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mercoledì 15 novembre 2017

Mi consenta un parolin..

Vescovi americani hanno respinto il candidato di Bergoglio

Vescovi americani hanno respinto la candidatura di Cupich per la Commissione bioetica statunitense: un segnale diretto a Papa Francesco?

vescovi americani hanno votato per l'arcivescovo Joseph Naumann preferendolo al cardinale Blase Cupich, che è considerato un uomo di Chiesa vicinissimo a Papa Bergoglio.


La commissione pro vita dell'episcopato americano non sarà guidata, quindi, dall'arcivescovo metropolita di Chicago: Cupich è stato creato cardinale da Francesco nel concistoro del 19 novembre 2016, successivamente alla nomina ad arcivescovo.Il Catholic Herald ha definito la scelta di Naumann come frutto di un "voto di sorpresa". La particolarità della notizia sta anche nel fatto che l'organo istituzionale in questione è stato posto sotto la guida di un cardinale sin dagli anni 80'. Scegliere un arcivescovo per questo ruolo, quindi, rappresenta un'importante novità oltre che un possibile segnale al Papa. 

La votazione dell'episcopato americano assume, infatti, un valore di carattere politico: con questa scelta i vescovi americani sembrano aver disegnato un solco distanziante il loro approccio ai temi bioetici e quello di di Papa Francesco. Lo scarto tra i due candidati - ha riportato sempre il già citato magazine cattolico - è stato minimo: 92 preferenze per Naumann, 86 per Cupich.
"Il voto aveva attirato più attenzione di ogni altro nell' assemblea generale dei vescovi - ha specificato il Catholic Herald- "Il cardinale Cupich è considerato un "vescovo di Papa Francesco" e ha posto l'aborto allo stesso livello di altre questioni sociali". Blase Cupich, insomma, sarebbe finito al centro delle polemiche alimentate dai tradizionalisti, per aver equiparato la tematiche riguardanti la bioetica a quelle dell'immagrazione, del razzismo, della povertà e della disoccupazione. L'arceviscovo Naumann, invece, è il rappresentante di una visione per cui alla bioetica sarebbe necessario attribuire sempre una certa priorità pastorale rispetto gli altri argomenti affrontati dottrinalmente dalla Chiesa cattolica. Un voto, insomma, che ha contrapposto due modi diversi di intepretare le urgenze culturali del cattolicesimo.
Blase Cupich, peraltro, è un prelato noto per aver combattuto ferocemente la pedofilia nella Chiesa. Posto da Benedetto XVI a capo della diocesi di Spokane, ha guidato una causa contro lo studio legale che si era inizialmente occupato di rispondere legalmente alle accuse mosse contro la stessa diocesi americana. La sede suffraganea della di Seattle, infatti, era finita coinvolta in una lunga serie di accuse di abusi sessuali per cui la Chiesa americana aveva anche offerto alle vittime un rimborso di 48 milioni di dollari, ma prescindendo dall'impegno di Cupich contro la pedofilia, la scelta dei vescovi americani è ricaduta su un esponente maggiormente tradizionalista.

Si allarga il solco fra Francesco e la Chiesa d'America. Il Papa manda Parolin in missione

Sconfitto il candidato del Pontefice alla Conferenza episcopale americana. Avanzano gli ultra-conservatori. Il segretario di Stato vaticano incontra Pence


