Famiglia, attacco all'eredità di
Giovanni Paolo II
«Con il presente Motu proprio istituisco il Pontificio
Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della
Famiglia, che, legato alla Pontificia Università Lateranense, succede,
sostituendolo, al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio
e Famiglia (…) il quale pertanto, viene a cessare». L’articolo 1 del Motu
Proprio Summa
Familiae Cura, pubblicato ieri, sancisce così un altro atto di rottura
con il Magistero di san Giovanni Paolo II che l’Istituto aveva creato nel 1982
con la Costituzione apostolica Magnum
Matrimonii Sacramentum. Significativamente il documento porta la data
dell’8 settembre, due giorni dopo la morte del cardinale Carlo Caffarra che, su
incarico di Giovanni Paolo II, l’Istituto per gli Studi su matrimonio e
Famiglia aveva fondato.
Sebbene nel Motu Proprio papa Francesco si ricolleghi alla
«lungimirante intuizione di san Giovanni Paolo II», è evidente il segnale di
forte discontinuità con il passato, anche se poi – va precisato – quello
sancito ieri è ancora un passaggio, visto che la vera battaglia si giocherà ora
sugli statuti dell’Istituto Teologico, che decideranno eventuali cambiamenti
nella struttura dei corsi, nelle materie insegnate e nei docenti. Fino ad
allora la vita dell’istituto dovrebbe continuare con gli stessi docenti e gli
stessi corsi svolti finora, secondo quanto afferma il Motu Proprio e secondo
quanto assicurato da monsignor Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere dell’Istituto,
nell’assemblea in cui ha presentato in anteprima il documento al corpo docente.
Nessuno però si fa troppe illusioni, la determinazione a cambiare indirizzo
politico costituirà una forma di pressione sugli attuali docenti, in massima
parte “figli” di Giovanni Paolo II e del cardinale Caffarra, a cui si cercherà
di affiancare qualche altro nuovo docente almeno fino alla battaglia decisiva.
Quanto ai contenuti è evidente che l'esortazione
apostolica post-sinodale Amoris Laetitia è diventata
il paradigma di ogni intervento, con la sua accentuazione pastorale e il
costante riferimento ai segni dei tempi con non meglio precisate «richieste e
appelli dello Spirito» che «risuonano anche negli stessi avvenimenti della
storia». E mentre la Amoris Laetitia è fondamento del nuovo
corso, sparisce dall’atto costitutivo del nuovo istituto qualsiasi riferimento
all’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae, che era stata invece
indicata come risposta adeguata ai tempi attuali da san Giovanni Paolo II.
Del resto la retorica sui tempi che sono cambiati e le
sfide nuove che necessitano di «un approccio analitico e
diversificato» per cui non è più possibile proporre «pratiche della pastorale e
della missione che riflettono forme e modelli del passato», non reggono alla
prova della realtà. Rileggendo la Magnum Matrimonii Sacramentum che
aveva creato l’Istituto per Matrimonio e Famiglia – e più in generale
ripercorrendo il magistero di Giovanni Paolo II - è evidente che le situazioni
di disagio e il disfacimento della famiglia erano ben presenti e dibattute
anche 30 anni fa.
Ciò che davvero fa la differenza è il giudizio sul mondo
e sul compito della Chiesa. San Giovanni Paolo II aveva una chiara
coscienza di un attacco in corso alla famiglia che assume i contorni dello
scontro apocalittico. «La grandezza e la sapienza di Dio – diceva nel 1997 – si
manifestano nelle Sue opere. Tuttavia, oggi sembra che i nemici di Dio, più che
attaccare frontalmente l’Autore del creato, preferiscano colpirLo nelle sue
opere. L’uomo è il culmine, il vertice delle Sue opere visibili. (…) Tra le
verità oscurate nel cuore dell’uomo (…) sono particolarmente colpite tutte
quelle che riguardano la famiglia. Attorno alla famiglia e alla vita si svolge
oggi la lotta fondamentale della dignità dell’uomo». In tutto il magistero di
Giovanni Paolo II è evidente il riconoscere la centralità della famiglia per il
bene dell’uomo, famiglia sottoposta a violenti attacchi dalle «forze delle
tenebre» che ne offuscano la verità causando quella devastazione sociale che
ben conosciamo.
Di questa centralità della battaglia intorno alla
famiglia e all’uomo si perde invece qualsiasi riferimento nella
pastorale oggi proposta. Rimane la consapevolezza che «il bene della famiglia è
decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa», ma è una affermazione
estranea a qualsiasi clima di conflittualità. Non c’è più un “mondo” ostile che
vuole la distruzione della famiglia, ma tanti feriti, anche se non si sa bene
da chi e perché.
