ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 6 gennaio 2018

La adulteración de la religión

DALLA NEO-CHIESA

Extractos del Apocalipsis de  Beato de Liébana en torno al año778 (Beato de Liébana, Obras Completas, Comentario al Apocalipsis de San Juan, Ed. BAC, Madrid, 1995, p.485)
“… ahora se ve  a los enemigos dentro de  la Iglesia, (…) en otro tiempo  hubiera sido una blasfemia decir que están dentro de  la Iglesia y que son ellos los que la persiguen ”.
“La serpiente dio su poder a la Bestia, que cuenta con falsos hermanos en la Iglesia, los cuales  parecen ser parte de ella, pero son sus enemigos. Por medio de  ellos el diablo hace sus maquinaciones contra aquéllos que sí pertenecen a la Iglesia a los que  pretende seducir (…), fingiendo santidad parecen ser parte de la Iglesia, pero pertenecen en realidad al diablo que  inventó este ardid con el fin de lograr  imponerse en  nombre de la religión a las personas religiosas. (…) Él Logra que permanezcan dentro de  la Iglesia los que, disfrazados de ovejas,  parecen virtuosos pero en su interior son lobos rapaces. Por eso  no son descubiertos como lo son otros hombres francamente malos, ellos tienen la apariencia de santidad;  participan en su misma maquinación,  el diablo los tiene dentro de la iglesia, en medio de la multitud, revestidos de una santidad aparente (ibid.p.487).
“Se ha dicho muchas veces que se les acusaba injustamente  porque no se alzaban  abiertamente contra la Iglesia con  la que dicen estar  unidos, y se llaman hijos de Dios, pero que no cesan de poner asechanzas a los verdaderos hijos de Dios,  no profieren  imprecaciones abiertamente contra la Iglesia, y sin embargo  son parte del misterio de la iniquidad, bajo capa de  santidad. Sin embargo, cuando llegue el tiempo en que el Anticristo se  haga presente, cuándo  ocurra  la dispersión, es decir, cuando la desintegración de la Iglesia sea  claramente visible,  cuando se manifieste  al mundo el hombre de pecado, sólo entonces se entenderá, se  descubrirá,  se comprenderá y se sabrá  quiénes eran los que  antes estaban bajo el disfraz de la religión , ocultando sus imprecaciones contra  Dios, pero  en la hora actual hablan como la Iglesia Católica (ibid.p.489).
“… es el mismo el Anticristo que  reina ahora de una manera sutil en la Iglesia por medio de los falsos sacerdotes, quien entonces destruirá la Iglesia, ya sin disfrazarse  “(ibid.p.507).
” El mar es el mundo intrínsecamente malo; la tierra son los obispos, los sacerdotes y la falsa religión que con pretexto de santidad parece funcionar en silencio, sin aspavientos, haciéndose pasar por ministros de la Iglesia pero que no lo son en absoluto … “(ibid.p.403).
“… se hace  pasar por cordero,  para mejor inocular,  a escondidas, el veneno de la serpiente. Ahora finge ser  un cordero, pero lo hace  para devorar con más seguridad a los  corderos. Habla de Dios,  pero intenta alejar del camino de la verdad a quienes buscan sinceramente  Dios. Por eso, nuestro Señor advirtió a Su Iglesia, diciendo : “Guardaos de los falsos profetas, que vienen a vosotros con vestidos de ovejas, pero por dentro son lobos rapaces ( Mat.7, 15) “(ibid.p.495).
Comentario: Resumen. Los dogmas, conservados en las palabras, serán vaciados de contenido y rellenados de sustancia idolátrica. El Atrio y las Naves han sido conculcados. Pero el Tabernáculo o Sancta Sanctorum estará preservado en el desierto; es decir en el resto fiel perseguido.
” La caña es la medida de la fe.  Nadie puede adorar ante el altar sagrado, sino el que  hace confesión de  la Fe.  Porque  no todos los que están ante él adoran,  ya que está escrito: EL ATRIO EXTERIOR DEL TEMPLO NO FORMA PARTE DE ÉL, HA SIDO DEJADO A LOS GENTILES . El atrio parece que pertenece al Templo, pero no es parte del “Santo de los Santos”. Allí están  los que parecen ser parte de la Iglesia pero no lo son en absoluto.Se llama atrio, al patio, espacio vacío entre los muros. A ellos, por ser inútiles, se les expulsa de la Iglesia. PORQUE EL ATRIO HA SIDO DEJADO A LAS NACIONES Y ELLAS PISOTEARÁN LA CIUDAD SANTA DURANTE   CUARENTA Y DOS MESES. Quienes han sido excluídos así como todos los demás, es decir, los malvados de este mundo  pisotearán a la Iglesia. “(Comentario sobre Apocalipsis, Obras completas p. 453).
Comentario a Apocalipsis 13,11 y ss. Resumen:  la principal labor que llevará a cabo esta Segunda Bestia será la adulteración de la religión.
“OTRA BESTIA SALIÓ DE LA TIERRA.  Salir de la tierra  significa estar llena de sí mismo y de la gloria terrenal. La Bestia del mar es la misma que la  Bestia de la tierra. La palabra Otra  se refiere a la misión, pero es la misma bestia.  La mar hace unas cosas, la tierra otras.  El mar se agita, la tierra es tranquila. Por mar se sobreentiende la multitud claramente  mala, por  tierra, los obispos, los  sacerdotes y la falsa religión que, bajo  apariencia de santidad, no hacen ruido en  el mundo, pero trabajan en silencio simulando ser  la Iglesia sin serlo … “ (Comentario sobre el Apocalipsis, Obras completas, p. 
     0493)

