ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 1 novembre 2017

Ite, missa non est..

LA MESSA E’ FINITA?
Chiesa e modernizzazioni. Contrordine compagni, come nelle vignette di Giovannino Guareschi. Propaganda politica sfacciata per lo ius soli: è contro il Vangelo chi non è schierato per l’accoglienza indiscriminata degli stranieri?
di Roberto Pecchioli   

  
In una parrocchia del quartiere genovese della Foce chi entra nel tempio trova al posto degli annunci sacri un paginone del quotidiano Avvenire pieno di fotografie di bambini di tutte le razze. Sono, dice la didascalia del giornale dei vescovi, gli italiani che non hanno ancora la cittadinanza. Propaganda politica sfacciata per lo ius soli. Su alcuni fogli di lettura distribuiti nel mese di ottobre in diverse chiese campeggia la figura di Martin Lutero.
Ci auguriamo che le convinzioni in materia di cittadinanza non siano ancora oggetto di una nuova dogmatica, anche se qualche sacerdote incauto ha già sostenuto che è “contro il Vangelo” chi non è schierato per l’accoglienza indiscriminata degli stranieri. Più grave ci sembra l’enfasi positiva, la riscoperta entusiasta di Martin Lutero, il padre del protestantesimo. Il solito monsignor Galantino è arrivato ad affermare che l’opera dell’uomo di Wittenberg fu “un dono dello Spirito”. Poiché è scritto con la maiuscola, deduciamo che intendesse lo Spirito Santo, ex terza persona della Trinità, ex Paraclito (consolatore), disceso nella Pentecoste su Maria e gli Apostoli a suggellare la fondazione della chiesa di Gesù nella sua natura veritativa e apostolica. Dunque, per cinque secoli la Chiesa cattolica, a proposito della quale la particella “ex” sembra l’unica in grado di spiegarne la deriva, ha considerato eretico, nemico, impostore qualcuno che in realtà oggi, illuminati da una conoscenza più ampia, riconosciamo come un dono di Dio.
Contrordine, compagni! come nelle vignette di Giovannino Guareschi che deridevano la credulità dei comunisti del suo tempo, quelli dell’obbedienza, cieca, pronta, assoluta. 