Ben diversa si presenta dunque anche la missione
della Chiesa. Per Giovanni Paolo II la creazione dell’Istituto per studi su
Matrimonio e famiglia faceva parte di quel dovere fondamentale della Chiesa «di
dichiarare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia, di cui è
tenuta ad assicurare il pieno vigore e la promozione umana e cristiana».
Davanti all’attacco del mondo Giovanni Paolo II voleva formare un piccolo corpo
speciale che approfondisse in modo scientifico «la verità su matrimonio e
famiglia» così che «laici, religiosi e sacerdoti possano ricevere in materia
una formazione scientifica sia filosofica-teologica, sia nelle scienze umane,
in maniera che il loro ministero pastorale ed ecclesiale venga svolto in modo
più adatto ed efficace per il bene del Popolo di Dio».
Oggi tutto diventa più sfumato, si parla di complessità e
di «luci e ombre», l’affermazione della verità su matrimonio e famiglia
viene considerata “divisiva”, creatrice di muri, per cui si preferisce
allargare il discorso. Lo ha detto monsignor
Paglia a Vatican Insider: «il Papa allarga la prospettiva»
perché «ha ben compreso il compito storico della famiglia, sia nella Chiesa che
nella società. E la famiglia non è un ideale astratto, ma una realtà
maggioritaria della società, che deve riscoprire la sua vocazione nella
storia». Dietro alla cortina fumogena di frasi a effetto, è chiara la
questione: la verità su matrimonio e famiglia è un ideale astratto, bisogna
mettersi in cammino con tanti altri alla riscoperta di ciò che può andare bene
a tutti. È questo pensiero che spiega, ad esempio, come mai le nuove nomine
nella Pontificia Accademia per la Vita includano personaggi favorevoli
all’aborto o che fanno ricerca sugli embrioni, e spiega anche quale indirizzo
si voglia dare al nuovo Istituto teologico per le Scienze su Matrimonio e
Famiglia.
Sì, Giovanni Paolo II è stato fatto santo, ma si cerca di
distruggere tutte le sue opere.
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/famiglia-attacco-alleredita-di-giovanni-paolo-ii
Papa Francesco e la rifondazione vaticana
Il Pontefice sopprime l’Istituto sulla famiglia
voluto da Wojtyla e ne fonda uno nuovo il cui faro sarà Amoris laetitia
Foto LaPresse via Osservatore Romano |
Roma. Con un motu proprio firmato lo scorso 8 settembre ma diffuso ieri, il Papa ha soppresso l’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio famiglia, che rinascerà con nuovo nome (Istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia) e, soprattutto, con nuove direttive quanto a programmi, corsi, linee-guida e soprattutto docenti. Rifondazione necessaria perché – si legge nel documento – “il cambiamento antropologico-culturale, che influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato, non ci consente di limitarci a pratiche della pastorale e della missione che riflettono forme e modelli del passato”. Monsignor Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del soppresso istituto (che ebbe come primo preside, per quattordici anni, Carlo Caffarra) ed esecutore della profonda ristrutturazione, spiega che l’intuizione di Giovanni Paolo II “viene ora rilanciata all’altezza dell’odierno kairos della chiesa: ossia, pienamente iscritta nell’attuale dinamismo della trasformazione della missione e delle strutture ecclesiali”. Francesco, nel motu proprio, spiega che “nel limpido proposito di rimanere fedeli all’insegnamento di Cristo dobbiamo guardare, con intelletto d’amore e con saggio realismo, alla realtà della famiglia, oggi, in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre”. E, “per queste ragioni – aggiunge il Pontefice – ho ritenuto opportuno dare un nuovo assetto giuridico all’Istituto Giovanni Paolo II”. Innanzitutto, rispetto alla precedente, la nuova struttura amplierà “il campo di interesse, sia in ordine alle nuove dimensioni del compito pastorale e della missione ecclesiale, sia in riferimento agli sviluppi delle scienze umane e della cultura antropologica”. Quali siano queste “nuove dimensioni” è più chiaro se si leggono i passaggi su Amoris laetitia, la controversa esortazione post sinodale che farà da stella polare per i nuovi programmi.
