“Amoris laetitia” è solo un granellino di sabbia rispetto alla dissacrazione
Siamo nel 1994. Un uomo di Dio, padre Enrico Zoffoli, scrive poche pagine intitolate Chiesa e uomini di Chiesa – Apologetica a rovescio. Pagine che dovrebbero essere rilette e meditate, per comprendere chiaramente quanto già era accaduto da molti anni, precedenti alla stesura di questo libretto. Pagine che oggi costituiscono un tesoro prezioso per chi voglia vivere nella Verità e non coltivare la menzogna, che appartiene al Maligno, come ognuno ben sa.
Le pagine si aprano, non a caso, con questo richiamo: «Questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri» (1Gv 2, 18ss).
L’intento di Zoffoli è quello di scrivere una «chiarificazione perché la Chiesa, per difendersi, ha bisogno soltanto di essere conosciuta e presentata al mondo e alla storia quale Gesù l’ha realmente pensata e istituita». Il resto che riguarda la Chiesa, per Zoffoli, «è irradiazione della vitalità e potenza redentrice, oppure difetto e tradimento di figli indenni, nei quali il mondo deve riconoscere e condannare soltanto se stesso».
Non c’è da temere per la Chiesa – afferma Zoffoli – né per il suo Capo, superiore a tutta la potenza delle tenebre: Egli ha vinto il mondo. I timori devono nutrirsi per gli uomini che la Chiesa-Madre chiama, accoglie, rigenera, compagina, purifica, salva, senza violentarne l’arbitrio, ossia lasciandoli tutti potenziali peccatori, e di fatto, spessissimo, subendone il voltafaccia, il tradimento. Zoffoli avverte che deve preoccupare il contegno di questi uomini, «per la sorte sempre incerta di noi tutti, non per quella della Chiesa, che non ha bisogno di nessuno, mentre tutti hanno bisogno di lei, che, sacramento di salvezza, pazienta, attende, riforma, perdona, trionfa sull’ostinazione e la stupidità umana».
Qual è l’origine di questo tradimento? Non è Bergoglio – come molti pensano - né la sua Amoris laetitia – come tanti lasciano credere - né, tanto meno, la mediocrità delle cose che afferma nei suoi atti e discorsi, non a caso mai rivestiti del dogma dell’infallibilità, perché di proposito confezionati come atti privati del suo magistero o, addirittura, come esternazioni (telefoniche o aeree), che producono danni gravissimi nei confronti di anime che dovrebbero essere condotte alla salvezza eterna dal Vicario di Cristo, che ha un solo dovere da svolgere: custodire e tramandare il deposito della fede.
L’origine, per chi vuole vederla, è la tempesta scatenata dal modernismo – «vera sintesi di tutte le eresie, idra dai mille tentacoli», lo chiama Zoffoli – che dopo circa un secolo ancora infuria. Le aberrazioni dottrinali del modernismo, condannate dalla Chiesa all’inizio del secolo scorso, con il neo-modernismo sono diventate ancora più insidiose, imperversano ovunque e sono sostenute – «con la proverbiale ambiguità di linguaggio, propria dei mestatori», dice Zoffoli – da docenti di seminari, università cattoliche, Istituti di scienze religiose.
La Verità? I mestatori la mettono da parte. Se questo avviene, si rimuove consapevolmente e dolosamente Cristo dall’orizzonte degli uomini, perché Egli è la Verità, l’Unica e Sola Verità. «Il gran pubblico», sostiene Zoffoli, «si va adattando all’errore, talmente da assorbirlo e assimilarlo, per cui pochi oggi sono in grado di avvertirne il contrasto con la Verità. La quale, a livello teoretico, per molti è quasi un disvalore, riconoscendo pragmatisticamente per vera soltanto la verità vissuta, intesa in senso relativistico e storicistico…, ossia nella sua dimensione umana e sociale, che obbliga a lasciare in secondo ordine dogmi definiti e norme etiche assolute».
