ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 13 novembre 2017

Non sono in buona fede


NON HANNO IL DIRITTO A RESTARE


Perchè? Il gregge ha i pastori che si merita e la prova ne è, che le eresie che i pastori non cessano di seminare non suscitano indignazione e rivolta, non spingono i fedeli a cacciar fuori a pedate codesti sfrontati impostori 
di Francesco Lamendola  

 

Abbiamo sostenuto che certi vescovi e cardinali, di alcuni dei quali abbiamo fatto i nomi, esponenti qualificati – si fa per dire - della neochiesa gnostico-massonica, dovrebbero essere cacciati a pedate nel sedere fuori dalla vera Chiesa cattolica; vogliamo spiegare il perché a quei cattolici i quali, pur essendo in buona fede, non vedono, o non vogliono vedere, i danni morali incalcolabili e, forse, irreparabili, che i suddetti monsignori e porporati stanno infliggendo alla Sposa di Cristo e, in particolare, al popolo dei fedeli, a quei “piccoli” e a quegli “umili” che erano tanto cari al cuore di Gesù Cristo, al punto da essere sempre in cima alle sue preoccupazioni.
Qualcuno potrebbe obiettare, fin dall’inizio, che i “piccoli” e i “semplici” non ci sono più; che il popolo dei fedeli è degenerato; che esso va dietro ai falsi pastori e ai cattivi maestri non perché non si renda conto della sporca manovra che costoro stanno attuando, ma perché trova comodo seguire coloro i quali hanno talmente abbassato e svuotato di contenuto il cristianesimo, da ridurlo a una comodissima religione usa-e-getta, adatta alla loro pigrizia, alla loro concupiscenza, alla loro cattiva coscienza, e, soprattutto, a una religione che scusa e giustifica tutti i loro peccati, non li rimprovera, non li esorta a pentirsi, non li stimola a cambiar vita, non li richiama alla urgente e severa necessità della conversione. E in questa obiezione – che ci è stata fatta, cortesemente, da un lettore di nome Paolo D., che qui desideriamo ringraziare - certamente, c’è una parte di verità, di amarissima verità. 

