ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 9 settembre 2017

Una turba errante ci porta verso la notte


IL MAGISTERO IMPEDITO: L’ORA DI PIETRO           

L’ORA DI PIETRO
[«Renovatio», V (1970), fasc. 3, pp. 325-326.]
Quanti scrivono di religione e di Cristianesimo si autodefiniscono teologi. Non sempre meritano questo titolo, perché esso non si basa solo su una laurea od un insegnamento, ma su un modo limpido, coerente e fedele di pensare con la Chiesa e di vivere nella Chiesa. Sono dei raccordi precisi ed impegnativi con la Chiesa che determinano la qualità di teologo. Una turba errante ci porta verso la notte. Non diciamo che siano decadenti o ignoranti. Forse non sempre sono in mala fede, ma certo ci portano verso la notte, non verso la luce. Hanno oscurato Dio e non mancano tra loro taluni che si affannano a indicarci i succedanei di Dio. – Hanno — non i veri teologi, gli altri – oscurato la Chiesa. 


La pensano presente quando l’umanità rifiuta il reale e vi sostituisce una idealizzata e inafferrabile immagine di se stessa. Il divino è esattamente questa superiore forma di umanità, vissuta ad un tempo come presente e pure ancor da realizzarsi. Questa comunità non ammette più gerarchie, se non provenienti dalla conoscenza di questo uomo superiore e dal servizio di esso. Non si parla più di verità; si accetta come valore la sola attività «sensibile pratica» di Marx: pertanto non si parla più di «ortodossia», bensì di «ortoprassi». – Che meraviglia, allora, se qualcuno nega chiaramente che il Magistero si estenda anche alle verità di ordine morale? Questi sono errori da bambini, non da pensatori! Per essere tali, bisogna dire ben altro, ci vuole una categoria più grande e di più alto livello: occorre arrivare ad una visione globale della Chiesa che la intenda non come regno di Dio, ma solo come l’autocoscienza di un divenire umano in cui Dio è presente solo in quanto «dimensione infinita dell’uomo». Il «divenire della storia» è il «divenire di Dio». – Chiesa, Magistero, Papa, Gerarchia, morale tradizionale, celibato … tutto condannato al rogo. Ed anche se qualcuno non lo nomina o non capisce che la logica di quello che dice l’obbligherebbe a nominarlo, nel bel mezzo di questo rogo c’è Dio. Allora si capisce perché nel gran rogo bruciano tutti gli ideali dell’uomo, pur sempre in attesa di superiori realtà, che si sostituiscono con la droga e gli allucinogeni. – Il fatto è impressionante. Il disordine è al tal punto che un autorevolissimo rappresentante della «nuova teologia» ritiene che ogni pensiero sia ortodosso, se considerato nell’ambito dei valori che gli sono propri. –
S. S. GREGORIO XVII
Al di là c’è il popolo buono e fedele, che implora di poter nutrire la propria fede con semplicità e chiarezza. Sa di soffrire e per questo chiede di sperare. Sente i frutti dell’odio e per questo chiede di amare: deve andare ad attingere alle fonti inquinate? Le fonti inquinate sono cisterne dissipate. – Basta con questi predicatori. È al Magistero che bisogna rivolgersi ormai e i teologi non possono considerarsi fonti genuine; se non in quanto vi si sottomettono, lo traducono, lo salvaguardano. Certo esistono buoni teologi: Dio aumenti la forza della loro voce nello splendore della loro obbedienza. Ma, il Magistero dove è pienamente certo? La Chiesa docente può senza dubbio insegnare infallibilmente, ma lo può fare se è con Pietro. E dunque necessario ritornare al centro; alternativa di questo ritorno è solo la demolizione di tutto, uomo compreso. E allora? Questa è l’ora di Pietro.

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