Ecumania forma perversa di ecumenismo e dialogo denunciata dal beato Newman
“I Padri mi fecero cattolico“: così il cardinale beato Newman lo dichiarava a Edward B. Pusey. Questi aveva criticato il culto cattolico a Maria, ritenendolo uno sviluppo anomalo della pietà cristiana e un grave ostacolo per l’intesa degli anglicani coi cattolici, e Newman nella nota lettera a Pusey risponderà: “Non mi vergogno di basarmi sui Padri, e non penso minimamente di allontanarmene. La storia dei loro tempi non è ancora per me un vecchio almanacco. I Padri mi fecero cattolico (The Fathers made me a Catholic), ed io non intendo buttare a terra la scala con la quale sono salito per entrare nella Chiesa“.
Stiamo entrando nella Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani che si svolge dal 18 al 25 gennaio, giorno della memoria della conversione di san Paolo, e riprendono anche i tamburi della stessa musica rimbombante, atta a far sentire quei cattolici – ancora troppo legati alla Verità – come dei veri cattivi insensibili al processo di riappacificazione in corso.
Un anno fa, cliccare qui, vi abbiamo proposto di approfondire le vere intenzioni della Chiesa nel promuovere questa Settimana di Preghiera, nulla a che vedere con quanto sta accadendo da anni, riportiamo questo passaggio saliente:
E’ chiaro, quindi, che la Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani aveva – e dovrebbe ancora avere – lo scopo: “per l’estirpazione delle eresie, per la conversione dei peccatori e per l’esaltazione di Santa Madre Chiesa…” e che le “presenti concessioni saranno valide anche in futuro, nonostante il parere contrario di chicchessia.…”
Quanto segue, invece, è tratto “a perpetua memoria” dal Breve Cum Catholicae Ecclesiae del 15 aprile 1916, di Benedetto XV:
“Poiché la verità della Chiesa cattolica risplende principalmente per la sua unità, nulla è più auspicabile che gli uomini strappati infelicemente dalle braccia di questa Madre ritornino finalmente a Lei, con pensieri e propositi corretti.
I Romani Pontefici Nostri Predecessori, particolarmente per quanto riguarda lo scisma d’Oriente non hanno mai cessato, in ogni tempo, sia con l’autorità dei Concili, sia con paterne esortazioni, sia anche indicendo preghiere, di adoperarsi con tutte le forze affinché quelle popolazioni Cristiane, così numerose e nobili, potessero professare con un cuore solo e un’anima sola l’antica fede dalla quale si sono miseramente separati. Pertanto abbiamo approvato con tanto fervore la preghiera che qui presentiamo e che si propone lo scopo che i popoli Cristiani d’Oriente costituiscano nuovamente un unico ovile con la Chiesa Romana e siano diretti da un unico Pastore.
Infine – conclude il Pontefice -, affinché in futuro nessuna variazione od errore possano intervenire nella preghiera sotto pubblicata, ordiniamo che un esemplare della stessa venga conservato nell’archivio dei Brevi Apostolici”. Segue la Preghiera per l’unione dei Cristiani d’Oriente alla Chiesa Romana, arricchita da tante indulgenze:
«O Signore, che avete unito le diverse nazioni nella confessione del Vostro Nome, Vi preghiamo per i popoli Cristiani dell’Oriente. Memori del posto eminente che hanno tenuto nella Vostra Chiesa, Vi supplichiamo d’ispirar loro il desiderio di riprenderlo, per formare con noi un solo ovile sotto la guida di un medesimo Pastore. Fate che essi insieme con noi si compenetrino degl’insegnamenti dei loro santi Dottori, che sono anche nostri Padri nella Fede. Preservateci da ogni fallo che potrebbe allontanarli da noi. Che lo spirito di concordia e di carità, che è indizio della Vostra presenza tra i fedeli, affretti il giorno in cui le nostre si uniscano alle loro preghiere, affinché ogni popolo ed ogni lingua riconosca e glorifichi il nostro Signore Gesù Cristo, Vostro Figlio. Così sia ».