Da qui nascono i richiami – che sentiamo ridondare nei giorni nostri - a espressioni vuote e inutili rispetto al piano di salvezza che Dio offre, nella Sua infinita bontà e misericordia, all’umanità soggiogata dal peccato originale. Si fa credere che la Persona-Dogma – Cristo - abbia scelto la Croce per fornire risposte concrete ai problemi dell’esistenza umana (la mancanza di lavoro, la povertà, la solidarietà, l’accoglienza o di una pace che assomiglia tanto a quella che può fornire il Nuovo Ordine Mondiale, ma è lontana anni luce da quella di cui parla Cristo) e che la Chiesa – da Egli istituita – si debba trasformare in una specie di ente assistenziale, rinunciando alla sua natura e alla sua missione, che è solo e soltanto metafisica. Il livello speculativo, metafisico – appunto – e teologico, non servono più, perché sono superati da un’esigenza del tutto estranea alla Parola del Verbo: quella dell’ecumenismo, che per come viene impostato e praticato, non può che ignorare l’insegnamento che Cristo ha consegnato ai Suoi apostoli e alla Sua Chiesa: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20).
Il fondamento di quest’insegnamento è l’amore che la Seconda Persona della Trinità, in unione con Suo Padre e con lo Spirito Santo, nutre nei confronti dell’intera umanità. Scrive Zoffoli: «La vera Chiesa si riconosce solo in questo magistero contro la diffusa e quasi impercettibile tendenza all’umanesimo ateo d’innumerevoli uomini di Chiesa, responsabili di una dissacrazione che sovverte esegesi biblica, teologia dogmatica, celebrazioni liturgiche, legislazione canonica, principi etici, criteri di pastorale. Il disorientamento dei fedeli è universale, angoscioso, e la comune deplorazione sale al colmo quando essi da quegli uomini odono discorsi e ricevono consigli, assistono a certi loro riti, notano un loro modo di acconciarsi ed un contegno talmente strano e indecoroso, da far sospettare che il Cristianesimo sia un’enorme impostura».
L’impostura, secondo Zoffoli, si esplicitava, in quegli anni - in particolare - rispetto ai seguenti punti. Il primo: la reale presenza eucaristica. E’ difficile credere ancora in essa, dice Zoffoli, «quando ministri ordinari e straordinari espongono il Sacramento a profanazioni e sacrilegi, relegano il Tabernacolo in angoli della Chiesa, senza fiori né lampada, aboliscono genuflessioni, irridono ogni manifestazione di fede». Il secondo: la Messa come Sacrificio. «La Messa», afferma Zoffoli, «risulta presa come d’assalto da numeroso Clero irresponsabile, che si rifiuta di celebrarla come Sacrificio, insistendo in modo esclusivo sul suo carattere di convito, sì da favorire irriverenze, distrazioni e baldorie… Preti e monaci – ribelli alla Chiesa – arrivano a deplorare come abuso le Messe individuali, specialmente se celebrate senza l’assistenza dei fedeli». Il terzo punto: la transustanziazione. «Inducono alla miscredenza», sostiene Zoffoli, «quando mostrano di non aver mai capito né accettato il prodigio della transustanziazione, insegnando che nei frammenti dell’ostia consacrata cessa la reale presenza del Signore. Non favoriscono il culto eucaristico quando, spesso con arroganza, impongono specialmente ai bambini, di ricevere l’Eucaristia nella mano». Ancora: il dogma della Redenzione. Scrive Zoffoli: «Per secoli si è ripetuto: ‘Deus qui nobis sub Sacramento mirabili Passionis Tuae memoriam reliquisti…’; mentre oggi il testo dice: ‘… ci hai lasciato il memoriale della Tua Pasqua… I liturgisti, autori della nuova forma, non sanno che tutti, da millenni – secondo ogni buon dizionario della lingua italiana – intendono la Pasqua come festa che commemora la resurrezione di Cristo e non certo la Sua Passione? Anche l’ultimo dei fedeli sa che una cosa è la resurrezione quale passaggio dalla morte alla vita e altra la passione, quale passaggio dalla vita alla morte. Nel caso nostro, è appunto la morte per la quale Cristo, sacrificandosi – e non già risorgendo – ha espiato i nostri peccati e ci ha salvati».
