ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 13 febbraio 2018

Cantano già vittoria..

MA HANNO FATTO MALE I CONTI



La buona battaglia: "Vogliamo restare europei e vogliamo restar cattolici". I signori del Nuovo Ordine Mondiale e della neochiesa del "falso papa" si fregano le mani e già cominciano a brindare? Ma hanno fatto male i loro conti 
di Francesco Lamendola  

  

Credono di avere ormai vinto; e cantano già vittoria. Le voci che si oppongono al Nuovo Ordine Mondiale sono sempre più rare e sempre più fievoli: si stanno spegnendo, una dopo l’altra. La maggior parte di esse è stata ridotta al silenzio semplicemente spegnendo i  microfoni: e senza microfono nessuna voce può arrivare oltre le dieci, venti persone. Oggi, per fare opinione, bisogna raggiungere i milioni, non le decine di persone: un Aristotele che ha venti studenti, pur se ha capito tutto, non influisce sulle vicende pubbliche quanto l’ultimo cialtrone che disponga di una rete televisiva o di un giornale a grande tiratura; i suoi raffinati ragionamenti, precisi e consequenziali come un teorema geometrico, non servono a nulla, in confronto al rozzo e demagogico strepitare del cialtrone, al quale i mezzi d’informazione fanno da cassa di risonanza. E siccome credono di aver già vinto, stanno abbandonando ogni prudenza e stanno lasciando cadere la maschera. 


In effetti, le cose non sono mai state così chiare quanto lo sono oggi, beninteso per chi possiede ancora un cervello per capire, e una volontà per dirigere la propria attenzione verso qualcosa di diverso dai giochi elettronici, dalla partita di calcio o dall’ultima puntata del Grande Fratello. Per fare un esempio: il giornalista Maurizio Blondet, che fu inviato come reporter a New York subito dopo l’attentato delle Torri Gemelle, si accorse subito che il racconto ufficiale delle autorità americane, delle quali, inizialmente, era portato a fidarsi, come quasi tutti i suoi colleghi, non quadrava con i fatti. I sondaggi riportano che perfino oggi, a diciotto anni di distanza, una grossa fetta dell’opinione pubblica americana non crede alla versione degli aerei kamikaze. E all’epoca della guerra contro l’Iraq, che venne presentata come una punizione per l’attentato del’11 settembre, cortei di familiari delle vittime delle Due Torri sfilarono con i cartelli che dicevano: Non in mio nome. Ciò significa che l’opinione pubblica americana sa di essere stata vittima di una grossa mistificazione, orchestrata dall’alto, sia per quanto riguarda gli attentati, sia per quanto riguarda la guerra contro Saddam Hussein, che con essi non c’entrava affatto. Vogliamo tirare la logica e naturale conclusione da tutto questo? L’11 settembre, negli Stati Uniti, ebbe luogo un colpo di Stato: un misero burattino telecomandato, George Bush junior, si rese disponibile a coprire un mare di menzogne affinché una lobbyocculta conducesse la superpotenza americana su una strada che il popolo, liberamene e democraticamente consultato, quasi certamente non avrebbe condiviso.