Che fine ha fatto questa Preghiera che avrebbe dovuto essere DEFINITIVA anche in futuro contro il parere di “chicchessia”? Quale sia la situazione di oggi lo spiegava bene Benedetto XVI il 18 gennaio 2012: “…le divisioni restano, e riguardano anche varie questioni pratiche ed etiche, suscitando confusione e diffidenza…” Non bisogna dimenticare nell’ecumenismo che, l’unità visibile non c’è perché… c’è il peccato. Come diceva sant’Ireneo, dove ci sono i peccati e l’eresia c’è la moltitudine, ma non c’è l’unità. Di Ratzinger si legga anche qui: Dialogare perevangelizzare. Senza entrare in polemica sterile vogliamo ricordare quanto segue, tratto da un articolo del domenicano Padre Riccardo Barile:
“Ferma restando la necessità del dialogo ecumenico, è però importante rendersi conto che non è vero che tra cattolici e luterani ci unisce la fede e ci dividono solo delle interpretazioni teologiche. È vero invece che sui sacramenti, l’Eucarestia, l’approccio alle Scritture, il ministero sacerdotale, la Messa come sacrificio, la Madonna… è proprio la fede che ci divide.” (Fr. Riccardo Barile O.P. 8.11.2016 La Nuova Bussola Quotidiana)
San Cipriano, nel suo famoso e bellissimo testo sull’Unità della Chiesa, anticipa la gravità dell’eresia e degli scismi definendoli opera diabolica… Spiega come il Demonio:
“Ha inventato, cosi, le eresie e gli scismi per sovvertire la fede, per corrompere la verità, per spezzare l’unità. In questo modo, coloro che egli non può più tenere nel vicolo cieco dell’antico errore, li raggira e li inganna per una nuova via. Strappa gli uomini proprio dalla Chiesa e, mentre essi credono di essersi già accostati alla luce sfuggendo alla notte del mondo, li avvolge ancora in altre tenebre senza che essi se ne accorgano. Cosi costoro finiscono per chiamarsi cristiani senza però osservare la legge del Vangelo di Cristo; e mentre camminano nelle tenebre, pensano di stare nella luce.Tutto ciò è opera appunto dell’avversario, il quale attira con lusinghe nell’errore, e — come dice l’Apostolo (2 Corinzi 11,14) — si trasforma in angelo di luce, e spaccia i suoi ministri per ministri di giustizia: costoro chiamano giorno la notte, salvezza la morte, e insinuano la disperazione con l’appannaggio della speranza, e l’incredulità sotto il pretesto della fede, e dicono Cristo l’Anticristo, cosicché frustrano sottilmente la verità con menzogne verosimili. Ma ciò accade, fratelli carissimi, quando non ci si rifà all’origine della verità, quando non se ne ricerca il principio, quando non si osserva la dottrina del magistero celeste.” (san Cipriano da L’Unità della Chiesa, eresie, scismi)
«Prima del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica intendeva il ristabilimento dellʼunità dei cristiani unicamente in termini di ritorno dei nostri fratelli separati alla vera Chiesa di Cristo… da cui si erano disgraziatamente separati. Questa fu l’espressione che usò Pio XI nella sua enciclica “Mortalium animos” del 6 gennaio 1928. Il Concilio Vaticano II ne fece un cambiamento radicale (…). il vecchio concetto dell’ecumenismo del ritorno è stato rimpiazzato, oggi, da quello di “itinerario comune”, che dirige i cristiani verso il fine della comunione ecclesiale, compresa come unità nella “diversità riconciliata».
A dire queste parole altri non è che lui, il cardinale Walter Kasper, l’eretico per l’eccellenza dei nostri tempi bui, vedi qui, che come accade ai demoni durante un esorcismo, è costretto a dire la verità. Ciò che Kasper dice è verissimo, tuttavia è così cieco da non rendersi conto della gravità di ciò che ha espresso. Lui infatti ne parla come di un traguardo, di un successo, mentre non si rende conto (lo speriamo per lui che non vi sia il dolo) che le sue parole esprimono e mettono in luce l’opera del Demonio, alla quale egli stesso si sta prestando, e non solo lui purtroppo.
