ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 4 dicembre 2017

Lo Scisma cerebrale

Dopo il Papa in Asia: ha ancora senso la missione?

Diversi sono gli spunti e le domande che provoca il viaggio del Papa in Myanmar e Bangladesh, e ci sarà forse tempo nei prossimi giorni per ritornarci. C’è però una questione che mi pare prioritaria, che i gesti e le parole di papa Francesco (anche in conferenza stampa) hanno posto in primo piano. Vale a dire, il senso della missione. O meglio, e mi si scusi la brutalità: a essere coerenti con le affermazioni del Papa, ha ancora senso la missione? E la missione, così come vissuta dalla Chiesa in duemila anni, è da rottamare?

La domanda sorge pressante anche in considerazione del fatto che Myanmar e Bangladesh sono due paesi di missione, dove la fede cattolica è arrivata 500 anni fa grazie ai missionari europei e il lavoro di evangelizzazione ha avuto un nuovo impulso all’inizio del ‘900. Sebbene le comunità cattoliche rappresentino una piccola minoranza (1% in Myanmar, ancora meno in Bangladesh), hanno una storia importante di fedeltà a Cristo, vissuta fino nel martirio, grazie anche ai tanti missionari che hanno lavorato in questi paesi. Tra questi va almeno ricordato il padre Clemente Vismara, 65 anni trascorsi nelle foreste birmane e beatificato nel 2011.

Non solo negli interventi del Papa a questa storia missionaria e di martirio non si è fatto cenno, ma nei suoi discorsi sono emersi soprattutto due aspetti: il primo è un’aperta diffidenza verso le conversioni al cattolicesimo, e a tutto ciò che sa di missione “tradizionale”. C’è una costante insistenza nel sottolineare che l’evangelizzazione non è proselitismo, lo ha fatto ancora nella conferenza stampa sull’aereo di ritorno: sebbene nel linguaggio comune per proselitismo si intenda una missione “aggressiva”, tipica di alcune sette protestanti, non pare proprio a questo che il Papa si riferisca visto che non si vede proprio come i cattolici rischino un atteggiamento del genere.

Piuttosto il Papa sembra proprio prendere le distanze dalla missione intesa anzitutto come annuncio di Cristo, di cui troviamo mille esempi negli Atti degli Apostoli e che può essere sintetizzato dal discorso di San Paolo all’Areopago di Atene: «Quello che voi adorate senza conoscere, io ve l’annunzio». Chiara in questo senso è una risposta sull’aereo: «… noi non siamo molto entusiasti di fare subito le conversioni. Se vengono, aspettano: si parla…, la tradizione vostra…, si fa in modo che una conversione sia la risposta a qualcosa che lo Spirito Santo ha mosso nel mio cuore davanti alla testimonianza del cristiano». E ancora: «Questa è la forza e la mitezza dello Spirito Santo nelle conversioni. Non è un convincere mentalmente con apologetiche, ragioni… no. E’ lo Spirito che fa la conversione. Noi siamo testimoni dello Spirito, testimoni del Vangelo». Non c’è dubbio che il Papa dia la precedenza alla convivenza tra le religioni, al reciproco rispetto: «Cosa è prioritario, la pace o la conversione? Ma, quando si vive con testimonianza e rispetto, si fa la pace. La pace incomincia a rompersi in questo campo quando incomincia il proselitismo, e ci sono tanti tipi di proselitismo, ma questo non è evangelico». Insomma, potremmo sbagliare ma sembra proprio che l’ideale implicito è che ogni religione coltivi il suo orto e guai ad alterare gli equilibri.

