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giovedì 21 settembre 2017

‘L’ultimo pregiudizio accettabile’ ?

Arriva in Italia il bus della libertà che Soros detesta


“I bambini sono maschi, le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole”. È la scritta a lettere cubitali che campeggia sul Bus della Libertà di CitizenGo, una delle più grandi piattaforme web di cittadini attivi in tutto il mondo, impegnati per la promozione del Bene Comune, la famiglia e la vita.

Il Pullman in questi giorni sta scaldando i motori in vista del tour che da sabato 23 settembre a sabato 30 toccherà sette città italiane. Il giro parte da Roma per poi arrivare a Firenze il giorno successivo; il 25 farà tappa a Milano; il 26 si sposterà a Brescia dove, tra le altre cose, saluterà presidente del Family day Massimo Gandolfini; il 27 sarà la volta di Bologna; il 28 di Bari, poi ancora il 29 a Napoli e a chiudere il 30 di nuovo Roma dove si terrà una manifestazione.

Ad animare la sezione italiana di CitizenGo sono i ragazzi di Generazione famiglia, tra le principali realtà promotrici dei due grandi Family day del 2015 e del 2016. Filippo Savarese, Iacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu gireranno l’Italia per riaccendere i riflettori sui tentativi di introdurre la teoria gender nelle scuole; per protestare contro le sentenze dei tribunali che convalidano la stepchild adoption, legittimando di fatto l’utero in affitto e il commercio dei gameti, pratiche che privano i bambini del diritto ad avere un padre e una madre; e per denunciare l’attività di propaganda fatta in questi ultimi quattro anni dall’Unar (ufficio anti discriminazioni del governo).

Con un messaggio video postato sui profili social, il responsabile delle campagne di CitinzenGo Italia, Filippo Savarese, sottolinea quanto le gradi manifestazioni di piazza siano state importati per riattivare le coscienze della gente. In questo momento storico, a far tremare le forze del nichilismo del pensiero unico dominate – spiega Savarese – non sono i partiti e i sindacati ma l’impegno dal basso dei cittadini comuni e di realtà che non godono di grandi finanziamenti.

Un attivismo che, pochi giorni fa, ha suscitato persino la reazione infastidita del magnate della finanza George Soros, deus ex machina di una galassia di organizzazioni che in tutto il mondo incoraggiano a suon donazioni milionarie l’agenda progressista. Il finanziere ebreo americano di origini ungheresi ha rilanciato dal suo profilo twitter un articolo della sua Open Society, la lobby progressista più potente del mondo, che attacca le campagne anti-Gender promosse CitizenGO in Sud America. Il pezzo diffuso dalla Open society fondation è corredato da una foto che ritrae proprio il grosso pullman arancione utilizzato da CitizenGo in America Latina. Eloquente il tweet di Soros che lancia con un monito contro la “falsa narrativa che ha preso piede” e che “minaccia i diritti delle donne e delle persone lgbti”. Insomma anche secondo Soros il gender non esiste se non nella testa di biechi conservatori che fanno pressione sui governi. Ma quali sarebbero questi diritti minacciati? Ovviamente quelli propugnati dalla Open society: aborto; adozioni e matrimoni gay, legalizzazione delle droghe, cessione di sovranità degli stati in favore delle agenzie internazionali.

Nel lungo articolo twittato da Soros si afferma che il gender è solo un “concetto pericoloso” che ha “il potere di mobilitare rapidamente gli elettori e dare nuova energia all'agenda socialmente conservatrice”. Sono poi segnalate le esperienze di Colombia, Messico, Perù, Brasile e Panama dove le campagne dei gruppi pro life e pro family, condotte anche con la mobilitazione di piazza, hanno condizionato le politiche di governi sudamericani. In Perù le proteste contro la proposta di riforma della Scuola, che introduce lezioni sulla sessualità e l’identità di genere, hanno innescato una crisi di governo che la scorsa settimana ha portato alla caduta del premier Zavala. Di fronte a questo scenario, l’open society chiama a raccolta tutti gli attivisti: “Se l'ideologia di genere continua a diffondersi in tutta la regione nel 2018, è probabile che le conquiste degli ultimi anni delle donne e delle persone lgbt saranno minacciate”.

“Soros è furioso per le campagne anti-Gender promosse da CitizenGO in tutto il Sud America che stanno vanificando i suoi finanziamenti milionari”, sostiene Filippo Savarese. "Ci candidiamo volentieri -  aggiunge l’esponente del Family day - a rappresentare l'opposto di tutto ciò per cui si spende l'Open Society Foundation”.

Il coordinatore delle campagne italiane di CitisenGo ricorda poi che anche Papa Francesco ha avuto a che fare con la colonizzazione del gender in Sud America. Il Pontefice ha raccontato infatti che quando era vescovo di Buenos Aires raccolse la denuncia di una maestra a cui furono proposti finanziamenti per la scuola in cui insegnava in cambio dell’adozione di libri di testo con materiale pro gender. Ma adesso  l’attivismo del laicato sta mettendo in seria crisi quello che hanno fatto per trent’anni le centrali del pensiero politicamente corretto. “Riappropriarsi di ogni spazio di discussione pubblica” è la strada che vuole seguire CitizenGo.