Il gregge ha i pastori che si merita, e la prova ne è che gli scandali, le eresie e le bestemmie che i pastori non cessano di seminare, non trovano quasi eco, non suscitano indignazione e rivolta, non spingono i fedeli a cacciar fuori a pedate, come sarebbe giusto e doveroso - ribadiamo il concetto: non solo giusto, ma anzi doveroso - codesti sfrontati impostori. Rispondiamo, però, che i “piccoli” e i “semplici” esistono ancora, e sempre esisteranno: quanto meno, sono i bambini. Essi hanno il diritto di crescere in un vero ambiente cattolico e di ricevere una vera educazione cattolica; hanno il diritto di sapere che cos’è la vera dottrina cattolica, e di conoscere la vera Chiesa cattolica, mentre essi, oggi, sono vittime di un terribile inganno: vengono cresciuti in un ambiente falsamente cattolico, ricevono una falsa educazione cattolica e, purtroppo, spesso si trovano a vivere in una falsa chiesa cattolica, appunto in una neochiesa massonica e progressista, ma senza che ciò sia palese, perché loro, privi di esperienza e di giudizio critico, non possono nemmeno sospettare l’inganno. Gli adulti, sì, lo potrebbero; e, se non lo fanno, ciò accade o per la meschina ragione che abbiamo or ora esposto, oppure per timidezza, per conformismo, e anche per una ragione ancor più semplice e terribilmente banale: perché non conoscono la vera dottrina, e quindi non hanno gli strumenti per riconoscere le sue contraffazioni. Ma questa, naturalmente, non è affatto una giustificazione, perché un cattolico serio deve conoscere la dottrina, è un suo dovere e una sua precisa responsabilità: deve aver letto la Bibbia e il Catechismo, deve essersi informato a sufficienza per capire se quel che gli stanno rifilando è della moneta falsa, o se si tratta veramente della Parola di Dio e dell’autentico messaggio evangelico.
Dunque: affermiamo che codesti esponenti e fautori della neochiesa non hanno il diritto di restare e che, visto che essi non hanno l’onestà e la dignità di uscirne con le loro gambe, meriterebbero di esser buttati fuori a calci. Ripetiamo: se fossero delle persone oneste e in buona fede, già da un pezzo se ne sarebbero andati, e avrebbero fondato la loro brava chiesa, o setta, o conventicola, gnostica e protestante: ce ne sono già tante, una più, una meno, non farebbe poi tanta differenza. Ma no: essi non sono mai stati neppure sfiorati da una simile idea; e, del resto, sarebbe un segno d’immensa ingenuità aspettarsi che lo facciano. Essi, infatti, fanno già parte di una setta, e se si trovano anche dentro la Chiesa cattolica, c’è una ragione precisa: perché la vogliono infiltrare e trasformare secondo le linee strategiche stabilite nella loro setta di appartenenza. In altre parole: esteriormente sono cardinali, vescovi e sacerdoti della Chiesa cattolica; ma, di cattolico, non hanno altro che l’abito che (indegnamente) indossano: per tutto il resto, sono al servizio di un’altra chiesa, di un altro ideale, e mirano a un obiettivo ben diverso che la difesa del gregge cattolico e la fedele custodia del Deposito della fede, che la Chiesa tramanda inalterato da secoli e millenni. Hanno una doppia tessera, una doppia appartenenza: quella cattolica non è che la facciata, il travestimento per poter influenzare la Chiesa dall’interno, spingendola verso “riforme” che non sono tali, ma che sono finalizzate alla sistematica distruzione dell’identità cattolica, della Tradizione cattolica, della interpretazione cattolica delle Sacre Scritture: insomma, della Chiesa stessa. Nella Chiesa, costoro, ci sono entrati per distruggerla: questa è la nuda verità: come il verme entra nella mela per divorarla, e come la faina entra nel pollaio per uccidere tutte le galline. Non per altro. Inutile, quindi, e patetico, sarebbe attendersi da costoro un gesto di dignità e di onestà, come quello di andarsene, una volta dimostrato che vi è assoluta incompatibilità fra ciò che si essi affermano e insegnano di Gesù Cristo e del Vangelo, e ciò che la Chiesa, quella vera, e il Magistero, hanno sempre saputo ed insegnato al popolo  dei fedeli, non come opinione di alcuni teologi, ma come verità di fede. Non se ne andranno mai, perché sono entrati allo scopo di distruggerla; e adesso che si sentono vicini alla meta, tanto meno sarebbe realistico aspettarsi che abbiano un soprassalto di coscienza e che vadano a portare le loro eresie e le loro bestemmie fuori della Chiesa, da qualche altra parte.
E la prova della loro perfidia è nel linguaggio che adoperano, in maniera disonesta e truffaldina: la prima delle parole che stanno falsificando, infatti, è proprio “riforma”. Ecco perché le Poste Vaticano hanno emesso un francobollo che, oltre a rappresentare  - in maniera blasfema - Gesù in Croce, con ai lati Lutero e Melantone (invece della Madonna e di san Giovanni), reca la dicitura: V centenario della riforma protestante: MDXVII-MMXVII. Ed ecco perché, a rincarare la dose (repetita iuvant) monsignor Galantino ha definito la riforma luterana un evento dello Spirito Santo. Lasciando da parte lo Spirito Santo, che è una vera bestemmia – perché, come ha giustamente replicato il tedesco cardinale Müller, che di Lutero e luteranesimo ne capisce, forse, più del pugliese Galantino – si trattò di un cambiamento totale dei fondamenti della fede cattolica - resta il fatto che quella di Lutero non è stata affatto una riforma, ma una rivoluzione, e anche assai violenta, profondamene intrecciata con interessi materiali: da parte dei principi e dei sovrani, per metter le mani sui vasti beni della Chiesa; da parte dei singoli, come lui stesso, per potersi abbandonare all’impulso della concupiscenza. Lutero si è spretato, si è sposato, e ha voluto impalmare una monaca, dopo aver proclamato la falsa dottrina del sacerdozio universale dei fedeli. Troppo comodo:  è come fare una legge per legalizzare il furto, e poi mettersi subito a scassinare i forzieri altrui. C’è un palese conflitto d’interessi. Sarebbe stato molto più credibile se non si fosse sposato, se non avesse voluto sposare una suora, e se i principi tedeschi avessero confiscato i beni della Chiesa per farne dono ai poveri, e non per incamerarli nelle loro finanze. Ma soprattutto dal punto di vista teologico e morale, quella di Lutero è stata tutto, tranne che una riforma: il suo obiettivo era distruggere completamente la Chiesa, e, come lui stesso amabilmente diceva e scriveva, appendere alla forca il papa, i cardinali e tutti i loro seguaci, cioè tutti i cattolici. E uno che parla così, si può definire un riformatore, o non è piuttosto un rivoluzionario arrabbiato? Ebbene: se si riesce a far passare l’idea che quella di Lutero è stata una “riforma”, per giunta voluta dallo Spirito Santo, a dispetto della totale e inappellabile condanna formulata a suo tempo, e sempre confermata, dai padri del Concilio di Trento (rassegnatevi, cattolici progressisti e modernisti camuffati da cattolici: non c’è solo il Vaticano II, come vorreste voi; i concili della Chiesa cattolica sono ventuno, tutti perfettamente validi, tutti impegnativi sotto il profilo sia dottrinale che disciplinare, tutti parte del sacro Magistero), allora anche gli esponenti della neochiesa possono far passare come “riforme” le loro eresie, le loro bestemmie e le loro profanazioni, tanto quelle di tipo teologico, quanto quelle di tipo liturgico. Il che è precisamente quel che sta accadendo oggi, e, dal loro punto di vista, con dei risultati veramente eccellenti e sempre più copiosi.
