ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 dicembre 2017

E' davvero così difficile la sequela di Cristo?

E' DIFFICILE ESSERE CRISTIANI?


Ma è davvero così difficile essere dei veri cristiani? Bisogna chiederlo pregando: i cristiani lo hanno sempre saputo, vivere da cristiani non è una conquista umana ma un dono divino frutto della fede e grazia operata da Dio 
di Francesco Lamendola  

  

I veri cristiani possono esserci se la Chiesa cattolica crede che essere cristiani sia possibile; se non ci crede, se ci crede a metà, se crede anch’essa, come lo crede il mondo, che sia un impegno troppo gravoso, troppo difficile, quasi impossibile, allora possiamo star certi che nel giro di una  o due generazioni i veri cristiani spariranno, e resteranno solo quelli falsi, gli involucri vuoti, i sedicenti cristiani che, di fatto, vivono, sentono, pensano e agiscono esattamente come fanno i figli di questo mondo, tutti presi dalle loro brame, dai loro istinti, dalla loro concupiscenza e tutt’altro che disposti a limitarli, a fare un passo indietro rispetto al proprio ego. Intendiamoci: la materia prima per fare un vero cristiano è la grazia dello Spirito Santo: non sono gli uomini che scelgono, con la loro volontà, di farsi seguaci di Cristo, è Lui che li chiama, uno per uno, ed offre loro numerose occasioni di aprirgli il loro cuore e di farsi suoi discepoli. Ma Dio chiama tutte le anime, mentre solo poche rispondono, e, di quelle poche, un numero ancora più piccolo lo fa con tutto l’entusiasmo, con tutto l’ardore, con tutta la serietà che nascono dalla vera fede, la quale fa apparire come tutti gli altri beni e tutte le altre attrattive della vita mondana siano, in confronto alla ricchezza di farsi tutto in Cristo e di spogliarsi d’ogni altra cosa, ben miseri beni e ben misere mete da perseguire. Ora, la domanda che poniamo è questa: una volta che, con la grazia di Dio, un essere umano si apre al mistero di amore che il Creatore riversa su tutte le sue creature, e vi risponde con umiltà e semplicità, è davvero così difficile perseverare e progredire sulla via della sequela di Cristo, vale a dire sulla via della propria santificazione?

Hanno altro da fare..

INSEGNARE LA SANTITA'


 Perché la Chiesa non esorta più a essere santi? è troppo impegnata nell’inclusione dei diversi? Una chiesa che non parla più della santità è una chiesa che non crede più in se stessa, perché la vera Chiesa è la Chiesa dei Santi 
di Francesco Lamendola   



Nella vita dei Santi, sfogliando i loro diari, raccogliendo le testimonianze delle persone che li hanno conosciuti fin da bambini, ci s’imbatte frequentemente in un fermo proponimento, in un impegno di vita, semplice, chiaro, commovente: Voglio farmi santo!Con la loro calligrafia infantile, questi piccoli eroi, maschi e femmine, hanno scritto su un quaderno a righe, o a quadretti: Voglio farmi santo!, e poi hanno preso sul serio la loro promessa e hanno seguito, con semplicità e con fermezza, la strada che si erano tracciati da se stessi. Ispirazione dello Spirito Santo, senza dubbio; ma chi ha gettato il primo seme di quella grande, nobile idea, nella mente e nel cuore di un fanciullo o di una fanciulla di sei anni, di otto anni, di dieci anni? Qualche adulto, senza dubbio; qualche esempio, qualche parola, qualche gesto da parte della figura di un educatore. Il più delle volte era un membro del clero: era il prete del paese, o una suora del catechismo, o un predicatore venuto per il ciclo pasquale, o un missionario di ritorno dall’Africa, o magari era un libro di devozione regalato dal parroco, o dai genitori stessi: perché, fino a qualche anno fa, i genitori regalavano anche qualche libro ai loro bambini, qualche buon libro sulla fede e sulle vite dei Santi, e non solamente telefonini, videogames o computer.

Incerti sulla verità dell’Aldilà cristiano?