L’opera di Dio per la vera Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, sigillata dalla Preghiera e dalle parole di Benedetto XV “ affinché in futuro nessuna variazione od errore possano intervenire nella preghiera sotto pubblicata“…, per il cardinale Kasper sarebbe stato proprio il Vaticano II a mandarla all’aria, a cambiarla con un “cambiamento radicale“, a volere ben altro di quanto Dio aveva ispirato e consegnato alla Sua Chiesa mediante altri Pontefici: “il vecchio concetto dell’ecumenismo del ritorno è stato rimpiazzato”… chi rifiutasse questo stravolgimento, sarebbe oggi il vero nemico di “questa chiesa”.
Da un articolo del 28 marzo 2009, quando l’Osservatore Romano era ancora cattolico, leggiamo:
“Mi ricordo bene – scrive il cardinale Newman – come, entrato finalmente nella comunione cattolica, baciavo i volumi di sant’Atanasio e di san Basilio con delizia, con la percezione che in essi ritrovavo molto di più di quello che avevo perduto, e come dicevo a queste pagine inanimate, quasi parlando direttamente ai gloriosi santi che le hanno lasciate in eredità alla Chiesa: Ora, senza possibilità alcuna di errore, voi siete miei, e io sono vostro“.
Il 20 maggio 2009 ecco un’altro articolo su Newman nell’Osservatore Romano:
“Godo nel dire che a un gran male mi sono opposto fin dal principio. Per trenta, quaranta, cinquant’anni anni ho resistito, con tutte le mie forze, allo spirito del liberalismo religioso, e mai la Chiesa ebbe come oggi più urgentemente bisogno di oppositori contro di esso, mentre, ahimé, questo errore si stende come una rete su tutta la terra“.
“Il liberalismo religioso è la dottrina secondo la quale non esiste nessuna verità positiva in campo religioso, ma che qualsiasi credo è buono come qualunque altro; e questa è la dottrina che, di giorno in giorno, acquista consistenza e vigore. Questa posizione è incompatibile con ogni riconoscimento di una religione come vera. Esso insegna che tutte sono da tollerare, in quanto sono tutte materia di opinione. La religione rivelata non è verità, ma sentimento e gusto, non fatto obiettivo (…) Ogni individuo ha diritto a interpretarla a modo suo (…) Si può andare nelle chiese protestanti e in quelle cattoliche; si può ristorare lo spirito in ambedue e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare insieme in pensieri e affari spirituali, senza avere dottrina comune o vederne la necessità. Poiché la religione è un fatto personale e un bene esclusivamente privato, la dobbiamo ignorare nei rapporti reciproci“.
Newman aggiungeva nel 1879, molto preoccupato: “La bella struttura della società che è l’opera del cristianesimo, sta ripudiando il cristianesimo”; “Filosofi e politici vorrebbero surrogare anzitutto un’educazione universale, affatto secolare (… che) provvede le ampie verità etiche fondamentali di giustizia, benevolenza, veracità e simili”; sennonché – osserva Newman – un tale progetto è diretto “a rimuovere e ad escludere la religione”, specialmente quella cattolica.
Chi non riesce a scorgere, in tutto ciò, una profetica e rovinosa attualità, è evidente che egli stesso è stato già contagiato da questo “liberalismo di uguaglianza religiosa” che noi definiamo essere la perversa ECUMANIA del nostro tempo!
“Oggi si sta esattamente e largamente avverando e diffondendo la persuasione che le religioni siano equivalenti, che sia indifferente e non pertinente la questione della loro verità, che una confessione o una Chiesa si equivalgono. E che, in ogni caso, la religione appartiene esclusivamente all’ambito privato e personale, senza riflessi sociali. A non mancare di equivocità è talora lo stesso dialogo interreligioso: quando cioè dovesse attutire la coscienza che, alla fine, a importare è la religione vera. La confusione che al riguardo si sta creando, all’interno stesso di esperienze cristiane elitarie, e “profetiche”, come le chiamano, è mirabile e singolare, ma è assolutamente contraria al Vangelo e alla tradizione ecclesiale. Parlano del Popolo di Dio e ne annebbiano le certezze.” (mons. Inos Biffi – Osservatore Romano 20 maggio 2009)
Sono trascorsi nove anni da queste denunce e da questi appelli alla Verità, e la situazione è precipitata, è peggiorata tanto da aver dovuto assistere, nell’anno 2016-2017 alla glorificazione niente meno che di Lutero, tanto da dover imporre ai cattolici un certo senso di colpa e di vergogna, contro la Chiesa del passato, per averlo “ingiustamente scomunicato”…. Questa è l’ecumania diabolica che oggi guida la neo-chiesa in questo ecumenismo di cui parliamo e di cuore denunciamo, insieme al beato cardinale John Henry Newman.