Nondimeno, se i cattolici timorati di Dio, ai quali abbiamo lo scrupolo di rivolgerci, ci seguiranno nel nostro ragionamento, forse riusciremo a mostrare loro che non siamo noi a seminare lo scandalo nella Chiesa, con le nostre denunce, ma sono, e con effetti distruttivi infinitamente più gravi, gli esponenti del clero massonico e modernista. Dunque: poniamo l’ipotesi, a nostro parere sommamente ingenua ed irrealistica, ma comunque poniamola, che i suddetti porporati e monsignori siano realmente in buona fede; che vogliano attuare delle riforme nell’ambito della Chiesa, da essi ritenute necessarie e benefiche per la sopravvivenza della Chiesa stessa, e che non abbiamo altro in mente, che migliorare e rafforzare la sua posizione, rinsaldare la fede, difendere il messaggio di Gesù Cristo, per poterlo annunciare sempre meglio e con sempre maggiore credibilità. Benissimo. Tuttavia, è innegabile che quanto essi dicono è inconciliabile con la dottrina cattolica, come mostrano il caso di monsignor Galantino che esalta Lutero, o di monsignor Paglia che esalta le preclare virtù morali di Pannella, o quello di padre Sosa che pone in dubbio il fondamento evangelico della indissolubilità del matrimonio, e nega l’esistenza del diavolo; ma l’elenco sarebbe lunghissimo, e del resto, nel precedente articolo, non abbiamo taciuto le gravi, precise e dirette responsabilità di chi sta ben al di sopra di loro: il papa Francesco in persona. Oltre a questo, è altrettanto innegabile che essi agiscono con una deplorevole dose di disinvoltura, e quasi di frivolezza mondana: alcuni di loro fanno tali affermazioni, sorridendo beati, mentre rilasciano interviste alla stampa laicista; altri vanno addirittura nella sede di Radio Radicale, o si fanno invitare nei salotti televisivi della sinistra anticattolica e anticlericale. Insomma, abusano delle comunicazione nell’ambiente profano, pur senza disdegnare anche le sedi istituzionali della Chiesa stessa, come fa spesso monsignor Galantino allorché fa pressioni sul governo e sull’opinione pubblica, a nome della C.E.I., sulla questione dei cosiddetti migranti e sulla legge relativa allo ius soli; questioni che egli, insieme al quotidiano L’Avvenire, al settimanale Famiglia Cristiana e a tanti altri uomini e strumenti della neochiesa, presenta come fossero una faccenda di fede, mentre sono cose attinenti alle opinioni personali di ciascuno, e che non impegnano affatto la fede cattolica in quanto tale.
Quel che si nota, pertanto, è una assoluta indifferenza, da parte di costoro, circa gli effetti morali che provocano le loro esternazioni, le loro prese di posizione, i loro gesti (ad esempio padre Sosa che va a meditare fra i buddisti e si fa fotografare, in mezzo a loro, con gli occhi ispirati e la persona raccolta nella posizione del loto). È come se a tutti loro non importasse nulla del turbamento, dell’amarezza, dell’angoscia che stanno seminando a piene mani fra milioni di cattolici; eppure lo sanno, sia perché basterebbe il puro buon senso, sia perché, specie negli ultimi tempi, si levano sempre più speso voci di sconcerto, di dissenso, di criticata, anche in rete, da parte di numerosi cattolici che si sentono sempre più a disagio e sempre più minacciati nei fondamenti della loro fede, proprio da coloro che dovrebbero proteggerli e, semmai, rafforzarli. Ora, se questi personaggi fossero realmente in buona fede, pur portando avanti la “linea” che essi ritengono giusta, avrebbero dei riguardi, prenderebbero delle precauzioni, per non ferire, per non urtare la sensibilità di tante persone, insomma per non essere loro di scandalo, e non tradire, così, il loro preciso mandato: che è quello di custodire il gregge, secondo l’unico e perfetto modello rappresentato da Gesù Cristo, e non già disperderlo e allontanarlo. Invece, è proprio quello che stanno facendo. Si direbbe che, per loro, l’importante sia solo il risultato finale, in termini puramente numerici: come se avessero già calcolato che un certo numero di cattolici, feriti e scandalizzati, perderanno la fede, usciranno dalla Chiesa, e forse, chissà, si faranno ortodossi, però, in compenso (dal loro punto di vista!) milioni di altri entreranno e ne prenderanno il posto, riempiranno i vuoti, sicché, alla fine, il saldo sarà positivo. Una mentalità cinicamente mercantilista. Oggi c’è una Chiesa in crisi, perché sta perdendo consensi; ma se si espellono i ”tradizionalisti”, che poi sono, semplicemente, i veri cattolici, e si favorisce l’ingresso di massoni, radicali, gnostici, neopagani, atei, più o meno superficialmente convertiti, più o meno convinti a farsi cattolici “sinceri” - e non parliamo dei modernisti, che sono eretici in tutto e per tutto, ma ormai sono già ben dentro la Chiesa - la bilancia tornerà in equilibrio. No, non ragionano così i veri pastori; e Gesù Cristo, di certo, non ragionava così. La parabola del Buon Pastore, che lascia il gregge per cercare la pecorella smarrita, è eloquente. Ora le pecorelle smarrite non sono i radicali, i massoni e gli atei militanti, i quali non sono mai stati cattolici e mai vorrebbero esserlo, per la semplice ragione che odiano il Vangelo; ma sono i cattolici autentici, sempre più turbati e angosciati dal modo di fare dei Paglia, dei Galantino e dei Sosa. Sono questi ultimi, pertanto, a essere fuori linea; sono costoro a non rispettare la vera dottrina, a farsi portatori di eresie; e sono costoro a minacciare la fede dei cattolici, più di quanto non potrebbero mai fare dei nemici esterni, per quanto determinati, perché i nemici esterni, se non altro, si riconoscono come tali, e quindi si sa che non vengono avanti con buone intenzioni.
Perché non hanno il diritto di restare

