Bux e Valli. Che cosa sta accadendo, oggi, nella Chiesa?
Venerdì 29 settembre sono riprese le conferenze promosse dall’Associazione Culturale Oriente Occidente, delle quali si è parlato qui, qui e qui. Gli incontri si tengono, come avvenuto precedentemente, nella sala conferenze della chiesa san Carlo Borromeo, in via Vincenzo Gentiloni 4 ad Ancona.
La prima conferenza di questo secondo ciclo di appuntamenti è stata una conversazione ‘a due voci’ con gli interventi di Aldo Maria Valli (giornalista, vaticanista del TG1, laureato in scienze politiche all’università cattolica di Milano) e di mons. Nicola Bux (sacerdote dell’arcidiocesi di Bari, esperto di liturgia orientale e di sacramentaria, consultore della congregazione della dottrina della Fede e della congregazione per le cause dei santi, collabora con la rivista Communio). Lo spunto di riflessione da cui ha preso avvio l’incontro è la parola “confusione”, termine che viene usato sempre più spesso dai fedeli, che vivono in un crescente disorientamento; la causa di tutto ciò in cosa è rintracciabile? Nella penetrazione di pensieri spuri nella Chiesa? Stiamo vivendo ciò che il beato Paolo VI dichiarò a Jean Guitton, ossia che siamo di fronte alla presenza dentro la Chiesa cattolica di un pensiero non cattolico il quale, seppur divenisse maggioritario, non sarà mai il pensiero ufficiale della Chiesa?
La conversazione si è aperta con l’intervento di Aldo Maria Valli, per il quale la confusione è l’elemento distintivo dell’epoca moderna, non solo nella Chiesa; ma lo stato interno di quest’ultima sconcerta molti, tanto che sempre più persone si chiedono: dove stiamo andando? Cosa ne sarà della Fede? Queste domande coinvolgono persone che prima non si ponevano problemi a riguardo, e nell’ultimo anno è aumentato enormemente il numero di tali persone. Nel giugno 2016, appena uscì, il libro “266” (nel quale si pongono tali interrogativi) era una sorta di avanguardia, ma nel giro di poco più di un anno lo sconcerto si è allargato moltissimo – e sono stati avanzati dei Dubia da parte di cardinali. I primi che si posero tale domanda erano essi stessi incerti del loro proprio sconcerto, cosa del resto comprensibile: chi si espone per primo è sempre titubante, poiché potrebbe essere una semplice impressione personale a muoverlo e non un reale problema. Ora però lo sconcerto c’è: Pietro parla in modo strano, anche i contenuti sono strani; c’è ambiguità, superficialità, e non si è in linea con la tradizione dottrinale. Si contano sempre più le dichiarazioni rilasciate in occasioni colloquiali, nelle quali non si approfondisce, e si cede al “gioco al massacro” di portare l’intervistato dove vuole il giornalista. Ci si può guardare da tali pericoli, serve prudenza e una adesione a quello che è il ruolo del Sommo Pontefice, confermare nella Fede. Oltre a tali questioni di modo, ci sono anche perplessità sui contenuti dei messaggi, che sono esplose con Amoris Laetitia, la quale ha interpellato Valli in quanto fedele, il quale in una digressione ha parlato di alcuni aspetti della sua vita di fede: nato e cresciuto a Milano, si è assunto l’avventura di costruire una famiglia numerosa grazie al ruolo fondamentale delle catechesi di Giovanni Paolo II sul matrimonio cristiano. Si era tra gli anni ’70 e gli ’80, quando molti (più o meno come oggi) consigliavano di andare a convivere; Valli prese invece il rischio di andare controcorrente, sfidando anche i medici i quali, di fronte alla patologia della moglie, dissero di non fare figli.
Tale digressione fa capire quale sia l’importanza di avere dei maestri e cui fare riferimento nella verità, e tante gioie nella vita di Valli non sarebbero arrivate se Giovanni Paolo II non avesse parlato chiaro: non si può giocare con le parole, quando si hanno dei problemi. Amoris Laetitia ad una prima lettura non crea molti problemi, ma approfondendo si trovano delle perplessità nel capitolo VIII, nel quale si rintraccia la modalità espressiva “sì, ma anche”: va bene così, ma in fondo è il soggetto che decide di fronte a Dio qualità morale dell’atto. Questo soggettivismo porta l’uomo ad essere come Dio, a decidere al Suo posto, di autogiustificarsi. Il buon Josef Seifert segnala che si arriverebbe addirittura, nel discorso sulla retta coscienza, ad affermare che Dio può chiedere di fare un comportamento non in linea con la legge divina, in determinate circostanze: sotto questa ambiguità passa l’eresia.