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La versione di Messori

    «Ormai, anche per tanti credenti divenuti incerti sulla verità dell’Aldilà cristiano, potrà sembrare strano quanto sto per dire: ma il progetto che domina su tutti è di chiudere “bene” la mia avventura terrena. Insomma, per dirla chiara: vorrei innanzitutto morire “bene”, nel senso evangelico».
Sapete di chi sono queste parole così inusuali? Non di un cardinale, non di un vescovo, di un parroco, di un religioso o di un teologo. Sono in realtà di un laico cattolico, ma non di uno qualunque: Vittorio Messori.
La riflessione si trova nella bella intervista fatta a Messori da Aurelio Porfiri alla fine del libro «Et-Et. Ipotesi su Vittorio Messori» (edizioni Chora Books), nel quale l’esperienza umana, spirituale, religiosa e professionale dello scrittore, autore del celeberrimo «Ipotesi su Gesù» e di numerosi altri successi editoriali, è ripercorsa con senso di partecipazione e aperta simpatia.

All’ospedale da campo cosa capiranno?


ROMANA VULNERATUS CURIA, PAPA, FONDAMENTALISMO. CHE COSA SCRIVEVA LUCIANI AI GESUITI. NUNC PRO TUNC?



Romana Vulneratus Curia (RVC per amici e nemici) è rimasto molto colpito dallo scoop su Civiltà Cattolica di padre Armando Spadaro, il direttore della stessa, nonché uno dei vari spin doctor mediatici del Pontefice regnante. E cioè il colloquio con i Gesuiti che il Pontefice gesuita ha avuto nel recente viaggio in Myanmar e Bangladesh. Si è parlato di fondamentalismo….E su questo è sui Gesuiti di oggi dopo la lettera di RVC abbiamo qualche cosina da dire. Piuttosto: da ricordare…Ma ecco RVC:
“Scusi dr. Tosatti, ma RVC, da vero rompicoglioni, vorrebbe chiederle un minuscolo intervento per commentare l’intervista al Corriere di oggi. Non riesce a farne a meno, sta diventando un po’ esibizionista mediaticamente, invidia Antonio Spadaro e poi mi sembra geloso di PezzoGrosso. La prego sia misericordioso….

Si rideranno addosso

PIANGONO DI GIOIA PERCHE’ HANNO LEGALIZZATO LA MORTE 

E’ passata la legge sull’eutanasia. Emma Bonino e gli altri radicali nelle tribune al Senato  piangono di gioia: hanno adempiuto alla loro missione, dare la morte all’inizio, dare la morte alla fine della vita.

Naturalmente gli italiani sono a grande maggioranza a favore, e non s’accorgono di quanto sia aberrante questa scena di  lacrime fanatiche e  anti-umane. Gli Italiani, al 70 per cento, “vogliono”   l’eutanasia.  Si sono ormai perfettamente adeguati alla  condizione di esseri puramente zoologici, da eliminare quando il loro mantenimento costa più di quanto rende.
Naturalmente,  le bestie non riescono nemmeno a immaginarsi le conseguenze  di questa “conquista” sulle loro proprie vite.
Ancor meno riescono a capire di quali poteri satanici  loro,  e i radicali, stanno facendo il gioco.
 Un’occhiata sul loro futuro possono averla da  questa notizia che viene da San Francisco.
Una organizzazione  che si batte contro la crudeltà verso gli animali”, la SPCA (Society for the Prevention of Cruelty to Animals )  nel Mission District ha cominciato ad utilizzare robot-poliziotti per ripulire le strade attorno al suo edificio di esseri umani: senzatetto di una grossa tendopoli che “lasciano aghi,  spaccano automobili,  delinquono” e  minacciano la sicurezza del loro personale, per non parlare della sporcizia.

Piangono&ridono le chierichette dèmoni di Pagliorgoglio

14-12-2017: l'Italia sancisce il diritto di farsi uccidere

Da oggi il catalogo delle leggi intrinsecamente ingiuste varate dal nostro Parlamento si è arricchita di una nuova norma, quella sull’eutanasia, impudicamente definita “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.
Ricordiamo in sintesi quali sono gli aspetti più letali di questa legge (per un’analisi più dettagliata ci permettiamo di rinviare al libro “Appuntamento con la morte”. Quali sono i trattamenti che si possono rifiutare? Tutti, sia le terapie, anche salvavita, che idratazione e nutrizione, le quali non sono terapie e ad oggi, di per se stesse, non potrebbero essere fatte oggetto di rifiuto. La ventilazione non viene nominata, ma implicitamente farà parte del novero di trattamenti che si potranno rifiutare. Il paziente potrà rifiutare non solo l’attivazione di terapie anche salvavita (oggi già consentito) e presidi vitali quali idratazione e alimentazione, ma anche l’interruzione di terapie e presidi vitali già in essere (ad oggi vietati).

giovedì 14 dicembre 2017

Rimettere al centro la regalità di Cristo


GESU' RE:" VERITA' O CROCE?"         
        