E quel che è accaduto negli Stati Uniti, sta accadendo un po’ in tutto il mondo, specie nel mondo occidentale, che si vanta della propria tradizione democratica e vuole convincere i suoi cittadini, in perfetta mala fede, che essi sono informati in maniera veritiera e che sono governati in maniera onesta e trasparente, nell’esclusivo interesse nazionale: mentre ormai tutte le élite politiche sono asservite alle strategie di dominio degli interessi della grande finanza; interessi che non c’entrano niente con quelli delle singole nazioni. Basta guardare il destino della Grecia per capire di cosa stiamo parlando. Forse che quel che è capitato alla Grecia, da quando è entrata nell’euro, rientra nell’interesse del suo popolo? Eppure i politici greci, sotto minaccia o sotto ricatto, si sono adattati a subire delle politiche economiche suicide, che favoriscono i Paesi forti dell’euro, specialmente la Germania, e che stanno portando il popolo greco alla fame, oltre che al commissariamento e alla spoliazione delle ultime risorse pubbliche. Negli altri Paesi europei le dinamiche sono le stesse, anche se meno appariscenti. I partiti politici italiani, con poche eccezioni, non stanno facendo l’interesse del popolo italiano, né riguardo all’euro, da cui si dovrebbe uscire, né riguardo all’immigrazione, che si dovrebbe fermare, né, infine riguardo alla politica estera, e specialmente alla Russia, con la quale si dovrebbe cooperare e non trattarla da nemica, nell’interesse esclusivo degli Stati Uniti e del suo strumento militare, la NATO. Stessa cosa in Francia, dove, pur di scongiurare la vittoria di un partito anti-euro, quello di Marine Le Pen, tutti i poteri forti si sono messi d’accordo nel tirar fuori una perfetta nullità come Macron, presentato come il salvatore dell’Europa e della pace sociale, mentre è il solito burattino destinato a coprire la progressiva spoliazione delle classi medio-basse da parte di un numero sempre più piccolo di famiglie ricche e straricche. I popoli europei intuiscono che qualcosa non funziona nelle parole d’ordine ufficiali, “rigore”, “stabilità”, “rispetto degli impegni finanziari”, cominciano a mangiare la foglia e perfino le classi lavoratrici si orientano per il voto a Le Pen, a Salvini e ai loro equivalenti europei. Per tale motivo i poteri forti, che controllano quasi totalmente l’informazione pubblica e privata, presentano quei partiti come pericolosi, razzisti, populisti, fascisti, li demonizzano in ogni modo, ne contestano la legittimità democratica e prospettano misure per costringere i loro elettori a ”rinsavire”. Anche questo è un colpo di Stato, simile a quello americano del’11 settembre: non avviene in un momento e in luogo precisi, né si serve di carri armati e di brutali sergenti dalla faccia proibita; ma è un colpo di Stato nel senso sostanziale, perché equivale a una espropriazione della politica da parte di una élite – finanziaria, in questo caso – ai danni della popolazione, privata di ogni possibilità di esprimere la sua volontà, sia negli affari interni, sia in quelli esteri. Conclusione: anche se la maggior parte di noi non lo sa, non l’ha capito, viviamo in un’epoca post-democratica, o, se si preferisce, di totalitarismo pseudo democratico, vale a dire il totalitarismo delle piccole, ma potentissime oligarchie finanziarie sovranazionali.

