ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 11 settembre 2017

Vecchie virtù cristiane diventate folli

Riforma liturgica e Salmo 42





Introíbo ad altáre Dei…  Ad Deum qui laetíficat juventútem meam
Iúdica me, Deus, et discérne causam meam de gente non sancta: ab hómine iniquo, et dolóso érue me.


Mi accosterò all’altare di Dio … A Dio che allieta la mia giovinezza
Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa dalla gente non santa: liberami dall’uomo iniquo e fraudolento.
(Salmo 42)

La Messa Tridentina consacrò il Salmo 42 come il Salmo domenicale per eccellenza. La ripetizione per secoli di questo Salmo, ogni Domenica in tutta la Chiesa, si è tentato di interromperla con l’infausta riforma liturgica di Paolo VI.

A partire dal Concilio, la Chiesa non vede più “gente non santa”, per questa nuova Chiesa tutte le persone sono diventate sante; l’uomo iniquo e fraudolento dal quale si chiedeva a Dio di essere liberati, lo si ritrova oggi ai vertici della sua stessa gerarchia.

Non si tratta più di “accostarsi all’Altare di Dio” ma di “accostarsi all’altare dell’uomo”, è questa la nuova letizia della Chiesa conciliare. Ed è in questo senso che Paolo VI è arrivato fino a dire che “tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità. La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella dell’umanità” (Discorso di chiusura del Concilio, 7 dicembre 1865).
Se, con Paolo VI e il Concilio, la Chiesa si è dichiarata quasi ancella dell’umanità, con Francesco si dichiara serva assoluta di questa stessa umanità. In tutti i suoi discorsi, questo lo si coglie con chiarezza cristallina: non si tratta più di insegnare e di fare discepoli in tutte le nazioni, come comandato da Nostro Signore Gesù Cristo, ma solo di servire e ancora servire l’umanità. Il proselitismo e la conversione sono diventati peccato (come la dottrina della Collegialità Episcopale è diventata dogma di fede ...) e, detto per inciso, si tratterebbe delle uniche cose deplorate dall’attuale Pontefice.

Si potrebbe pensare che la distinzione tra la gente santa e quella non santa sia scomparsa, ma non è così. Per l’attuale Pontefice, la gente non santa è quella che crede in un Dio cattolico e nei suoi insegnamenti, mentre la gente santa sarebbe rappresentata da coloro che Papa Francesco sceglie come suoi amici. Gente come Emma Bonino, Eugenio Scalfari, i movimenti sociali sovversivi della sinistra, i preti eretici, ecc.: tutta gente santa di Papa Francesco.
In questo Papa vediamo come un’incarnazione sovversiva ed eretica di questo versetto dal Salmo 42: mentre dà ad intendere che non ci sia nessuno da giudicare, pronuncia i peggiori giudizi che un Papa possa proferire contro i suoi, e non ne pronuncia nemmeno uno contro coloro che sono fuori della Chiesa. Quasi come se dicesse a coloro che sono  fuori della Chiesa che è meglio che rimangano fuori e a coloro che sono dentro che è meglio che se ne vadano.

Ora, di fronte a questa contraddizione del Pontefice, che ha reso la Chiesa una ONG,  è necessario ricordare alcune cose essenziali.
Il compito per eccellenza del Papa è quello di confermare i suoi fratelli nella fede, secondo il mandato ricevuto da Pietro direttamente da Nostro Signore. Quindi si presuppone che sia proprio dell’ufficio petrino emettere giudizi, visto che per confermare i fratelli nella fede si suppone che debba valutare e pronunciarsi sulla concordanza tra la teoria e la pratica della fede.
Ne consegue che il versetto del Salmo 42 attiene anche al dovere papale, perché il Papa deve essere il portavoce del giudizio di Dio. Ma un papa che prima dice che non è nessuno per giudicare e poi sostiene che Dio sarebbe solo misericordia, perdonerebbe tutto e non farebbe giustizia, un tale Papa non compie il suo dovere. Tale attitudine, più che di un Vicario di Cristo, è quella di un capo di Stato laico.
Lo Stato Laico non giudica nulla e nessuno, è agnostico e offre la sua misericordia sotto forma di aborto, eutanasia e unioni omosessuali. È uno Stato flessibile, per il quale la legge non è sempre tale e non sempre obbliga qualcuno. Gli odierni dottori della legge non sono come quelli del tempo di Gesù, quello che oggi vogliono far passare è che non esiste alcuna legge superiore che obblighi l’uomo; e questo fa sì che l’uomo diventi il responsabile assoluto di tutto, sia la misura di tutte le cose, quelle che sono e quelle che non sono, come insegnava il filosofo greco Protagora.
Ma Dio ha creato l’uomo per uno scopo ben preciso e non gli ha dato il potere di scegliere tale scopo, è per questo che “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Lc. 21, 33); a significare che non può cambiare nemmeno uno iota della legge di Dio.