Teologia. Gesù è Re mediante la verità o mediante la croce? per i cattolici, Gesù è il Re dell’universo: ma la sua regalità gli deriva dal fatto che Egli è la Verità, o dal fatto che ha scelto la Croce per amore degli uomini? 
di Francesco Lamendola   



Con l’enciclica Quas Primas, dell’11 dicembre 1925, Pio XI stabiliva la solennità di Cristo Re dell’universo, da celebrarsi nell’ultima domenica dell’anno liturgico.
Gesù Cristo, infatti, per i cattolici, è il Re dell’universo: ma la sua regalità gli deriva dal fatto che Egli è la Verità, o dal fatto che ha scelto la Croce per amore degli uomini?
Quando Pilato, pressato dagli anziani e dai capi del popolo, chiede a Gesù se Egli sia re, Gesù dapprima gli risponde con un’altra domanda: vuol sapere se le parole di Pilato gli siano state suggerite dai Giudei; ma il procuratore evita di rispondere, dice di non conoscere le usanze e il linguaggio dei Giudei, i quali l’hanno consegnato a lui (sono forse giudeo?), e poi, in maniera più diretta, da romano che non vuole impicciarsi in questioni religiose giudaiche, gli chiede: Che cosa hai fatto? E questa volta Gesù, rispondendo alla domanda precedente di Pilato, ma in maniera indiretta, spiega in che senso si debba intendere la sua regalità: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù (Gv., 18, 36). Allora Pilato, che, da uomo pratico, non ha ben compreso la distinzione in tutte le sue sfumature, e vuole stringere in mano una vera confessione, ripete la sua prima domanda: Dunque tu sei re? E Gesù gli risponde: Tu lo dici; io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce (id., 37). 

Niente da fare…


La Loggia “Quatuor Coronati”, il Gran Maestro e il frate

(https://www.corrispondenzaromana.it/breve-risposta-a-un-gran-maestro/ replicavo alle critiche che Fabio Venzi, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI), mi ha rivolto nella sua relazione “Libera Muratoria e Chiesa Cattolica”, disponibile on-line sul sito della GLRI, e poi pubblicata su “De Hominis Dignitate” («Rivista di Cultura Massonica» della GLRI), N° 15/2017, pp. 1-26. Di recente ho potuto leggere anche la versione inglese di quel testo di Venzi, “Freemasonry and the Catholic Church”, pubblicata nel volume “Reflections on 300 Years of Freemasonry” (Lewis Masonic, London 2017, pp. 491-504) che raccoglie gli atti del convegno tenuto a Cambridge dal 9 all’11 settembre 2016, organizzato dalla prestigiosa Loggia “Quatuor Coronati N° 2076” di Londra (United Grand Lodge of England – UGLE).

La ‘’giudeofilia’’

L’arte della guerra – Italia-Israele: la «diplomazia dei caccia»


All’annuncio del presidente Trump su Gerusalemme capitale di Israele, I governanti
europei – dalla rappresentante esteri della Ue Mogherini al premier Gentiloni, dal
presidente francese Macron alla cancelliera tedesta Merkel – hanno preso
formalmente le distanze dagli Usa e da Israele sullo status di Gerusalemme. Si sta
creando una frattura tra gli alleati? I fatti mostrano il contrario.

https://www.pandoratv.it/larte-della-guerra-italia-israele-la-diplomazia-dei-caccia/


La destra religiosa e la lobby pro-Israele: gli architetti della guerra imperialista

Che cosa potremmo chiedere di più?