Se un semplice fedele si accorge di ciò, cosa fare? Uscire allo scoperto, con massima umiltà e senza pose, schierandosi dalla parte della Verità della Fede, la quale va testimoniata senza cadere in contrapposizioni, ma alzando il livello dello scontro, il quale troppo spesso liquida tale posizione con un’etichetta o uno slogan.
Mons. Bux ha rintracciato i contenuti della confusione, che affonda le sue radici su equivoci e deformazioni riguardo 3 aspetti della Fede:
1- Chi è Gesù Cristo? È il Figlio di Dio fatto uomo per salvarci dal peccato, sollevandoci da una situazione di male, incarnandosi ha portato la salvezza dentro l’umano. Cominciare a credere in Gesù converte la vita, è perciò fondamentale da parte dei vescovi e dei sacerdoti parlare di Gesù e della salvezza che ci viene offerta nella Verità, invece di trattare temi politici e di attualità, i quali non competono loro. Molti esponenti delle gerarchie non hanno negato apertamente ed esplicitamente tutto ciò (al limite hanno pubblicato libri per un pubblico ristretto di intellettuali), ma c’è una letteratura su Gesù Cristo che ridimensiona portata epocale dell’evento cristiano, equiparandolo ad altri “personaggi religiosi”. Negli ultimi decenni il catechismo è stato distrutto: non c’è più un prontuario di domande e risposte chiare su ciò che c’è da sapere su Dio e la redenzione, su chi è Gesù (per molti bimbi è solo “un amico”).
2- Cosa è e a cosa serve la Chiesa? Per qual motivo Gesù Cristo ha fondato la Chiesa? Per far conoscere sé stesso e il messaggio salvifico a tutta l’umanità, rendendo discepole tutte le nazioni, perché nessun altro salva. Il paganesimo dell’epoca negava l’esclusività salvifica di Cristo: a ben guardare, c’erano moltissime “vie” e “salvatori”, ma solo Gesù è la via e il salvatore. Vorremmo sentir dire che senza Gesù non c’è salvezza, e annunciare ai 4 venti che non c’è altro nome nel quale si possa essere salvati. Solo in Cristo c’è riscatto dal peccato e trovano significato la morte e la sofferenza, attraverso la quale l’uomo salva sé stesso e il mondo. La Chiesa non è un’agenzia ONG che fa da concorrente all’ONU, all’UNESCO o quant’altro. Possibile che Gesù volesse ciò per la sua Chiesa? Questo non fa altro che confermare i lontani nella loro lontananza, perché passa il messaggio che vivono bene, e quindi sono confermati nella loro vita.
3- Qual è la natura della liturgia e del culto divino? I sacramenti si sono ridotti a cerimonie più o meno attraenti, ma così si è snaturato il loro senso. I sacramenti sono essenziali, sono “farmaco salvavita”, mezzi di salvezza: non solo Gesù ha predicato la salvezza, ma ha dato anche i mezzi. Sono amministrati come un patrimonio, che non va sperperato e, come i farmaci, hanno delle controindicazioni (si può commettere sacrilegio fruendone male) e dei modi d’utilizzo. Non sono utilizzabili da chiunque, in qualunque momento e in ogni circostanza. Non si è padroni dei sacramenti: essi appartengono a Dio, e nella liturgia non si può improvvisare. Cambiare la formula del sacramento implica renderlo invalido.
Un ultimo intervento ha riguardato il punto di vista dei relatori sulla Correzione Filiale. Per Valli, essa mette il dito nella piaga, è una iniziativa importante che dà voce e struttura filosofica e teologica alla confusione che vediamo. Sulla stessa linea si muove Bux, affermando che se ci riteniamo cattolici dobbiamo sapere cosa vuol dire essere tali, e dunque è necessario, in questi tempi di confusione, mettersi al lavoro per conoscere i contenuti della propria Fede.
La prima conferenza di questo secondo ciclo di appuntamenti è stata una conversazione ‘a due voci’ con gli interventi di Aldo Maria Valli (giornalista, vaticanista del TG1, laureato in scienze politiche all’università cattolica di Milano) e di mons. Nicola Bux (sacerdote dell’arcidiocesi di Bari, esperto di liturgia orientale e di sacramentaria, consultore della congregazione della dottrina della Fede e della congregazione per le cause dei santi, collabora con la rivista Communio). Lo spunto di riflessione da cui ha preso avvio l’incontro è la parola “confusione”, termine che viene usato sempre più spesso dai fedeli, che vivono in un crescente disorientamento; la causa di tutto ciò in cosa è rintracciabile? Nella penetrazione di pensieri spuri nella Chiesa? Stiamo vivendo ciò che il beato Paolo VI dichiarò a Jean Guitton, ossia che siamo di fronte alla presenza dentro la Chiesa cattolica di un pensiero non cattolico il quale, seppur divenisse maggioritario, non sarà mai il pensiero ufficiale della Chiesa?