Tornando alla riforma liturgica, che ha abolito all’inizio della Messa la recita del Salmo 42, si deve pensare che lo abbia fatto a buona ragione, poiché questo Salmo non può esprimere la nuova visione derivata dal Concilio: di una umanità tutta santa.
E tale visione era la stessa espressa in precedenza da colui che Giovanni Paolo II volle diventasse “cardinale”: il gesuita Henry de Lubac. Questi aveva infatti formulato a suo tempo la falsa dottrina che il soprannaturale sarebbe contenuto nel naturale e che la grazia sarebbe dovuta alla natura. In tal modo, l’uomo, in qualsiasi stato di vita o in qualsiasi religione, realizzerebbe il fine per cui è stato creato da Dio.
Il che significa che, per questa dottrina, l’atto di fede, il credere in Gesù Cristo, l’essere battezzato e l’appartenenza alla Chiesa non sono più necessari per ottenere la grazia da Dio e, perseverando, la salvezza eterna.
L’uomo, così, sarebbe naturalmente un santo e un sacerdote, tale da poter formare un popolo santo proprio sulla base del suo essere santo. E a questo possiamo aggiungere che, se la grazia è dovuta alla natura, essa sarà elargita anche all’uomo iniquo e fraudolento, perché anch’egli possa raggiungere il fine per cui è stato creato.
Un esempio pratico della distorsione operata da questa dottrina è la questione dell’omosessualità, Non pochi prelati affermano che si tratti di un dono di Dio. Gli omosessuali sarebbero stati creati tali da Dio e non avrebbero scelto di essere quello che sono diventati. Quindi, visto che il dono di Dio è colmo di grazie, anche gli stessi omosessuali riceverebbero da Dio, in forza della loro omosessualità, le grazie secondo la loro condizione.

Se il mondo moderno è saturo di vecchie virtù cristiane diventate folli, come affermava Chesterton, noi possiamo dire che la “Nouvelle Théologie”, che si è inverata nel Vaticano II, è piena di verità cristiane diventate folli.
Così è possibile osservare che ogni immobilismo, fissità e rigidità che i nuovi teologi hanno addebitato alla teologia autenticamente cattolica, oggi è presente, in forma terrificante, nella dottrina sovversiva di Henri de Lubac del rapporto tra naturale/natura e soprannaturale/grazia.
Se il salmista, nel Salmo 42, grida: “Fammi giustizia, o Dio”, nella dottrina di de Lubac Dio è confuso con lo Stato laico: non farebbe alcuna distinzione, non richiederebbe nulla per conferire la Sua grazia all’uomo: la concederebbe sempre anche all’uomo iniquo e fraudolento, con l’immobilismo e la rigidità di un idolo e non di Dio tre volte santissimo!

I doni di Dio sono irrevocabili, ma questo non è vero in modo assoluto, come se la grazia fosse davvero dovuta alla natura.
Lucifero era un Cherubino, un angelo di luce, e in quanto tale era ripieno dei doni di Dio. Tuttavia, con la sua caduta perse i doni che Dio gli aveva dato. Se non fosse così, potremmo pensare, con de Lubac e anche con quelli che sostengono che la Vecchia Alleanza non sarebbe mai stata revocata, che Lucifero continui ad essere un angelo di luce, un Cherubino. Ma non è così, e quindi non possiamo pensare così. E allorché si ponesse la questione in termini interrogativi, ecco che l’unica soluzione del problema sarebbe quella data dal Padre Arturo Sosa, attuale Generale dei Gesuiti, secondo cui Lucifero sarebbe solo un’invenzione dei teologi…

di Gederson Falcometa

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2123_Falcometa_Riforma_liturgica_e_Salmo_42.html

La Messa:lo stesso sacrificio della croce.

Un bellissimo video che ci insegna cosa realmente accade durante una Santa Messa, il Sacrificio di Gesù per noi.
La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della croce. E' diverso solo il modo dell'offerta 
Essendo un vero sacrificio la Messa ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione e petizione .
Il valore della Messa è in se stesso rigorosamente infinito. Però i suoi effetti in quanto dipendono da noi non ci vengono applicati se non nella misura delle nostre interne disposizioni.La Messa ha gli stessi fini e produce gli stessi effetti del sacrificio della croce, che sono quelli del sacrificio in generale come atto supremo di religione, però di grado infinitamente superiore.

Adorazione.

