ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 13 novembre 2017

Inutili e dannosi?

L'ORDINAZIONE SACERDOTALE DA RISERVARSI SOLTANTO AGLI UOMINI

Risultati immagini per il sacerdozio è per soli uomini

L'ordinazione sacerdotale, mediante la quale si trasmette l'ufficio che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli di insegnare, santificare e governare i fedeli, è stata nella Chiesa cattolica sin dall'inizio sempre esclusivamente riservata agli uomini. Tale tradizione è stata fedelmente mantenuta anche dalle Chiese Orientali.
Esiste un pronunciamento dogmatico in merito, quindi la Chiesa cattolica fino a che sarà tale non avrà sacerdotesse. Nessun Papa potrà mutarlo.


Il fatto che le donne nella società civile ricoprano tutti i ruoli, non è una motivazione valida, perché quanto si applica alla società non è detto che sia applicabile alla Chiesa, che non è un regime democratico (nessuno vota per eleggere il nuovo parroco...), in nome della separazione tra Chiesa e Stato.La motivazione più semplice tra le tante è questa: se Gesù avesse voluto le sacerdotesse, avrebbe conferito questo incarico alla Sua Beata Madre, la quale era colei che lo conosceva maggiormente o alla Maddalena che pure gli stava assai vicino. Ma non lo fece, pur avendo la libertà di farlo. 
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
« Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile ["viri"] ». Il Signore Gesù ha scelto uomini ["viri"] per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l'ordinazione delle donne non è possibile.
Dal documento della Congregazione per la dottrina della Fede “Inter insigniores” (15/10/1976): 
“La chiesa cattolica non ha mai ritenuto che le donne potessero ricevere validamente l’ordinazione presbiterale o episcopale...
La tradizione della chiesa in materia è stata talmente stabile nel corso dei secoli, che il magistero non avvertì il bisogno di intervenire per affermare un principio che non incontrava opposizione, o per difendere una legge che non era contestata...
La stessa tradizione è stata fedelmente salvaguardata dalle chiese d’oriente. La loro unanimità su questo punto appare tanto maggiormente degna di nota quando si tenga conto che, circa molte altre questioni, la loro disciplina ammette una grande diversità. Ed anche ai giorni nostri queste stesse chiese rifiutano di associarsi alle richieste, miranti ad ottenere l’accesso delle donne all’ordinazione sacerdotale”“La congregazione per la dottrina della fede ritiene di dover richiamare che la chiesa, per fedeltà all’esempio del suo Signore, non si considera autorizzata ad ammettere le donne all’ordinazione sacerdotale”.Infine Giovanni Paolo II è intervenuto con una dichiarazione definitiva nella Ordinatio sacerdotalis (22.5.1994):
“Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla divina costituzione della chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli (cf. Lc 22,32), dichiaro che la chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della chiesa”