La conversazione si è aperta con l’intervento di Aldo Maria Valli, per il quale la confusione è l’elemento distintivo dell’epoca moderna, non solo nella Chiesa; ma lo stato interno di quest’ultima sconcerta molti, tanto che sempre più persone si chiedono: dove stiamo andando? Cosa ne sarà della Fede? Queste domande coinvolgono persone che prima non si ponevano problemi a riguardo, e nell’ultimo anno è aumentato enormemente il numero di tali persone. Nel giugno 2016, appena uscì, il libro “266” (nel quale si pongono tali interrogativi) era una sorta di avanguardia, ma nel giro di poco più di un anno lo sconcerto si è allargato moltissimo – e sono stati avanzati dei Dubia da parte di cardinali. I primi che si posero tale domanda erano essi stessi incerti del loro proprio sconcerto, cosa del resto comprensibile: chi si espone per primo è sempre titubante, poiché potrebbe essere una semplice impressione personale a muoverlo e non un reale problema. Ora però lo sconcerto c’è: Pietro parla in modo strano, anche i contenuti sono strani; c’è ambiguità, superficialità, e non si è in linea con la tradizione dottrinale. Si contano sempre più le dichiarazioni rilasciate in occasioni colloquiali, nelle quali non si approfondisce, e si cede al “gioco al massacro” di portare l’intervistato dove vuole il giornalista. Ci si può guardare da tali pericoli, serve prudenza e una adesione a quello che è il ruolo del Sommo Pontefice, confermare nella Fede. Oltre a tali questioni di modo, ci sono anche perplessità sui contenuti dei messaggi, che sono esplose con Amoris Laetitia, la quale ha interpellato Valli in quanto fedele, il quale in una digressione ha parlato di alcuni aspetti della sua vita di fede: nato e cresciuto a Milano, si è assunto l’avventura di costruire una famiglia numerosa grazie al ruolo fondamentale delle catechesi di Giovanni Paolo II sul matrimonio cristiano. Si era tra gli anni ’70 e gli ’80, quando molti (più o meno come oggi) consigliavano di andare a convivere; Valli prese invece il rischio di andare controcorrente, sfidando anche i medici i quali, di fronte alla patologia della moglie, dissero di non fare figli.
Tale digressione fa capire quale sia l’importanza di avere dei maestri e cui fare riferimento nella verità, e tante gioie nella vita di Valli non sarebbero arrivate se Giovanni Paolo II non avesse parlato chiaro: non si può giocare con le parole, quando si hanno dei problemi. Amoris Laetitia ad una prima lettura non crea molti problemi, ma approfondendo si trovano delle perplessità nel capitolo VIII, nel quale si rintraccia la modalità espressiva “sì, ma anche”: va bene così, ma in fondo è il soggetto che decide di fronte a Dio qualità morale dell’atto. Questo soggettivismo porta l’uomo ad essere come Dio, a decidere al Suo posto, di autogiustificarsi. Il buon Josef Seifert segnala che si arriverebbe addirittura, nel discorso sulla retta coscienza, ad affermare che Dio può chiedere di fare un comportamento non in linea con la legge divina, in determinate circostanze: sotto questa ambiguità passa l’eresia.
Se un semplice fedele si accorge di ciò, cosa fare? Uscire allo scoperto, con massima umiltà e senza pose, schierandosi dalla parte della Verità della Fede, la quale va testimoniata senza cadere in contrapposizioni, ma alzando il livello dello scontro, il quale troppo spesso liquida tale posizione con un’etichetta o uno slogan.