Siamo troppo ignoranti della dottrina, troppo lontani dalle sottigliezze clericali: confessiamo di non saper rispondere a tono al dotto arcivescovo calabrese. Peraltro, conterraneo di Gioacchino da Fiore, secondo Dante “di spirito profetico dotato”, banditore di una millenaristica era dello Spirito Santo, il cui centro fu l’idea in cui a ogni persona della Trinità corrisponde un evo storico: così al Padre corrisponde l'epoca precedente la venuta di Cristo e il Vecchio Testamento; al Figlio l'epoca di Cristo e della Chiesa con il Nuovo Testamento; allo Spirito Santo un tempo futuro ma forse già presente, l'età dello Spirito.  
Di questo Spirito è evidentemente parte Martin Lutero. Doctores tiene la Iglesia, recita un proverbio castigliano, dottori e sapienti ha la Chiesa, chi siamo noi per opporci a Nunzio Galantino? Epperò, a forza di contrordini, di precisazioni, modernizzazioni, mutamenti di tono, nuove liturgie, maquillage e rincorse affannose per farsi accettare nell’Occidente contemporaneo, fughe in avanti (avanti?) che cosa è rimasto della fede cattolica?  Dopo aver scambiato “un segno di pace” e, per i più osservanti, aver ricevuto la particola (il Corpo di Cristo!) direttamente in mano e non sempre da un consacrato, la Messa è finita. Andate in pace, invita benedicente la voce del prete.
Il fatto è che perfino sulle parole non ci si intende più. Vi lascio la pace, vi do la mia pace, disse nel vangelo di Giovanni il fondatore (lo chiamiamo così per brevità, giacché pare ormai dubbio anche ai consacrati che Gesù fosse il figlio di Dio). Aggiunse tuttavia “non come la dà il mondo la do a voi”. Qui il dente duole, poiché il problema del cattolicesimo sembra essere un penoso senso di inferiorità rispetto al “mondo”, l’incubo di non essere al passo con i tempi, di affermare, proclamare, credere qualcosa che il tempo presente e l’uomo occidentale contemporaneo non solo non riesce a credere, ma neppure ascoltare. André Frossard, scrittore e giornalista francese protagonista di una profonda conversione ed autore di un libro oggi pressoché dimenticato, Dio esiste, io l’ho incontrato, scrisse: “Sì. Il Cristianesimo è morto in molti sensi, ma si è dovuto attendere il secolo XX per vederlo morire di paura. Di paura davanti al mondo. Il mondo vuole un cristianesimo smorto e pusillanime, ansioso di ottenere diritto di cittadinanza in una società che lo disprezza”.
Il secolo XXI sembra quello che rilascia il certificato ufficiale di morte, con tutti i timbri in regola, valido per rivendicare l’eredità materiale, che in Italia significa agevolazioni fiscali, otto per mille, sovvenzioni, partecipazione remunerata alle attività umanitarie e di mutuo soccorso, celebrazione di funerali e gentile invito alle cerimonie pubbliche. Un’agenzia tra le tante, quella più antica, una ONLUS per sovvenire urgenze umane, che non proclama più alcuna verità, questa parola così poco moderna, per nulla pluralista, tanto meno multiculturale.
In quest’ottica, si comprendono assai bene interventi che in altre stagioni sarebbero stati tacciati di scandalo. Lutero può dunque essere un dono dello spirito come padre del soggettivismo e nemico della Chiesa-istituzione, e diventano allora normali passaggi simbolici di un mutamento di paradigma le parole pronunciate dal superiore dei gesuiti Arturo Sosa Abascal circa la veridicità del racconto evangelico (non c’erano le telecamere, al tempo di Gesù!) e quelle, altrettanto sconcertanti del cardinale Ravasi. “Io ritengo che [Gesù] fosse un abile guaritore, ma certi miracoli sulla natura, come camminare sulle acque, devono essere stati adattamenti degli evangelisti tratti dalle profezie bibliche”. Riflessi di un passato magico, anzi, nel linguaggio della sociologia, credenze ingenue.
Forse non aveva tutti i torti, dopotutto, Lutero, a diffidare della ragione, che riteneva sempre nemica della fede, se l’affanno di scoprire tutto sul Gesù storico rende i biblisti degli increduli per mancanza di prove! L’attuale titolare del soglio di Pietro, poi, mette in guardia da un rapporto troppo stretto, diretto con Dio: singolare presa di posizione, da interpretare, paradossalmente, come un’estrema difesa cattolica dallo stesso Lutero (sola scriptura, sola fide) o più semplicemente il timore che quel che resta del popolo di Dio smetta definitivamente di credere ai suoi pastori e si rivolga, ultima ratio, direttamente al Padre.
Del resto, se Lutero aveva ragione – gli viene riconosciuta dopo mezzo millennio- se anche l’Illuminismo non aveva tutti i torti, e qui il ritardo sarebbe di solo di due secoli e mezzo, perché credere ancora alle ragioni cattoliche, revocate una dopo l’altra? Domani, o dopodomani, cederanno il passo a quelle dei tempi, a nuovi états d’esprit, come Guénon chiamava le idee che preannunciano i grandi cambiamenti culturali. La Chiesa è sul mercato, ed i suoi rappresentanti tentano dunque di raggiungere i segmenti più vari della mutevole opinione pubblica. Don Gallo affermava di credere nel vangelo di De Andrè. Perché no, in fin dei conti le opere del cantautore ligure non hanno bisogno di fede e, per tranquillità del cardinale Ravasi, tutto è chiaro e dimostrabile. Libera è l’interpretazione, anche i Vangeli una volta detti apocrifi sono accolti nella nuova narrazione. Avanti, c’è posto.
Tutto assomiglia ad una banalizzazione postmoderna del deismo del XVIII e XIX secolo, di matrice massonica. Dio esiste da qualche parte, è l’Architetto dell’universo, ma si disinteressa della sua creatura, dunque sta a noi farne ciò che più ci aggrada. Povero Agostino, con la sua Città di Dio distinta dalla Città dell’Uomo. E povero il buon Giacomino da Verona, l’ingenuo frate medievale autore di De Babilonia Civitate Infernali e De Ierusalem civitate celesti.  Anche la Massoneria, dunque, ha ragione, a gloria del Grande Architetto dell’Universo?
