Avvenire per Ius Soli, Gotti Tedeschi: "Con linea Galantino due rischi per il Papa"
Avvenire pubblica una pagina a sostegno dello Ius Soli e alcuni parroci si rifiutano di distribuirlo in chiesa, perché dicono "non è materia che riguarda la dottrina della Chiesa e sulla quale non si può imporre ai cattolici una posizione obbligata". La cosa ha fatto molto scalpore, anche perché il direttore di Avvenire Marco Tarquinio in un'intervista a Repubblica ha anche lanciato un appello a Forza Italia e Area Popolare perché rivedano il loro No. Che sta succedendo? Nella Chiesa è rivolta contro una Cei che sembra disinteressata sempre di più sui temi etici e sempre più attiva su vicende politiche del tutto estranee alla dottrina? Intelligonews ha chiesto al banchiere Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello Ior, anche un parere su questo dopo averlo sentito sul futuro dei cattolici in politica.
"Siamo una parrocchia non una sezione di partito" avrebbe detto un parroco di periferia al Secolo d'Italia per protestare contro la pagina di Avvenire sullo Ius soli. Cosa ne pensa? E' giusto aver sollecitato centristi e Fi invitandoli a votare il testo?
"Per quanto riguarda il problema di fondo, credo di averlo già detto: il Papa dovrebbe licenziare il segretario generale della Cei. Altrimenti il Papa avrebbe già deciso due cose: primo, di ampliare la frattura già esistente fra vescovi e parroci; secondo, di privare la Chiesa dell’8 per mille e renderla povera realmente, materialmente. Ma senza 8 per mille non si rende povera la Curia Romana che vive di altri proventi, bensì si impoveriscono proprio le diocesi, i parroci. Quelli diverranno poveri e non potranno più fare evangelizzazione. Ne ricaverà beneficio la "nuova chiesa della morale laica" che come già spiegato è rappresentata dall'Onu e dai suoi satelliti. La Città del Vaticano verrà acquisita dall’Onu per farne la nuova sede dell’Unesco, e il ricavato andrà… chissà dove. Come vede sto diventando anch’io un veggente".
C’è chi contrappone, a tanto attivismo in favore dello Ius Soli, poco attivismo per le unioni civili sulle quali la Cei non volle esporsi per non dare l’impressione di voler fare politica. Non è politica invece intervenire sullo Ius Soli?
"Che debba essere fatto lo Ius soli è stato deciso altrove, è evidente che debba esser fatto per non far saltare qualcuno al governo. Esso rappresenta la soglia di abitanti europei che si vorrebbe imporre, non ha nulla a che vedere con ragioni di giustizia umanitaria. Le unioni civili rappresentano invece qualcosa di un pò più imbarazzante dal punto di vista morale, perlomeno nel mondo di oggi. Schierarsi potrebbe essere controproducente per il dialogo con il mondo".
Così non si rischia di generare divisioni? Perchè i Vescovi spingono per lo Ius Soli e si espongono come mai prima? Forse si cerca di temperare l'uscita del Papa sull'immigrazione sostenibile?
"Anzitutto non sono i vescovi a spingere lo Ius soli, ma la Cei. E' Galantino che sembra stia spingendo in modo particolare. Le divisioni sembrano una strategia di questi tempi: dividere i cattolici fra tradizionalisti e progressisti, dividere i vescovi dai parroci, ecc. L’obiettivo potrebbe essere l’accelerazione di quel processo umanitario e misericordioso legato ai nuovi diritti umani, che accelererebbe il progetto, altrettanto misterioso, di sincretismo religioso, che la Chiesa deve tollerare e necessario alla Chiesa per essere a sua volta tollerata. Io penso che molti non abbiano capito che si sta andando verso la famosa “Chiesa rahneriana”, auspicata dal teologo Karl Rahner durante e dopo il Concilio Vaticano II. Se non fosse vero, si sta comunque facendo di tutto perché lo sembri. Del resto il teologo consigliere di Papa Francesco non è Kasper? E Kasper non è l’allievo prediletto di Rahner?".
