ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 16 ottobre 2017

Giù le braghe..


D’Agostino invoca una “nuova” bioetica


Qualche giorno fa, precisamente il 9 ottobre, è uscito su Avvenire un interessante articolo di Francesco D’Agostino (QUI), anzi il termine più esatto è sintomatico.
D’Agostino discetta di impegno per la vita, della nuova Pontificia Accademia per la Vita (PAV), ma soprattutto di nuovo paradigma. Il significato di paradigma è “modello di riferimento di valore fondamentale” (QUI). Per spiegare il motivo per cui D’Agostino invoca il cambio di paradigma compie una capriola dialettica degna dei volteggiamenti del ginnasta campione olimpico Yuri Chechi. Leggete un po’:

Ed è un fatto che da decenni i bioeticisti, gli ecologisti, i teologi e più in generale i filosofi continuano ad ammonire gli scienziati a introdurre la categoria del limite nei loro paradigmi e che da decenni ottengono in cambio nient’altro che parole; parole rassicuranti, certamente, ma pur sempre, come diceva Amleto, parole, parole, parole.
Qual è allora oggi il dovere della bioetica oggi? Quello di cambiare paradigma. Da una bioetica difensiva, bisogna passare ad una bioetica propositiva. Da una bioetica che si limita a descrivere scenari futuri angoscianti, bisogna passare a una bioetica che individui nel futuro scenari positivi e umanizzanti e operi per promuoverli. Gli strumenti concettuali ereditati dal passato sono stati spesso caratterizzati da «ritardi e mancanze», che, ci dice il Papa, dobbiamo «riconoscere onestamente». È un riconoscimento che può essere doloroso, ma che è anche indispensabile. Dobbiamo individuare nuovi strumenti: ma quali?


Traduzione del ragionamento in termini razionali: i bioeticisti ammoniscono gli scienziati sul rispetto del principio di precauzione, gli scienziati fanno “orecchi di mercante”, allora siccome nulla si ottiene si abbandoni il vecchio paradigma del principio di precauzione per una bioetica propositiva. Che sarebbe come dire: i ladri non ascoltano né rispettano il divieto di non rubare e allora, invece di bloccarli, forniamo loro le chiavi di casa, così almeno non ci sfondano la porta! È o non è un aspetto propositivo?
E del vecchio paradigma? Completamente rottamato. Prosegue D’Agostino:

Chi è «umile», autenticamente umile, è chiamato a dare prova di un grande coraggio: umiltà, infatti, per chi faccia lavoro intellettuale, non è ammettere, usando espressioni edificanti, la propria ignoranza (ammissione tutto sommato facile, perché l’ignoranza ci permea tutti), ma è riconoscersi disposti a imparare dall’altro: cosa che, particolarmente in bioetica, è difficilissima, tanto è forte la tentazione di assumere i propri paradigmi come se essi soltanto veicolassero verità di fede.


Si abbandoni “umilmente” il principio di precauzione, imparando dagli scienziati che sempre l’hanno rifiutato! E poi l’esempio “capolavoro” sofista:

Per fare un solo esempio, per ciò che concerne questo punto, e so di fare un esempio scottante: se il sì alla vita, per un cristiano, è un principio inderogabile di fede, perché egli ritiene che la vita sia un dono di Dio, il no (o il sì!) all’accanimento terapeutico non sono verità di fede.

Il sì alla vita è un principio razionale, non solo di fede. Ma è un principio primo, come la dignità umana (QUI QUI) e come tale è intangibile per tutti. 
Ed ecco, dopo l’abbandono del vecchio paradigma, l’asso di briscola di D’Agostino:

La stessa procreazione assistita, nelle nuove forme che sta assumendo col progresso delle biotecnologie, non tollera più un no generico e riassuntivo, ma chiede di essere valutata con un’intelligenza critica «creativa e propositiva, umile e coraggiosa» (per riprendere le parole del Papa), che riattivi il dibattito con il mondo della scienza, favorendo l’elaborazione di una nuova «sintesi antropologica».

E così il salto mortale carpiato all’indietro è compiuto. Apriamoci ad ogni diavoleria propinataci dalla tecno-scienza. Perché la procreazione assistita è proprio una diavoleria. Qualcuno ha dei dubbi in merito?
Purtroppo, questa è la logica conclusione del cambio del vecchio paradigma, ancorato alla fede cattolica di sempre. Ed ecco il nuovo paradigma, dove non esistono più norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi (dubia n. 2 QUI).

Oggi, la rivoluzione avanza: non è più sufficiente trovare un linguaggio nuovo per dire la fede di sempre e, una volta modificata la fede, occorre, gioco forza, cambiare paradigma…

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia!

Andrea Mondinelli




Autore:
Andrea Mondinelli

Fonte:
CulturaCattolica.it
http://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2017/10/15/d-agostino-invoca-una-nuova-bioetica

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