ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 27 novembre 2017

E chi cambia la liturgia, cambia tutto


BELLEZZA DELLA LITURGIA
  

È la bellezza della liturgia a educare il cuore. Il cattolicesimo aveva una tradizione straordinaria invidiata da tutti: la Chiesa ha sempre saputo che la liturgia non è solo la forma ma la anche sostanza del servizio divino
di Francesco Lamendola   


 
  
 Anche il cuore deve essere educato, non solo la mente; anche e soprattutto per quanto riguarda la sfera religiosa. I nostri nonni, i nostri antenati, lo sapevano benissimo; noi, non più. Il cattolicesimo aveva una tradizione straordinaria, ricchissima, invidiata da tutti: la Chiesa ha sempre saputo che la liturgia non è solo la forma, ma la anche sostanza del servizio divino. Poi è arrivata la conclamata “stagione” del Concilio, i modernisti hanno rimesso fuori la testa dalle fogne nelle quali s’erano rintanati per una sessantina d’anni, si sono silenziosamente impadroniti, con un colpo di mano, del timone della Chiesa, non senza inconfessabili, ma potenti spinte, “suggerimenti” e connivenze da parte dei grembiulini e dei circoncisi, ed è iniziato lo smantellamento sistematico, anche dal punto di vista architettonico, della sacra liturgia. E chi cambia la liturgia, cambia tutto, cambia la sostanza stessa di una religione. Si sono spezzati e rovesciati gli altari, venduti all’ingrosso i secolari arredi sacri, e si sono costruite chiese nuove secondo lo spirito nuovo, che non paiono luoghi sacri, ma brutte scatole di cemento, paiono fabbriche, o palazzi amministrativi, o spelonche da quanto sono buie; si è gettato via il latino dopo duemila anni, e chi si ostina a usarlo viene discriminato, guardato con estremo sospetto, perseguitato (vedi i Francescani dell’Immacolata); è stata radicalmente riformata la liturgia della Parola, che è diventata liturgia della parola, cioè di una parola puramente umana, non più della Parola divina; alla musica d’organo, in molte chiese, si sono sostituite le chitarre, al canto gregoriano, le danze e i balletti moderni, magari in versione multietnica; le omelie sono diventate improvvisazioni neomarxiste e neomoderniste, senza un’ombra di spiritualità, le “preghiere dei fedeli” sono diventate delle banali e ripetitive giaculatorie laiciste e progressiste; e, da ultimo, si è iniziato a modificare perfino la traduzione delle Sacre Scritture, sulla base di nuovissimi criteri filologici il cui scopo è, come direbbe padre Sosa Abascal, “contestualizzare”, cioè individuare l’ambito preciso, il destinatario preciso, in cui quella certa frase di Gesù, o di san Paolo, è stata pronunciata, in modo da evitare “l’errore” di assolutizzarla: errore, evidentemente, in cui per duemila anni la chiesa pre-conciliare si era attardata, per sua colpevole ignoranza.