Preti fantastici e dove trovarli


Nei giorni in cui molti sacerdoti vengono zittiti o minacciati in quanto si sono espressi a favore della Romana Chiesa, ci si può domandare retoricamente: che fine faranno i sacerdoti ligi al dovere ed alla loro vocazione? E con chi saranno “rimpiazzati”?
La domanda non è così retorica come può sembrare. La spaccatura interna alla Chiesa è evidente e, benché i tempi odierni abbiano più che mai bisogno di sant’uomini alla stregua del Curato d’Ars, ci rendiamo conto che il panorama dei pastori promossi dalla “Chiesa della misericordia” non è esattamente quello che potremmo dire entusiasmante. Anzi. Le cronache ci presentano dei figuri che, a suo tempo, sarebbero stati presi a pancate da don Camillo. E oggi ricevono gli applausi del mondo.
Noi sappiamo che l’applauso del mondo non è proprio ciò che un cattolico dovrebbe desiderare. Sarebbe da dirlo anche a loro. Magari, a quel don Mario Marchiori, parroco che ha ospitato l’atea abortista Bonino per una simpatica serata all’insegna del buon gusto. Ne abbiamo già parlato, ma qualcuno si è preso la briga di andare a scavare nel passato del nostro, ripescando un aneddoto delizioso, di quelli da raccontare con gli occhioni lacrimoni. Ebbene, è con tanta commozione che apprendiamo come il nostro abbia dato l’Eucaristia anche ad un musulmano; questi, che non ci capiva un’acca, se l’è messa in tasca. «Non mi sfiorò minimamente il pensiero del sacrilegio, della profanazione, dell'indegnità, di un divieto o di un delicato rimprovero». E niente, viene da domandarsi come don Mario giustifichi questa disparità di trattamento rispetto, ad esempio, ai bambini che devono ancora fare la prima comunione. Ma come, ai musulmani sì, e a loro no? Boh.
Altro giro, altra corsa. Il nostro vecchio amico padre James Martin, gesuita (ma va?) e consulente del Segretariato per le Comunicazioni del Vaticano, si è più volte lasciato andare a surreali svarioni difendendo a spada tratta la causa omosessualista. Di più: per il nostro«Gesù oggi siederebbe tra gli LGBT». Inutile ricordargli che forse ci andrebbe per chiedere la loro conversione e non per partecipare ad un festino; eppure, lui ne è convinto: in Paradiso ci sono anche dei santi gay. Vabbè, dai, siamo misericordiosi e sui suoi deliri stendiamo un velo pietoso.
Vogliamo parlare del prete che, a Schio, ha avuto la brillante idea di benedire le fedi nuziali di una coppia di lesbiche? Pronti con i fazzoletti per arginare il fiume di lacrime e di commozione? Ecco: due ragazze volevano coronare il loro sogno d’amore (?) e il prete ha benedetto gli anelli, non potendo svolgere il rito in chiesa. Chissà, magari tra qualche anno, visto l’andazzo che stanno prendendo le cose, potrà anche farlo.
Tutti questi creativi, questi bislacchi – eufemismi – sacerdoti sono cattivi maestri: danneggiano il popolo di Dio più di quanto abbiano fatto due secoli di predicazione atea e massonica, perché non fanno altro che disorientarlo.
Sarà per questo che Bergoglio, nell’ultimo concistoro, voleva pescare le berrette rosse dal mondo dei laici: per cercare la qualità. E infatti stava pensando – squillo di trombe! – ad Enzo Bianchi e ad Andrea Riccardi.
In questo squallido panorama, possiamo soltanto domandarci: perché per esempio don Minutella è stato scomunicato e questi figuri no? Perché i francescani dell’Immacolata sono ancora commissariati mentre si promuovono questi ambigui personaggi? Perché i tanti parroci fedeli all’insegnamento della Chiesa sono ridotti al silenzio e vengono fatti parlare questi ciarlatani? Qualcuno ci risponda, perché sembra che in Vaticano non abbiano le idee ben chiare sul mestiere del sacerdozio e sulla missione della Chiesa.
di Manlio Rossi


Papa Francesco, Milingo ed il celibato

milingo


Mentre la Chiesa di Papa Francesco si prepara ad aprire il Sacerdozio alle donne -ma prima attraverso il passaggio propedeutico di Diaconesse- e si ripensa il Celibato dei preti ecco che il pensiero va a Mons. Milingo. Ma non solo a lui: sono migliaia, in tutto il mondo, i preti sposati.(qui un quadro) 
C’è chi asserisce vi siamo già dei contatti. E lo stesso Sinodo -il prossimo e poi quello straordinario per l’Amazzonia e la questione dei “viri probati” – potrebbe fornire delle chiare indicazioni. Come chiaro fu Sua Eminenza il Cardinale Carlo Maria Martini quando disse che la Chiesa Cattolica era indietro di almeno 300 anni (qui un approfondimento).
E piano piano papa Bergoglio sta recuperando il tempo perduto: ci si sta liberando delle vecchie zavorre, vetuste e maleodoranti, e dai residui di certo clericalismo intollerabile.
Giungono voci di plausi dal nord est: don Sante Sguotti scalpita e con lui molti Confratelli della stessa Diocesi, una delle più moderne d’Italia. Dove, per tornare alla espressione di Martini, il ritardo è meno accentuato: lì i preti sono moderni ed il Celibato viene vissuto con consapevolezza ed il giusto grado di discernimento. Del resto, come Amoris Laetitia insegna, la fedeltà è importante e non bisogna restare vincolati agli sbagli del passato.
C’è una atmosfera frizzantina: le aule liturgiche brulicano di gaia impazienza. Tolti i vecchi banchi, le candele di cera e quei medioevali inginocchiatoi -di fronte al Risorto bisogna stare in piedi- e messi comodi tappeti (e qui occorre riconoscere a don Sinigaglia di essere stato fra i primi ad avere tale intuizione che è ben oltre l’ecumenismo) le chiese del nord est fanno scuola e, in certi casi, superano anche gli austriaci e gli scandinavi.
Martini, da dove si trova, guarda compiaciuto questi passi: e pazienza se non li ha potuti vedere dal vivo (da quel 2005 quando si sperava nella elezione di Bergoglio. Ed invece è giunta solo nel 2013) i frutti della sua paziente e tenace semina. E presto cadrà l’anacronistico tabù del celibato, “imposto” da Sant’Agostino che però, prima della conversione, aveva compagna e figlio. Scordiamoci il passato: il futuro è davanti a noi. In alto i cuori.
San Nicola da Tolentino e il Purgatorio 

