ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 9 ottobre 2017

Bisogna intensificare la preghiera e le manifestazioni della fede


LA MISURA E' COLMA CHE FARE?        


Dagli abusi liturgici alle eresie dottrinali passando per lo stravolgimento della pastorale, altro che fumo di Satana in Vaticano: qui non c’è solo il fumo, c’è Satana! La Chiesa non è del papa o dei modernisti è solo di Cristo 
di Francesco Lamendola  
 
  
Una Chiesa che celebra la santa Messa facendo le lodi di Lutero nel foglietto domenicale.
Un giornale semiufficiale della C.E.I.. Avvenire, che sceglie come collaboratore-vignettista Sergio Staino, penna tradizione della stampa di estrema sinistra marxista, ateo dichiarato, per il quale Gesù è stato un uomo meraviglioso, da ammirare in quanto fautore della causa dei poveri, ma, per il resto… nient’altro. Non certo il Figlio di Dio; non certo Risorto.
Un papa che dichiara che Lutero aveva ragione sulla predestinazione; che vola in Svezia a celebrare i 500 anni del luteranesimo, insieme ai pastori della Chiesa luterana; che invita gi islamici alla santa Messa per pregare il loro Dio; che dice che Gesù si è fatto diavolo e serpente; che commissaria, senza spiegazioni, i Francescani e le Francescane del’Immacolata; che dichiara che Dio non è cattolico; che dice di detestare il clericalismo e di considerare l’apostolato “una solenne sciocchezza”; che dichiara nefasta la dottrina se crea divisioni, e buona solo la dottrina che unisce tutti quanti; che non s’inginocchia mai davanti al Santissimo; che non risponde neppure a una richiesta ufficiale di quattro eminenti cardinali per avere dei chiarimenti teologici importanti, né accetta d’incontrarli, e non lesina parole offensive per tutti quanti lo criticano, al punto che si potrebbe compilare un nutrito vocabolario di epiteti ingiuriosi, ironici o sarcastici coi quali egli li apostrofa quotidianamente, non solo nelle interviste, ma anche nelle omelie della santa Messa; che di Maria Vergine sa dire soltanto, perfino nell’anniversario di Fatima, che è la nostra buona Mamma, ma senza spendere una parola sui suoi inviti alla penitenza e alla conversione; che dichiara, poco dopo essere stato eletto, che in ambito morale è sufficiente che una persona si regoli secondo la propria coscienza; che la Morte di Cristo è una certezza storica, la sua Resurrezione un atto di pura fede; che dichiara, più volte, di non sapere perché si soffre, e, in particolare, perché soffrono i bambini; che afferma, in un documento ufficiale del Magistero, come Dio, in certi casi, dagli uomini non si aspetta che escano dal peccato (divorzio e nuova unione), ma anzi si aspetta proprio questo, che restino così come stanno, perché non c’è altro da fare; e che (omelia del 4 ottobre 2017) ringrazia il Padre celeste per il fato che “tollera” i nostri peccati, ma non spende una parola per dire che gli uomini devono evitare il peccato e, se peccano, devono chiedere perdono e cambiar vita.