Il risultato è che entrare in una chiesa, oggi, molto spesso, fa un effetto penoso, specialmente alle persone di una certa età, che ben ricordano quale aspetto avessero le chiese fino a qualche decennio or sono, specialmente nelle festività più solenni, come in occasione delle Quarantore pasquali. Vi sono dei parroci, e noi li abbiamo visti e sentiti con i nostri orecchi, che sgridano le pie donne se si azzardano a portare dei fiori freschi per l’altare della Madonna, con la scusa che i fiori “fanno sporcizia”; che dileggiano le persone le quali frequentano la Messa tridentina, benché la cosa sia perfettamente lecita e regolare, specie dopo il motu proprio di papa Benedetto XVI Summorum pontificum (ma la verità è che il latino non era mai stato abolito, neppure dal Concilio: e chi lo afferma, provi a tirar fuori il documento conciliare in cui sta scritta una cosa del genere, se ne è capace); ve ne sono altri che officiano la santa Messa con i burattini, oppure che cantano dal pulpito canzoni di musica leggera (questo lo fanno anche certi vescovi), altri ancora invitano coppie di omosessuali a presentarsi all’altare, per ricevere l’applauso dei fedeli; e altri ancora i quali fra battute, frizzi e lazzi, applausi a scena aperta, atteggiamenti buffoneschi e lepidezze d’ogni genere (c’è anche chi spara l’acqua santa con un fucile di plastica sui fedeli) trasformano i sacri riti in spettacoli da circo, o da stadio, o da discoteca. C’è persino chi fa entrare in chiesa i seguaci di un’altra religione, in processione, colle divinità pagane che sfilano davanti all’altare del Santissimo; e chi, in nome dell’arte, della modernità e del dialogo, concede una chiesa tuttora consacrata affinché un artistoide da strapazzo vi esponga una mucca crocifissa sopra l’altare, denominata “la vacca sacra”: e questo nel Paese in cui un professore viene licenziato da una scuola cattolica per aver equiparato l’aborto alla soppressione di una vita, ossia per l’orrendo crimine di aver detto esattamente quel che la Chiesa e la morale cattolica pensano e affermano (oppure no?) su tale argomento. Se le cose non stanno più in tal modo; se l’aborto è diventato una cosa ammissibile e facilmente scusabile; se non è più un peccato mortale, simile, per gravità, all’omicidio, allora qualcuno dovrebbe spiegarci come, quando e in che modo la dottrina cattolica è stata modificata a questo riguardo. Infatti, quando si pone la precisa domanda: Ma la dottrina cattolica, sotto il pontificato di papa Francesco, è stata cambiata? (per esempio, in tema di indissolubilità del matrimonio: vedi l’esortazione Amoris laetitia), i membri del clero allineati con le sue posizioni rispondono, sdegnati: No, nessun cambiamento; semmai, un approfondimento, un aggiornamento, un supplemento di discernimento. Approfondire, aggiornare, discernere: ma che belle parole; hanno un suono così amabile e grazioso. Peccato che sappiano terribilmente di truffa. Mandano un cattivo odore; e lo si sente da un chilometro di distanza. Ma questi signori ci hanno presi proprio per dei deficienti? Davvero pensano che noi possiamo berci le loro storielle: che stanno solo aggiornando e approfondendo, ma non modificando la dottrina? Se è così, vuol dire che l’orgoglio e la superbia li hanno ottenebrati, e s’immaginano che tutti gli altri, i cattolici che non la pensano come loro, non siano altro che una massa d’idioti, che si possono manipolare a volontà, e ai quali si può rifilare qualsiasi genere di moneta falsa, spacciandola per buona, anzi, per ottima.
Stavamo dicendo dell’importanza della liturgia per la trasmissione del sentimento religioso e per l’educazione ai valori e ai misteri del cristianesimo (sì, abbiamo scritto proprio “misteri”: cari cattolici modernisti e razionalisti, fatevene una ragione: questa non è una nostra personale opinione, questa è la teologia cattolica, con il suo linguaggio preciso, collaudato in duemila anni di storia). E stavamo dicendo che, fino all’epoca del Concilio, la Chiesa conosceva benissimo tale importanza, e ben sapeva che la liturgia non è l’abito esteriore della religione, che si può indossare o togliere a piacere, o modificare a volontà, ma che è l’espressione puntuale della sostanza del sentimento religioso, per cui non investe affatto la sola forma, ma l’essenza e il cuore del Vangelo di Gesù Cristo. Ebbene: delle varie confessioni cristiane oggi esistenti, è nel cristianesimo ortodosso che la liturgia continua a svolgere la funzione decisiva che le spetta; solo gli ortodossi, ormai, sembrano consci del fatto che modernizzare la liturgia e portarla al livello della sensibilità profana, razionale e materiale, equivale a uccidere la religione. Solamente loro, pertanto, restano attaccati, con fedeltà ammirevole, al patrimonio liturgico tradizionale; solo loro appaiono ricordarsi che, per un vero cristiano, non esiste, a rigore, una tradizione della Chiesa, o una serie di tradizioni, ma esiste la Tradizione e basta, ossia un elemento di origine soprannaturale, divina, e di natura non-umana, che si pone come sorgente e strumento per l’accesso dei fedeli alla dimensione del sacro. Perché questo, e non alto, dovrebbe essere lo scopo, questa la ragione di esistere della Chiesa, vorremmo dire di qualunque chiesa: aiutare i fedeli a entrare in contatto con il sacro, farsi tutt’uno con il divino, sbarazzarsi del fardello dell’io e aprirsi all’azione di grazia dello Spirito Santo, affinché l’uomo vecchio possa morire una buona volta, con la sua concupiscenza e le sue torbide passioni, e nascere, o rinascere, al suo posto, l’uomo nuovo, ossia l’uomo che non pensa, non sente, non spera né teme secondo la misura degli uomini, ma solo ed esclusivamente secondo quella di Dio.
Lo scrittore-viaggiatore Colin Thubron, che ha ripercorso la Via della Seta per verificare quanto della modernità è penetrato nelle regioni più interne e appartate dell’Asia e quanto sopravvive della tradizione, s’è imbattuto in una minuscola comunità russa ortodossa, a Samarcanda, e ne ha ritratto queste vive impressioni (da: C. Thubron, Ombre sulla via della Seta; titolo originale:Shadow of the Silk Road, 2006; tr. dall’inglese di R. Belletti, Milano, Salani, 2006, e TEA, 2010, pp. 226-228):