Si obietterà: ma il Papa invita continuamente – anche nelle frasi che ho citato – a testimoniare il Vangelo, ad essere “Chiesa in uscita”. Ed è infatti qui il secondo aspetto da mettere in evidenza, ovvero che cosa egli intenda per “testimoniare il Vangelo”: «È testimoniare le Beatitudini, testimoniare Matteo 25 («…Avevo fame e mi avete dato da mangiare,… ndr), testimoniare il Buon Samaritano, testimoniare il perdono settanta volte sette», ha detto sull’aereo. E nel valorizzare e incoraggiare i cattolici del Myanmar, su questo si è soffermato: «In mezzo a tante povertà e difficoltà, molti di voi offrono concreta assistenza e solidarietà ai poveri e ai sofferenti. Attraverso le cure quotidiane dei suoi vescovi, preti, religiosi e catechisti, e particolarmente attraverso il lodevole lavoro del Catholic Karuna Myanmar e della generosa assistenza fornita dalle Pontificie Opere Missionarie, la Chiesa in questo Paese sta aiutando un gran numero di uomini, donne e bambini, senza distinzioni di religione o di provenienza etnica».

In questo modo sembra che l’evangelizzazione sia ridotta alle opere buone per i poveri. E l’ideale diventi essere buoni e bravi. Non c’è dubbio che le buone azioni siano importanti, ma non si può non fare un paragone: Gesù agiva certamente, ma anche insegnava e dà mandato agli apostoli di annunciare il Vangelo e «ammaestrare le genti». Gli Atti degli Apostoli ci raccontano della gioia per la conversione dei pagani e l’accoglienza della Parola di Dio. La storia della Chiesa poi è costellata di missionari martiri che avevano a cuore l’annuncio della Parola di Dio prima che la costruzione di ospedali, scuole e centri di accoglienza. E Madre Teresa di Calcutta, che pure in opere per i poveri non era seconda a nessuno, diceva: «La più grande disgrazia del popolo indiano è di non conoscere Gesù Cristo». E quanto all’apologetica, tanto disprezzata, non era forse San Pietro a invitare a «rendere ragione della speranza» che è in noi?

C’è da dire che un certo approccio non è una novità, perché una parte del mondo missionario da decenni spinge soprattutto sul piano socio-economico della missione. Ma se questa diventa l’indicazione che si irradia da Roma, torniamo alla domanda iniziale: ha ancora senso la missione?

Sarebbe auspicabile che anche dai missionari arrivassero contributi per aprire un dibattito.


Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/dopo-il-papa-in-asia-ha-ancora-senso-la-missione


Il riassunto del lunedì. Scisma cerebrale


Annuncio. Il 12 dicembre, ore 18.15, presenteremo il libro "Fino alla fine del mondo", presso la libreria Cultora di Milano. Saranno presenti gli autori. 

 

di Francesco Filipazzi

Viaggio in Myanmar e Bangladesh. Il viaggio apostolico di Francesco è stato un disastro senza precedenti. Bergoglio è andato a fare il sindacalista dei rohingya, popolazione certamente perseguitata dal governo biarmano, ma non ha minimamente accennato alcun minimo di affetto per i cristiani della zona, ugualmente e forse anche più profondamente perseguitati. Inoltre, mentre sotto il silenzio dei media, i buddhisti protestavano nelle piazze, il Papa è andato dai capi dei Buddhisti a dichiarare che Buddha e San Francesco sono simili. Di Gesù neanche l'ombra nei suoi discorsi, ma forse è meglio così.
Detto ciò, molti si chiedono perché tutta questa attenzione verso i rohingya (fra i quali sono presenti gruppi jihadisti). In effetti ci sono delle coincidenze che fanno pensare, ce ne occuperemo fra qualche giorno.

Il Fatto Quotidiano si riscopre cattolico? Uno dei siti di notizie gonfiate più importanti d'Italia, il Fatto Quotidiano, ha assoldato un tizio per fare il vaticanista, Francesco Antonio Grana. In pratica è un nuovo elemento dell'opinion making progressista. L'ultima volta che è andato in chiesa probabilmente è stato quando ha fatto la Cresima e in virtù di questo è diventato uno degli "interpreti di Francesco". A differenza però di uno come Tornielli, Grana non è in grado di mettere in campo un linguaggio consono al suo ruolo. Altrimenti non si spiegherebbe come possa aver partorito l'idea che Bergoglio "se la ride" di Muller.  Caro Grana, qui si parla di Chiesa, non di cene eleganti e olgettine!

