ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 4 ottobre 2017

Francesco papa?



Del San Francesco contestatore, sciamano e alieno…


Ci sono alcune date, nel corso dell’anno, in cui un cattolico è costretto, nonostante la loro festività, ad arrabbiarsi: in primis, Pasqua e Natale (divenute, soprattutto la seconda, la sagra del consumismo), il 31 ottobre (la Vigilia di Ognissanti, rimpiazzata da quell’americanata di Halloween) e, venendo a noi, il 4 ottobre, giorno della festa di San Francesco d’Assisi.
Il Serafico Patriarca, uno dei più grandi e venerati santi della Chiesa Cattolica, di cui era devoto figlio, dovette subire una prima travisazione da parte di alcuni dei suoi stessi frati (stiamo parlando delle vere e proprie lotte che videro contrapposti diversi rami di francescani immediatamente dopo la morte del fondatore e per almeno un secolo) e, soprattutto, da parte dei primi riformatori protestanti (vedasi alcune stampe che mostravano San Francesco sdegnato per la corruzione papista e supportatore delle idee di Lutero e Calvino); si trattò, tuttavia, di fenomeni circoscritti, e dal tempo (la crisi dell’ordine, durata un secolo) e da altri motivi (i protestanti finirono per rifiutare in sé la mediazione e il culto dei santi, Serafico Patriarca compreso).
Calmatasi per almeno trecento anni la situazione, bisognerà attendere i positivisti anticlericali ottocenteschi per avere nuove rivisitazioni di San Francesco: ecco quindi il San Francesco ribelle,  o il San Francesco mago e sciamano; si trattava, tuttavia, di fenomeni diffusi solamente in qualche Accademia o in qualche Circolo, e non raggiunsero mai il popolo.

Il vero problema cominciò, manco a dirlo, con la crisi post-Vaticano II: nel pieno marasma post-conciliare, torme di fedeli laici, chierici e perfino religiosi (anche e soprattutto dello stesso ordine francescano) diffusero l’immagine e l’idea di un San Francesco proto-modernista e teologicamente progressista ante litteram, un vero e proprio contestatore non solo politico, ma addirittura ecclesiale; e questa volta, non si trattò di una mera campagna accademica, ma fu capillare e coinvolse amplissimi strati di popolazione. Quante volte è toccato leggere, soprattutto all’approssimarsi del 4 ottobre, a proposito di un San Francesco pauperista, ecologista, “cattolico del dissenso”! Come faceva giustamente notare Benedetto XVI, come fu creato un artificiale Cristo della Storia (separato dal Cristo della Fede, come fosse possibile una contraddizione, come fosse possibile dividere Cristo), così venne creato, diviso un San Francesco della Storia (peraltro, mai esistito) dal San Francesco della Chiesa (di cui fu, ribadiamo, figlio devotissimo).
Esauritasi o quasi anche questa spinta propulsiva (vedasi l’incredibile gesto del famoso Padre Giorgio De Capitani, che è arrivato a ripudiare San Francesco, accusato di oscurantismo e superstizione a causa del Perdono di Assisi), ciò legato alla sempre più avanzata e canuta età dei neomodernisti, ne è rimasta un’altra, diffusasi a partire dagli ultimi due/tre decenni: quella del San Francesco ambientalista (una variante, possiamo chiamarla così, laica) e quella del San Francesco new age/cosmico (una variante, possiamo invece chiamarla così, religiosa).
San Francesco è diventato così un animalista e un ambientalista (dimenticando che il suo amore per gli animali e l’ambiente era dovuto all’adorazione di Dio, Creatore di tutte le cose) o, anche, uno spiritualista, un guru, un qualsiasi illuminato e sicretico maestro (dimenticando, qui, che lui, di Maestro, ne serviva e imitava uno solo, e non certo uno tra i tanti).

Per esempio, qualche tempo fa avevo avuto modo di adocchiare il programma di una serie di convegni (tenuti ad Assisi dall’Associazione Alveare) che aveva il seguente titolo: «"Con tutte le creature" anche quelle spirituali e aliene»; tra le conferenze, spiccava quella dal titolo “La Bibbia non è un libro sacro”. Cosa c’entri tutto questo con il Serafico Patriarca non è dato sapere, ma, di sicuro, fa arrabbiare, e tanto: ogni anno, all’avvicinarsi del 4 ottobre, ne dobbiamo sempre leggere una nuova a proposito del nostro amato santo!
San Francesco d’Assisi non fu nulla di tutto ciò: non fu il precursore del protestantesimo o l’ispiratore di ribellioni politiche ed ecclesiali; non fu il pauperista e il sincretista anticipatore dei “frutti del Concilio”; non fu un illuminato tra i tanti o un guru della Nuova Era dell’Acquario (peraltro, adesso, passata pure di moda); non fu, infine, il precursore di culti ufologici o del c.d. “potenziale umano”.
San Francesco d’Assisi fu figlio del Medioevo e figlio, devoto figlio, della Chiesa Cattolica; fu un convertito, un asceta, un uomo di preghiera, un amante della Santa Messa e dell’Eucaristia e della Madre di Dio. Non altro.