Intervista al prof. Roberto de Mattei sulla crisi della Chiesa         

Riportiamo la versione italiana di un’intervista della giornalista Maike Hichson al prof. Roberto de Mattei apparsa sul sito Onepeterfive dell’11 dicembre 2017 (https://onepeterfive.com/interview-roberto-de-mattei-discusses-the-escalating-church-crisis/).
MH: Molti cattolici in tutto il mondo speravano che i cardinali dei Dubiapubblicassero la loro pubblica correzione a papa Francesco per la sua esortazione post-sinodale, Amoris laetitia. Cosa direbbe a quei fedeli che sono delusi e perfino scoraggiati di fronte al silenzio dei principi della Chiesa? Con quali parole vorrebbe incoraggiarli a perseverare nella loro speranza e nella loro fede?
RdM: L’attuale crisi nella Chiesa non nasce con papa Francesco e non si concentra in una sola persona, ma risale al Concilio Vaticano II e, più indietro ancora, agli anni del modernismo. Oggi larga parte del collegio cardinalizio, del corpo episcopale e, in generale, del clero, è infetto di modernismo. I pochi cardinali, vescovi e sacerdoti che resistono devono tener conto di questa situazione e il nostro compito è di aiutarli. Ma soprattutto non bisogna immaginare che un singolo atto di qualcuno di essi, per esempio la correctio fraterna al Papa annunciata dal cardinale Burke possa, da solo, risolvere la crisi. È necessaria una convergenza e una sinergia di iniziative diverse, provenienti dal clero e dai laici, ognuno al proprio livello e secondo la propria possibilità. Il sensus fidei suggerisce ai cardinali, vescovi, religiosi, semplici laici come reagire, L’importanza della correctio filialis, sottoscritta da 250 studiosi, religiosi e laici, è stata proprio quella di esprimere questo sensus fidei. La reazione può essere diversa da paese a paese, da diocesi a diocesi, ma le sue caratteristiche sono sempre quelle della professione della verità e della denuncia degli errori che a questa verità si oppongono.

“Un personaggio difficile da capire”?

Cosa c’è dietro la riabilitazione di Giuda da parte di Francesco?




In difesa di Giuda, salvato dalla Misericordia di Cristo?


In tre diverse occasioni, Francesco ha elogiato Giuda pubblicamente, suggerendo che l’apostolo che ha tradito Nostro Signore Gesù Cristo è una personalità incompresa e che “la fine della sua storia” non è forse l’Inferno.
Non dovremmo sorprenderci, visto che in altre occasioni lo stesso Papa, assicurandoci che sta seguendo la tradizione di Giovanni Paolo II, propone che l’Inferno come luogo fisico non esiste nemmeno.

Il più recente tentativo di riabilitare Giuda lo si trova nel libro Padre Nostro, un’intervista concessa a don Marco Pozza. In un estratto pubblicato da Il Corriere della Sera il 23 novembre 2017 rivela la negazione di Francesco del tradizionale insegnamento cattolico che Giuda è stato condannato. Delle tre persone coinvolte nella Passione di Cristo - San Pietro, il buon ladrone e Giuda - Papa Bergoglio afferma che “quella che mi commuove di più è la vergogna di Giuda”.

Mai più etica cattolica


MONS. GALANTINO DISQUISISCE DI BIOETICA. PEZZO GROSSO COMMENTA. POI PONE ALCUNE QUESTIONI UN PO’ IMBARAZZANTI…


Mons. Galantino parla di bioetica alla Bocconi. Il collega Domenico Agasso lo intervista. E Pezzo Grosso, che di questi temi se ne intende, fa a fette il segretario generale dell’Ufficio Affari Anche Religiosi del PD (già Cei). Impietosamente. E contrappone al filosofeggiare del prelato (meno male che Bassetti c’è, e parla chiaro di DAT, alimentazione e idratazione ai malati, se no…) argomenti, citazioni, e domande; queste ultime poco misericordiose, e imbarazzanti.

Missing in scene

PRESEPI MODERNI
Piazza San Pietro: e Gesù dov'è?


Il tradizionale presepe in piazza san Pietro quest’anno si definisce “presepe della misericordia”, più precisamente è dedicato alle tradizionali sette opere di misericordia corporale. Realizzato dall’Abbazia Territoriale di Montevergine, dell’arcidiocesi di Benevento, è stato creato e donato a Francesco dalla bottega partenopea di Cantone e Costabile, due noti artisti di presepi napoletani che già avevano realizzato un altro presepe per piazza san Pietro. La rappresentazione, in stile settecentesco, con statue di altezza media di 2 metri, è posizionata sotto l’albero che arriva dalla Polonia e ha sollevato diversi commenti.
Il presepe, ha dichiarato l’autore Antonio Cantone, «non è un presepe lezioso, è particolare e fa riflettere. Non lascia indifferenti, ci sono delle provocazioni».