È la bellezza della liturgia a educare il cuore

di Francesco Lamendola
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LA POTENZA E L'EFFICACIA DELLE MESSE GREGORIANE PER SUFFRAGARE LE ANIME PURGANTI!: meditazioni sui Novissimi del p. Stefano Manelli, fondatore dei Francescani dell'Immacolata.



Rev. p. Stefano M. Manelli, Fondatore dei Francescani dell'Immacolata (FI).

MEDITAZIONE PER IL 26 NOVEMBRE

Sono molte le preghiere più belle ed efficaci per confortare e sostenere le anime purganti, a cominciare dal Santo Rosario, come già sappiamo dalla meditazione precedente. Pensiamo, poi, alla devozione dei “100 Requiem”, che è molto semplice e facile per tutti i devoti delle anime purganti.

C’è poi l’esercizio di devozione della “Via Crucis”, sicuramente molto efficace per sostenere le anime del Purgatorio, meditando sulla Passione e Morte di Gesù. C’è pure la coroncina dei “Sette Dolori” di Maria Santissima, anch’essa molto efficace per ottenere dall’Addolorata grazie su grazie a sostegno delle anime penanti nel Purgatorio. Ci sono poi alcuni salmi come il De profundis e il Miserere mei Deus che insieme alla preghiera dell’“Eterno riposo” esprimono la supplica a Dio per affrettare la purificazione delle anime penanti e la loro entrata nella beatitudine del Regno dei cieli.

Queste, e altre ancora qui non ricordate, sono tutte preghiere preziose ed efficaci che sono servite e servono ad ogni anima buona che sia disposta ad aiutare le anime purganti nella maniera più semplice e rapida. Così hanno fatto soprattutto i santi e le sante di ogni genere, in ogni tempo e luogo, specialmente quelli più umili e meno conosciuti, e ancora più quelle molte “vittime” magari chiuse nei monasteri o nei luoghi di cura più ignorati, a consumarsi di preghiera per le anime purganti.

Incomparabilmente più preziosa ed efficace di tutte le altre preghiere, però, è sempre la celebrazione del santo sacrificio della Messa. Si sa, infatti, che durante la celebrazione della Santa Messa per una o più anime purganti, avviene la sospensione delle pene per l’intera durata della celebrazione. Basti pensare, del resto, che nella Santa MessaBasti pensare che nella Santa Messa avviene ogni volta la rinnovazione della Passione e Morte di Gesù e il suo valore è infinito poiché il sacerdote celebra nella Persona di Cristo (“In Persona Christi”) e Cristo stesso si umilia e prega per noi e in particolare per le anime purganti che ne ricevono il maggior frutto di misericordia per la loro purificazione.

Infatti, come insegna il cardinale Bellarmino, «è certo che nulla è più efficace per il suffragio e la liberazione delle anime dal fuoco del Purgatorio, dell’offerta a Dio, per esse, del sacrificio della Messa».

1. San Girolamo...
Ecco le sante parole di questo grandissimo Santo Padre della Chiesa: «Durante la celebrazione della Santa Messa molte anime vengono liberate dal Purgatorio! Le anime per le quali si celebra la Messa non soffrono, accelerano la loro espiazione o volano subito in Cielo, perché la Santa Messa è la chiave che apre due porte: quella del Purgatorio per uscirne, quella del Paradiso per entrarvi per sempre». Parole davvero consolanti, queste, che debbono spingere a dare sempre la precedenza alla celebrazione della Santa Messa per aiutare le anime purganti.

2. Santa Monica, mamma di sant’Agostino...

Sant’Agostino, figlio di santa Monica, scrive nel suo libro Le confessioni un ricordo carissimo della sua santa mamma, santa Monica, la quale, sentendosi vicina alla morte, chiamò i suoi due figli, Agostino e Navigio, e disse loro: «Sotterrate questo mio corpo dove meglio potete, né datevi di esso alcun pensiero, ma non dimenticatevi di me dovunque vi troviate e ricordatemi sempre all’altare del Signore nel Santo Sacrificio». La cosa più importante, dunque, è la preghiera per lei nella Santa Messa.

3. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi...
Questa Santa mistica, vicinissima alle anime purganti, ben convinta dell’importanza massima della Santa Messa per aiutare le anime purganti a raggiungere il Paradiso, molte volte al giorno offriva il Sangue divino di Gesù all’eterno Padre per suffragare le anime del Purgatorio e un giorno il Signore le fece vedere anche quante e quante anime liberava dal Purgatorio con le sue numerose offerte della Santa Messa.

4. San Paolo della Croce...
Il fondatore dei Passionisti, san Paolo della Croce, riposava una notte sul suo umile giaciglio, quando sentì bussare all’uscio della sua cella; pensando che fosse il demonio, venuto ancora una volta a disturbare il suo breve tempo di riposo, rispose subito di andare via. Una seconda e una terza volta, però, sentì picchiare di nuovo: non indugiò a chiedere, da parte di Dio, chi fosse a bussare e che cosa volesse. Allora sentì una voce che diceva: «Io sono l’anima di quel sacerdote vostro amico – e si fece vedere – che spesso, cadendo in piccoli difetti, non seppi mai emendarmi, sebbene da voi, padre, spesso ammonito. Questa sera sono morto e mi trovo adesso in Purgatorio: quali pene terribili soffro! Mi sembrano già passati migliaia di anni in questi pochi minuti...».
San Paolo della Croce si rese subito conto che l’anima soffriva molto, poiché era passato soltanto un quarto d’ora dalla sua morte. Promise subito a quell’anima di suffragarla e incominciò presto a flagellarsi, pregando Iddio per la liberazione dal Purgatorio. E poiché il Signore tardava ad esaudirlo, il Santo aumentava i colpi più duri della flagellazione, insistendo a chiedere al Signore di liberare l’anima di quel sacerdote «per quanto amore Voi portate all’anima mia». Allora il Signore lo esaudì presto e la mattina seguente, infatti, san Paolo della Croce, celebrando la Santa Messa, giunto alla Consacrazione, vide l’anima di quel sacerdote volare al cielo purissima e gioiosissima.

5. San Pio da Pietrelcina...

San Pio cercava di usufruire di tutti i mezzi per suffragare le anime purganti, in particolare a cominciare dalla Santa Messa. Quando aveva notizia di persone defunte celebrava sempre la Santa Messa in suffragio e chi ha assistito alla Messa celebrata dal Padre ricorderà che al memento dei morti egli si fermava per circa 10 minuti ricordando al Signore l’anima per cui applicava il Santo Sacrificio e tutte le altre anime sofferenti del Purgatorio.

Le Sante Messe Gregoriane
Un modo molto importante e più consistente per suffragare le anime purganti è la celebrazione delle 30 Sante Messe Gregoriane, che risalgono al papa san Gregorio Magno, il quale, quando era abate nel suo monastero benedettino, per suffragare l’anima di un monaco che era caduto in colpa grave contro la povertà, morendo però pentito del male fatto, fece celebrare le Sante Messe che lo liberarono dal Purgatorio: erano state celebrate, appunto, 30 Sante Messe. Di qui nacque la tradizione del cosiddetto “Trentenario Gregoriano” per suffragare l’anima purgante; tradizione approvata dalla Sacra Congregazione delle Indulgenze, che assicura i fedeli di avere “piena fiducia” nella celebrazione delle 30 Messe Gregoriane per trenta giorni consecutivi. Il Servo di Dio don Dolindo Ruotolo conferma che Dio, con molte rivelazioni private, ha mostrato che le 30 Messe Gregoriane gli sono molto accette.


6. Beato Giacomo Alberione...
Come scrive il Beato Giacomo Alberione, l’origine delle Sante Messe Gregoriane (chiamate anche “Trentenario Gregoriano”) venne narrata dallo stesso papa san Gregorio Magno e tale pratica venne diffusa rapidamente in tutti i paesi, per dare ai propri cari defunti la testimonianza dell’affetto facendo celebrare per loro, con sacrificio, le 30 Messe Gregoriane. Questa pia pratica, dunque, fa «liberare più facilmente dalle pene del Purgatorio».


È certamente grande la carità di coloro che si preoccupano di far celebrare le 30 Messe Gregoriane per i loro cari defunti e c’è da ammirare la generosità che anche famiglie cristiane molto povere fanno di tutto, anche con grandi sacrifici, per potere suffragare le anime dei loro defunti con le 30 Messe Gregoriane. Non ci si pentirà mai di avere usato questa grande carità. Le anime purganti sanno bene come ripagare l’affetto e i sacrifici dei loro parenti con molte grazie e benedizioni del Cielo

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