Tornano sinistramente a galla figure come quelle del gesuita tedesco Augustin Bea, impegnato ad annullare la distanza tra cristianesimo ed ebraismo. Qualcuno dei suoi accusò gli evangelisti di antisemitismo, un altro giunse ad affermare nella cattedrale di New York “noi non leggiamo più le numerose dichiarazioni di Gesù Cristo contro il suo popolo contenute nel Vangelo “. Dunque, almeno in parte, esso non è “parola di Dio” ed il popolo di Gesù non è l’umanità intera, ma la tribù israelita in cui nacque.  Nulla di strano, peraltro, se guardiamo a queste idee nell’ottica di teologi luterani come Bultmann e Harnack, impegnati sin dagli anni 30 del secolo passato a “demitizzare” i Vangeli, espungendo o privando di valore ogni elemento in qualche modo soprannaturale, dunque sgradito all’uomo moderno. Il nuovo evangelismo diventava così l’esaltazione della figura di Gesù uomo storico, tracimando velocemente in ambito cattolico.
I teologi si sono trasformati così in periti settori, autori di vere e proprie autopsie della Scrittura. Le autopsie però si eseguono sui cadaveri, e la stessa lettura del Vangelo si è convertita in un’antologia, un florilegio di prose scelte dalle quali eliminare tutto ciò che crea fastidio alle delicate orecchie contemporanee. Il resto è ermeneutica, ossia interpretazione. Lutero vince su tutta la linea, anche se ai tempi supplementari, e non sono pochi coloro che tendono ad attribuire alle scritture un semplice significato morale. A quel punto, lo stesso clero, oltre l’ammirazione per Gesù, finisce col diffondere stancamente, dal pulpito e nella pratica quotidiana, una religione in cui non crede più, con tutte le conseguenze del caso. Tutt’al più, il cristianesimo resta una visione del mondo, depurata anche da una morale propria, poiché i “principi non negoziabili” sono stati messi da parte insieme con il loro ultimo difensore, Benedetto XVI. Una prova è il disimpegno della Chiesa, in Italia ed altrove, sul fronte dell’ideologia omosessualista e rispetto a enormi questioni bioetiche come il cosiddetto “fine vita”, sino al fastidio ed all’aperto osteggiamento dei credenti che non hanno abbandonato quelle trincee.
Gesù stesso, infine, può essere facilmente indicato – e presentato all’incredulo mondo moderno- come un profeta, ovvero, a scelta, come un rivoluzionario, un agitatore sociale, un innovatore, dimenticando le sue stesse parole secondo le quali il suo regno non è di questo mondo. Resta da valutare che cosa se ne faccia il mondo di un profeta tra i tanti, di un potente guaritore dotato di poteri paranormali (Ravasi dixit…). Per chi si attende ristoro etico e tranquillità dell’animo, ci sono Buddha e gli altri grandi orientali, mentre il supermercato della fede offre oggi prodotti spirituali (ci venga perdonato il linguaggio commerciale) al passo con i tempi e per tutti i gusti. C’è sempre il sincretismo liquido e rassicurante della “new age”, tanto adatta al Nuovo Ordine Mondiale. Siamo entrati, dicono, nell’Età dell’Acquario, che sostituisce la precedente, posta “sotto il segno dei Pesci, il segno dell'era cristiana, il mito temporale all'interno del quale ricaviamo il nostro orientamento storico”, come rilevò James Hillman, uno degli intellettuali alfieri di questo spurio e falso spiritualismo.
I meno giovani ricorderanno il famoso musical americano Jesus Christ Superstar, del 1973.  L’opera narra la vita di un Gesù umano, troppo umano ed impaurito, mentre il vero deus ex machina dell’azione è Giuda, freddo, razionale, non un traditore, ma colui che compie un destino predeterminato. Con lui Maddalena, innamorata e la madre Maria, un po’ defilata. Nessun miracolo da parte di Gesù, la cui dimensione trascendente non viene neppure sfiorata. Significativamente, il brano musicale simbolo del musical fu Age of Acquarius, l’età dell’Acquario. Molti credenti rimasero affascinati e conquistati dai messaggi di Jesus Christ Superstar, ma sarebbe bastato ricordare il significato astrologico-esoterico dell’età dell’Acquario per spegnere ogni entusiasmo. New Age, come riferisce Gianluca Marletta nel prezioso volume Governo globale, è anche il titolo della rivista ufficiale americana del Supremo Consiglio del Rito Massonico Scozzese Antico ed Accettato.
Il panorama è sconfortante. Si diffonde un senso di solitudine, di sgomento per una fine annunciata e diremmo accettata come inevitabile, una Fortezza Bastiani ormai espugnata perché erosa dall’interno. Solo la fede può aiutare, quella che si regge sull’agostiniano Credo ut intelligam, et intelligo, ut credam: credo per comprendere, e capisco affinché possa credere. Neanche nei peggiori incubi avremmo immaginato che un arcivescovo come Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, si sciogliesse in un accorato elogio di Marco Pannella, asserendo che il capo radicale, protagonista di tutte le battaglie anticristiane e contro la vita degli ultimi sessant’anni “ha speso la sua vita in particolare per gli ultimi”, ha lottato “per la difesa della dignità di tutti”. Paglia si è spinto sino ad auspicare che lo spirito di “Marco” resti “ancora vivo e ispiratore di una vita più bella non solo per l’Italia, ma per questo nostro mondo.” Ognuno valuti secondo coscienza, come le parole di Bergoglio che considera Emma Bonino, madre superiora dell’abortismo e della cultura della morte, una grande italiana. 
Roberto Pecchioli