Chiesa per i poveri?


L'ERESIA PAUPERISTA        


L'eresia pauperista della neochiesa iniziò con Lercaro e Dossetti. La Chiesa di Cristo è solo dei poveri? è un’espressione ambigua che diventa eretica se per "poveri" s'intendono quelli che lo sono in senso puramente economico 
di Francesco Lamendola  


Siamo ormai talmente abituati a sentirci rintronare gli orecchi, dal papa Francesco e dai cardinali e vescovi progressisti, che la Chiesa di Cristo è la Chiesa dei poveri, che questa espressione ci sembra perfettamente logica e naturale, come potrebbe esserlo l’espressione che la Chiesa è cattolica, apostolica e romana; eppure si tratta di una espressione recente, conciliare e post-conciliare, e,quel che è peggio, di un’espressione ambigua, che diventa decisamente eretica se, per “poveri” si intendono quelli che lo sono in senso puramente economico. Gesù è venuto per i poveri, ha fondato la sua Chiesa per i poveri? Ma chi lo dice? E perché mai? Nella nostra grossolana ignoranza e ottusità pre-conciliare, noi credevamo di aver capito che Gesù è venuto sulla terra per amore degli uomini, di tutti gli uomini, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, economiche, dalla loro appartenenza razziale, eccetera; e che la Chiesa da lui fondata è uno strumento di salvezza per tutti gli uomini, liberi e schiavi, greci e giudei.

mercoledì 13 dicembre 2017

I “tempi della Donna”


Urgenza profetica delle apparizioni mariane (seconda parte)


E' stato detto, giustamente, che quelli dell’evo moderno sono i “tempi della Donna”, dove questa espressione si carica di tutta la significazione e semantica biblica vetero e neo-testamentaria in cui è presentata Maria quale nuova Eva accanto al nuovo Adamo, quale Madre-Sposa del Figlio, con Lui indissolubilmente unita e compartecipe dell’opera della salvezza del mondo.
La “Donna” a cui appartengono i nostri tempi è la “Donna genesiaca” (cf Gn 3,15) di cui fu da Dio profetizzata l’eclatante e trionfale vittoria sul serpente infernale; è la “Donna” prefigurata da tante eroine dell’Antico Testamento che ne adombrarono la personalità e la missione; è la “Donna” da cui è nato, nella pienezza dei tempi, il Cristo Signore («factus ex muliere»: Gal 4,4); è la “Donna” che, a Cana, con la sua potente azione mediatrice, affrettò l’“ora” della Redenzione; è la “Donna” che, «terribile come schiere a vessilli spiegati» (Ct 6,4), stava (« stabat ») presso la Croce del Figlio (Gv 19,25-27) e con Lui si co-immolava e si associava offrendo, con la Vittima divina, se stessa in riparazione del peccato del mondo (1); è, infine, il “Signum magnum” presentato da san Giovanni nell’Apocalisse, la “Donna” circonfusa di splendore, « vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle » (Ap 12,1), contro cui il drago rosso-fuoco si infuria e che cerca di distruggere, ma contro la quale nulla può perché è da quella “Donna” che verrà per lui l’umiliante sconfitta.

La ricerca della verità


DOBBIAMO SPERARE SOLO IN DIO           
   


Perché si deve sperare solo in Dio. Chi siamo in confronto all’opera di Dio. Dobbiamo tenere a bada la superbia di crederci migliori, l’orgoglio della nostra intelligenza se abbiamo capito più di altri non è stato merito nostro
di Francesco Lamendola  

 

Ho visto Dio da lungi e di sfuggita, come Mosè; l’ho veduto e sono rimasto muto, attonito d’ammirazione e di stupore: così scrisse un giorno Carl von Linné, il grande scienziato svedese del XVIII secolo, in un momento di abbandono mistico, fermando la penna dalle sue carte di biologo e alzando lo sguardo dell’anima a contemplare l’Assoluto. Ebbene, crediamo che nella vita di tutti i cercatori della verità arrivi un momento simile a quello descritto da Linneo: un momento in cui la verità parla da sola, senza bisogno di parole, e l’anima, per un istante, intravvede quel che aveva sempre cercato e inseguito, magari percorrendo i più lontani e misteriosi campi. Anche noi abbiamo cercato la verità, per tutta la vita, sin dalla prima adolescenza, quando, con l‘uso della ragione, lo splendore del mondo ci si è rivelato in tutta la sua potenza e ci ha impresso un sigillo indelebile: Tu sei mio, e d’ora in poi servirai me soltanto.