Per questo motivo Savarese ringrazia il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore presso il Tribunale della Penitenzieria Apostolica, che pochi giorni a Fatima ha detto che “nulla è più profetico, più moderno, più anticonformista che difendere la vita, la famiglia, l’educazione, riconoscendo come queste, oggi, siano le vere emergenze”.


Dunque, da sabato si comincerà dalle piazze di sette città italiane. Il bus stazionerà dalle ore 12 alle 14 in un luogo che sarà comunicato alla vigilia di ogni tappa sui social e sui siti web di CitizenGo e Generazione Famiglia. Una scelta dettata anche da motivi di prudenza dopo le violenti contestazioni avvenute negli Stati Uniti, in Germania e in Spagna. Durante il tour dello scorso inverno nella penisola iberica, le contestazioni della sinistra radicale e dei gruppi estremi lgbt furono furiose. Il Sindaco ultra-progressista di Madrid, Manula Carmena di "Podemos", denunciò  CitizenGO per "istigazione all'odio", e la polizia, con un atto assolutamente fuori dalla legge sequestrò ‘Bus che non mente’.  I capi delle associazioni Lgbt spagnole invocarono addirittura la galera. Negli Usa, invece, arrivarono parole di censura da Chelsea Clinton, la figlia di Hillary, e il mezzo fu imbrattato davanti il Palazzo delle nazioni unite. Di sicuro, le azioni scomposte di chi mira a deformare l’antropologia umana sono il migliore riconoscimento di questa iniziativa.
Marco Guerra               

