ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 12 marzo 2018

Fuochi di Paglia?

DA CAFFARRA A PAGLIA. LA RIVOLUZIONE NELLA BIOETICA. AL CONVEGNO DEL 7 APRILE 2018 A ROMA.


“Da Caffarra a Paglia: la rivoluzione nella boetica” sarà il tema di un intervento al Convegno del 7 aprile prossimo, a Roma. “Chiesa cattolica, dove vai?” è il titolo del convegno, che si svolgerà in una giornata.
Il convegno sta prendendo forma. In particolare il ricordo di Carlo Caffarra, il porporato scomparso l’anno scorso sarà affidato a due laici: uno specialista in bioetica, Renzo Puccetti, bioeticista, e Francesca Romana Poleggi giornalista e scrittrice. Puccetti medico, socio fondatore della Società Medico Scientifica interdisciplinare è autore di vari libri, fra i quali uno sulla Humanae Vitae, molto apprezzato dal cardinale Caffarra. “I veleni della contraccezione” è il titolo dell’opera, pubblicata dalle Edizioni Studio Domenicano di Bologna con cui il cardinale aveva un intenso rapporto.

“Il libro narra la scoperta della pillola, il suo sviluppo e la diffusione, le lobbies del controllo demografico, la risposta dei metodi naturali, la battaglia tra vescovi, teologi, medici, associazioni di laici, il ruolo di Paolo VI, lo scontro sulla contraccezione negli anni che precedettero e seguirono il Concilio Vaticano II, la redazione dell’Humanae vitae, la fedeltà e la ribellione al Papa. Ed ancora la dottrina dei padri della Chiesa, lo strappo degli anglicani, il Magistero dei pontefici, le mosse di Giovanni Paolo II, l’insegnamento di Benedetto XVI, le conseguenze della diffusione della mentalità contraccettiva sulla famiglia e la società”.
E’ quindi un libro storico, che ricostruisce tutto il dibattito nella Chiesa precedente all’enciclica; lo rende particolarmente interessante il fatto che il suo autore sia un medico e bioeticista, che ama i numeri, e che basa i suoi ragionamenti sui dati. Il titolo del suo intervento sarà: “Da Caffarra a Paglia: la rivoluzione nella bioetica”. Inutile sottolineare quanto il tema sia di grande attualità in questo periodo, come ben sa chi segue Stilum Curiae e le vicende legate a casi come quelli di Charlie, Isaiah e Alfie.
Francesca Romana Poleggi è una giornalista e scrittrice particolarmente attiva nelle battaglie per la vitae contro l’aborto e l’utero in affitto. Il suo libro più recente, dell’anno scorso, è “La ‘fine’ della politica del figlio unico in Cina?”.
MARCO TOSATTI

http://www.marcotosatti.com/2018/03/12/da-caffarra-a-paglia-la-rivoluzione-nella-bioetica-al-convegno-del-7-aprile-2018-a-roma/

Accademia per la Vita o per la Morte?


Leggendo bene questa intervista di Valerio Pece a mons. Paglia si capisce perché la Pontificia Accademia per la Vita è diventata la Pontificia Accademia per la Morte:
Eccellenza, la strumentalizzazione del giudice inglese Hayden ai danni di papa Francesco è stato un fatto inedito e, per un credente, particolarmente odioso. Che idea si è fatto della vicenda?Desidero anzitutto premettere quanto mi stiano a cuore questi temi della tutela e della promozione della vita delle persone. Soprattutto quando sono in gioco soggetti particolarmente fragili, sento la responsabilità di annunciare e praticare il Vangelo della vita. Quanto alla sua domanda sarebbe bene leggere il testo del giudice per intero per comprendere la complessità e la delicatezza della situazione clinica di Alfie. Come pure si deve tener presente - e con serietà - la drammaticità di quello che i genitori stanno vivendo. Alla fine di un'ampia e articolata analisi medica, il giudice, considerando che i genitori sono cattolici, decide di prendere in esame anche la posizione della Chiesa. E si riferisce allora a tre testi, riscontrando tra di essi una completa coerenza: il Catechismo, il documento sull'eutanasia della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1980, il discorso del Papa del 2017.