Quei funerali "gay" da non celebrare

Alex Ferrari e Luca Bortolaso
Alex Ferrari e Luca Bortolaso, coppia omosessuale, sono morti qualche giorno fa in una villetta in montagna, uccisi dal monossido di carbonio. Avevano entrambi 21 anni. I funerali in forma congiunta si sono svolti ieri presso la chiesa di San Giovanni Battista in località Arzignano (Vicenza). Il giorno prima del funerale il parroco Don Roberto Castegnaro ha commentato: «Vivremo la triste giornata di domani come il saluto a due ragazzi giovani morti in montagna. Non ho conosciuto Luca e Alex, sono qui da poco e ho cinque parrocchie da gestire. Ho accettato di tenere la funzione e solo dopo ho saputo che si trattasse di una coppia omosessuale, ma per me non cambia nulla. Ripeto, è il dramma di due esistenze spezzate troppo presto e dovrò impegnarmi per diffondere il messaggio di fede in un momento così tragico».
Ha fatto bene il parroco a celebrare il funerale di entrambi e pure congiuntamente? Pare proprio di no a dar retta al Codice di diritto canonico che ad oggi – a quanto ci risulta – dovrebbe ancora disciplinare le condotte anche dei sacerdoti. Infatti il Canone 1184 § 1 n. 3 così recita: «Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: […] gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli». Per quale motivo la Chiesa ha preso questa decisione così anti-buonista? Il canonista Luigi Chiappetta commenta: «Le esequie ecclesiastiche, come ogni azione liturgica (can. 837), sono segno ed espressione di comunione ecclesiale. Non possono pertanto essere concesse a coloro che vivono fuori di questa comunione».

Sarebbe poi un gesto contrario alle (presunte) volontà di coloro i quali con le loro condotte hanno detto un “No” radicale alla Chiesa. Perché chiamare in causa un’autorità morale espressamente rifiutata dai peccatori manifesti? Non sarebbe contraddittorio e persino non rispettoso delle scelte dei pubblici peccatori?
Applichiamo il contenuto del canone al caso dei due giovani morti in montagna. Gli sfortunati Alex e Luca non erano amici eterosessuali, ma per loro stessa ammissione, certificata sulle loro pagine Facebook, erano una coppia omosessuale e le condotte omosessuali sono peccato, anche se tale giudizio alle orecchie di molte anime belle e cattoliche può risultare oggi urticante. Per essere esclusi dalle esequie però il Canone prevede non la semplice qualifica di “peccatori”, altrimenti i funerali si azzererebbero, ma la qualifica di “peccatori manifesti”.