Cerchiamo, imitiamo e chiediamo queste cose da lui, che fu uno dei prediletti da Nostro Signore Gesù Cristo: non gli ufo o generiche spiritualità contano, ma, nell’Ultimo Giorno, di essere accolti in Cielo!
“Non appoggiarti all’uomo, deve morire; non appoggiarti all’albero, deve seccare; non appoggiarti al muro, deve crollare. Appoggiati a Dio, a Dio soltanto. Lui rimane sempre!”

di Roberto De Albentiis

http://www.campariedemaistre.com/2017/10/del-san-francesco-contestatore-sciamano.html


San Francesco: L’ANGELO DELL’APOCALISSE che IMPRIME IL TAU sulla fronte degli eletti (Ap 7, 1-2).




Pagina immortale della Biografia di san Francesco scritta da san Bonaventura da Bagnoregio (la Leggenda maggiore) in cui il Doctor Seraphicus, tessendo l’elogio di san Francesco, Fondatore dei Frati minori, questo serafico uomo di Dio apparso nel XIII secolo per riformare la Chiesa ab imis, lo paragona all’ « Angelo dell’Apocalisse » (Ap 7, 1-2) incaricato da Dio di segnare gli eletti con il sigillo della salvezza. Sotto metafora, con la sua forma di vita ratificata nella “Regula Bullata” (ultima regola ufficialmente approvata dalla Chiesa Cattolica dopo quelle di san Basilio, sant’Agostino e san Benedetto), san Francesco ha davvero segnato i suoi figli col sigillo della salvezza offrendo loro la “vita evangelica rediviva” dopo XIII secoli dalla morte di Cristo ed in un periodo di dolorosa crisi della Chiesa del Salvatore.

Egli ha restaurato non con la critica spavalda e vuota, ma diventando “Alter Christus Pauper et Crucifixus” (un altro Cristo Povero e Crocifisso) e insegnando ai suoi figli e, per estensione, a tutti i figli della Chiesa a fare altrettanto, vivendo “senza sconti né compromessi” la stessa vita evangelica presentata e vissuta dal Salvatore (la forma di vita apostolica).

Le generazioni non avranno abbastanza parole per lodarti, o Serafico san Francesco; tu che, come rivelò il Signore stesso alla sua figlia prediletta santa Margherita Alaquoque, sei il santo più “vicino al Suo Cuore, intercedi per la Chiesa da te tanto amata che al presente versa in una crisi ben peggiore di quella che dovesti affrontare tu al tempo in cui vivesti.

Lascio ora la parola a San Bonaventura:

« La grazia di Dio, nostro salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà. Essi, infatti, mentre venerano in lui la sovrabbondanza della misericordia di Dio, vengono istruiti dal suo esempio a rinnegare radicalmente l'empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità con Cristo e a bramare, con sete e desiderio insaziabili, la beata speranza.

Su di lui, veramente poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo sguardo con grande accondiscendenza e bontà; non soltanto lo sollevò, mendico, dalla polvere della vita mondana, ma lo rese campione, guida e araldo della perfezione evangelica e lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli.

Come la stella del mattino, che appare in mezzo alle nubi, con i raggi fulgentissimi della sua vita e della sua dottrina attrasse verso la luce coloro che giacevano nell’ombra della morte; come l'arcobaleno, che brilla tra le nubi luminose, portando in se stesso il segno del patto con il Signore, annunziò agli uomini il vangelo della pace e della salvezza. Angelo della vera pace, anch'egli, a imitazione del Precursore, fu predestinato da Dio a preparargli la strada nel deserto della altissima povertà e a predicare la penitenza con l'esempio e con la parola.

Prevenuto dapprima dai doni della grazia celeste – come luminosamente appare dallo svolgimento della sua vita – si innalzò, poi, per i meriti di una virtù sempre vittoriosa; fu ricolmo anche di spirito profetico e, deputato all'ufficio degli Angeli, venne ricolmato dell'ardente amore dei serafini, finché, divenuto simile alle gerarchie angeliche, venne rapito in cielo da un carro di fuoco. Resta così razionalmente dimostrato che egli è stato inviato fra noi con lo spirito e la potenza di Elia.

E perciò si afferma, a buon diritto, che egli viene simboleggiato nella figura dell'angelo che sale dall'oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo, come ci descrive l'altro amico dello sposo, l'apostolo ed evangelista Giovanni, nel suo vaticinio veritiero. Dice infatti Giovanni nell'Apocalisse, al momento dell'apertura del sesto sigillo. Vidi poi un altro angelo salire dall'Oriente, il quale recava il sigillo del Dio vivente.

Questo araldo di Dio, degno di essere amato da Cristo, imitato da noi e ammirato dal mondo, è il servo di Dio Francesco: lo costatiamo con sicurezza indubitabile, se osserviamo come egli raggiunse il vertice della santità più eccelsa, e, vivendo in mezzo agli uomini, imitò la purezza degli angeli, fino a diventare esempio di perfezione per i seguaci di Cristo.

Ci spinge ad abbracciare, con fede e pietà, questa convinzione il fatto che egli ebbe dal cielo la missione di chiamare gli uomini a piangere, a lamentarsi, a radersi la testa e a cingere il sacco, e di imprimere, col segno della croce penitenziale e con un abito fatto in forma di croce, il Tau, sulla fronte di coloro che gemono e piangono. Ma ci conferma, poi, in essa, con la sua verità incontestabile, la testimonianza di quel sigillo che lo rese simile al Dio vivente, cioè a Cristo crocifisso. Sigillo che fu impresso nel suo corpo non dall'opera della natura o dall'abilità di un artefice, ma piuttosto dalla potenza meravigliosa dello Spirito del Dio vivo ».

Tratto da:
Leggenda Maggiore di san BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, in Fonti Francescane, §§ 1020-1022.

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