«Le cinque insidie della Chiesa»

 Le buone tagliatelle di Caffarra
«L’alternativa a una Chiesa senza dottrina non è una Chiesa pastorale, ma una Chiesa dell’arbitrio e schiava dello spirito del tempo: praxis sine theoria  coecus in via, dicevano i medioevali».
Basterebbero queste poche parole per fare di «Prediche corte, tagliatelle lunghe» un libro imperdibile, ma nelle 208 pagine del volume, pubblicato dalle Edizioni Studio Domenicano, c’è molto di più. C’è tutta la saggezza e tutta la fede dell’autore, il compianto cardinale Carlo Caffarra (1938 – 2017), che qui rivive attraverso una scelta dei suoi interventi da arcivescovo di Bologna, a cura di Lorenzo Bertocchi e Giorgio Carbone.
Da buon emiliano Caffarra amava le tagliatelle, e negli anni bolognesi certamente ebbe modo di gustarle. Ciò che invece il lettore gusta in queste pagine è la profondità del teologo che in modo semplice, da vero maestro e non da trombone, va dritto al cuore delle questioni.

Presto una Chiesa senza Dio..

Funerale senza prete, ecco la svolta del Vaticano

Funerale senza prete nella diocesi di Bolzano-Bressanone: parte il corso per i laici. Così la Chiesa sembra andare verso la "protestantizzazione"

Fare un funerale senza il prete? Presto sarà possibile. Nella diocesi di Bolzano-Bressanone, infatti, sta per iniziare un corso per formare alcuni cristiani laici affinché sostituiscano il clero nel celebrare i riti funebri.


All'origine del provvedimento c'è un dato strutturale che non interessa solo le Alpi: la crisi delle vocazioniSecondo un recente rapporto del segretario generale dell’Unione apostolica del clero - del resto - al mondo servirebbero circa 500 mila preti e un milione di diaconi in più. Il Sinodo sull'Amazzonia che Papa Francesco avrebbe programmato per l'ottobre del 2019 - poi - dovrebbe trasformare i diaconi permanenti di quei territori in "viri probati", cioè in "amministratori laici dei sacramenti". Il Vaticano - insomma - sta cercando di fare fronte a questa difficoltà mediante una serie di adattamenti per ora, tuttavia, solo ipotizzati. Modifiche che potrebbero rappresentare alla lunga una vera e propria svolta.

Uccidete il Vitello d'oro e arrostitelo!

Iconoclastie prenatalizie





Rieccoci qua come ogni anno a parlare di presepi buttati all'aria o rifatti con gommoni, o con relitti di barconi. Di preghiere cristiane revisionate da papi in odore di apostasia, di Celentani imbecilli ospitati da giornali di grido  con sciapi articoli formato-lenzuolo, per spiegarci che è giusto "ritoccare" la traduzione  del Pater Noster (che fine teologo!) perché altrimenti si "cade in tentazione";  di poveri Gesù riletti in chiave islamica, di chiese che si fanno non solo sempre più deserte, ma quelle moderne sul piano  architettonico vengono edificate  brutte che più brutte non si può (fatte a capsula spaziale, altre fatte a ciminiera, a fisarmonica,  altre ancora simili a igloo degli eschimesi ecc.).

Dominus judicium faciet de te

Salmo deprecatorio "in execrationem Bergollei"



Psalmus deprecatorius


Ui sedes super thronum Beatissimi Petri, * intende vocem execrationis meæ. 
Qui regis novam ecclesiam conciliarem, * audi deprecationem meam.
Qui te ipsum vocas Antistitem Urbis: * nec vis Vicarium Christi vocari.
Etenim vocaris Episcopum Romæ, * quia Pontificatus non est tibi.
Suffragium Patrum pessumdedisti * ut te eligerent in Papam.
Induere noluisti rochetum et mozettam, * et sandalis nigris quasi auriga laophori dilexisti. 
Saccum conductorium tecum ducis * cum ascendis per scalam in aeronave. 
Non est alius qui fidem conculcabit, * super omnes qui te decesserunt. 
Quoniam impietatem tuam manifestam fecisti mihi, * et hæresim tuam notam fecisti.
Non est Deus catholicus, * aut quis ego ut judicem?