Un vescovo (Nunzio Galantino) il quale dichiara che Dio non ha distrutto Sodoma e Gomorra, e un arcivescovo (Vincenzo Paglia) che tesse le lodi più iperboliche del defunto Marco Pannella, invitando tutti i cattolici a prendere esempio dalla sua vita, intessuta di “altissima spiritualità”, e che, inoltre  fa dipingere nel duomo della sua diocesi un enorme affresco di carattere blasfemo, che appare come un inno al peccato e una profanazione di Cristo.
Un altro vescovo (Julian Barrio, Spagna) che ordina sacerdoti due omosessuali dichiarati e militanti nelle organizzazioni LGBT.
Un generale dei gesuiti (Dosa Abascal) il quale dichiara che non si sa cosa realmente Gesù abbia detto, perché, al suo tempo, non c’erano i registratori; che nega l’esistenza del diavolo, definendolo una semplice figurazione simbolica; e che si mescola pubblicamente ai buddisti nei loro esercizi di meditazione.
Un altro gesuita di rilievo (James Martin, Stati Uniti) che scrive libri e posta messaggi in rete nei quali celebra l’omosessualità, afferma che sicuramente molti santi erano gay, e sollecita il riconoscimento delle unioni gay da parte della Chiesa, affermando che il vero peccato, semmai, è l’omofobia.
Un eminente teologo (Giovanni Calvalcoli) che viene redarguito e punito per aver osato dire che i terremoti e le calamità naturali, in certi casi, possono essere intesi come un castigo di Dio per i gravi peccati commessi dagli uomini.
Un professore cattolico, insegnante in una scuola cattolica (Léonard, Belgio), che viene licenziato per aver detto, parlando ai suoi allievi, provenienti da famiglie cattoliche, che l’aborto è un omicidio; e che non viene difeso dal clero di quel paese, anzi, viene pubblicamente biasimato dai vescovi e qualificato come un “provocatore”.
Una Chiesa che entra a gamba tesa nella politica interna degli Stati, non per difendere questioni di etica, come, appunto, la sua contrarietà all’aborto, ma per fare pressioni contro un candidato alla presidenza, in un caso (Trump, negli USA), e per l’approvazione della legge sullo ius soli, nell’altro (Italia); e che, più in generale, mobilita tutto il clero, la stampa e le tv cattoliche per predicare l’immigrazionismo, presentandolo ai credenti, anche a mezzo della stampa cattolica, come parte integrante del Vangelo.
Un sacerdote (il parroco di Ronco di Cossato, Biella) che invita in chiesa Emma Bonino, divorzista, abortista, ecc. ecc., per parlare del dovere dell’accoglienza dei sedicenti profughi, dopo che ella è stata definita dal papa “una grande italiana”.
Un altro parroco che invita dei fedeli induisti a portare nella sua chiesa (a Ceuta, città spagnola sulla costa del Marocco) il simulacro del loro dio Ganesha, dalla testa di elefante, fra canti e preghiere.
Preti che ricevono istruzione dai loro vescovi di non dire più di una santa Messa al giorno.
Preti che ricevono ordine dai loro superiori di non andare in giro vestiti con l’abito sacerdotale.
Suore che si esibiscono, sbracciandosi scompostamente, in canzoni di musica leggera, incidono dischi, tengono concerti, cantando, fra l’altro, canzoni di una nota rockstar blasfema, anche quelle esplicitamente blasfeme (Cristina Scuccia cantando canzoni di Madonna).
Vescovi che dichiarano di far volentieri a meno di Presepi e altri simboli natalizi o cattolici, per mantener ei buoni rapporti con gli islamici (Claudio Cipolla, a Padova).
Arcivescovi che se ne vanno in bicicletta dentro le loro cattedrali, girellano attorno all’altare del Santissimo (Corrado Lorefice, a Palermo).
Arcivescovi che cacciano dalle loro parrocchie i sacerdoti tropo zelanti e troppo cattolici (sempre Lorefice, contro don Alessandro Minutella).
Vescovi che dicono e scrivono che prima di predicare il Vangelo bisogna rimuovere la povertà e instaurare la giustizia in terra (Giovanni D’Ercole, Ascoli Piceno).
Cardinali apertamente massoni, che non si curano nemmeno di celare la loro appartenenza alla massoneria e che celebrano la bellezza e l’importanza di tale società segreta (il defunto Carlo Maria Martini e molti altri).
Preti che trasformano il pulpito della santa Messa per tenere aringhe moderniste, marxiste e anticlericali, per scagliarsi contro i veri cattolici, e che rimproverano i fedeli, le donne specialmente, per la loro “eccessiva” devozione ai Santi e alla Madonna, dileggiando la recita del Rosario e proibendo loro di portare fiori freschi per l’altare di Maria; inoltre, che impongono a tutti i fedeli di ricevere l’Ostia consacrata con le loro stesse mani, rifiutandosi di metterla in bocca.
Preti che deridono i fedeli i quali frequentano la santa Messa secondo il canone tridentino, o che cercando scoraggiarli, li biasimano, li fanno oggetto della loro ironia e della loro commiserazione.
Preti che officiano la santa Messa servendosi dei burattini don marco Campedelli, a Verona).
Preti che attaccano i loro vescovi in diretta televisiva, e su questioni non religiose, ma politiche (don Fasani contro monsignor Zenti, sempre a Verona).
Preti che concludono la santa Messa con cocktail e balli in riva al mare (don Fiorentino, Palermo).
Preti e frati che scostano i banchi della loro chiesa per mettersi a ballare in maniera scomposta.
Preti che mettono messaggi in rete nei quali augurano la morte a uomini politici loro sgraditi (don Giorgio De Capitani, contro Silvio Berlusconi).
Preti che hanno rapporto sessuali con decine di parrocchiane, che fanno orge insieme ad altri preti i quali poi vengono difesi a spada tratta dai loro fedeli, mentre il loro vescovo prende blandi provvedimenti e si lava le mani di tutto ciò che è accaduto, per mesi, sotto il suo naso, anche dopo aver ricevuto segnalazioni e denunce (don Andrea Contin e don Roberto Cavazzana; il vescovo è ancora l’ottimo Cipolla).
Preti che invitano coppie omosessuali all’altare del santissimo, durante la santa messa, per presentarle festosamente ai loro parrocchiani e auspicare il prossimo i matrimoni religiosi omosessuali (don Cosimo Scordato, a Palermo).
Preti che salutano con il sigaro in bocca, la sinistra stretta a pugno, la sciarpa rossa al collo, e che si circondano di transessuali e omosessuali, non per invitarli alla conversione, ma dando loro a credere che il “vero” vangelo è d’accordo con la loro vita peccaminosa (il defunto don Andrea Gallo, a Genova).
Potremmo continuare per pagine e pagine… potremmo riempire decine di fogli, e saremmo ancora solo al principio di questa monotona, desolante, amarissima elencazione. Dagli abusi liturgici, alle eresie dottrinali, passando per lo stravolgimento della pastorale, non si finirebbe più di mettere in fila, una dopo l’altra, le piaghe sempre nuove e sempre più abominevoli che ogni giorno sfigurano il volto della Sposa di Cristo. 


La misura è colma: e adesso, che fare?

di Francesco Lamendola


Del 09 Ottobre 2017
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