In sostanza, Paglia dà ragione al giudice Hayden, che per lui è stato "fedele" alla posizione del magistero! Cioè, Hayden ha fatto bene ad usare le parole del papa per spiegarlo ai genitori cattolici di Alfie. Aldo Maria Valli si chiedeva se "Il magistrato inglese ha interpretato correttamente il pensiero del papa o l'ha strumentalizzato?" (QUI). 
La risposta è arrivata puntuale dal Presidente della Pontificia Accademia per la Morte: Hayden è stato interprete corretto!
Notevoli e significative anche le lodi sperticate di Paglia ai gesuiti di Aggiornamenti sociali, che applaudivano la legge italiana sul fine vita (Se volete ripassarvi la memoria sulle posizioni di don Chiodi & C leggete QUI). Ecco la domanda e la risposta:


Sulla legge sul fine-vita la Chiesa è sembrata spaccata. "Una legge preoccupante che presenta un percorso eutanasico e in cui non ci riconosciamo", ha affermato don Massimo Angelelli, direttore dell'ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei. Però, mentre il presidente della Cei Bassetti appoggiava con sollecitudine e veemenza il giudizio di don Angelelli, il Gruppo di studio sulla bioetica dei Gesuiti (7 persone capeggiate da don Maurizio Chiodi) sosteneva su Aggiornamenti sociali che il testo approvato contiene "numerosi elementi positivi e rappresenta un punto di mediazione sufficientemente equilibrato da poter essere condiviso". Le chiedo: come ci si può lamentare se un laico giudice inglese strumentalizza una lettera su temi sensibili quando, all'interno della Chiesa, su una specifica legge, esistono queste distanze? E ancora: cosa pensa delle conclusioni del Gruppo di studio dei gesuiti?
Su temi che richiedono conoscenze specifiche e riguardano la vita sia della persona, sia della società, le idee maturano nel dialogo e nel confronto, anche all'interno della comunità ecclesiale. La diversità di opinioni nella Chiesa costituisce una ricchezza, a patto che non si riduca a una sterile polemica tra fazioni. La rivista Aggiornamenti sociali ha da anni avviato una riflessione su temi delicati e complessi, argomentando le proprie posizioni in modo ampio e circostanziato. Anche il Consiglio direttivo dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani ha redatto un comunicato il 14 febbraio scorso in cui afferma che "la pretesa di dare alla legge una lettura eutanasica è arbitraria e contraria allo spirito della stessa". Quindi è bene procedere sia evitando di disorientare inutilmente le persone insistendo su ciò che divide e semina zizzania, sia mostrando pacatamente le ragioni con cui si argomenta. Le leggi di uno Stato rappresentano una mediazione tra posizioni differenti. E possono venire modificate e migliorate. Non è forse questo il compito dei cattolici in quanto partecipano con responsabilità alla vita democratica?

È chiarissimo che Paglia ha l'idea completamente falsata e laicista del significato di democrazia e che i principi non negoziabili non sono neppure presi in considerazione. Il colmo, poi, si raggiunge quando Paglia dichiara che "la diversità di opinioni nella Chiesa costituisce una ricchezza, a patto che non si riduca a una sterile polemica tra fazioni. La rivista Aggiornamenti sociali ha da anni avviato una riflessione su temi delicati e complessi, argomentando le proprie posizioni in modo ampio e circostanziato". Qui non si tratta differenti opinioni, ma di posizioni contrapposte in cui quella di Chiodi & gesuiti sociali è palesemente falsa. 
Entriamo nel merito del parere del Gruppo di studio di bioetica di Aggiornamenti Sociali (QUI), composta da don Maurizio Chiodi, docente di Teologia morale, Facoltà teologica dell'Italia settentrionale (Milano); p. Giacomo Costa SJ, direttore di Aggiornamenti Sociali; Paolo Foglizzo, redattore di Aggiornamenti Sociali; Alberto Giannini, responsabile della Terapia intensiva pediatrica, Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico (Milano); don Pier Davide Guenzi, docente di Teologia morale, Facoltà teologica dell'Italia settentrionale (Milano-Torino); Mario Picozzi, professore associato di Medicina legale, Università degli studi dell'Insubria (Varese); Massimo Reichlin, professore ordinario di Filosofia morale, Facoltà di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele (Milano). 
Mica quattro scalzacani qualsiasi… Addirittura p. Giacomo Costa SJ, direttore di Aggiornamenti Sociali, è stato nominato Segretario speciale del Sinodo per i giovani (QUI). 

