ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 4 febbraio 2018

Dove ci sono i figli, là c’è il Cuore della Mamma

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Benvenuti a Fatima, in questo luogo prediletto dalla Madonna per concedere grazie straordinarie alla nostra vita.
È vero che Dio sta dappertutto, è vero che la Madonna non sta dappertutto, perché non è come Dio, ma vede dappertutto, è virtualmente presente dappertutto, perché dove ci sono i figli, là c’è il Cuore della Mamma; dove c’è la Grazia, c’è la Mediatrice di tutte le grazie; dove c’è l’economia della salvezza, là c’è la Tesoriera di questa economia.
La Madonna ha scelto questo luogo per dare un messaggio al mondo e per attirare il mondo in questo luogo, affinchè l’esempio dei Santi Pastorelli, le parole della Madonna, i grandi miracoli, le grandi manifestazioni di fede del popolo cristiano, che qui avvengono nonostante una certa omertà da parte dei Pastori, tutto questo contribuisce a rendere questo luogo ricco di grazie speciali per la nostra vita, per portare un grande dono a casa, quando ritorneremo, il dono di un amore di Dio più fervente e più stabile, più totalizzante, simile all’amore dell’Immacolata.
Qui la Madonna ha confermato, ancora una volta, il suo singolare privilegio, definito come Dogma nel 1854, confermato quattro anni dopo a Lourdes, nel 1858. E qui siamo alla “seconda pagina”, come dice San Massimiliano, “la seconda pagina”, che consiste non solo nel credere nell’Immacolata, ma anche nel mettere in pratica.
Ecco il Vangelo di oggi: “Chi mette in pratica queste parole è come un uomo saggio, che costruisce sulla roccia”.
Inutile dire: “Credo nell’Immacolata”, se poi noi viviamo macchiati, costantemente macchiati dal peccato.
Inutile fare i Dogmi, se poi non c’è la spiritualità del Dogma.
Inutile dire: “Credo nella Madonna”, se poi tu sei la spina nel Cuore della Madonna.

Noi vogliamo essere le stelle che coronano il Suo capo. Grandi o piccole, la misura non dipende da noi, dipende dalla misura stabilita da Dio sin dalla fondazione del mondo. Ciascuno ha il suo posto nell’universo. Nello stellario mariano ognuno ha il suo posto. Chi più piccolo, chi più grande, ma tutti dobbiamo essere pieni, dobbiamo riempire il vaso della nostra natura, il vaso della nostra anima, riempirlo con quella Grazia che Dio ha stabilito di darci per compiere fedelmente il nostro dovere nel posto assegnatoci da Dio nella nostra vita, per realizzare il disegno di Dio nel mondo, attraverso la nostra collaborazione.
La Madonna chiese qui a Fatima non solo di credere in Lei, ma anche di vivere in Lei, di vivere conformati, transustanziati in Lei, e il mezzo di questa conformazione a Maria è la Consacrazione al Cuore Immacolato. Consacrazione al Cuore Immacolato, che non è tanto la consacrazione ad un organo anatomico, fisiologico del corpo, ma è la Consacrazione all’amore immacolato che la Madonna ha nutrito, ha esercitato, ha coltivato durante tutta la Sua vita.
E per quell’amore Dio ha creato il mondo, per quell’amore Dio ha creato l’universo, per quell’amore Dio ha creato ciascuno di noi, e per quell’amore immacolato e sacrificato, Dio ci ha perdonati e ci ha riaccolti nella Sua casa come Suoi figli prodighi; figli prodighi, ma pentiti, rivestiti dalla misericordia del cuore materno di Maria, la nostra Corredentrice e del Cuore del nostro Redentore, il Divin Salvatore, Gesù Cristo, Figlio del Padre e Figlio di Maria.
Dobbiamo rinnovare i sentimenti, le convinzioni, i propositi, soprattutto la ferma volontà di vivere la nostra Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, cioè Consacrazione all’amore immacolato che Maria ha nutrito per Dio in tutta la Sua vita e per l’eternità. Maria è il Cuore Immacolato, in vista del quale Dio ha creato il mondo.