di Francesco Lamendola
continua su:
 http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/3444-perche-non-hanno-il-diritto-di-restare


E' guerriglia, indubbiamente


“La guerriglia (o anche guerrilla, dal termine originale spagnolo) è una forma di conflitto armato in cui uno dei due avversari è troppo debole militarmente, o troppo poco organizzato, per sostenere degli scontri in campo aperto con l'esercito nemico. Data questa limitazione, il modo di combattere si trasforma: l'esercito guerrigliero eviterà ogni occasione di confronto diretto, e si nasconderà disperdendo le proprie forze in unità piccole e molto mobili, che impegneranno obiettivi secondari e poco protetti in continue azioni di disturbo”.

Tra tanti dubbi che possiamo nutrire, indubbio è il clima da guerriglia che stiamo assaggiando in ambito cattolico di questi tempi. In omaggio a tale situazione e in parte per rileggerla con una consapevolezza rinnovata, permettetemi una ripresa da alcuni passaggi del “Cristiada” di Iannaccone (Lindau, pp. 105-115): “Durante questi mesi, tutti gli esperti, i diplomatici, i politici, gli intellettuali e anche i vescovi ignorarono o sottostimarono un fattore che sarebbe risultato determinante negli eventi futuri: il popolo [...] La guerra arrivò da sé, senza essere stata preparata, come ribellione a un’ingiustizia che calpestava la dignità fondamentali [...] I funzionari pubblici di grado più alto, spesso nortenos o massoni, lontani dalla mentalità del popolo, non accettavano né comprendevano quella mentalità sacralizzata [...] Gente pacifica benedì i propri figli che chiedevano di combattere e li inviò in battaglia [...] Vogliono che viviamo come animali [ndr. ecologismo?] senza religione e senza Dio [...] La repressione che seguì… fece il resto [...] Si osservarono focolai con bande di 30 o 40 uomini, ma nella storia recente del Messico le insurrezioni, piccole e circoscritte, erano la norma. Questa volta però, invece di diminuire, l’insurrezione continuava ad aumentare [...] Era meglio morire che negare Cristo Re [...] Avevano capito che bisognava mettere in gioco il proprio benessere, il proprio corpo, oppure la Chiesa in Messico sarebbe stata cancellata [...] I ricchi cattolici riuscirono a ottenere, attraverso il Vaticano e alcuni leader della Liga, l’abbandono del boicottaggio [...] Quella era stata l’ultima arma pacifica in mano ai leghisti e ai cattolici. Esaurita quella, la via dell’insurrezione si rafforzava ancora di più”.

Chi ha orecchi intenda.
di Satiricus
http://www.campariedemaistre.com/2017/11/e-guerriglia-indubbiamente.html

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.