Nuovi obiettivi
Illustrando per sommi capi il cambiamento in corso, monsignor Paglia concede qualcosa anche all’ecologia così à la page e dice che “è proprio a questo più ampio orizzonte che valorizza la differenza e l’alleanza creaturale dell’uomo e della donna in ordine alla cura globale dell’habitat comune e all’edificazione della storia attraverso la generazione, che la maturazione sinodale del tema, confermata da Amoris laetitia, ci ha condotti. E ora deve guidare il progetto del nuovo istituto che Papa Francesco generosamente e fiduciosamente ci affida”. L’articolo 4 del documento specifica poi che “il Pontificio istituto teologico, così rinnovato, adeguerà le proprie strutture e disporrà gli strumenti necessari – cattedre, docenti, programmi, personale amministrativo – per realizzare la missione scientifica ed ecclesiale che gli è assegnata”. A ogni modo, assicura Paglia, “questa impostazione sbarra la strada a una interpretazione che voglia interpretare pregiudizialmente questo autorevole atto di rifondazione nella linea di una presa di distanza dalla continuità con l’ispirazione di Giovanni Paolo II”, visto che i responsabili attuali dell’istituto “sono indicati come protagonisti dell’adeguamento e del rimodellamento che saranno necessari per il conseguimento degli obiettivi del nuovo soggetto istituzionale”. Vertici che però erano stati sostituiti in blocco un anno fa, pochi mesi dopo la conclusione del doppio Sinodo sulla famiglia che aveva visto l’assenza di rappresentanti dell’istituto (salvo uno, il vicepreside José Granados, nominato collaboratore del segretario speciale) con Pierangelo Sequeri al posto di mons. Livio Melina (che era preside dal 2007) e mons. Paglia nominato appunto Gran Cancelliere.
“Nella neo chiesa di Bergoglio, il nuovo Vangelo non è quello di Gesù Cristo, ma è l’Amoris Laetitia” di Fra Cristoforo
Come volevasi dimostrare. Vi cito una intervista rilasciata ieri da Mons. Paglia a radio vaticana sul nuovo Motu Proprio di Omissis che mette KO matrimonio e famiglia (http://it.radiovaticana.va/news/2017/09/19/motu_proprio_mons_paglia_famiglia_rinnova_chiesa_e_societ%C3%A0/1337686).
Vi cito solo 2 passaggi tremendi: “Ci sono due termini nuovi nel titolo dell’Istituto che indicano prima di tutto la dimensione ecclesiale del pontificio istituto: “teologico”, che comprende un irrobustimento della teologia, quindi una sottolineatura ancora maggiore dell’aspetto biblico, dogmatico della dimensione pastorale. L’altro termine è per le “scienze”, quindi aperto ad un dialogo molto più ampio con le grandi sfide del mondo contemporaneo, quindi un approfondimento della prospettiva antropologica”. Vedete quello che dicevo nel precedente articolo? Il termine “scienze” la dice davvero lunga. Significa “dialogo”, “apertura alle sfide del mondo contemporaneo”, “approfondimento”. Quindi devastazione totale. La famiglia è ormai un concetto superato. Oggi bisogna averne un’idea “fluttuante”. Attacco al cuore a tutta la Bibbia e Magistero.
Ma c’è dell’altro. Ancora peggio. Leggete domanda del giornalista e risposta di Paglia: “ Ma quando il Papa scrive che bisogna rimanere fedeli agli insegnamenti di Cristo secondo lei nel concreto cosa vuole dire”?Risposta: “ Vuol dire che quanto è scritto nell’Amoris laetitia deve diventare un’ispirazione importante anche a livello scientifico e questa encliclica, che purtroppo è stata intrepretata solo in un punto specifico, è composta di diversi capitoli con diverse sottolineature, molto più larghe, che richiedono una nuova riflessione”.
Fedeli all’insegnamento di Cristo, per Paglia vuol dire essere fedeli all’Amoris Laetitia. Del Vangelo, manco l’ombra. Ormai è superato, perché al tempo di Gesù mica c’erano i registratori (http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/02/22/news/arturo-sosa-abascal-sinodo-chiesa-cattolica-matrimonio-famiglia-gesu-relativismo-121886/).
Questa è la neo chiesa. La chiesa di Bergoglio. Ma non è la Chiesa di Gesù Cristo.
L’unico e vero Papa è Benedetto XVI.