Quando San Paolo, nella “Lettera ai Colossesi”, dice che Dio ha creato tutto in vista di Cristo, dobbiamo vedere in Cristo anche la Madre di Cristo, perché, come dice il Beato Pio IX, Cristo e Maria sono stati voluti con l’unico Decreto dell’Incarnazione della Divina Sapienza. Mai nella mente di Dio l’Incarnazione di Suo Figlio era disgiunta, era separata dall’Immacolatezza della Mamma. E quindi, con lo stesso Decreto con il quale Dio stabilisce l’Incarnazione di Suo Figlio come Re dell’universo, come capolavoro assoluto dell’universo, con quello stesso Decreto, accanto al Re ha stabilito il trono della Regina; accanto al Cuore del Cristo-Uomo, al Cuore Divino di Cristo, il Cuore Immacolato di Maria, perché Cristo e Maria rappresentassero il vertice della perfezione creata, che ritorna a Dio, i Mediatori tra Dio e il creato, il Re e la Regina dell’universo, Re e Regina degli Angeli, Re e Regina degli uomini, che non hanno bisogno dell’elezione, della votazione, della politica, dei comizi, della pubblicità da parte degli uomini, perché loro sono Re e Regina costitutivi, perché si trovano in un livello di dignità ontologica. Questo è un termine un po’ brutto per i pii orecchi dei fedeli, ma ontologico significa “reale”. Cioè, la dignità di Gesù e di Maria non dipende dal fatto che noi la riconosciamo o meno; dipende dal fatto che Dio ha stabilito così.
È inutile dire che la Madonna è una di noi, che è la donna feriale, la donna col grembiule… Tutte queste cose, se possono avere una parvenza di verità, - perché la Madonna, in effetti, sembrava una di noi, e anche Gesù sembrava uno di noi come figlio del falegname -, ma nella realtà e davanti agli occhi di Dio non erano semplicemente “uno” e “una” di noi. Erano il Re e la Regina di tutti noi, perché collocati ad un livello di santità sia reale, cioè ontologica, oggettiva, sia di corrispondenza, assolutamente trascendente la santità nostra. Tant’è vero che il Beato Pio IX, nella Sua Bolla, dice che “l’eccellenza, la santità, la perfezione di Maria oltrepassa la perfezione, la santità e l’eccellenza di tutti gli Angeli, di tutti i Santi e di tutte le creature dell’universo”.
Ma con il nostro proposito, noi siamo venuti qui per rinnovare la nostra Consacrazione a Lei. E con questa Consacrazione – dice San Massimiliano – noi possiamo arrivare fino ad una specie di “transustanziazione” nell’Immacolata. In questa transustanziazione analogica, evidentemente, rispetto al miracolo della conversione del pane e del vino eucaristici nel Corpo e nel Sangue di Cristo, in questa transustanziazione quello che conta non è tanto la natura, ma è la volontà. Questo dobbiamo capire molto bene, cari fratelli! Noi siamo venuti qui per consacrarci all’Immacolata, significa consacrarci all’amore immacolato di Maria.
Ma l’amore è un atto di volontà, e la volontà segue sempre l’intelligenza, e quindi, quanto più conosciamo, tanto più possiamo amare, non “amiamo”, attenzione! Questo è il passaggio determinante, che spiega perché noi veniamo qui, perché, pur conoscendo tante belle cose sulla Madonna, la nostra volontà, non essendo immacolata come quella della Madonna, non ha un amore immacolato verso Maria, dunque non ha un amore immacolato verso Dio, e dunque ha un amore macchiato verso Dio, verso Gesù, verso la Madonna, verso tutto quanto. Perché? Da che cosa è macchiato? È macchiato dall’amor proprio.
Cos’è l’impurità?
L’impurità è l’amor proprio che inquina l’amore di Dio. Sì, io amo Dio, però amo pure me stesso e tante volte antepongo l’amore di me stesso all’amore di Dio. Questa è l’impurità.
L’impurità, quella tecnica, contro il VI Comandamento, è un effetto dell’impurità mistica, dell’impurità del cuore. Un cuore che non è totalmente incendiato dall’amore di Dio, non è totalmente preso in Dio, non è totalmente consacrato – “consacrato” significa “sacrificato” – a Dio, non è totalmente posseduto dall’amore di Dio, è un cuore impuro. Anche se non fa peccati della carne, non li fa proprio per misericordia di Dio, ma ha tutte le disposizioni per farli, perché la radice di ogni peccato, e quindi anche dell’impurità, che tanto imperversa, tanto rovina gli uomini e le donne di oggi, la radice di questa impurità corporale è l’impurità spirituale in un cuore che è trattenuto nel donarsi a Dio dall’amor proprio.
