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martedì 13 marzo 2018

E Pinocchio?

Antonio Socci: "Adesso vogliono farci credere che Benedetto XVI attaccherebbe sè stesso ed il cardinale Müller, per sostenere che Bergoglio sarebbe un gigante della teologia"


In attesa che rendano noto l’intero testo della lettera che in queste ore è stata attribuita a Benedetto XVI (di cui conosciamo solo tre frasi estrapolate), voglio fare alcune considerazioni a freddo.

Primo. Il linguaggio usato è atipico e non somiglia per nulla allo stile elevato e lieve di Joseph Ratzinger: questo è un testo crudo e immediato. Del resto quello che abbiamo visto in Vaticano negli ultimi cinque anni ci induce (e ci autorizza) a dubitare di tutto. Quantomeno a chiederci se sia un testo scritto parola per parola da Benedetto XVI e che tipo di apporto egli abbia dato .
Ieri un mio lettore, Federico Marcosignori, sulla mia pagina fb, ha fatto questa osservazione: “È un testo palesemente predisposto dalla comunicazione vaticana. Hanno metodologie tipiche delle aziende. Quando il prodotto si fatica a vendere ricercano un testimonial… ma poiché sono ignoranti non sanno che il testimonial deve essere coerente con il posizionamento del prodotto che vuole spingere… e qui di coerenza ne vedo poca”.
Non so se abbia ragione, non so chi abbia scritto questo testo, ma di certo è assai strano e insolito leggere un (presunto) Benedetto XVI che insulta i pareri dissonanti per difendere se stesso quando attacca lo “stolto pregiudizio per cui papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano di oggi”.

E poi a chi si riferisce? Chi avrebbe espresso quello che chiama duramente “stolto pregiudizio”?
È sorprendente scoprire che proprio lui, Benedetto XVI, ha scritto cose del genere. Infatti nel suo ultimo libro intervista “Ultime conversazioni” (2016) con Peter Seewald, descrive così la differenza fra i due pontificati: “Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza… Francesco è l’uomo della riforma pratica e ha anche l’animo per mettere mano ad azioni di carattere organizzativo.”
Possibile che Benedetto XVI non ricordi quello che ha scritto nel suo ultimo libro? Possibile che abbia capovolto il suo giudizio (squalificandolo come stolto pregiudizio) e ora smentisca se stesso così?
Del resto la scarsa preparazione teologica di Bergoglio è un dato acquisito e non un pregiudizio, così come è un dato che non ha conseguito il dottorato in teologia (VEDI QUI).

Del resto – e questa è la seconda osservazione – chi si era esposto pubblicamente sostenendo che il pontificato di Bergoglio era debole teologicamente?
Non tanto i critici aperti di Bergoglio (i quali casomai dubitano della sua ortodossia cattolica), bensì il cardinale Gerhard Ludwig Müller, che nell’aprile 2015, da Prefetto della Congregazione per la dottrina della fedeaveva rilasciato un’intervista a “La Croix”, dove dichiarava: “L’arrivo sulla Cattedra di Pietro di un teologo come Benedetto XVI è probabilmente un’eccezione. Anche Giovanni XXIII non era un teologo di professione. Papa Francesco è anche più pastorale e la Congregazione per la Dottrina della Fede ha una missione di una strutturazione teologica di un pontificato”.
Proprio questo giudizio aveva irritato fortemente Bergoglio (complessato e rancoroso per la sua approssimativa preparazione dottrinale). Infatti subito Andrea Tornielli, su “Vatican Insider”, si era scagliato contro Müller, sostenendo che quella del Prefetto era una pretesa del tutto assurda.

“Le parole del cardinale Müller” scriveva Tornielli “sembrerebbero lasciar intendere che, secondo Müller, l’attuale pontificato – come peraltro anche quello di san Giovanni XXIII – non abbia sufficiente ‘struttura’ teologica”.
Il papa argentino se la legò al dito e com’è noto pochi mesi fa ha provveduto a “licenziare” Müller con grande dispiacere di Benedetto XVI che lo aveva chiamato alla Congregazione per la dottrina della fede e avrebbe desiderato che lì fosse rimasto per evitare o limitare sbandamenti dottrinali.
Ma oggi – a sorpresa – arriva questa lettera attribuita a Benedetto XVI che attacca implicitamente (oltre a se stesso) la posizione di Müller e in qualche modo giustifica a posteriori il suo “licenziamento” che invece sappiamo ha provocato sofferenza a Benedetto XVI.

Cosa pensare? Non è anomala una lettera in cui Benedetto XVI attacca delle tesi che erano state espresse da se stesso e dal suo teologo di fiducia?

A dire la verità – terza osservazione – molto anomalo è il fatto stesso che il Vaticano abbia voluto questa lettera e ora la sbandieri così, come un trofeo di vittoria.

A ben vedere è un segno di estrema debolezza. Massimo Franco sul “Corriere della sera” ha osservato che si tratta di “parole durissime e inusuali” e nota: “Più che limitarsi a registrare il messaggio irrituale del Papa emerito Benedetto XVI in difesa di Francesco, viene da chiedersi perché lo abbia mandato”.
Affermare – come sembra fare Benedetto XVI – che questa iniziativa editoriale “vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio” è assai strano.
Perché – osserva Franco – “sostenere che la collana sulla teologia di Francesco è stata pensata per opporsi a uno ‘stolto pregiudizio’ su di lui, ha alcune implicazioni. Intanto, cresce il sospetto che questo pregiudizio esista al punto da essere in qualche modo ufficializzato, seppure involontariamente; che sopravviva e anzi rischi di diffondersi dopo cinque anni di pontificato; e che appaia così preoccupante da suggerire una risposta editoriale di questo livello. Un’altra implicazione” aggiunge Franco “riguarda l’insistenza sulla continuità tra i due papati. In teoria dovrebbe essere scontataMa il fatto che la sintonia tra il Papa dimissionario e quello in carica abbia bisogno di essere ribadita e puntellata da Ratzinger attraverso parole dai toni drammatici, la rende una verità complessa”.
Come si vede una semplice analisi razionale del caso rivela delle falle gigantesche e misteriose. A me sembra comunque molto triste ed emblematico che Bergoglio abbia questa smania di usare Benedetto XVI per corpirsi e legittimare un pontificato obiettivamente disastroso come è il suo.
Evidentemente dopo cinque anni Bergoglio sente che il popolo di Dio non lo riconosce come suo vero pastore. Così tirano per la tonaca l’anziano papa Benedetto cercando di farsene scudo, di nascondersi dietro la sua autorevolezza e così giustificare l’ingiustificabile.

È una sensazione sgradevole veder strumentalizzare così il Santo Padre. Lasciatelo in pace.
Possono ripetere fino alla noia la storiella della “continuità”, ma chi ragiona sui fatti ha capito da tempo che Bergoglio ha buttato alle ortiche il magistero dei grandi papi che lo hanno preceduto e ha buttato alle ortiche pure il Concilio Vaticano II. Tutto questo non è un pregiudizio, ma una realtà documentabile con centinaia di testi e di fatti.

Quanto al resto il mistero della “rinuncia a metà” di Benedetto XVI, che rimane “papa emerito”, caso unico nella storia della Chiesa, non è ancora stato chiarito, ma un giorno sarà finalmente svelato e allora capiremo tante cose e capiremo cosa egli ha dovuto vivere.

PER IL MOMENTO I CATTOLICI SANNO SOLO CHE DEVONO PREGARE PER BENEDETTO XVI, PERCHÈ IL SIGNORE LO CONSERVI A LUNGO FRA NOI.
Antonio Socci

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