E chi dunque sarà costui?

LA CODA DEL DIAVOLO


Dai loro frutti li riconoscerete è scritto nel Vangelo: quali sono i frutti dell'opera del diavolo? La perdita della fede, l'allontanamento degli uomini da Dio, la trasgressione della morale e l'indifferenza verso il peccato 
di Francesco Lamendola  



Il diavolo ha la coda, e di solito si vede. Può essere questione di un istante, ma si vede: sguscia fuori da sotto la veste e ci rivela la reale identità di colui che abbiamo davanti. Anche se i suoi discorsi sono apparentemente sensati, e, non di rado, perfino accattivanti; anche se, come direbbe Dante, la faccia sua era faccia d'uom giusto, / tanto benigna avea di fuor la pelle (Inf., XVII, 10-11) ed i suoi modi appaiono perfettamente urbani; e anche se le folle lo ascoltano, lo applaudono, lo benedicono al suo passaggio. È un attimo, e la coda compare da sotto la veste; oppure, per un istante, intravediamo il suo piede caprino. Un momento dopo, non si vede più nulla: la veste è in ordine, la scarpa non ha proprio niente di speciale. Dubitiamo perfino di esser caduti in una sorta di allucinazione, di aver visto quel che non c'era. Torniamo a guardare, con più attenzione: confusi, turbati, incerti di noi stessi. Ed ecco, un lampo nello sguardo di quella persona - oh, ma proprio un lampo; una cosa della durata di una frazione di secondo - e di nuovo torna la certezza, immediata, prepotente: costui è il diavolo; non solo: egli ha compreso che noi abbiamo capito; e ora ci sfida, beffardo, a dire o fare qualsiasi cosa. Tanto, par che dicano i sui occhi, canzonandoci, non ti crederà nessuno. Diranno che sei pazzo, che sei paranoico; diranno che sei superbo, pieno di ego, e ti credi autorizzato a puntare il dito contro di me, che tutti ammirano, che tutti rispettano, che tutti amano. Sì, perché le folle mi amano: lo vedi da te stesso, come pendono dalle mie labbra, come si bevono avidamente ogni mio gesto, come si contendono la gioia di ricevere un mio sorriso, un segno di attenzione da parte mia. Poi quel lampo maligno scompare, torna lo sguardo affabile, il sorriso che conquista; ritorniamo a vederlo come lo vedono loro, come lo vedono tutti. E, ancora una volta, dubitiamo. 

L'alternativa ad una Chiesa senza dottrina..


Il papa ha parlato. Ma i dubbi non sono spariti, e nemmeno il cardinale Caffarra
Sia l'una che l'altra cosa sono accadute quasi nello stesso giorno. Da un lato la pubblicazione sugli "Acta Apostolicae Sedis" di quella che si presenta come l'interpretazione ufficiale e definitiva del controverso capitolo ottavo di "Amoris laetitia", a favore della comunione ai divorziati risposati. Dall'altro l'uscita di un libro con omelie e testi di Carlo Caffarra, uno dei quattro cardinali che hanno sottoposto a papa Francesco i loro serissimi "dubia" proprio su quel capitolo.
Della prima di queste due pubblicazioni si è avuta notizia ai primi di dicembre, con  l'uscita dalla tipografia del nuovo volume degli "Acta" ufficiali della Santa Sede. Ma la decisione di stamparvi la lettera in cui il papa approva i criteri adottati dai vescovi della regione di Buenos Aires per l'applicazione del capitolo ottavo di "Amoris laetitia" risale a sei mesi prima, al 5 giugno.
Fu quello, infatti, il giorno in cui Francesco diede ordine al cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, di procedere alla pubblicazione ufficiale di entrambi quei documenti, la lettera del papa e il testo dei vescovi argentini, "velut Magisterium authenticum", come magistero autentico.