Queste macchie noi dobbiamo costantemente cercare di togliere, di lavarle, attraverso i mezzi della Grazia: i Sacramenti, la Confessione, i Rosari, ma anche i pellegrinaggi, un pellegrinaggio in questo luogo santo, un pellegrinaggio verso la perfezione dell’amore, verso la perfezione di questa messa in pratica.
L’amore è pratico, perché, mentre l’intelligenza astrae, cioè l’intelligenza presenta delle idee, dei concetti, l’amore si rivolge verso la realtà rappresentata da questi concetti.
E la realtà prima che noi dobbiamo amare è il Dio infinito, è la Santissima Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, nel cui cuore, ci è stato rivelato, esiste un Tabernacolo, esiste una tenda, esiste un luogo straordinario dove vivono per l’eternità Gesù e la Madonna. E in questo contesto divino di amore divino, noi contempliamo sempre la Madonna vestita di sole, La contempliamo rivestita della gloria, che non è nient’altro che l’amore di Dio che prende totale possesso della natura, anche corporea, l’amore di Dio esteso fino a tutte le fibre della natura umana, l’amore di Dio che incendia di sé tutte le particelle dell’anima e del corpo della persona umana.
Per questo amor di Dio siamo qui.
Oggi siamo nell’ultimo giorno della Novena dell’Immacolata Concezione, e domani avremo tutti la grazia di rinnovare la Consacrazione all’Immacolata, qui, dopo la Santa Messa. Un’altra Messa sarà celebrata alle 18 dalle Suore.
Oggi, quindi, come Novena dell’Immacolata, dobbiamo prepararci degnamente a questa Solennità e lo facciamo anche chiedendo l’aiuto a Sant’Ambrogio. La Provvidenza Divina ha collocato questo grande Santo Mariano, Dottore della Chiesa, come uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa dell’Occidente, con Sant’Agostino, San Girolamo, San Gregorio Magno. Questo grande Vescovo, grande uomo di Chiesa, ci insegna con la sua vita, con i suoi scritti, con il suo esempio, ci insegna quanto è importante pregare per i nostri Vescovi, quanto la Chiesa dipende dalla santità dei nostri Vescovi, quanto i problemi della Chiesa dipendono dal peccato del clero in genere.
Credo che oggi dobbiamo ricordare in modo particolare la gerarchia ecclesiastica: “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la Parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede”. Così dice la “Lettera agli Ebrei”.
Oggi c’è poco da guardare e poco da imitare, purtroppo! Ma, se si guarda bene, nonostante una generale decadenza dei costumi, nonostante una generale secolarizzazione del clero, dovuta anche alla crisi della Vita Religiosa, ci sono degli astri splendenti, dei grandi Santi, come Sant’Ambrogio. Al tempo di Sant’Ambrogio il clero era quasi tutto ariano. Siamo ai tempi dell’arianesimo. Non pensate che sant’Ambrogio sia vissuto in un’epoca splendida della Chiesa. Nonostante il Concilio di Nicea del 325, nel IV secolo imperversa l’eresia ariana, ed è proprio l’arianesimo che suscitava tumulti, suscitava rivolte nel popolo, nel clero. Si ammazzavano, si prendevano a bastonate, si combattevano con tutte le forze.
Al tempo di questi tumulti Sant’Ambrogio era il giovane prefetto di Milano. Il prefetto era il capo dell’ordine pubblico. Era morto il Vescovo di Milano, un ariano, totalmente ariano - non credeva nella divinità di Cristo, non credeva nella consustanzialità di Cristo con il Padre –, e già c’erano delle sommosse, delle sedizioni popolari, perché i due partiti, quello cattolico e quello ariano, si contendevano la Cattedra Episcopale con violenze che minacciavano di esplodere e di giungere ad eccessi anche cruenti. Arriva Ambrogio proprio per il suo dovere di mantenere l’ordine pubblico. Fa un discorso così bello, così profondo sulla pace, sul rispetto reciproco, sulla verità e anche sulla fede – lui a quel tempo era catecumeno, non era ancora battezzato – e un bambino, mosso dallo Spirito Santo, grida: “Ambrogio Vescovo! Ambrogio Vescovo!”. È stata come la piccola scintilla che ha fatto scoppiare l’incendio. Tutta la basilica grida: “Ambrogio Vescovo! Ambrogio Vescovo!”. Ed era catecumeno! Aveva trent’anni. Quindi, senza Battesimo, era già stato nominato Vescovo. Lui, ovviamente, non ci pensava neanche lontanamente a tutto questo, ed ha cercato per un po’ di tempo di fuggire. Addirittura, ha cercato di scappare fisicamente, ma lo hanno preso e lo hanno riportato indietro.