Sul finire dei suoi anni, al nipotino che – in visita con la nonna Jemima, la sorella di Newman – contravvenendo alla raccomandazione di non fare domande, gli aveva chiesto: “Chi è più grande: un cardinale o un santo?”, l’anziano zio rispose: “Vedi, piccolo mio, un cardinale appartiene alla terra: è terrestre; un santo appartiene al cielo, è celeste“.
E sempre dall’Osservatore Romano del 29 ottobre 2009, riportiamo queste informazioni preziose, che oggi mai si sognerebbero – le Comunicazioni del Vaticano – di far conoscere:
La prima caratteristica è la passione per la verità. Sin dalla sua “prima conversione” (1816) Newman cercò la luce della verità e seguì questa “luce benevola” con grande fedeltà. Promosse il Movimento di Oxford (1833) per riportare la Chiesa d’Inghilterra alla libertà e alla verità delle origini. Si convertì al cattolicesimo proprio perché trovò in esso la pienezza della verità (1845). Nel suo lavoro su Lo sviluppo della dottrina cristiana scrisse: “Vi è una verità; vi è una sola verità; l’errore religioso è per sua natura immorale; i seguaci dell’errore, a meno che non ne siano consapevoli, sono colpevoli di esserne sostenitori; si deve temere l’errore; la ricerca della verità non deve essere appagamento di curiosità; l’acquisizione della verità non assomiglia in nulla all’eccitazione per una scoperta; il nostro spirito è sottomesso alla verità, non le è, quindi, superiore ed è tenuto non tanto a dissertare su di essa, ma a venerarla (…) Questo è il principio dogmatico, che è principio di forza“.
Newman fu dominato dalla persuasione che la Verità esiste ed è “una sola”, o la Chiesa Cattolica dice e possiede questa Verità, oppure non esiste e tutti siamo stati ingannati. Solo dalla ricerca di questa verità fluisce il vero dialogo, che solo la verità ci fa autentici e liberi e ci apre la strada verso la realizzazione di noi stessi. Senza la Verità il dialogo che si pretende avanzare è FALSO, è difettato, inizia da una menzogna e finisce nel baratro delle utopie ingannatrici.
Quanto alla formazione dei fedeli laici, che gli stava molto a cuore, Newman scrisse: “Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nel parlare, non litigioso, ma fatto di uomini che conoscono la loro religione, che vi entrano dentro, che sanno benissimo dove si trovano, che sanno quello che possiedono e quello che non possiedono, che conoscono la propria fede così bene che sono in grado di spiegarla, che ne conoscono la storia tanto a fondo da poterla difendere. Voglio un laicato intelligente e ben istruito (…) Desidero che allarghiate le vostre conoscenze, coltiviate la ragione, siate in grado di percepire il rapporto fra Verità e verità, che impariate a vedere le cose come stanno, come la fede e la ragione si relazionino fra di loro, quali siano i fondamenti e i principi del cattolicesimo (…) Sono sicuro che non diventerete meno cattolici familiarizzandovi con questi argomenti, purché manteniate viva la convinzione che lassù c’è Dio, e ricordiate che avete un’anima che sarà giudicata e dovrà essere salvata“.
In una lettera del 14 maggio 1979, indirizzata all’arcivescovo di Birmingham in occasione del centenario del cardinalato di Newman, Giovanni Paolo II scrisse: “Lo stesso Newman, con visione quasi profetica, era convinto che egli stava lavorando e soffrendo per la difesa e la promozione della causa della religione e della Chiesa non solo nel periodo a lui contemporaneo ma anche per quello futuro. La sua influenza ispiratrice di grande maestro della fede e di guida spirituale viene percepita sempre più chiaramente proprio nei nostri giorni“.