Anche se da secoli la pietà cattolica ha dedicato il mese di Novembre alle anime purganti, purtroppo da oltre 50 anni nelle nostre parrocchie si parla sempre di meno del Purgatorio. E’ necessario quindi riprendere la catechesi su tale argomento anche presentando le esperienze di numerosi santi al riguardo. Nicola, nome che significa “ vincitore del popolo”, nasce nel 1245 a Castel Sant’Angelo in Pantano, in provincia di Macerata. A dodici anni entra tra gli agostiniani e nel 1269 a Cingoli è ordinato sacerdote dal vescovo di Osimo. Dopo sei anni di peregrinazioni di convento in convento nelle varie città delle Marche, tra Recanati e Fermo, Nicola ha fissa destinazione a Tolentino.
In questo convento adiacente alla splendida basilica successivamente eretta e a lui intitolata, Nicola matura la sua vocazione, all’insegna della rigida penitenza e della grande carità. Diventa “ l’angelo del confessionale” ed è amato in particolare da quelle centinaia di poveri, ai quali egli provvedeva personalmente cibo e vestiario. Digiunava quattro giorni alla settimana a pane e acqua; negli altri giorni non assaggiava carne né uova. E pregava fino a tarda notte, anzi “ fino al primo canto del gallo”, per poi dormire un paio di ore su un pagliericcio. A un confratello che gli domandò in punto di morte il motivo di tanta felicità che traspariva dai suoi occhi, rispose: “Io vedo il Signore mio Dio, accanto la sua santissima Madre e il padre mio sant’Agostino, che mi dicono: “bravo, buono e fedele servitore”. Muore a Tolentino nel 1305, dove è sepolto nella basilica edificata in suo onore, che per la sua bellezza artistica  viene chiamata “ gli Scrovegni delle Marche”. Mistico e taumaturgo, Nicola ha compiuto molti prodigi come la risurrezione della dodicenne Filippina di Fermo, di Jacopuzzo Fateboni e Venturino di Gigliolo. Il processo di canonizzazione conferma l’autenticità di ben trecento miracoli. Patrono della regione Marche, è invocato per il pane quotidiano, per alleviare le sofferenze degli agonizzanti e per il soccorso delle anime del Purgatorio.
Era sabato sera nell’eremo agostiniano di Valmanente, vicino a  Pesaro. Un giovane sacerdote si era appena coricato per un meritato riposo, quando udì un grido: Nicola! Uomo di Dio, guardami! Sobbalzando si girò nella direzione da cui era partito il grido e vide una figura che non riuscì a identificare. Questa proseguì: sono l’anima di Fra Pellegrino di Osimo, che hai conosciuto, e sono tormentato nel Purgatorio, dove sono venuto a purificarmi dalle mie colpe. Dopo essersi presentata, quella benedetta anima gli chiese che celebrasse una Messa da requiem per poter uscire dalle fiamme che la consumavano. Don Nicola argomentò che era incaricato di presiedere l’Eucarestia conventuale durante la settimana e non gli era possibile, pertanto, celebrare Messe per i defunti. Fra Pellegrino gli mostrò allora una valle vicino a Pesaro, piena di una folle di anime di tutte le condizioni, età e sesso, molte delle quali appartenenti a distinti ordini religiosi, e chiese se era capace di respingere le suppliche di tanta gente.
La mattina dopo, Don Nicola raccontò a un suo superiore la visione che aveva avuto, ottenendo l’autorizzazione di celebrare durante tutta la settimana Messe da requiem in suffragio di quelle anime sofferenti. Inoltre, pregò per loro giorno e notte, tra lacrime di compassione. Passati sette giorni, Fra Pellegrino venne a ringraziare per la sua  intercessione, poiché lui e un gran numero dei suoi compagni di pena già godevano della visione beatifica. Questa è l’origine del settenario di Messe per i fedeli defunti di San Nicola da Tolentino, che cominciò a essere conosciuto dalle anime benedette come colui che “con la nave dei suoi meriti e orazioni solca il mare del Purgatorio”. Conosciamo, in queste brevi righe, alcuni tratti della singolare vita di questo grande taumaturgo, di cui disse Papa Eugenio IV, che lo canonizzò: “ Non ci fu santo dal tempo degli Apostoli che superasse San Nicola da Tolentino in numero e grandezza di miracoli”.
di Don Marcello Stanzione
https://www.riscossacristiana.it/san-nicola-da-tolentino-e-il-purgatorio-di-don-marcello-stanzione/


Profezia Santa Brigida (1303-1373)

Walter
"Quarant'anni prima dell'anno 2000, il demonio sarà liberato per un periodo, per tentare gli uomini.
Quando tutto sembrerà perduto, Dio stesso, all'improvviso, metterà fine a tutto il male.
Il segnale di quesi eventi sarà: quando i sacerdoti avranno lasciato il santo abito e si vestiranno come la gente comune, le donne come gli uomini e gli uomini come le donne."

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