Tratto da:
Commento all'Apocalisse del servo di Dio don Dolindo Ruotolo.
Commento all'Apocalisse del servo di Dio don Dolindo Ruotolo.
Riferimento: Ap 8, 1.
(L’italiano è un po’ datato scrivendo don Dolindo nel 1943-44 ma si capisce tutto integralmente per cui preferisco lasciare il testo così com’è).
COMMENTO
« E quando [l’Agnello] ebbe aperto il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per quasi mezz’ora (Ap 8, 1).
Quel silenzio era segno di stupore ma comportava ancora il tacere delle orazioni dei santi per il genere umano (...). Quel silenzio dava dunque l’impressione di una grande desolazione per la terra, la quale era come abbandonata a se stessa.
San Giovanni vide una scena grandiosa ed impressionante: si aprì il settimo sigillo, si diradò il velo che copriva i tempi futuri e l’iniquità degli uomini, e la terra apparve ai suoi occhi in tutta la sua miseria. Era nello spazio come un piccolo globo che roteava sulla sua orbita, ma egli vi distingueva in una visione d’insieme tutte le genti e le loro iniquità.
La terra era giunta al limite massimo di queste iniquità, oltre le quali la giustizia di Dio non poteva transigere; era come abbandonata, perché i santi non pregavano più per essa. Se avessero pregato, le sue iniquità avrebbero potuto essere controbilanciate da quelle santissime preghiere, ma le stesse genti peccatrici per mancanza di fede, di speranza e di carità non sollecitavano le preghiere dei santi.
Il naturalismo, il razionalismo, lo scientificismo, l’apostasia avevano spento in loro la fede; tacevano esse senza far appello a Dio per l’intercessione dei santi, e tacevano i santi senza implorare grazie per loro.
Per intendere qual danno per la terra è il silenzio della preghiera dei santi nel Cielo, dovremmo capire tutti gli uffici di misericordia soprannaturale che essi compiono per gli uomini (...).
In generale la mancanza in noi di ogni apprezzamento per la vita soprannaturale, e il glaciale razionalismo e materialismo che riducono gli uomini come pietre che affondano nel lago dell’indifferenza, s’immergono nella mota dell’impurità, impedisce ogni percezione dell’ammirabile preghiera dei santi per noi innanzi al trono di Dio, e della loro attività. Se avessimo un po’ di fede, un po’ soltanto, ci troveremmo innanzi ad uno spettacolo meraviglioso di aiuti, di provvidenze, di lumi e di soccorsi che c’intenerirebbe (...).
L’azione dei santi è uno spettacolo grandioso, nel quale rifulge la bontà di Dio per mille luci e mille raggi fecondatori e riscaldanti; è un’armonia di carità soprannaturale di fronte alla quale le più delicate carità delle creature della terra impallidiscono.
Il silenzio dei santi per la terra è un disastro esso stesso, poiché è come il disseccarsi dei fiumi che fecondano un terreno, è come lo spegnersi del fuoco che riscalda, è come un incombere tetro di tenebre, un sopravvenire di gelo assiderante, un desolante abbandono delle già fertili valli, che le muta in boscaglie selvagge.
Il protestantesimo, tra gli altri suoi errori, ha commesso quello di provocare il silenzio dei santi, completamente, negli Stati da esso pervertiti, e parzialmente in quelli che ancora si chiamano cattolici, e che hanno risentito questa disastrosa tramontana, spirata dalle terre del nord. Solo dove tacciano i santi, gli angeli della giustizia possono suonare le trombe del giudizio di Dio, e lasciare alle creature da essi rette e governate la libertà d’irrompere contro gli elementi e le terre profanate dal peccato, e contro i loro profanatori.
Il Sacro Testo dice che si fece silenzio nel Cielo per quasi mezz’ora; l’apostolo vedeva il percorso dei secoli futuri come una giornata, e quindi mezz’ora ne rappresentava la quarantottesima parte. Non si può computare il valore di questa parte senza conoscere l’insieme della durata dei secoli, il che per noi è impossibile, perché il Sacro Testo non ce lo dice.
Possiamo dire di certo solo che vi sarà un periodo di suprema indifferenza, di completa assenza di preghiera, di materialismo e di rilassamento tali, che il Cielo sembrerà completamente muto riguardo alla terra, e gli uomini saranno abbandonati a se stessi.