IL PREGIUDIZIO ANTICATTOLICO, BEN ACCETTATO. LO VEDREMO ALLA PROVA NEI PROSSIMI GIORNI, CON IL BUS DELLA LIBERTÀ…

Oggi vorrei dedicare qualche riga a un commento che mi è capitato di leggere qualche giorno fa, di Richard Doerflinger, e che ho trovato su un sito che si chiama “Catholic Philly”. Si riferisce a un evento americano, ma credo che ci riguardi da vicino, specialmente in un momento in cui le accuse e gli attacchi contro i cattolici che cercano di essere fedeli a quella che fino a quattro anni fa sembrava essere il cattolicesimo ufficiale – il Catechismo, per intenderci – si moltiplicano. Ecco il commento, nella traduzione che ne ho fatto:
“L’anti-cattolicesimo è stato chiamato ‘l’ultimo pregiudizio accettabile’. Tragicamente, si è manifestato in pieno durante l’udienza della Commissione Giudiziaria del Senato per la conferma di Amy Coney Barrett, candidata a essere un giudice d’appello federale.
Barrett, un professore alla Notre Dame Law School, è un’esperta di diritto costituzionale che ha le qualifiche per essere giudice della Corte d’Appello e Suprema. È altamente qualificata. Cattolica in un’Università cattolica, ha aiutato gli studenti e gli altri capire come conciliare il fatto di essere un buon cristiano e un buon giudice di legge.
Questo non dovrebbe essere un problema. L’Articolo VI della Costituzione richiede ai giudici e ad altri funzionari pubblici di “sostenere questa Costituzione.” Esige anche che “nessuna prova religiosa sarà mai richiesta come una qualifica a qualsiasi ufficio o carica pubblica negli Stati Uniti”.
La professoressa Barrett chiaramente sottoscrive la prima di queste clausole. Come ha detto all’udienza del Senato: “Non è mai opportuno per un giudice imporre convinzioni personali del giudice, sia che esse derivano dalla fede o da qualunque altra cosa, sulla legge.” Ma alcuni democratici sul Comitato sembra che non abbiamo mai sentito parlare della seconda clausola.
La senatrice Dianne Feinstein, D-California, ha espresso la sua preoccupazione a Barrett, basandosi sui suoi passati discorsi: “il dogma vive ad alta voce dentro di te.” (Questa strana accusa ha creato un meraviglioso effetto, dal momento che la vendita di t-shirt con su scritto “il dogma vive ad alta voce dentro di me” è diventata popolarissima tra i cattolici). Feinstein rendeva implicito che i credenti che accettano gli insegnamenti morali della loro Chiesa sono antiamericani.
Poi è venuto il senatore Dick Durbin, D-Illinois, il cui voto di approvazione al cento per cento del NARAL pro-choice America fa di lui un cattolico che la senatrice Feinstein può accettare. Durbin ha attaccato Barrett  per un articolo di una rassegna di legge del 1998; Barrett ne era co-autrice, come studente, con il professore di legge John Garvey (ora Presidente della Catholic University of America).
L’articolo discuteva il dilemma di qualcuno con obiezioni morali o religiose a qualcosa che gli viene chiesto di fare da giudice. Ad esempio, autorizzare un aborto per una ragazza minorenne o imporre una condanna a morte potrebbe presentare un conflitto di coscienza per un “cattolico ortodosso” (da cui, gli autori hanno spiegato, intendevano semplicemente qualcuno che crede alla dottrina cattolica sul punto in questione).
Tali conflitti si verificano raramente e per un giudice d’appello probabilmente mai. Questo giudice non ordina aborti o le esecuzioni, ma rivede azioni di tribunali di grado inferiore in base alla coerenza con le procedure legali richieste.
Ma se i conflitti sono inevitabili, hanno detto gli autori, il giudice non dovrebbe compromettere l’integrità della legge o la propria coscienza, ma astenersi dal caso, come qualcuno la cui “imparzialità potrebbe essere ragionevolmente messa in questione”. (Come dice l’art. 28 del Codice degli U.S.A.).
Durbin ha letto l’articolo per dire che un giudice può imporre le sue credenze sulla legge – l’aopposto di ciò che dice – e ha obbligato la candidata a uno scambuo su ciò che è “un cattolico ortodosso”. Ha anche detto che vede papa Francesco “come un cattolico decisamente buono”, senza essere coscienti del fatto che dichiarazioni del genere sono più compito del papa che sue.
Infine il senatore Al Franken, del Minnesota, ha accusato Barrett di fare comunella con gli “hate groups”, tipo il Ku Klux Klan, perché una volta ha parlato a un evento sponsorizzato dalla Alliance Defending Freedom, un istituto di difesa legale che ha vinto casi importanti in tema di libertà religiosa alla Corte Suprema. Franklin si basava sul Southern Poverty Law Center, che marchia come “hate groups” molte organizzazioni il cui unico crimine è quello di difendere opinioni tradizionali cristiane sull’aborto e sulle unioni omosessuali. In base a quelli standard, papa Francesco guida un “hate group”. Forse questi senatori volevano avvertire i cattolici che saranno svergognati dai poteri in vigore se cercano delle cariche pubbliche. Ma può darsi che riescano soltanto a far sì che sempre più cattolici si vergognino dei democratici”.
Già. Scriveva Vittorio Messori che erano tre, soprattutto, i bersagli: obesi, fumatori e cattolici. Le prime due categorie ormai sono accettate; sulla terza ci sono dei distinguo. Lo vedrete nei prossimi giorni, quando partirà il Bus della Libertà, con la rivoluzionaria scoperta che i bambini sono maschi, e le bambine femmine…
Quanto al vergognarsi, io una listarella pronta ce l’avrei…
MARCO TOSATTI
http://www.marcotosatti.com/2017/09/20/il-pregiudizio-anticattolico-ben-accettato-lo-vedremo-alla-prova-nei-prossimi-giorni-con-il-bus-della-liberta/

Il bus che fa tremare il pensiero unico


di Giuliano Guzzo

E’ in arrivo, ma fa già paura. Proprio tanta. No, tranquilli, non sto parlando di qualche uragano né di qualche cellula jihadista, bensì di un pullman arancione in partenza per un giro sulla nostra penisola, nel corso del quale toccherà sette grandi città italiane, e, sulle cui fiancate, campeggia – a caratteri cubitali – questa scritta: «I bambini sono maschi, le bambine sono femmine». Un’iniziativa che solo pochi anni fa sarebbe parsa incomprensibile, ma che invece oggi fa saltare i nervi a tanti.

Basti dire che, con riferimento proprio a un pullman così, sul blog femminista del Corriere della Sera, non più tardi di qualche mese fa ci si chiedeva: «Perché tanto odio?»; il sindaco di Madrid, Manuela Carmena, da parte sua, ha addirittura chiesto alla polizia municipale di bloccare la partenza del bus, in versione ispanica, dalla sua città; l’ultima è invece che il miliardario Soros in persona, sul web, nei giorni scorsi ha preso posizione contro il temibile pullman, accusandolo di veicolare una «falsa narrativa».

Una «falsa narrativa» dire che «i bambini sono maschi, le bambine sono femmine»? Bah, devo francamente essermi perso qualcosa, ma non è un problema. Anche se è piuttosto curioso constatare come, da una parte, venga detto che l’ideologia gender non esisterebbe – o sarebbe addirittura fissazione da allucinati – e, dall’altra, ci si scagli furiosamente contro un pullman che ha la sola e apparentemente banale funzione di ribadire l’ovvio. Ah, George non te la prendere, comunque: sappiamo che volevi l’esclusiva sulle «rivoluzioni colorate» e in particolare «arancioni», ma il mondo va così.

https://giulianoguzzo.com/2017/09/20/il-bus-che-fa-tremare-il-pensiero-unico/
http://www.campariedemaistre.com/2017/09/il-bus-che-fa-tremare-il-pensiero-unico.html

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