Del 30 Ottobre 2017
LA MESSA E’ FINITA?

di Roberto Pecchioli

continua su:
I 500 ANNI DELL’APOSTASIA         
                    
Il Vaticano commemora l'apostasia di Lutero. Le parole di Mons. Lefebvre pronunciate 40 anni fa pesano oggi come macigni e suonano profetiche all’indomani dell’emissione di un francobollo per i 500 anni della Riforma protestante 
di Cinzia Palmacci  

 

"…Roma ha perso la fede, cari amici, Roma è nell'apostasia. Queste non sono parole, non sono parole (sparate) in aria che vi dico, è la verità! Roma è nell'apostasia. Non si può più dare fiducia a questa gente. Hanno abbandonato la Chiesa, abbandonano la Chiesa, è sicuro, sicuro, sicuro” (Monsignor Marcel Lefebvre).   
Queste parole di Monsignor Lefebvre, pronunciate circa quarant’anni fa, pesano oggi come macigni e suonano profetiche all’indomani dell’emissione in Vaticano di un francobollo speciale per i 500 anni della Riforma protestante di Martin Lutero. Il francobollo emesso per l’occasione dall’Ufficio Filatelico ritrae in primo piano Gesù crocifisso (due volte pare) sullo sfondo dorato della città di Wittenberg, la città della Sassonia dove il 31 ottobre 1517 furono affisse dal frate agostiniano le 95 tesi per contrastare il «mercimonio delle indulgenze». In atteggiamento di penitenza, inginocchiati rispettivamente a sinistra e destra della Croce, sul bollo appaiono Martin Lutero che sostiene la Bibbia (più che sostenerla la demolisce), fonte e meta della sua dottrina, mentre Filippo Melantone, teologo e amico di Martin Lutero, uno dei maggiori protagonisti della riforma tiene in mano la Confessione di Augusta, la prima esposizione ufficiale dei principi del protestantesimo da lui redatta. Come se non bastasse, il segretario della CEI Monsignor Galantino parla della riforma come di “un’opera dello Spirito Santo”. Da brividi. 