Alex e Luca lo erano? Don Roberto lo esclude: «C’è rispetto per quella che è stata la loro relazione, non li consideriamo di certo pubblici peccatori. La Chiesa condanna l’omosessualità esibita, io non ho conosciuto direttamente nessuno dei due, ma non mi sembra fosse questo il caso». Questo è errato perché in entrambe le pagine Facebook di Alex e Luca la loro relazione omosessuale è resa pubblica: la foto principale di entrambi i profili li vede baciarsi e in molte altre foto vengono ripresi in atteggiamenti intimi; nella pagina di Luca si legge che è «fidanzato ufficiale con Alex Ferrari», le decine di commenti danno per fatto notorio che la loro era una relazione omosessuale e in data 13 luglio 2016 Luca aveva scritto all’indirizzo di Alex: «La verità è che ho sempre avuto paura, fin da quando ti ho conosciuto, perché sapevo che saresti stata una di quelle persone che avrei sempre avuto paura di perdere (…). Le cose belle mi fanno sempre paura. Perché non voglio che finiscano mai, non voglio che io e te finiamo divisi, separati, insomma non ti voglio perdere». Più pubblico di così è difficile immaginare.
Si potrebbe obiettare: forse i due diedero segno di pentimento prima di moriree quindi via libera ai funerali. La Chiesa per giudicarlo non può appellarsi a supposizioni astratte, ma deve avere prove concrete. Ora i due pare che siano morti nello stesso letto e comunque sotto lo stesso tetto di quella villetta in cui avevano deciso di passare il Capodanno da “fidanzatini”. Difficile supporre quindi un pentimento. Infatti il pentimento comporta anche il rifiuto di continuare la relazione omosessuale e qui addirittura – per bocca e decisione dello stesso parroco – si celebra la loro unione omosessuale, segno evidente che pentimento non c’è stato. Infatti da una parte don Roberto ha dichiarato: «C’è rispetto per quella che è stata la loro relazione». E in aggiunta ha deciso di celebrare congiuntamente i funerali, proprio come se a morire fossero stati marito e moglie. Una volontà esplicita di incensare la relazione omosessuale. A margine, ma non troppo: si deve rispettare la dignità della persona, di qualsiasi persona, non si deve giudicare la responsabilità morale soggettiva, ma non si può rispettare una relazione omosessuale perché intrinsecamente disordinata.
Ma anche nel caso in cui ci fosse stato pentimento, le esequie, per i pubblici peccatori, devono essere escluse perché il loro peccato pubblico ha causato un altrettanto pubblico scandalo. Poco importa che molti si sono abituati all’omosessualità, anzi: la celebrazione delle esequie incoraggerebbe quegli stessi molti a ritenere l’omosessualità cosa buona e giusta: «Se è accettata anche dalla Chiesa che male c’è?». La Congregazione per la dottrina della Fede in una circolare del 29 maggio 1973 però aggiungeva: «Lo scandalo dei fedeli e della comunità potrà tuttavia essere attenuato o evitato nella misura in cui i pastori sapranno illustrare in modo conveniente il significato delle esequie cristiane, in cui molti vedono un ricorso alla misericordia di Dio e una testimonianza di fede della comunità nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà».
Il parroco non sapeva che pesci pigliare in questa situazione? Se diceva di no alle esequie sarebbe stato bollato come omofobo? A parte il fatto che seguire Cristo comporta sempre piccoli o grandi martiri, il Codice di diritto canonico arriva in soccorso anche dei dubbiosi: «Presentandosi qualche dubbio, si consulti l'Ordinario del luogo, al cui giudizio bisogna stare» (can. 1184, § 2). Il vescovo è stato consultato?
Ovviamente la stampa laica esulta dato che abbiamo ancora una volta un imprimatur ecclesiastico all’omosessualità, un uso strumentale del sacro per fini, a dir poco, profani, a dir molto, contrari a dottrina. C’è chi addirittura vede la celebrazione come un preludio alla futura e sperabile celebrazione cattolica dei “matrimoni” gay. Vito Mancuso su Repubblica naturalmente tira in ballo Papa Francesco: «Prima di lui infatti, quando più che di “misericordia” si preferiva parlare di “valori non negoziabili”, l’apertura del parroco sarebbe stata molto più difficile, e ancor più l’approvazione di essa da parte del vescovo diocesano. Ma grazie a papa Francesco la Chiesa impara che di “non negoziabile” c’è solo l’amore e la generosa umanità che da esso consegue, impara che le persone sono molto più importanti delle norme canoniche».