Nonostante i cardinali "grandi elettori" americani siano stati determinanti per l'elezione di Jorge Mario Bergoglio a Papa (e abbiano subito rivendicato questo ruolo), da qualche tempo dall'America si registrano segnali di un crescente "distinguo" nei confronti di Papa Francesco.
In questi giorni il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, è stato in caricato di una doppia mission (impossible?) negli Stati Uniti. Ieri è stato ricevuto dal vice presidente Mike Pence alla Casa Bianca, che in questi giorni festeggia un anno dall'elezione di Donald Trump. È inoltre inviato papale presso la Conferenza episcopale americana riunita al completo (196 tra vescovi, arcivescovi e cardinali) per il centenario della sua costituzione, per l'incontro d'autunno a Baltimora.
Il sostegno a Bergoglio e la distanza da Papa Francesco - già sottolineata dalla scelta come presidente del "conservatore" Daniel Di Nardo - martedì scorso è sfociata in una votazione a sorpresa, che mostra una Chiesa cattolica americana spaccata a metà. Si decideva un ruolo, quello di presidente del Comitato "pro life", uno dei più importanti dell'United States Conference of Catholic Bishops (Usccb). Il Comitato è tradizionalmente presieduto da un cardinale, ed uno dei candidati alla carica era Blase Cupich, portato da Francesco dalla piccola diocesi di Spokane a dirigere la Diocesi di Chicago, e cardinale dal 2016, insomma uno degli uomini di punta del Papa negli Stati Uniti. Contro di lui correva Joseph Naumann, arcivescovo di Kansas City. Ha prevalso quest'ultimo con 96 voti (54%), con Cupich fermo al 46%.
Naumann e Cupich sono i rappresentanti di due visioni opposte della Chiesa. Naumann è quello che si direbbe un "guerriero culturale". Cupich è considerato un campione dell'impegno sociale e del dialogo, anche a costo di impedire le preghiere dei preti davanti ai centri per gli aborti o l'uso della Messa in latino durante il Triduo di Pasqua. Il voto è un barometro dell'appoggio a Papa Francesco tra la gerarchia americana, fanotare il Wall Street Journal. Durante le elezioni presidenziali del 2016, Neumann definì il cattolico pro-aborto Tim Kaine che correva come vicepresidente di Hillary Clinton, "un democratico ortodosso e un cattolico da caffetteria".
Alla Casa Bianca, il segretario di Stato vaticano ha incontrato il vicepresidente Pence, evangelico e pro life. Raggiunto dai microfoni del network cattolico Ewtn, Parolin ha sottolineato che il primo punto al centro del colloquio è stata " la grande preoccupazione per la pace nel mondo". "Ci sono molti punti di attenzione, a cominciare dal Medio Oriente, la penisola coreana, il Venezuela". Si è parlato anche – ha spiegato il segretario di Stato vaticano – "dell'azione e collaborazione che possiamo avere nel tentare di portare pace e stabilità in molte situazioni". Tra i temi sul tappeto, anche "l'immigrazione, la difesa della vita, la libertà religiosa. Sono temi – aggiunge il porporato – importanti per la Santa Sede. Abbiamo anche parlato di migrazione, ribadendo la posizione della Chiesa, un approccio compassionevole al tema delle migrazioni". Il cardinale Parolin non ha voluto commentare le decisioni dell'amministrazione Trump in termini di immigrazione, e in particolare la chiusura del programma DACA voluto dall'amministrazione Obama sui Dreamers. Il provvedimento interessa circa 800 mila immigrati irregolari. "Ma abbiamo anche parlato di quello, e il Vicepresidente ha detto che c'è un lavoro in corso su quel tema, sperando che si possa risolvere".
C'è infine in lista d'attesa l'esordio vero della nuova ambasciatrice Usa presso la Santa Sede, Callista Gingrich (che ha rilanciato su Twitter l'incontro alla Casa Bianca), arrivata già da una decina di giorni a Roma. Per la presentazione delle credenziali a Papa Francesco probabilmente si aspettava la visita di Parolin.

L'Osservatore Romano giustifica la poligamia - di don Reto Nay


L'Osservatore Romano (10 novembre) ha pubblicato un articolo di don Gerald Bednar su “Pietà e legge nell'Amoris Laetitia.” Bednar è vicerettore e professore al Cleveland Seminary, USA.

Bednar chiama coloro che non sono d'accordo con l sua presentazione distorta e che difendono la dottrina cattolica sul matrimonio (incluso Benedetto XVI e tutti i papi precedenti) "dissenzienti". Per lui, la pietà era una "virtù dimenticata" prima di Francesco. Qualcuno gli dovrebbe parlare dell'enciclica di Giovanni Paolo II "Dives in Misericordia" (Ricchi di misericordia, 1980).

Bednar mal rappresenta la legge come "principi astratti" e inscena un conflitto artificiale tra legge e pietà, sebbene la legge di Cristo sia la pietà.

Secondo Bednar, Francesco insegna la possibilità di un secondo matrimonio nonostante il primo ancora sussista. In questo modo, mette Francesco in contraddizione con il Vangelo e gli fa predicare la poligamia.

Bednar non riesce a comprendere che l'indissolubilità vale solo per un matrimonio sacramentale consumato (ratum et consummatum), non ai matrimoni naturali. Egli afferma anche che San Paolo avrebbe dato il "permesso di divorziare", il che non ha senso. Egli afferma che la Chiesa ha la possibilità di "sciogliere" i matrimoni, ma I suoi esempi riguardano matrimoni che per cominciare non erano indissolubili.

Secondo Bednar il problema se un secondo matrimonio sia un adulterio continuo non è mai stato affrontato prima. Ciò è palesemente falso. Non c'è mai stato né dubbio né discussione sul fatto che un secondo matrimonio sia un adulterio continuato, fintanto che il vero partner è vivo.

La conclusione di Bednar: Francesco non dà il permesso di divorziare, ma poi, ehi, permette ai divorziati di risposarsi...

Qualcuno potrà mai prendere seriamente L'Osservatore Romano se pubblica articoli di questo tipo?

#newsWzronzbjak

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