Le conclusioni del documento, che comunque ha il pregio di essere molto sintetico e franco, sono inequivocabili:

5. Una questione controversa riguarda la nutrizione e idratazione artificiali (NIA), che il progetto di legge include fra i trattamenti che possono essere rifiutati nelle DAT o nella pianificazione anticipata. Nella riflessione cattolica si è spesso affermato che questi mezzi sono sempre doverosi; in realtà, la NIA è un intervento medico e tecnico e come tale non sfugge al giudizio di proporzionalità. Né si può esclu¬dere che talvolta essa non sia più in grado di raggiungere lo scopo di procurare nutrimento al paziente o di lenirne le sofferenze. Il primo caso può verificarsi nella malattia oncologica terminale; il secondo in uno stato vegetativo che si prolunga indefinitamente, qualora il paziente abbia in precedenza dichiarato tale prospettiva non accetta¬bile. Poiché non si può escludere che in casi come questi la NIA divenga un trattamento sproporzionato, la sua inclusione fra i trattamenti rifiutabili è corretta.

Avete proprio letto bene, cari amici! I valenti bioeticisti di Aggiornamento sociale affermano che è lecito eliminare la nutrizione e idratazione artificiali (NIA) non solo nel primo caso dei malati oncologici, possibile anche prima della legge (ergo la legge è inutile), ma, in cauda venenum, lo ritengono possibile anche per le persone in stato vegetativo persistente (leggasi Eluana Englaro, Terry Schiavo, ecc.). 
Staccare la nutrizione e l'idratazione a tali persone rientra proprio nella canonica definizione di eutanasia passiva, che lor signori, invece, spacciano per "accanimento terapeutico". Per cui Chiodi, Costa & C. possono autorizzare l'uccisione di innocenti nel nome dell'accanimento terapeutico ed, a parole, possono continuare a definirsi contrari all'eutanasia:

"Il biotestamento è legge. Secondo il parere del nostro Gruppo di studio di bioetica (espresso in giugno, ma sullo stesso testo approvato oggi) non presta il fianco a derive nella direzione dell'eutanasia" (QUI). 


Semplicemente diabolico… Per questo Paglia si permette di affermare al termine dell'intervista:


Così scrive Costanza Miriano a papa Francesco: "La preghiamo Santo Padre, noi sappiamo che lei cerca di parlare nel modo meno divisivo possibile, andando incontro al mondo, nelle periferie culturali, negli angoli più lontani dalla sensibilità cattolica (…) dal farisaismo di chi si sente popolo eletto. (…) Ma adesso c'è la vita di un bambino che sta per essere ucciso. Non permetta che venga fatto a nome suo. Non permetta che si usino le sue parole con tanta malizia. La supplichiamo". Pensa che queste parole siano una "posa" di chi ha chissà quali reconditi fini oppure riconosce il dolore e lo struggimento di una donna che in un momento particolare della Chiesa scrive a nome di tanti cattolici senza etichette?
Se ci fosse in gioco un'uccisione non potremmo che essere contrari. E in maniera decisa e netta. Qui invece la questione riguarda una possibile sospensione di trattamenti. E non è una questione di differenze semantiche ma il tentativo di assumere una situazione tragica nella sua complessità, come esortano gli stessi testi del magistero. Si tratta di camminare insieme per cercare quali scelte realizzino maggiormente il bene del malato sulla base di quanto comprendiamo e degli strumenti, purtroppo limitati, che abbiamo per compierlo.