I signori della "neochiesa" non hanno alcun diritto di servirsi dei beni che la Chiesa possiede perché i nostri genitori, i nostri nonni e bisnonni glieli hanno donati !

Quello che sta succedendo sul piano politico, si sta replicando anche nella sfera religiosa, specialmente da quando sul soglio di san Pietro è salito, indegnamente, il falso papa Bergoglio, una perfetta nullitàtipo Macron, ma abbastanza ambizioso e sufficientemente ignorante ed arrogante da poter essere utilizzato come una specie di rullo compressore: ha ricevuto l’incarico di asfaltare la vera Chiesa cattolica e di sostituirla con una falsa chiesa massonica e modernista, o meglio, di portare a compimento un tale processo, che era già in atto da alcuni decenni, almeno dal Concilio Vaticano II. E anche qui, le dinamiche della falsa comunicazione e dell’ipocrisia culturale sono le stesse: tutti sanno che è in atto una colossale menzogna, che si sta perpetrando un vergognoso tradimento nei confronti di milioni e milioni di fedeli, ma è proibito parlarne, pena la scomunica per i sacerdoti, o il “silenziamento” per intellettuali e giornalisti. I teologi ai quali vengono offerti i microfoni, cantano tutti la canzone di Bergoglio: una canzone stonatissima, che dovrebbe suonare falsa anche all’orecchio musicale meno esperto, ma che viene spacciata per una melodia divina da una pletora di servi e cortigiani, vescovi di strada e preti “misericordiosi”, quelli che non recitano il Credonella santa Messa perché dicono ai fedeli di non crederci, e quelli che la Messa la sopprimono addirittura, specialmente a Natale, Capodanno ed Epifania, per rispetto verso i poveri migranti. Anche qui le cose sono chiare, per chi le vuol capire; anche qui si vede che i teologi alla Karl Rahner e alla Walter Kasper son riusciti a condurre la Chiesa là dove volevano condurla: in piena apostasia, per edificare, al posto del cattolicesimo, una neoreligione umanitaria, filantropica, buonista, ambientalista ed ecologista. Le cose sono fin troppo chiare. Ma quanti sono disposti a vederle, a capirle, ad accettarle? Le neochiesa controlla ormai tutta la stampa cattolica, quasi tutte le reti radiotelevisione; controlla le Conferenze Episcopali, i vertici degli ordini religiosi e, soprattutto, il collegio dei cardinali, quello che elegge i pontefici. Come può, il semplice credente, arrivare a prendere atto di esser vittima in un colossale imbroglio, di un inaudito tradimento? Istintivamente, e anche per scrupoli di fede, il cattolico medio, se ha dei dubbi, se ha dei sospetti, preferisce dire a se stesso di essersi sbagliato; preferisce dare torto alla propria intelligenza, piuttosto che riconoscere l’inaccettabile: che Bergoglio, Paglia, Galantino & Soci non sono dei veri ministri della Chiesa di Gesù Cristo, ma sono, piuttosto, i suoi nemici, esecutori del tristo incarico di demolire ciò che di essa ancora rimane in piedi. Ebbene:anche questo è un colpo di Stato. Un colpo di Stato che parte da lontano, dal conclave del 1958; e le cui vittime sono stati i cattolici ignari, presi in ostaggio e trascinati lontano dalla vera fede ad opera di un neoclero apostatico e infedele, ottenebrato e quasi ossessionato dalla smania di dialogare con il mondo, cioè, in concreto, di venire a patti col mondo, di piacere al mondo, di ammainare la bandiera della fede per accompagnare le anime ferite dalla vita, ma accompagnarle dove? Non si sa, il neoclero non lo dice: verso la dannazione eterna, probabilmente, se tale “accompagnamento” consiste, per esempio, nell’organizzare corsi per fidanzati gay o nell’autorizzare gli adulteri conclamati ad accedere alla santa Comunione.
Dunque: i signori del Nuovo Ordine Mondiale si fregano le mani e già cominciano a brindare: pensano d’aver vinto la partita. Ma forse hanno avuto troppa fretta; hanno peccato di orgoglio e di superbia. Sembrano essersi scordati che il loro avversario, in ultima analisi, non è di natura umana: è Qualcuno che può annientarli, volendo, in un istante; e che può servirsi anche di noi, poveri uomini, timidi e fragili, per contrastare i loro disegni tenebrosi. Contro di Lui, non ce la faranno mai: sono dei pazzi, letteralmente, e il loro destino finale sarà quello di sfracellarsi come miseri vasi di terracotta contro una parete di granito. Quanto a noi, non intendiamo sottrarci e ci prepariamo a combattere la buona battaglia per contrastare i loro piani e per difendere l’anima della nostra civiltà e l’essenza della nostra fede. Non riusciranno a toglierci né questa, né quella. Vogliamo restare europei e vogliamo restar cattolici, figli della vera Chiesa e non dell’antichiesa di Bergoglio. Nei confronti di quest’ultima, fra le altre cose, useremo anche l’arma della pressione economica, ad esempio negando il finanziamento dell’otto per mille. La Chiesa è proprietaria, oltre che di un inestimabile capitale spirituale, che è di natura soprannaturale, anche di una quantità di beni materiali, accumulati nel corso delle generazioni, per duemila anni, attraverso i lasciti e le donazioni delle persone pie. Ebbene: se la falsa chiesa pretende di espropriarci di entrambi, il capitale spirituale e quello materiale, sappia che dovrà passare sui nostri corpi per riuscirci: non glielo permetteremo. Ci riprenderemo la nostra identità spirituale, sopprimendo le deviazioni e le eresie che si sono insinuate nella dottrina, nella pastorale e nella liturgia dal Concilio in poi; e ci riprenderemo i nostri beni materiali, perché non è giusto che chi non ci rappresenta, chi non è vero pastore, ma mercenario e traditore, possa disporre di quei beni che sono stati donati alla vera Chiesa per farne un retto uso, e non per finanziare corsi per fidanzati gay o per propagandare l’idea, nelle facoltà di teologia, che tutti hanno il diritto di accedere alla santa Eucarestia, anche i peccatori impenitenti. 

Ma hanno fatto male i loro conti

di Francesco Lamendola
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