Trent’anni dopo la conversione, Newman confidò: “Dal 1845 non ho mai esitato, neppure per un solo istante, nella convinzione che fosse mio preciso dovere entrare, come allora ho fatto, in questa Chiesa cattolica che, nella mia propria coscienza, ho sentito essere divina“. E quando si sussurrava che, deluso del trattamento che gli era riservato nella Chiesa Cattolica, avesse intenzione di ritornare alla Chiesa anglicana, egli smentì con indignazione quelle voci: “Non ho mai vacillato un istante nella mia fiducia nella Chiesa Cattolica, da quando sono stato accolto nel suo grembo. Sarei un perfetto imbecille – per usare un termine moderato – se nella mia vecchiaia abbandonassi “la terra dove scorrono latte e miele”, per la città della confusione e la casa della servitù“.
In altro spazio parleremo della famosa discussione della e sulla Coscienza, il testo di Newman oggi fortemente abusato, storpiato e strumentalizzato…
“Desidero che continuiate a dirigere (la Casa di Birmingham)”, gli scrisse Leone XIII, e parlò a lungo di questo“: quella di Papa Leone non è solo benevola concessione per evitare a un uomo di veneranda età le comprensibili difficoltà di un trasferimento a Roma e i possibili inconvenienti derivanti dal lasciare la congregazione da lui fondata; è la testimonianza che il Papa aveva perfettamente colto ciò che l’Oratorio significava per Newman, il quale gli aveva detto: “Da trent’anni sono vissuto nell’Oratorio, nella pace e nella felicità. Vorrei pregare Vostra Santità di non togliermi a san Filippo, mio padre e patrono, e di lasciarmi morire là dove sono vissuto così a lungo“… fervida espressione di amore per la propria vocazione veramente cattolica.
Ciò che abbiamo imparato da Newman e che possiamo ancora imparare è il come “delle volte il nemico si trasforma in amico, a volte viene spogliato della sua virulenza e aggressività, a volte cade a pezzi da solo, a volte infierisce quanto basta, a nostro vantaggio, poi scompare. Normalmente la Chiesa non deve far altro che continuare a fare ciò che deve fare, nella fiducia e nella pace, nella dottrina dei Padri e nella Verità, nella Tradizione e nei Sacramenti, stare tranquilla e attendere la salvezza di Dio.”
- Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.
«Adesso credete? Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv.16,31-33)
Laudetur Jesus Christus
https://cooperatores-veritatis.org/2018/01/10/ecumania-forma-perversa-di-ecumenismo-e-dialogo-denunciata-dal-beato-newman/Ecumenismo senza Dio che vuole la massoneria
Da Marco Luscia
L’importante è amare oltre ogni differenza. Amare e basta nel rispetto di tutto e di tutti, aboliamo i confini tra le confessioni religiose, in quanto opinabilissimi prodotti umani.
Ho accettato la provocazione per vedere dove portano le idee, per cercar di capire se sia lecito ancora parlare di verità senza essere tacciati di fondamentalismo. In tempo di ecumenismo spinto, di “beatificazione” di Martin Lutero, di apertura all’ateismo e di rifiuto di ogni dogma in quanto elemento che divide, proviamo a far nostra questa tesi. L’importante è amare.
In ambito cristiano dovrà essere ovviamente il cattolicesimo, in quanto super istituzionalizzato, a fare passi in dietro, privandosi di tutte ” le costruzioni più o meno biblicamente fondate, frutto del tempo e delle interpretazioni”. La pensa così un tal “Grillo parlante”, teologo, convinto sostenitore della infondatezza dottrinale della transustanziazione. Via allora la presenza reale di Cristo nelle specie del pane e del vino; non è possibile mostrare la sostanza, filosoficamente parlando. Via ovviamente i sacramenti come strumenti di salvezza, via il ruolo del Papa, via il ruolo della dottrina ecclesiastica e del magistero, via la metafisica, resti solo la scrittura interpretata liberamente.