Perfetto e farisaico esempio di complicità nella diffusione dell'eutanasia nel mondo.
In nome della Pontificia Accademia per la Morte, buona eutanasia per tutti…

San Michele Arcangelo difendici nella battaglia!

Andrea Mondinelli




Autore:
Andrea Mondinelli
Fonte:
CulturaCattolica.it
https://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2018/03/10/accademia-per-la-vita-o-per-la-morte
L’Humanae Vitae, infallibile e profetica

Può la Chiesa di Cristo permettere che vengano sovvertiti significato e fini del matrimonio, della sessualità e della vita umana, come Dio li aveva voluti? “Non possumus”, rispose papa Paolo VI nella sua ultima enciclica, l’Humanae Vitae. Il 262° Romano Pontefice questo lo sapeva fin dall’inizio, è falso sostenere che improvvisamente cambiò posizione sulla pillola anticoncezionale: ve lo dimostriamo in quest’articolo.
Paolo VI sarà canonizzato quest’anno da papa Francesco[1], proprio nel 50° della promulgazione di quella che fu la sua ultima enciclica, l’Humanae Vitae (25 luglio 1968). Ma tale enciclica è sotto attacco dall’entourage[2] più vicino all’attuale Vescovo di Roma.
Per esempio, un teologo à la page, il rahneriano don Maurizio Chiodi, parlando all’università Gregoriana, retta dai gesuiti, ha affermato addirittura che «ci sono circostanze, mi riferisco ad Amoris laetitia capitolo VIII, che proprio per responsabilità richiedono la “contraccezione”»[3]. Il quotidiano della CEI, Avvenire, ha intrapreso una campagna (dis)informativa[4] atta a dimostrare che l’enciclica – persino per volere dello stesso Paolo VI – non è infallibile, dunque per sua stessa natura riformabile[5]. E con questi esempi si potrebbe andare avanti all’infinito.
La domanda a papa Francesco sorge spontanea: a quale scopo canonizzare Paolo VI se poi si vuole affossarne il magistero, anche se indirettamente con sofismi teologici e sotterfugi pastorali? “Giochino”, per altro, già fatto con Giovanni Paolo II.
Da parte nostra, non siamo stupiti di questo attacco all’Humanae Vitae: lo avevamo previsto in tempi apparentemente non sospetti, durante il doppio-sinodo sulla famiglia, con un articolo[6] in cui abbiamo cercato di dimostrare quanto Paolo VI si sentisse responsabile nel custodire l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia. Anzi, egli si rivolse all’”esercito del papa”, la Compagnia di Gesù, per difendere la sua ultima e contestatissima enciclica dentro e fuori la Chiesa. Ma i gesuiti, per la prima volta nella storia, disobbedirono al Romano Pontefice[7].
Paolo VI non si aspettò una tale rivolta dentro la Chiesa. Anche perché, in fin dei conti, egli non fece altro che ribadire l’immutabile Dottrina cattolica sulla vita umana, che egli ha sempre difeso. Questo è provato storicamente. Ci auguriamo che risulti anche dal processo di canonizzazione, sperando sia stato fatto seguendo le regole canoniche e con onestà intellettuale.
La genesi dell’Humanae Vitae
Ma come si arrivò all’Humanae Vitae? Procediamo per gradi.
Tutto cominciò nel 1963, quando Giovanni XXIII istituì la Commissione pontificia per lo studio della popolazione, della famiglia e della natalità con il “mandato” di capire se la pillola fosse un mezzo lecito per regolare la normale fertilità della donna. Restiamo allibiti dal fatto che un uomo intelligente come il “papa buono” non abbia capito subito che si trattava di un mezzo disonesto! Ma questo è un altro discorso.