Ma come si può definire un’opera divina la riforma delirante di un uomo morto suicida con tutti i suoi tormenti interiori che, oltre alla soppressione del Sacerdozio, non ha più creduto né alla Transustanziazione, né al Sacrificio della Messa? Lutero afferma chiaramente che la Messa non è un Sacrificio, ma è una Comunione. Possiamo chiamare la Messa: Comunione, Cena, Eucaristia, tutto meno che Sacrificio; di conseguenza non c'è più Vittima, né Presenza Reale, ma solamen­te una presenza spirituale, un ricordo o una Comunione. Per questa ragione Lutero ha sempre combattuto le Messe private; è questo uno dei pri­mi provvedimenti presi, perché una Messa priva­ta non è una Comunione, mentre è necessario che i fedeli comunichino tra loro. Dunque la Messa privata non è conforme alla verità e quindi bi­sogna sopprimere tutte le Messe private. Lutero chiamava l'Eucarestia "Sacramento del pane". “L'Eucarestia, diceva Lutero, è divenuta una deprecabile corruzione. Questa "corruzione" della Messa è dovuta al fatto di averla trasforma­ta in un Sacrificio. Dobbiamo constatare che oggi non si parla più di Sacrificio della Messa nei bollettini diocesani o parrocchiali, ma di Eucarestia, di Comunione, di Cena. Quale singo­lare avvicinamento alle tesi di Lutero! Perché aver così servilmente imitato Lutero nella nuova Messa? La sola spiegazione che si possa dare è quella dell'ecumenismo. Perché, senza questo motivo, non si può capire affatto que­sta riforma. Essa non ha assolutamente alcun vantaggio né teologico né pastorale. Nessun vantag­gio se non quello di avvicinarci ai protestanti”. Così si esprimeva sulla deprecabile Riforma luterana il compianto Monsignor Lefebvre, uno degli ultimi baluardi della Tradizione e ortodossia cattolica.  Poniamoci qualche domanda sulla via imboccata dalla Chiesa Cattolica, e interroghiamoci sulle nostre responsabilità di credenti passivi. 

Dobbiamo constatare che oggi non si parla più di Sacrificio della Messa nei bollettini diocesani o parrocchiali, ma di Eucarestia, di Comunione, di Cena. Quale singo­lare avvicinamento alle tesi di Lutero! Perché aver così servilmente imitato Lutero nella nuova Messa? La sola spiegazione che si possa dare è quella dell'ecumenismo. Perché, senza questo motivo, non si può' capire affatto que­sta riforma. Essa non ha assolutamente alcun vantaggio né teologico né pastorale. Nessun vantag­gio se non quello di avvicinarci ai protestanti. Dobbiamo perciò' conservare questo rito, questo Sacrificio.  Tutte le nostre Chiese sono state costruite per questa Messa, non per un'altra Messa; per il Sacrificio della Messa, non per una Cena, per un pasto, per un Memoriale, per una Comunione, no!  Per il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo che continua sui nostri altari! E' per questo che i nostri padri hanno costruito le nostre belle Chiese, non per una Ce­na, non per un Memoriale.


Il Vaticano ricorda con l'emissione di un francobollo speciale i 500 anni della Riforma protestante di Martin Lutero. Il francobollo emesso per l’occasione dall’Ufficio Filatelico ritrae in primo piano Gesù crocifisso sullo sfondo dorato della città di Wittenberg, la città della Sassonia dove il 31 ottobre 1517 furono affisse dal frate agostiniano le 95 tesi per contrastare il «mercimonio delle indulgenze». In atteggiamento di penitenza, inginocchiati rispettivamente a sinistra e destra della Croce, sul bollo appaiono Martin Lutero che sostiene la Bibbia, fonte e meta della sua dottrina, mentre Filippo Melantone, teologo e amico di Martin Lutero, uno dei maggiori protagonisti della riforma tiene in mano la Confessione di Augusta, la prima esposizione ufficiale dei principi del protestantesimo da lui redatta. Come se non bastasse, il segretario della Cei Monsignor Galantino parla della riforma come di “un’opera dello Spirito Santo”.


IL VATICANO COMMEMORA L’APOSTASIA DI LUTERO

di Cinzia Palmacci
 
Del 01 Novembre 2017

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.