La Chiesa in ognuna delle sue epoche ha sperimentato questo desolante silenzio del Cielo. Nel tempo delle invasioni dei Turchi, per esempio, sembrò quasi abbandonata, e la stessa eroica spedizione di san Luigi, re di Francia, finì con la sconfitta e con la prigionia del medesimo santo monarca. La sua santità e il suo eroismo non furono sufficienti a controbilanciare i peccati del popolo e quelli ai quali si abbandonavano gli stessi crociati.
Se però in ogni epoca la Chiesa si è trovata innanzi al Cielo muto, nell’epoca nostra questo silenzio è stato una caratteristica determinata e particolare. Ci siamo trovati, dalla rivoluzione francese in poi, innanzi a scelleratezze spaventose, a manomissioni di ogni diritto divino ed umano, a persecuzioni subdole e violente contro la Chiesa, al sovvertimento di ogni diritto divino ed umano, a guerre spaventose, come l’ultima che ha funestato e devastato tutta la terra, ed il Cielo è sembrato completamente muto. Le preghiere dei buoni non erano sufficienti ad allontanare i tremendi flagelli, e il male sembrò trionfante. Una strana noncuranza, della quale siamo stati testimoni, invase la maggior parte delle anime, una mancanza di preghiere pubbliche e di pubbliche riparazioni generale e desolante, un’assenza, bisogna confessarlo, del clero e delle stesse alte gerarchie della Chiesa, strette tra le minacce di complicazioni e rappresaglie dei pubblici poteri e l’indifferenza, anzi spesso lo sfrenatezza delle anime ».
Il vescovo propone il Viagra
per risollevare Avellino e canta Luigi Tenco
Il Vescovo di Avellino Arturo Aiello per la festa di San Francesco nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie imbraccia la chitarra e canta "Vedrai vedrai" di Luigi Tenco. Ma prima parlando della crisi della città di Avellino lancia una provocazione: "Ci vorrebbe il Viagra per questa città". Infine cita Marx, a proposito di immigrati: " Per loro il pane e le rose". Aiello richiama l'impegno della città all'accoglienza degli immigrati e ricorda che la canzone di Tenco è dedicata non ad una donna qualsiasi ma alla madre. Tecnica sopraffina alla chitarra ed espressvità: alla fine standing ovation.
Sul Mattino in edicola
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Il vescovo propone il Viagra per risollevare Avellino e canta Luigi Tenco
Il Vescovo di Avellino Arturo Aiello per la festa di San Francesco nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie imbraccia la chitarra e canta "…
http://www.ilmattino.it/avellino/il_vescovo_dall_altare_canta_luigi_tenco_vescovo_avellino_viagra-3280831.html
http://www.ilmattino.it/avellino/il_vescovo_dall_altare_canta_luigi_tenco_vescovo_avellino_viagra-3280831.html
Anonimi della Croce: “Spunto di Riflessione: se il parroco, durante la predica canta ‘Dio è morto’”…
“Spunto di Riflessione: se il parroco, durante la predica canta ‘Dio è morto’” di Fra Cristoforo
Nella rassegna dei parroci canterini, oggi aggiungiamo questo. Spesso durante la predica, anche questo parroco di Piacenza si esibisce con delle canzoncine. Una di queste è “Dio è morto” dei Nomadi.
Premetto che i Nomadi li ascolto volentieri. Fuori dalla Chiesa ovviamente. Ma quello che mi sembra assurdo è che un sacerdote per trasmettere i contenuti della Parola di Dio ai suoi fedeli, si debba affidare ad una canzoncina.
Nella neo chiesa, si fa a gara a chi la spara più grossa. Mi sembra che siamo entrati in pieno nei tempi profetizzati dalla Emmerich: “stavano costruendo una chiesa grande, strana, stravagante…tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere uguali diritti…”.
Buona visione.
Fra Cristoforo
(anonimidellacroceblog.wordpress.com)
Nella rassegna dei parroci canterini, oggi aggiungiamo questo. Spesso durante la predica, anche questo parroco di Piacenza si esibisce con delle canzoncine. Una di queste è “Dio è morto” dei Nomadi.
Premetto che i Nomadi li ascolto volentieri. Fuori dalla Chiesa ovviamente. Ma quello che mi sembra assurdo è che un sacerdote per trasmettere i contenuti della Parola di Dio ai suoi fedeli, si debba affidare ad una canzoncina.
Nella neo chiesa, si fa a gara a chi la spara più grossa. Mi sembra che siamo entrati in pieno nei tempi profetizzati dalla Emmerich: “stavano costruendo una chiesa grande, strana, stravagante…tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere uguali diritti…”.
Buona visione.
Fra Cristoforo
(anonimidellacroceblog.wordpress.com)
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