E poi aggiunge in modo significativo: «Sono importantissimi i riti, perché lì non si ragiona e non si giudica, solo ci si unisce a chi soffre, generando da questa comunione una specie di balsamo che consola almeno un po’ chi non è consolabile». Mancuso descrive una teologia della liturgia irrazionale («non si ragiona») e meramente sentimentale.
Ovvio che sostenere che erano da evitarsi le esequie religiose per la coppia omosessuale appare impietoso, crudele e farisaico. Ma negare le esequie non significa abbandonare spietatamente il peccatore pubblico al suo destino eterno. Ci sono altri modi per esercitare la misericordia più adatti al caso. Se teniamo davvero alla salvezza eterna di quei due ragazzi, morti forse in peccato mortale, occorre pregare per loro, fare sacrifici e far dire messe in loro suffragio (il Codice vieta solo messe esequiali). Chi, tra coloro che esultano per le esequie di questa coppia omosessuale e quindi vuole apparire cattolicissimo perché ha capito il vero spirito evangelico della carità, lo farà?
Alex Ferrari e Luca Bortolaso, coppia omosessuale, sono morti qualche giorno fa in una villetta in montagna, uccisi dal monossido di carbonio. Avevano entrambi 21 anni. I funerali in forma congiunta si sono svolti ieri presso la chiesa di San Giovanni Battista in località Arzignano (Vicenza). Il giorno prima del funerale il parroco Don Roberto Castegnaro ha commentato: «Vivremo la triste giornata di domani come il saluto a due ragazzi giovani morti in montagna. Non ho conosciuto Luca e Alex, sono qui da poco e ho cinque parrocchie da gestire. Ho accettato di tenere la funzione e solo dopo ho saputo che si trattasse di una coppia omosessuale, ma per me non cambia nulla. Ripeto, è il dramma di due esistenze spezzate troppo presto e dovrò impegnarmi per diffondere il messaggio di fede in un momento così tragico».

Ha fatto bene il parroco a celebrare il funerale di entrambi e pure congiuntamente? Pare proprio di no a dar retta al Codice di diritto canonico che ad oggi – a quanto ci risulta – dovrebbe ancora disciplinare le condotte anche dei sacerdoti. Infatti il Canone 1184 § 1 n. 3 così recita: «Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: […] gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli». Per quale motivo la Chiesa ha preso questa decisione così anti-buonista? Il canonista Luigi Chiappetta commenta: «Le esequie ecclesiastiche, come ogni azione liturgica (can. 837), sono segno ed espressione di comunione ecclesiale. Non possono pertanto essere concesse a coloro che vivono fuori di questa comunione».

Sarebbe poi un gesto contrario alle (presunte) volontà di coloro i quali con le loro condotte hanno detto un “No” radicale alla Chiesa. Perché chiamare in causa un’autorità morale espressamente rifiutata dai peccatori manifesti? Non sarebbe contraddittorio e persino non rispettoso delle scelte dei pubblici peccatori?

Applichiamo il contenuto del canone al caso dei due giovani morti in montagna. Gli sfortunati Alex e Luca non erano amici eterosessuali, ma per loro stessa ammissione, certificata sulle loro pagine Facebook, erano una coppia omosessuale e le condotte omosessuali sono peccato, anche se tale giudizio alle orecchie di molte anime belle e cattoliche può risultare oggi urticante. Per essere esclusi dalle esequie però il Canone prevede non la semplice qualifica di “peccatori”, altrimenti i funerali si azzererebbero, ma la qualifica di “peccatori manifesti”.

Alex e Luca lo erano? Don Roberto lo esclude: «C’è rispetto per quella che è stata la loro relazione, non li consideriamo di certo pubblici peccatori. La Chiesa condanna l’omosessualità esibita, io non ho conosciuto direttamente nessuno dei due, ma non mi sembra fosse questo il caso». Questo è errato perché in entrambe le pagine Facebook di Alex e Luca la loro relazione omosessuale è resa pubblica: la foto principale di entrambi i profili li vede baciarsi e in molte altre foto vengono ripresi in atteggiamenti intimi; nella pagina di Luca si legge che è «fidanzato ufficiale con Alex Ferrari», le decine di commenti danno per fatto notorio che la loro era una relazione omosessuale e in data 13 luglio 2016 Luca aveva scritto all’indirizzo di Alex: «La verità è che ho sempre avuto paura, fin da quando ti ho conosciuto, perché sapevo che saresti stata una di quelle persone che avrei sempre avuto paura di perdere (…). Le cose belle mi fanno sempre paura. Perché non voglio che finiscano mai, non voglio che io e te finiamo divisi, separati, insomma non ti voglio perdere». Più pubblico di così è difficile immaginare.