Mons. Bux ha rintracciato i contenuti della confusione, che affonda le sue radici su equivoci e deformazioni riguardo 3 aspetti della Fede:
1- Chi è Gesù Cristo? È il Figlio di Dio fatto uomo per salvarci dal peccato, sollevandoci da una situazione di male, incarnandosi ha portato la salvezza dentro l’umano. Cominciare a credere in Gesù converte la vita, è perciò fondamentale da parte dei vescovi e dei sacerdoti parlare di Gesù e della salvezza che ci viene offerta nella Verità, invece di trattare temi politici e di attualità, i quali non competono loro. Molti esponenti delle gerarchie non hanno negato apertamente ed esplicitamente tutto ciò (al limite hanno pubblicato libri per un pubblico ristretto di intellettuali), ma c’è una letteratura su Gesù Cristo che ridimensiona portata epocale dell’evento cristiano, equiparandolo ad altri “personaggi religiosi”. Negli ultimi decenni il catechismo è stato distrutto: non c’è più un prontuario di domande e risposte chiare su ciò che c’è da sapere su Dio e la redenzione, su chi è Gesù (per molti bimbi è solo “un amico”).
2- Cosa è e a cosa serve la Chiesa? Per qual motivo Gesù Cristo ha fondato la Chiesa? Per far conoscere sé stesso e il messaggio salvifico a tutta l’umanità, rendendo discepole tutte le nazioni, perché nessun altro salva. Il paganesimo dell’epoca negava l’esclusività salvifica di Cristo: a ben guardare, c’erano moltissime “vie” e “salvatori”, ma solo Gesù è la via e il salvatore. Vorremmo sentir dire che senza Gesù non c’è salvezza, e annunciare ai 4 venti che non c’è altro nome nel quale si possa essere salvati. Solo in Cristo c’è riscatto dal peccato e trovano significato la morte e la sofferenza, attraverso la quale l’uomo salva sé stesso e il mondo. La Chiesa non è un’agenzia ONG che fa da concorrente all’ONU, all’UNESCO o quant’altro. Possibile che Gesù volesse ciò per la sua Chiesa? Questo non fa altro che confermare i lontani nella loro lontananza, perché passa il messaggio che vivono bene, e quindi sono confermati nella loro vita.
3- Qual è la natura della liturgia e del culto divino? I sacramenti si sono ridotti a cerimonie più o meno attraenti, ma così si è snaturato il loro senso. I sacramenti sono essenziali, sono “farmaco salvavita”, mezzi di salvezza: non solo Gesù ha predicato la salvezza, ma ha dato anche i mezzi. Sono amministrati come un patrimonio, che non va sperperato e, come i farmaci, hanno delle controindicazioni (si può commettere sacrilegio fruendone male) e dei modi d’utilizzo. Non sono utilizzabili da chiunque, in qualunque momento e in ogni circostanza. Non si è padroni dei sacramenti: essi appartengono a Dio, e nella liturgia non si può improvvisare. Cambiare la formula del sacramento implica renderlo invalido.
Un ultimo intervento ha riguardato il punto di vista dei relatori sulla Correzione Filiale. Per Valli, essa mette il dito nella piaga, è una iniziativa importante che dà voce e struttura filosofica e teologica alla confusione che vediamo. Sulla stessa linea si muove Bux, affermando che se ci riteniamo cattolici dobbiamo sapere cosa vuol dire essere tali, e dunque è necessario, in questi tempi di confusione, mettersi al lavoro per conoscere i contenuti della propria Fede.
di Riccardo Zenobi
http://www.campariedemaistre.com/2017/10/che-cosa-sta-accadendo-oggi-nella-chiesa.html
«La famiglia cristiana? Non esiste»
- Curatore:
- Fonte:
L’intervista (QUI) a don Alberto Strumia, valente scienziato e teologo di fama internazionale (QUI), è tanto interessante quanto dolorosa. Strumia spiega che ha firmato la “correzione filiale”, perché la verità della fede è in pericolo. Desidero sottolineare alcune delle sue incontestabili affermazioni, perché mettono veramente il dito nella piaga.
Sulla liturgia:
Sulla liturgia:
E’ evidente che oggi emerge, nella Chiesa, a livello di vertice, ciò che da cinquant’anni si è innescato dalla base fino a più in alto. La liturgia è divenuta sempre meno sacra e sempre più incentrata sull’inventiva più o meno istrionica dei celebranti e sul protagonismo di animatori sempre più preoccupati di esibire se stessi che di esaltare la centralità del Sacrificio di Cristo, che forse non comprendono nemmeno più. Le omelie sono diventate melense e sentimentali, o comizi politici, e il canto sempre meno liturgico. Chi avrebbe dovuto correggere, si è messo talvolta ad imitare queste stesse tendenze.
Sulla dottrina:
quando le divergenze vanno ad intaccare i fondamenti della dottrina, allora non siamo più di fronte a due correnti di pensiero, a due opinioni ammissibili, ma a due dottrine contrapposte, a due chiese separate, di fatto, anche se non giuridicamente. Come due “separati in casa”.