#gottitedeschi #chiesa #iussoli #avvenire
19 settembre 2017 ore 15:11, Americo Mascarucci
Incerto Svenire
di Giuliano Guzzo
Tutta la stima, il rispetto e anche la familiarità che ho con diverse firme e collaboratori del quotidiano Avvenire non bastano, purtroppo, a frenare la mia incredulità per il recente spot – a tutta (prima) pagina – del quotidiano della Cei in favore dello Ius soli. Se da un lato, infatti, non è un mistero che il direttore del giornale e buona parte del clero italiano siano oggi a favore di una svolta del nostro ordinamento in materia di cittadinanza, dall’altro mi chiedo se una presa di posizione tanto plateale, che fa quasi apparire la Repubblica una testata equilibrata, non rischi di rispondere a una finalità più partitica che cristiana.
Il punto qui in discussione, infatti, non è tanto il diritto della Chiesa o dei cristiani di esprimersi – ci mancherebbe -, quanto il sistematico appiattimento di settori importanti del mondo cattolico italiano sull’agenda di un partito, il Pd, verosimilmente visto come il miglior antidoto all’ascesa politica della Lega o del M5S. Lo ha dimostrato, ieri, un’opposizione alle unioni civili, rispetto ai tempi dei Dico che fecero naufragare l’esecutivo di Romano Prodi, assai soft, e lo dimostra, oggi, un tifo da stadio per lo Ius soli, quasi che opporsi a detto provvedimento sia antievangelico quando, in 2000 anni di Cristianesimo, non c’è apostolo, santo o beato che si sia manco soffermato sulla questione.
E’ vero che i flussi migratori attuali sono un fenomeno epocale (anche se non ingovernabile, come per ragioni di comodo molti lasciano intendere), ed è altresì innegabile come la Cei, sotto la guida, pardon segreteria, di monsignor Galantino, abbia assunto da tempo una linea, sul tema dell’immigrazione, più attenta e sensibile. Viene tuttavia da chiedersi se sia opportuno che un atteggiamento di maggior apertura all’accoglienza dei richiedenti asilo – che mai richiama rischi e limiti di un’integrazione che non può essere illimitata, e che è del tutto arbitrario supporre i cosiddetti migranti non vedano l’ora di sperimentare –, sfoci in un supporto entusiasta a un’iniziativa politica come lo Ius soli.
Come sarebbe bello vedere, in queste settimane, una prima pagina – intera – del quotidiano della Cei a favore del diritto alla vita dei figli (anche stranieri) abortiti a migliaia ogni anno, di quello dei bambini di avere un padre e una madre, e dei malati di non essere liquidati con l’eutanasia! Tutti temi, sia chiaro, che Avvenire affronta e spesso con coraggio, ma ai quali non è viene riservata, almeno ultimamente, l’attenzione che oggi tocca allo Ius soli. Il che è drammaticamente indicativo di quanto sto cercando di sottolineare, ossia un appiattimento di un importante quotidiano cattolico sulla linea di un partito che si è adoperato come pochi, al governo, per sfasciare la famiglia e umiliare, ridicolizzandolo, il diritto naturale.
Per la cronaca, chi scrive leggeva Avvenire già ai tempi dell’università, portandolo sotto il braccio fin dentro l’aula, tra lo stupore e lo sconcerto dei compagni di corso (sociologia a Trento non è esattamente facoltà, per usare un eufemismo, che odori di cattolicesimo). Anche se scrivo per un altro quotidiano, ritengo quindi di avere tutto il titolo di esprimere amarezza per la sempre più marcata svolta editoriale di un quotidiano dal passato glorioso e dalle firme, a tutt’oggi, validissime, ma che da tempo riserva al tema dell’immigrazione una centralità quasi ossessiva, dando, non solo al sottoscritto, una triste impressione filogovernativa e quella, ancora più avvilente, che ciò possa celare una contropartita.