Il sacrificio della Messa rende a Dio un'adorazione degna di Lui, rigorosamente infinita. Questo effetto è prodotto infallibilmente ex opere operato, anche se celebra un sacerdote in peccato mortale, perché questo valore latreutico o di adorazione dipende dalla dignità infinita del Sacerdote principale che lo offre e dal valore della Vittima offerta.
Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l'onore che Gli è dovuto in riconoscimento della Sua infinita maestà e del Suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica più Iddio di quanto lo glorificheranno in cielo, per tutta l'eternità, tutti gli angeli, i santi e i beati insieme, compresa Maria Santissima.
Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorosamente verso le Sue creature. Di qui l'immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa.

Ringraziamento.

Gli immensi benefici di ordine naturale e soprannaturale che abbiamo ricevuto da Dio ci hanno fatto contrarre verso di Lui un debito infinito di gratitudine che possiamo saldare soltanto con la Messa. Infatti per mezzo di essa offriamo al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringraziamento, che supera infinitamente il nostro debito; perché è Cristo stesso che, immolandosi per noi, ringrazia Iddio per i benefici che ci concede. A sua volta il ringraziamento è fonte di nuove grazie perché al benefattore piace la gratitudine. Questo effetto eucaristico è sempre prodotto infallibilmente ex opere operato indipendentemente dalle nostre disposizioni.

Riparazione.

Dopo l'adorazione e il ringraziamento non c'è dovere più urgente verso il Creatore che la riparazione delle offese che da noi ha ricevuto. Anche sotto questo aspetto il valore della Messa è assolutamente incomparabile, giacché con essa offriamo al Padre l'infinita riparazione di Cristo con tutta la sua efficacia redentrice.
Questo effetto non ci viene applicato in tutta la sua pienezza - basterebbe infatti una sola Messa per riparare tutti i peccati del mondo e liberare dalle loro pene tutte le anime del Purgatorio - ma ci viene applicato in grado limitato secondo le nostre disposizioni. 

Tuttavia:
a. ci ottiene, per sé ex opere operato, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Lo insegna il Concilio di Trento:«Hujus quippe oblatione placatus Dominus, gratiam et donum paenitentiae concedens, crimina et peccata etiam ingentia dimittit» (Denz. 940).

b. rimette sempre, infallibilmente se non incontra ostacoli, almeno la parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell'altro. La Messa è quindi utile anche alle anime del Purgatorio (Denz. 940 e 950). Il grado e la misura di questa remissione dipende dalle nostre disposizioni.
Petizione.

Gesù Cristo si offre al Padre nella Messa per ottenerci con il merito della Sua infinita oblazione tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. «Semper vivens ad interpelladum pro nobis» (Ebr. 7, 25), e valorizza le nostre suppliche con i Suoi meriti infiniti. La Messa di per sé, ex opere operato, muove infallibilmente Dio a concedere agli uomini tutte le grazie di cui hanno bisogno, ma il dono effettivo di queste grazie dipende dalle nostre disposizioni, la mancanza delle quali può impedire completamente che queste grazie giungano fino a noi.Le disposizioni principali per la Santa Messa sono di due specie: esterne ed interne.
Disposizioni esterne

Il sacerdote che celebra dovrà osservare le rubriche e le cerimonie stabilite dalla Chiesa come se quella fosse la prima, l'ultima e l'unica Messa della sua vita.
Il semplice fedele assisterà alla Messa in silenzio, con rispetto e attenzione.

Disposizioni interne

La migliore disposizione interna è quella di identificarsi con Gesù Cristo che si immola sull'altare, offrendoLo al Padre ed offrendosi con Lui, in Lui e per Lui. ChiediamoGli che converta anche noi in pane per essere così a completa disposizione dei nostri fratelli mediante la carità. Uniamoci intimamente con Maria ai piedi della croce, con San Giovanni il discepolo prediletto, col sacerdote celebrante, nuovo Cristo in terra.Uniamoci a tutte le Messe che si celebrano nel mondo intero. La santa Messa celebrata o ascoltata con queste disposizioni è indubbiamente tra i principali strumenti di santificazione.


Tratto da:
Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana,
ed. Paoline, 1987, pagg. 548-554

Il nuovo introito...



03:22

Vieni Signore Gesù!

Fatima.
https://gloria.tv/video/iKxLzZCjzaTF3WfNmUYPwyBBA



00:39

Ecco la Chiesa modernista...

Ecco la Chiesa modernista che dovrebbe stare al passo con i tempi per uscire dal suo conservatorismo 'medioevale' ed oscurantista. Una chiesa di riti e canti tribali...
Povero Gesù Cristo che ti sei incarnato e sacrificato per noi.
Non li hai maledetti e fulminati dalla Croce perché allora eri venuto per salvare e non per condannare. Ma ora?

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