Paolo VI, comunque, confermò la detta commissione, ampliandone i membri, i cui lavori terminarono nel 1966. Fu consegnato al Papa una relazione con un risultato non omogeneo: la maggioranza si espresse a favore della pillola anticoncezionale, lasciando la scelta alla “coscienza morale” dei coniugi; mentre la minoranza ribadì l’assoluta immoralità, da parte degli sposi, di separare il fine procreativo (o primario) da quello unitivo (o secondario) nell’atto coniugale. La relazione avrebbe dovuto rimanere segreta[8], invece fu resa pubblica nel 1967, probabilmente con lo scopo di porre pressioni a Paolo VI, poiché chi lo conosceva bene, sapeva che non era affatto propenso a tradire l’insegnamento della Chiesa sulla vita umana.
Il 25 novembre 1965 Paolo VI comunicò ad una sottocommissione, che fungeva da tramite fra Commissione del 1963 e l’aula conciliare — benché il Papa proibì ai Padri conciliari di esprimersi sulla contraccezione –, che voleva fossero aggiunti quattro emendamenti nel testo finale[9]:
  • si citi l’espressione “contraccettivi artificiali” e si dichiari che “avviliscono la dignità dell’amore coniugale e della vita familiare”. Al tempo stesso vuole che l’enciclica Casti Connubii di Pio XI sia citata come testo di riferimento. La commissione si adopererà per inserire l’espressione “contraccettivi artificiali”, adattando il resto con l’espressione “pratiche illecite contrarie alla generazione umana”. La commissione però non citò l’enciclica di Pio XI.
  • la soppressione del termine “anche” nella frase: “la procreazione è anche uno scopo del matrimonio”. La commissione provvederà.
  • il documento dichiari con chiarezza che il divieto dei contraccettivi deriva dal diritto naturale e dal diritto divino, vengano citati in proposito Pio XI e Pio XII. La Commissione si atterà alle indicazioni di Paolo VI, ma anche stavolta non citerà i papi precedenti.
  • insistere nello spiegare il significato di carità coniugale.
Nel suo Diario conciliarePericle Felici (1911-1982) riporta ciò che Paolo VI gli disse durante un’udienza privata, il giorno seguente (26 novembre): «[…] il Papa esprime il suo disappunto – scrive l’allora mons. Felici – per la reazione provocata nella Commissione; comunque egli accetta pure altre formulazioni, purché rispondano al suo pensiero: se gli altri hanno la coscienza, anch’egli ha la sua, e deve seguirla, per non compromettere la vera Dottrina della Chiesa, che in tutto lo schema[10] non è sempre esposta con la dovuta limpidezza. E poi che cosa è tutto questo parlare di amore, amore, amore, senza dire che il fine primario del matrimonio è il bonum prolis? E perché non denunciare gli antifecondativi e i contraccettivi quando si condanna l’aborto e l’infanticidio? […]»[11].
Anche l’anno precedente Paolo VI dovette intervenire per frenare una spaventosa fuga in avanti sulla contraccezione, pronunciata nell’aula conciliare dal primate belga, il cardinale Leon-Joseph Suenens(1904-1996). «Io vi prego, Padri, non facciamo un nuovo processo a Galileo – disse il 29 ottobre 1964 – nei confronti della contraccezione»[12]. Che maldestro tentativo, quello di difendere la propria posizione, riferendosi al processo a Galileo! Evidentemente, il card. Suenens, oltre che la Dottrina cattolica, ignorava anche la storia del “caso Galileo”, come ha ironicamente supposto il card. Walter Brandmuller[13] durante un convegno tenutosi all’Angelicum in difesa dell’Humanae Vitae.
Naturalmente non mancarono le solenni voci, nell’aula conciliare, in difesa della Legge di Dio: i cardinali Ernesto Ruffini (1888-1967), Alfredo Ottaviani (1890-1979), Amleto Giovanni Cicognani (1883-1973) e David Michael Browne (1887-1971) si espressero contro i deliri del confratello belga e dei suoi sostenitori[14].