Su Martin Lutero:
Lutero è guardato come un profeta e come un santo, che ha capito con largo anticipo ciò che la Chiesa cattolica non ha compreso finora, condannandosi ad un ritardo storico che sarebbe giunta l’ora di risanare. […] La Chiesa si è lentamente, ma inesorabilmente protestantizzata... E il “cavallo di Troia” per far avanzare questo processo è divenuto quello dell’“ambiguità”, nelle parole e nei gesti, insieme ad una concezione di “misericordia senza pentimento né conversione” che ricorda tanto il pecca fortiter et crede fortius ( pecca fortemente e credi ancor più fortemente) di luterana memoria.
Tutta questa confusione e questa separazione tra vera Chiesa e quella falsa è bene sintetizza dagli avvenimenti della domenica appena trascorsa, con la quarta pagina de “Il foglietto della domenica” (QUI) che riportava il faccione del porcus Saxoniae, al secolo Martin Lutero, con il seguente aberrante commento: “a mezzo millennio dall’affissione sul portone della chiesa di Wittenberg delle 95 tesi di Lutero contro le indulgenze, le due Chiese esprimono gratitudine per i “doni spirituali e teologici” della Riforma protestante e mettono al centro della loro testimonianza la riconciliazione, il superamento delle fratture storiche, il riconoscimento degli errori, l’accoglienza dello straniero”.
Penso che sappiate tutti il pensiero del Lutero sul Sacrificio della Messa:
“Io dichiaro che tutti i postriboli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulteri, sono meno malvagi di quella abominazione che è la Messa papista”.
Domenica, in quasi tutte le chiese d’Italia, i fedeli hanno potuto trovare, sul foglietto della Messa, il faccione di Martin Lutero. Secondo la CEI dovremmo imparare qualcosa dal «Porco della Sassonia». Non solo, ma:
“Un appello viene lanciato «a tutte le parrocchie e comunità luterane e cattoliche, perché siano coraggiose e creative, gioiose e piene di speranza nel loro impegno a continuare la grande avventura che ci aspetta”.
Ecco, per gustare, un esempio di parrocchia creativa che tanto piace alla falsa chiesa: “A Trento, il parroco cattolico e la pastora protestante celebrano insieme“ (QUI), con tanto di parodia della Messa…
Secondo avvenimento: Staino nuovo vignettista di Avvenire, con la sua vergogonosa striscia su Gesù e la Sacra Famiglia (in calce le immagini), che nell’intervista rilasciata a Marina Corradi (QUI), dichiara:
Sono stato poi appieno un sessantottino, un figlio dei fiori, e contro la famiglia tradizionale. Con tutto ciò quando incontravo don Ernesto Balducci, mio amico e conterraneo, mi diceva: ‘Guarda, Sergio, che tu in fondo sei più credente di me’.
Effettivamente è proprio vero! Balducci era più ateo di lui: basta leggere lo scritto dell’Ernesto sulla Sacra Famiglia: da fare impallidire il bestemmiatore più incallito (QUI). Ernesto Balducci: “E io vi dico: la famiglia cristiana non esiste”:
La difesa della famiglia cristiana è un aspetto dell’ideologia cattolica che, molto di più di quanto potremmo pensare, nasconde la volontà di conservare un certo tipo di società e un certo tipo di sistema di rapporti di proprietà.
[…] Non esiste la “famiglia cristiana”, essa è appunto un falso valore. Io vorrei mostrarvi come liberandoci da questa falsificazione, ricercando anche le ragioni per cui essa è nata e si è fatta valere e riferendoci con coscienza liberata alle esigenze evangeliche, noi ci mettiamo in movimento tra le forze che mirano a far crescere la nostra società e liberarla anche da altre schiavitù.
[…] Ora, secondo me, il Vangelo, non ci dà nessun esempio di famiglia precisa. Anche la sacra famiglia è un’invenzione posteriore, borghese, perché la famiglia di Nazareth, non è un modello di famiglia, per il semplice fatto che, almeno nelle convinzioni di fede, Maria e Giuseppe non erano autenticamente marito e moglie. Quindi, presentare come modello di famiglia un modello in cui proprio l’aspetto principale non era integro, significa fare una mistificazione.
Penso sia chiaro, dopo parecchi decenni di falsi maestri, come la verità della fede sia realmente in pericolo!
Santi Angeli Custodi, proteggeteci nella battaglia!
Andrea Mondinelli
ED ECCO LE “BELLISSIME” VIGNETTE DI STAINO
http://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2017/10/02/la-famiglia-cristiana-non-esiste
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