, i Suoi insegnamenti… Certo, è vero, ma non basta. Nessuno può vivere solo di un ricordo passato!

La nostra fede non è una raccolta archeologica di incerte verità passate; è piuttosto l’esperienza di una Presenza, vera, oggettiva, reale e trasformante. È esattamente l’esperienza che hanno fatto i Santi pastorelli Francesco e Giacinta e la Serva di Dio Suor Lucia, della presenza di Maria: presenza vera, reale e trasformante.

Che cosa è rimasto agli Apostoli quando Cristo è asceso al Cielo? È rimasta la loro unità! L’esperienza dell’appartenenza di ciascuno di essi a Gesù e della comune appartenenza all’unità che Gesù stesso ha determinato, ha generato tra di loro. L’appartenenza a questa unità è ciò che noi professiamo nel Credo, ogni volta che diciamo “Credo la Chiesa Una”, ed è ciò che ci permette di affermare la perfetta continuità tra la prima Comunità di Gerusalemme, radunata nel Cenacolo, stretta intorno a Maria in attesa del Dono dello Spirito per la Missione, e la Chiesa di oggi, e questa nostra Assemblea.

La Beata Vergine è apparsa in questo luogo cento anni fa, non solo per esortare gli uomini alla conversione e alla preghiera, come accade in altre apparizioni, ma con un intento esplicitamente profetico, indicando agli uomini eventi del futuro, perché essi possano leggerli prudentemente, prepararsi, riconoscerli e convertirsi. È questa l’eccezionalità di Fatima! Maria, a Fatima, ha profetato e la Chiesa ha riconosciuto la verità delle apparizioni e, con esse, delle profezie.

Possiamo ben dire che sarebbe in errore chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa; Fatima non è finita! Fatima è ancora da compiersi,
 perché il Cuore Immacolato di Maria non ha ancora trionfato pienamente.

Tutta la Chiesa, Una, nell’ininterrotta Tradizione apostolica, è protesa nell’annuncio di Cristo ai fratelli, perché si realizzi la Volontà di Dio, che abbiamo ascoltata nella seconda lettura. È vero, Dio vuole che « tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità »; ma, perché la Volontà di Dio si compia, per scelta sovrana e imperscrutabile dello stesso Signore, è necessario il concorso della nostra libertà.

La salvezza certamente è offerta a tutti gli uomini e Dio vuole che tutti siano salvati; questa offerta passa attraverso l’indispensabile mediazione della Chiesa e della testimonianza dei cristiani; passa attraverso quella che la dottrina chiama “sostituzione vicaria”: cioè il rivivere nel Corpo della Chiesa, che siamo noi, l’offerta che Cristo fa di Sé per l’intera umanità.

La Volontà salvifica universale si attua anche con il necessario aprirsi a Dio di ogni singola libertà personale. Per questa ragione, la seconda Lettera a Timoteo afferma l’imprescindibile binomio tra l’essere salvati e giungere alla conoscenza della verità: ordinariamente non può realizzarsi la salvezza, prescindendo dalla conoscenza della verità, cioè dalla conoscenza di Cristo stesso. Dio ha certamente le Sue vie per salvare gli uomini, ma Egli ne ha rivelata a noi una certa e quella dobbiamo percorrere e dobbiamo far conoscere.

Esattamente in questo senso, Gesù afferma nel Vangelo che coloro che compiono la volontà del Padre sono per Lui « fratello, sorella e madre ». Egli dichiara, in tal modo, non solo la straordinaria prossimità, familiarità con Lui dei credenti, ma la possibilità di essere, per i fratelli e per il mondo, come la “Madre del Signore”, cioè come Colei che ha generato Cristo per l’Umanità e che sempre genera il Suo Corpo, che è la Chiesa.

È questo, carissimi sorelle e fratelli, l’alto e affascinante compito, che il Signore ci affida e che la Beata Vergine Maria ci ricorda a Fatima: essere profezia per il mondo, mostrando ancora e sempre Cristo, il Suo Corpo ai fratelli, perché, conoscendo la Verità, giungano alla salvezza.