https://giulianoguzzo.com/2017/09/19/incerto-avvenire/
Tutta la stima, il rispetto e anche la familiarità che ho con diverse firme e collaboratori del quotidiano Avvenire non bastano, purtroppo, a frenare la mia incredulità per il recente spot – a tutta (prima) pagina – del quotidiano della Cei in favore dello Ius soli. Se da un lato, infatti, non è un mistero che il direttore del giornale e buona parte del clero italiano siano oggi a favore di una svolta del nostro ordinamento in materia di cittadinanza, dall’altro mi chiedo se una presa di posizione tanto plateale, che fa quasi apparire la Repubblica una testata equilibrata, non rischi di rispondere a una finalità più partitica che cristiana.
Il punto qui in discussione, infatti, non è tanto il diritto della Chiesa o dei cristiani di esprimersi – ci mancherebbe -, quanto il sistematico appiattimento di settori importanti del mondo cattolico italiano sull’agenda di un partito, il Pd, verosimilmente visto come il miglior antidoto all’ascesa politica della Lega o del M5S. Lo ha dimostrato, ieri, un’opposizione alle unioni civili, rispetto ai tempi dei Dico che fecero naufragare l’esecutivo di Romano Prodi, assai soft, e lo dimostra, oggi, un tifo da stadio per lo Ius soli, quasi che opporsi a detto provvedimento sia antievangelico quando, in 2000 anni di Cristianesimo, non c’è apostolo, santo o beato che si sia manco soffermato sulla questione.
E’ vero che i flussi migratori attuali sono un fenomeno epocale (anche se non ingovernabile, come per ragioni di comodo molti lasciano intendere), ed è altresì innegabile come la Cei, sotto la guida, pardon segreteria, di monsignor Galantino, abbia assunto da tempo una linea, sul tema dell’immigrazione, più attenta e sensibile. Viene tuttavia da chiedersi se sia opportuno che un atteggiamento di maggior apertura all’accoglienza dei richiedenti asilo – che mai richiama rischi e limiti di un’integrazione che non può essere illimitata, e che è del tutto arbitrario supporre i cosiddetti migranti non vedano l’ora di sperimentare –, sfoci in un supporto entusiasta a un’iniziativa politica come lo Ius soli.
Come sarebbe bello vedere, in queste settimane, una prima pagina – intera – del quotidiano della Cei a favore del diritto alla vita dei figli (anche stranieri) abortiti a migliaia ogni anno, di quello dei bambini di avere un padre e una madre, e dei malati di non essere liquidati con l’eutanasia! Tutti temi, sia chiaro, che Avvenire affronta e spesso con coraggio, ma ai quali non è viene riservata, almeno ultimamente, l’attenzione che oggi tocca allo Ius soli. Il che è drammaticamente indicativo di quanto sto cercando di sottolineare, ossia un appiattimento di un importante quotidiano cattolico sulla linea di un partito che si è adoperato come pochi, al governo, per sfasciare la famiglia e umiliare, ridicolizzandolo, il diritto naturale.
Per la cronaca, chi scrive leggeva Avvenire già ai tempi dell’università, portandolo sotto il braccio fin dentro l’aula, tra lo stupore e lo sconcerto dei compagni di corso (sociologia a Trento non è esattamente facoltà, per usare un eufemismo, che odori di cattolicesimo). Anche se scrivo per un altro quotidiano, ritengo quindi di avere tutto il titolo di esprimere amarezza per la sempre più marcata svolta editoriale di un quotidiano dal passato glorioso e dalle firme, a tutt’oggi, validissime, ma che da tempo riserva al tema dell’immigrazione una centralità quasi ossessiva, dando, non solo al sottoscritto, una triste impressione filogovernativa e quella, ancora più avvilente, che ciò possa celare una contropartita.
https://giulianoguzzo.com/2017/09/19/incerto-avvenire/
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