Il commento di Zoffoli, scritto – ripetiamo – nel 1994, costituisce la migliore risposta a coloro che, ignorando deliberatamente la realtà che osservano, disquisiscono sulle note a piè di pagina di Amoris laetitia: vedono il dito, senza guardare la luna, senza esercitare un retto giudizio, come Cristo stesso chiede di fare sulle cose della terra. Afferma Zoffoli: «Queste ed altre cialtronerie che si permettono di diffondere certi uomini di Chiesa, secondo i quali norme disciplinari del diritto canonico e prescrizioni liturgiche avrebbero valore soltanto facoltativo o di orientamento, rimettendo tutto alla spontaneità, al fervore, alla coscienza di ciascuno… Del resto – ridendosi di tutto – ripetono con irritante sufficienza che il Signore guarda il cuore, la sua misericordia supplisce a tutto; per cui sarebbe superfluo ogni controllo dei superiori e offenderebbe la persona umana ogni loro eventuale sanzione… Tutti, infine, - si arriva a blaterare -, essendo destinati alla salvezza, devono impegnarsi nel temporale e nel sociale, sereni e fiduciosi perché l’inferno sarebbe il residuo di una catechesi superata, in contrasto con l’universalità e l’efficacia della Redenzione». Non ha detto forse Bergoglio - il 23 agosto 2017 - quando ha parlato dell’immagine della fine della storia, che si tratterrà di «una immensa tenda dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro»? Non ha forse sentenziato - l’11 ottobre 2017- che alla fine della storia c’è Gesù misericordioso e «tutto verrà salvato. Tutto»?. Non omette forse Bergoglio – è accaduto il 15 ottobre 2017 – di commentare le parole di Gesù: «là sarà pianto e stridor di denti»?
Il commiato di queste pagine di padre Zoffoli, che di certo non poteva immaginare che il fervore della dissacrazione sarebbe divenuto così esplicito, autorevole, dilagante e devastante, contiene un’affermazione che condividiamo pienamente: «Nel ‘prete’, l’uomo non può sopprimere ‘il Cristo’; ossia la natura umana, in lui, non potrà mai rendere inefficace la grazia del suo sacerdozio; il quale, nei piani della Provvidenza, è necessario quanto – per analogia – la stessa incarnazione del Verbo (…). Ho potuto constatare personalmente che spesso, parlando di dogmi e norme morali immutabili, si arriva a provocare diffidenza e disprezzo in sacerdoti e laici quasi invasati dal demone di una libertà sfrenata. Ma essi – poveri e infelici uomini di Chiesa! – non essendo la Chiesa, non possono parlare in suo nome: sono l’anti-chiesa. Bisogna pregare per loro perché si ravvedano; ma è anche doveroso segnalarli all’opinione pubblica perché molti fedeli, retti ed ingenui, non precipitino nel baratro scavato dalla loro protervia».
Il tempo dell’ultima ora, quello dell’anticristo - e degli anticristi, come scrive San Giovanni – e quello del falso profeta, che lo precede, è il tempo che stiamo vivendo. Siamo solo agli inizi. Ormai, questo è chiaro. E’ un tempo necessario, perché trionfi la Verità, definitivamente, nella Sua essenza, nella Sua bellezza, nella Sua Regalità. Questo tempo di combattimento spirituale, che sarà durissimo, non consente di denunciare mezze verità. Cristo chiede di vivere nella Verità tutta intera e di gridarla dai tetti, perché la partita da giocare non è contro gli uomini, è contro i potentati delle tenebre. Sono loro che si abbeverano delle mezze verità. I seguaci di Colui che si è fatto inchiodare sulla Croce sanno, d’altronde, che le mezze verità lastricano la via dell’Inferno.
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