Se Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della Verità, la scimmia di Dio, il demonio – che c’è, che è presenza personale e drammaticamente sempre operante – vuole esattamente il contrario! Vuole cioè, che tutti gli uomini siano dannati eternamente e rimangano nelle tenebre della menzogna. Per tale ragione, la Beata Vergine Maria, per il nostro bene, ha mostrato chiaramente, qui a Fatima, la possibilità reale della perdizione definitiva, del rifiuto definitivo di Dio e della Sua salvezza.

Ricordare questo non è fare terrorismo ma compiere un atto di misericordia, un atto d’amore. Potrebbe forse la Santa Vergine pronunciare anche una sola parola che non sia vibrante di amore?


Se Cristo ha già sconfitto definitivamente il male e la morte, la Chiesa, unita a Lui, ne prosegue l’opera di annuncio e di salvezza.

La preghiera ed in particolare la preghiera del Rosario, nel quale il Santo Nome di Maria, di cui oggi pure facciamo memoria, è litanicamente ed amorosamente ripetuto èanch’essa un grande esorcismo sul mondo, un avvolgere in una rete d’amore gli uomini, i luoghi e la storia, lo spazio e il tempo, perché nulla si sottragga all’universale volontà salvifica di Dio e perché i cuori, plasmati dal benedetto Nome di Maria, si aprano all’incontro con il Salvatore.

Anche in questo senso, Fatima non è compiuta! Perché non è compiuta la missione della Chiesa, che vivrà fino alla fine dei secoli, in ogni circostanza storica e nonostante ogni avversità della cultura e del potere.


Cari Amici, tutti i nemici della Chiesa, tutti coloro che l’hanno perseguitata e combattuta nei secoli, sono passati. La Chiesa di Gesù è ancora qui, come la Beata Vergine Maria! E’ ancora qui, giovane, forte, ricca della fede di tantissimi suoi figli, abbellita di tutte le loro preghiere ed opere di carità, impreziosita dalle tante sofferenze nascoste ed offerte, che davvero edificano il Regno di Dio, l’unico mondo nuovo a cui possiamo aspirare.

È questo, il migliore dei mondi possibili! Lo stiamo sperimentando questa sera, in questa straordinaria veglia. Il Regno di Dio non è « questione di cibo o di bevanda » (Rm14,17), non è questione di organizzazioni o strategie, di tentativi di soluzione a questo o a quel problema, pur doverosi e necessari. Il Regno di Dio vive nella coscienza degli uomini; la Chiesa vive nella coscienza degli uomini e, per questa ragione, è assolutamente libera ed assolutamente inarrestabile!

Cento anni fa, quando tutto è cominciato, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che tre semplici Pastorelli avrebbero determinato la storia di questo paese, dell’intera penisola iberica, dell’Europa, del mondo e della Chiesa. Eppure noi siamo qui, a testimoniare la verità della fede e l’evidenza che, nonostante tutto, nonostante i nemici di fuori e di dentro, la Chiesa vive nelle coscienze degli uomini, in esse progredisce, in esse fruttifica, in esse riaccade sempre per la salvezza dei singoli e dell’umanità.

Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è esattamente questo: l’accadere di Cristo nelle coscienze degli uomini e nella storia del mondo; l’accadere di Cristo e, con Lui, della Madre che Lo ha generato, offrendoLo per noi e per la nostra salvezza; l’accadere, innanzitutto in noi, della salvezza che nasce dall’incontro redentivo con Cristo e, perciò, attraverso di noi, la presentazione al mondo del Signore.

Carissimi, come i discepoli dopo l’Ascensione, anche noi guardiamo al Cielo e, insieme ai veggenti di Fatima, scorgiamo il Volto luminoso di Maria, Icona perfetta della Chiesa Una, alla quale ci sentiamo di appartenere e realmente apparteniamo; anche noi, obbedienti alla Volontà di Dio, desideriamo che tutti gli uomini, che ancora non hanno conosciuto il Suo Amore, siano salvati e giungano alla conoscenza della verità, e per questo soffriamo e offriamo, preghiamo e testimoniamo; per questo siamo qui oggi e torneremo, lieti e certi alle nostre case, nei prossimi giorni ».

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.