Si potrebbe obiettare: forse i due diedero segno di pentimento prima di morire e quindi via libera ai funerali. La Chiesa per giudicarlo non può appellarsi a supposizioni astratte, ma deve avere prove concrete. Ora i due pare che siano morti nello stesso letto e comunque sotto lo stesso tetto di quella villetta in cui avevano deciso di passare il Capodanno da “fidanzatini”. Difficile supporre quindi un pentimento. Infatti il pentimento comporta anche il rifiuto di continuare la relazione omosessuale e qui addirittura – per bocca e decisione dello stesso parroco – si celebra la loro unione omosessuale, segno evidente che pentimento non c’è stato. Infatti da una parte don Roberto ha dichiarato: «C’è rispetto per quella che è stata la loro relazione». E in aggiunta ha deciso di celebrare congiuntamente i funerali, proprio come se a morire fossero stati marito e moglie. Una volontà esplicita di incensare la relazione omosessuale. A margine, ma non troppo: si deve rispettare la dignità della persona, di qualsiasi persona, non si deve giudicare la responsabilità morale soggettiva, ma non si può rispettare una relazione omosessuale perché intrinsecamente disordinata.

Ma anche nel caso in cui ci fosse stato pentimento, le esequie, per i pubblici peccatori, devono essere escluse perché il loro peccato pubblico ha causato un altrettanto pubblico scandalo. Poco importa che molti si sono abituati all’omosessualità, anzi: la celebrazione delle esequie incoraggerebbe quegli stessi molti a ritenere l’omosessualità cosa buona e giusta: «Se è accettata anche dalla Chiesa che male c’è?». La Congregazione per la dottrina della Fede in una circolare del 29 maggio 1973 però aggiungeva: «Lo scandalo dei fedeli e della comunità potrà tuttavia essere attenuato o evitato nella misura in cui i pastori sapranno illustrare in modo conveniente il significato delle esequie cristiane, in cui molti vedono un ricorso alla misericordia di Dio e una testimonianza di fede della comunità nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà».

Il parroco non sapeva che pesci pigliare in questa situazione? Se diceva di no alle esequie sarebbe stato bollato come omofobo? A parte il fatto che seguire Cristo comporta sempre piccoli o grandi martiri, il Codice di diritto canonico arriva in soccorso anche dei dubbiosi: «Presentandosi qualche dubbio, si consulti l'Ordinario del luogo, al cui giudizio bisogna stare» (can. 1184, § 2). Il vescovo è stato consultato?

Ovviamente la stampa laica esulta dato che abbiamo ancora una volta un imprimatur ecclesiastico all’omosessualità, un uso strumentale del sacro per fini, a dir poco, profani, a dir molto, contrari a dottrina. C’è chi addirittura vede la celebrazione come un preludio alla futura e sperabile celebrazione cattolica dei “matrimoni” gay. Vito Mancuso su Repubblica naturalmente tira in ballo Papa Francesco: «Prima di lui infatti, quando più che di “misericordia” si preferiva parlare di “valori non negoziabili”, l’apertura del parroco sarebbe stata molto più difficile, e ancor più l’approvazione di essa da parte del vescovo diocesano. Ma grazie a papa Francesco la Chiesa impara che di “non negoziabile” c’è solo l’amore e la generosa umanità che da esso consegue, impara che le persone sono molto più importanti delle norme canoniche».

E poi aggiunge in modo significativo: «Sono importantissimi i riti, perché lì non si ragiona e non si giudica, solo ci si unisce a chi soffre, generando da questa comunione una specie di balsamo che consola almeno un po’ chi non è consolabile». Mancuso descrive una teologia della liturgia irrazionale («non si ragiona») e meramente sentimentale.

Ovvio che sostenere che erano da evitarsi le esequie religiose per la coppia omosessuale appare impietoso, crudele e farisaico. Ma negare le esequie non significa abbandonare spietatamente il peccatore pubblico al suo destino eterno. Ci sono altri modi per esercitare la misericordia più adatti al caso. Se teniamo davvero alla salvezza eterna di quei due ragazzi, morti forse in peccato mortale, occorre pregare per loro, fare sacrifici e far dire messe in loro suffragio (il Codice vieta solo messe esequiali). Chi, tra coloro che esultano per le esequie di questa coppia omosessuale e quindi vuole apparire cattolicissimo perché ha capito il vero spirito evangelico della carità, lo farà?

Tommaso Scandroglio

http://www.lanuovabq.it/it/quei-funerali-gay-da-non-celebrare

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