Paolo VI intervenne: convocò il card. Suenens ed ebbe con lui un lungo colloquio privato. Il Primate belga fu dunque costretto, il 9 novembre successo, ha fare una parziale marcia indietro, riprendendo la parola nell’aula conciliare, disse di non aver mai voluto mettere in dubbio la Dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia, dichiarando che l’argomento contraccezione spettava alla sola autorità suprema del Romano Pontefice[15]. Ma Suenens smentì se stesso. Quando Paolo VI promulgò l’Humanae Vitae, fu il cardinale che più di tutti si oppose alla suprema autorità del Romano Pontefice[16]; la sua reazione fu così dura che fu definito da un settimanale belga come “il nuovo Lutero”.
La Chiesa non poteva – non doveva – piegarsi alla liberalizzazione sessuale. Paolo VI lo aveva capito, per questo insegnò agli sposi cristiani – e a tutti i battezzati – che dovevano pensare alla salvezza delle loro anime, anziché ad usare la sessualità senza responsabilità.
Conclusione
Ci auguriamo, pertanto, che la canonizzazione di Paolo VI non sia l’ennesimo gesto ideologico per dogmatizzare ancora di più lo “spirito del concilio”.
Paolo VI, infatti, pur essendo stato travolto in pieno dal vento delle novità, era ben consapevole e convinto che la Chiesa non poteva tradire la Divina Dottrina:
«Così è, Figli carissimi; e così affermando, la nostra dottrina – dichiarò solennemente il 19 gennaio del 1972 – si stacca da errori che hanno circolato e tuttora affiorano nella cultura del nostro tempo, e che potrebbero rovinare totalmente la nostra concezione cristiana della vita e della storia. Il modernismo rappresentò l’espressione caratteristica di questi errori, e sotto altri nomi è ancora d’attualità (Cfr. Decr. Lamentabili di S. Pio X, 1907, e la sua Enc. Pascendi; DENZ).
Noi possiamo allora comprendere perché la Chiesa cattolica, ieri ed oggi, dia tanta importanza alla rigorosa conservazione della Rivelazione autentica, e la consideri come tesoro inviolabile, e abbia una coscienza così severa del suo fondamentale dovere di difendere e di trasmettere in termini inequivocabili la dottrina della fede; l’ortodossia è la sua prima preoccupazione; il magistero pastorale la sua funzione primaria e provvidenziale; l’insegnamento apostolico fissa infatti i canoni della sua predicazione; e la consegna dell’Apostolo Paolo: Depositum custodi (1Tim 6, 20; 2Tim 1, 14) costituisce per essa un tale impegno, che sarebbe tradimento violare.
La Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è teste, è custode, è interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le verità proprie del messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente; ed a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: “Non possumus, non possiamo” (At 4, 20)»[17].
NOTE
[2] Il piano di “reinterpretazione” della Humanae vitae (Roberto de Mattei, Corrispondenza Romana, 14-07-2017)
[3] “Contraccezione? In certi casi un dovere”. Svolta in Vaticano (Lorenzo Bertocchi, La NBQ, 10-01-2018).
[10] Lo schema a cui si riferisce mons. Felici è il De Ecclesia in mundo buius temporis, quello che poi divenne la costituzione pastorale Gaudium et Spes.
[11] Il “diario” conciliare di monsignor Pericle Felici (pag. 497; a cura di monsignor Agostino Marchetto, Libreria Editrice Vaticana, 2015)
[13] Intervento del cardinale Walter Brandmüller al convegno Humanae Vitae 50 anni dopo: il suo significato ieri e oggi (Roma, 28 ottobre 2017)
[14] Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (pagg. 418-422; Roberto de Mattei, Lindau, 2010)
[16] Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (pagg. 539-542; Roberto de Mattei, Lindau, 2010)
[17] Saldo e intangibile il depositum fidei (Paolo VI, Udienza generale del 19 gennaio 1972)
https://cooperatores-veritatis.org/2018/03/11/lhumanae-vitae-infallibile-e-profetica/

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