Lui, proprio perché non se la sentiva e non si riteneva degno, ha voluto chiedere l’obbedienza all’imperatore stesso, perché lui era un suo funzionario. L’imperatore, conoscendo la sua onesta, ha detto: “Sì, credo che tu risolverai meglio di qualsiasi altro i problemi della Chiesa di Milano”, e, con essa, della Chiesa italiana, perché a quel tempo Milano contava più del Papa. Anche se il Papa, evidentemente, era sempre il Papa, e lo stesso Ambrogio obbediva al Papa e gli riconosceva il Primato, ma, di fatto, l’autorità ce l’aveva il Papa, ma l’autorevolezza della santità, della Dottrina, e anche della fermezza del governo ce l’aveva Ambrogio.
E quindi comprendiamo come sia importante avere dei Vescovi santi per risolvere questa grande crisi in cui si trova la Chiesa, crisi di idee, crisi di verità, crisi di pastoralità, crisi di sacra mentalità, una crisi totale, che investe tutti gli ambiti della Vita Religiosa. E possiamo dire che, se è vero che abbiamo i Vescovi che ci meritiamo, è anche vero che con la preghiera noi dobbiamo ottenere dal Signore dei Vescovi che, come Sant’Ambrogio, si oppongano risolutamente all’eresia.
Sant’Ambrogio è arrivato anche a fare dei gesti clamorosi. Ripeto, a quel tempo la maggior parte erano ariani; nel IV secolo la Chiesa, nella stragrande maggioranza, era composta da vescovi, preti, fedeli ariani, i quali pretendevano di avere chiese, pretendevano di avere il culto pubblico, pretendevano di avere dei riconoscimenti, e l’imperatore, proprio per accontentare questo partito ariano, che era composto anche da uomini piuttosto autorevoli e autoritari, aveva assegnato a Milano una basilica, e aveva detto: “Come i cattolici hanno una basilica cattolica, così gli ariani avranno la loro basilica”. Ma ad Ambrogio non suonava bene questa cosa e con tutto il popolo di Milano, lui stesso ha fatto l’occupazione di quella basilica.
Oggi ci sono le occupazioni delle scuole, i giovinastri fanno gli scioperi, occupano le scuole, fanno eccessi di tutti i tipi.
Ambrogio occupò fisicamente quella basilica, opponendosi risolutamente a che fosse consegnata nelle mani degli eretici, e proprio per animare il popolo di Dio, inventò il “Canto antifonario”, cioè le antifone che noi adesso diciamo prima e dopo i Salmi nell’ “Ufficio”, le ha introdotte Sant’Ambrogio, proprio per dare al popolo di Dio uno strumento di orazione, che gli consentisse di prolungare l’orazione giorno e notte, fino a quando non si ottenesse la grazia della revoca di questo decreto imperiale, che, in effetti, arrivò. L’imperatore diede retta al Vescovo Ambrogio e non solo la basilica non fu consegnata in mano degli ariani, ma dopo qualche tempo l’imperatore Teodosio decretò come unica religione di stato non l’arianesimo, ma il cattolicesimo, dichiarando, perciò, fuorilegge tutti gli eretici.
Vedete come è importante avere dei Vescovi forti, che sappiano, anche con gesti abbastanza clamorosi e abbastanza coraggiosi, difendere la verità e i diritti della verità, non solo in teoria, ma anche in pratica, non solo nel Regno dei Cieli, ma anche per stabilire sulla terra il regno sociale di Cristo.
Che la Madonna Santissima ci aiuti a vivere santamente questo pellegrinaggio, a prepararci santamente alla Festa di domani, e ci dia Pastori santi, secondo il Suo Cuore, che collaborino con la Grazia di Dio per la vera riforma della Chiesa, secondo il Cuore Immacolato di Maria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato, e Sua Madre, Maria Santissima.

Da un'omelia di un pellegrinaggio
Fatima – 07.12.2017 – S. Messa ore 7 – Cappella “Das Dores”

ed pro manuscripto


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