E "Avvenire" tira la
volata alla contraccezione
Che cosa dobbiamo aspettarci dal gruppo di studio storico
sull’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI? Come vi ricordate, e
se no ve lo ricordiamo ora, nel maggio scorso si è parlato di una possibile
commissione di studio sull’Humanae Vitae, per vedere se fosse possibile
attualizzarla. In soldoni: trovare il modo di addolcire, piegare, stemperare il
“no” categorico a ogni forma di contraccezione chimica o meccanica. L’esistenza
della commissione fu smentita dall’arcivescovo Paglia, Presidente della
Pontificia Accademia per la Vita. Venti giorni più tardi la Radio
Vaticana annunciava l’esistenza di un gruppo di studio guidato da
mons. Gilfredo Marengo. Lo stesso Marengo dichiarava alla Radio
Vaticana che con questo lavoro «sarà possibile mettere da parte molte
letture parziali del testo». Il gruppo studierà quei documenti che finora erano
ancora sub secreto, per mettere in luce «tutta la vicenda complicata della
Pontificia Commissione, che lavorò dal 1963 al 1966, e che alla fine non riuscì
a dargli [a Paolo VI, n.d.a.] quello che gli era utile per poter procedere ad
elaborare l’Enciclica. Cosicché Paolo VI quasi ha dovuto reiniziare da solo,
con l’aggravante che in quegli anni c’era un’opinione pubblica ecclesiale non
solo polarizzata tra favorevoli e contrari alla pillola, ma analoga
contrapposizione era anche molto presente nella comunità dei teologi di allora».
Dell’argomento si è occupato a più riprese sul quotidiano
dei vescovi, Avvenire, Luciano Moia, che spesso interviene in
temi relativi alla famiglia e alla teologia morale. Il 30 agosto scorso Moia
scriveva, parlando del gruppo di lavoro: «Uno studio per riattualizzare il
messaggio di Paolo VI sulla vita, per riportare alla luce il procedimento
rigoroso scelto per documentarsi e approfondire la questione prima di
scrivere Humanae vitae. Chi ha parlato di commissione segreta per
azzerare o ribaltare con un ipotetico, futuro documento, le indicazioni di papa
Montini sulla regolazione delle nascite, è quindi del tutto fuori strada».
Ma sarà proprio così? Ci sembra che la questione Humanae
Vitae sia in rapida evoluzione, con continui aggiornamenti. E sarà
forse per questo motivo che lo stesso Luciano Moia scriveva, su Facebook,
dialogando con due specialisti di teologia: “Caro XXXX. La tua domanda è
evidentemente un artificio retorico. Sai meglio di me che il dibattitto sulla
contraccezione va avanti da mezzo secolo, che lo stesso Paolo VI disse con
chiarezza che Humanae Vitae non doveva essere inderogabilmente
impegnativa per le conferenze episcopali. Quindi lui stesso era aperto ad altre
considerazioni. Ora Amoris Laetitia, introducendo la grande svolta
del discernimento, riapre con forza il dibattito. Lo studio di don Marengo è
ufficialmente di carattere storico. Ma quando si conosceranno tutti i passaggi
che portarono Paolo VI a decidere in quel modo, inevitabilmente ci saranno
nuovi argomenti per rivalutare la questione».
E rispondendo a un altro amico di Facebook, una
persona impegnata in un istituto focalizzato a far approvare il diaconato
femminile, una nuova etica sessuale per la Chiesa e l’approvazione da parte
della Chiesa stessa dei contraccettivi, diceva: «Hai studiato benissimo il
caso. Capisci benissimo però che in un articolo di quotidiano tutta questa
ricostruzione storica non possa trovare spazio. E soprattutto che tu possa
esprimerti con una spigliatezza, diciamo così, che in altri contesti non è
consentita. O almeno opportuna. Detto questo il prossimo 20 settembre daremo
spazio al vostro documento. E continueremo a seguire passo dopo passo questo
dibattito che è davvero esemplare per capire il difficile contraddittorio e
complesso rapporto tra Chiesa e sessualità».
Ora, Luciano Moia è qualcuno certamente informato non
solo dei fatti, ma anche delle atmosfere. Voi, leggendo queste righe,
che opinione vi siete fatti? Che il gruppo di studio lavori solo per mettere in
luce il valore delle conclusioni a cui arrivò Paolo VI? Personalmente, mi
sembra che il riferimento ad Amoris Laetitia e al
discernimento sia indicativo. Si è malevoli a ipotizzare che, come in Amoris
Laetitia il discernimento porta chi lo vuole ad avvicinarsi ai
sacramenti anche se il primo legame è ancora valido, per la Humanae
Vitae“attualizzata” si potrà ipotizzare un discernimento che consenta l’uso
dei contraccettivi?
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.