I gravami cattolici, infatti, così come tutta la sterile dogmatica sono divisivi, prodotto umano, quindi non certo, quindi relativo, quindi sacrificabile in nome dell’incontro.
Ma attenzione, una volta superate le divisioni in ambito cristiano, restano i confini tracciati dalle altre religioni.
Cristo non è compatibile con la reincarnazione, e neppure con la società divisa in caste, con i milioni di intoccabili e neppure con il karma.
Ancora. Nel rispetto dell’ebraismo dovremo evitate di chiamare Gesù con il titolo di Messia, vero uomo e vero Dio.
Per il vero certi ambienti cattolici progressisti da tempo hanno abbandonato l’idea del miracolo, del soprannaturale, dell’uomo Dio, giudicandoli incompatibili con la scienza.
Cristo, inoltre, non è in sintonia con l’idea del Dio musulmano, infatti, per l’Islam Gesù non può essere il figlio Dio. Per non dire della trinità che in ottica islamica finisce per essere confusa con il triteismo, cioè con il politeismo. Inoltre l’Islam non ha dogmi e classe sacerdotale, fatta esclusione per gli sciiti, che un loro ” clero” lo hanno.
Via dunque Cristo e ovviamente la Chiesa. In questo modo avremo abbattuto le barriere tra le grandi religioni mondiali.
A questo punto non resterà che l’idea di Dio, diversissima tra noi e “gli orientali”. Da una parte un’essere personale, dall’altra “un’energia” sempre nuova che permea il cosmo.
Meno aggressiva, quest’ultima idea d’energia positiva, più in sintonia con l’individualismo contemporaneo; priva di connotati morali, accogliente, sufficientemente vaga da potere essere accolta anche dagli atei.
Eccola la super religione senza dogmi, senza morale, senza confini, tanto simile al sogno massone di un mondo pacificato in nome della ragione e del vago spiritualismo.
Facciamo ora un passo indietro; torniamo a Cristo. Cosa ha fatto Gesù, ha forse egli “rotto” con una parte dell’ebraismo? Direi di si; due punti soltanto, a legge”, come presenza del Regno; “il regno di Dio è qui”, “Io illa ridefinizione del Sabato, Gesù si è posto come Signore del Sabato e ha posto se stesso oltre Mosè, ponendosi come “nuovo Signore del sabato, egli ha detto: ” io e il Padre mio siamo una cosa sola”, devo continuare?
Gesù dunque ha diviso, ha indicato una precisa direzione, ha posto in essere l’istituzione. Quella che noi riteniamo di dover abbattere. Tutto ciò che è venuto dopo di lui è umanamente relativo, ma non eliminabile, relativo non significa falso. Gli “interpreti umani di Cristo,” la prima tradizione, che nasce da loro prima dei Vangeli, ha fondato il proprio agire convinta di essere assistita dallo Spirito Santo; divisivo anche lui?
Cogliere l’essenziale nella storia della teologia e della Chiesa non significa sbarazzarsi del dogma e dei principi fondanti la Chiesa cattolica.
Il dialogo vero e fecondo non può e non deve fondarsi sulla rinuncia a se stessi, anzi, il dialogo fiorisce dove le identità restano tali.
Nel confronto ciascuno può purificare il proprio essere, crescere. Dal confronto con il mondo pagano e con l’ellenismo, il cattolicesimo ha tratto fecondi strumenti per meglio comprendersi.
Questa dovrebbe essere la via del vero ecumenismo. Quando si rimuovano le differenze che non possono essere rimosse, si danneggiano tutte le religioni. Gesù non accolse tutto l’Ebraismo, tanto per cominciare criticò la centralità del Tempio, l’ossessione della legge nominalisticamente intesa…
Altrimenti, come credo di aver dimostrato, in nome del rigoroso rispetto dovremmo giungere a non parlare più di Dio, sostituito dal termine amore. Ma quale amore? Lo spirito, l’ amore, senza la “carne delle istituzioni, senza la carne dei dogmi, senza la carne dei sacramenti”, cosa diventa? Un ecumenismo senza Dio, una lotta per il potere dentro quelle istituzioni che in nome dello spirito si vorrebbero negare.
(fonte Libertà e Persona)
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