Scisma. Improvvidamente il cardinale Muller, ma non solo, ha evocato un possibile scisma nella Catholica. Il problema è che nessuno ha capito chi dovrebbe scismare, perché di solito ad andarsene sono gli eretici. Ciò che è certo è che noi non ce ne andiamo neanche se ci sparano. La Chiesa è nostra Madre e la difenderemo fino alla morte. Certo lo scisma è in atto da tempo, ma siamo sicuri che prima o poi riusciremo a cacciare via a calci progressisti, modernisti e canaglie assortite. Per ora lo scisma molti ce l'hanno nel cervello, perché si ostinano a occupare posti di potere nella Chiesa senza credere in Dio. I risultati sono evidenti.

Corea del Nord. Si continuano a mostrare i muscoli. Gli Stati Uniti stanno facendo esercitazioni su larga scala con la Corea del Sud. Il ciccione Kim non l'ha presa bene. La situazione è caotica e come sempre non si capisce chi sta con chi. Attendiamo fiduciosi che, eventualmente, dovessero cancellarsi vicendevolmente dalla cartina geografica, lascino in pace noialtri. Per ora comunque il tutto rimane a livello di pagliacciata, dubitiamo che gli Usa metterebbero a rischio la Corea del Sud, perché questo avrebbe un effetto troppo destabilizzante nella loro economia.

Siluri misericordiosi. Un pezzo grosso dello Ior chiedeva delle carte su qualcuno, ed è stato accompagnato misericordiosamente fuori dalla gendarmeria. Monsignor Gaenswein invece potrebbe essere gentilmente sbattuto via dall'incarico di Prefetto della Casa Pontificia. Altro siluro è poi in arrivo per il cerimoniere Guido Marini. Al suo posto verranno assoldate delle drag queen.
http://www.campariedemaistre.com/2017/12/il-riassunto-del-lunedi-scisma-cerebrale.html

ILPAPA CAMBIA MAESTRO DELLE CERIMONIE? VOCI SULLA PARTENZA DI GUIDO MARINI. SE NE VA UN ALTRO PEZZO DELLA CURIA DI BENEDETTO.
 Voci di buona fonte (due, diverse e indipendenti) danno per probabile la sostituzione di mons. Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, con mons. Diego Ravelli. Mons. Guido Marini era stato nominato a questo incarico nell’ottobre del 2017 da papa Benedetto XVI. Ha quindi compiuto due mandati quinquennali da capo delle cerimonie. Mons. Diego Ravelli è cerimoniere pontificio dal 2006, e nel 2013 il Pontefice regnante lo ha nominato capoufficio dell’Elemosineria Apostolica. La sua nomina, a quanto si dice, è stata appoggiata da mons. Piero Marini, già maestro delle cerimonie sotto Giovanni Paolo II, e segretario di Annibale Bugnini, il principale responsabile della riforma liturgica post-conciliare e della messa, e caduto in disgrazia probabilmente a causa di voci sulla sua presunta affiliazione alla massoneria. Bugnini fu inviato come nunzio in Iran, e morì a Roma nel 1982, in maniera inattesa, dopo un’operazione di ernia.
Secondo le voci di cui riferiamo l’annuncio della sostituzione dovrebbe essere imminente, e il provvedimento dovrebbe aver luogo nel gennaio prossimo, una volta concluse le feste di Natale e l’impegnativo ciclo di celebrazioni liturgiche ad esso correlato. Se le voci troveranno conferma, si tratta certamente di un cambiamento radicale di impostazione e di stile.
Qualche giorno fa accennavamo alle voci ricorrenti di una sostituzione dell’arcivescovo Georg Gaenswein, attuale Prefetto della Casa Pontificia. Con l’eventuale partenza sua e di mons. Guido Marini vengono smontati gli ultimi pezzi della Curia dei tempi di papa Ratzinger. Fatti salvi alcuni intoccabili, come il prefetto di Propaganda Fide, il diplomatico Filoni, e un altro diplomatico, il cardinale Sandri. Oltre al gruppo di arcivescovi e cardinali protetti dall’ombrello del Comitato Bertone.                            

MARCO TOSATTI

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