Profezie e moniti di Santa Ildegarda Dottore della Chiesa
Comincia sempre così, tra noi nello Staff, uno scambio di idee, un chiarimento, una condivisione tra vecchi amici, poi ci si concentra sui lavori da fare: “vedi che devi scrivere qualcosa”. E l’altro risponde: “mah veramente io non scrivo, però a domanda rispondo”.
E così, tra noi, prende vita un argomento specifico: un bell’articolo di approfondimento su Ildegarda da Bingen? E giù una valanga di domande! Parlare di Santa Ildegarda e Dottore della Chiesa non è cosa semplice, la sua storia ci appassionò con la scelta di Benedetto XVI nel confermarla santa e nel dichiararla sì grande maestra per la Chiesa intera, con il titolo di Dottore. Sono quattro le Donne dichiarate Dottore della Chiesa: santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila, santa Teresina del Bambin Gesù e santa Ildegarda.. Con domande e risposte, vi offriamo un modo diverso e, per certi versi inedito, di scoprire e capire questa grande Donna: la vita e le profezie, veri moniti alla coscienza.
1) Com’è possibile che una donna di quell’epoca abbia raggiunto una tale pienezza di scienza, iniziata com’era a ogni scienza e sapere?
Senza dubbio ciò non è possibile ad una persona “normale”, ma per Ildegarda la sua vita straordinaria era proprio la normalità, era questa “chiamata, vera elezione” personale e diretta di Dio che ella sentì fin da bambina e alla quale si affidò subito senza tentennamenti, ricevendo in cambio la Divina Sapienza. Donna di “un’altro mondo” se pensiamo che nasce nel 1098 in Renania, in un paese vicino a Magonza e che fin da bambina, come era allora l’usanza, venne affidata alle cure di una comunità religiosa benedettina retta da tale Jutta di Spanheim. Uno dei momenti travagliati della Chiesa e per l’Occidente che andava delineandosi geograficamente e politicamente: contrasti forti tra papato e Impero, l’Europa divisa, le città italiane si ribellavano al re germanico, in Inghilterra i contrasti portarono all’uccisione di Tommaso Becket, per non parlare dei papi che dovevano combattere contro la presenza di antipapi e al tempo stesso tenere freno alle eresie e alle ribellioni.
Donna di un altro mondo dunque, di altri tempi, eppure nella sua vita fatta di eventi e fatti straordinari non dimenticò mai il mondo al quale il suo corpo apparteneva, viveva pienamente, non vivacchiava, subiva i torti ma senza rassegnarsi o tacere, sapeva fare discernimento e lottava contro le ingiustizie del suo tempo. Anzi fu davvero profeta non tanto per le profezie o visioni in sé quanto per la realizzazione del vero umanesimo anticipando, in tal senso, la crisi antropologica del nostro tempo. “Ildegarda presenta una visione globale dell’universo, di cui l’uomo si rivela essere non il cieco tiranno ma il responsabile, colui che lo riceve e che allo stesso tempo lo ordina. Sottomesso a tutte le forze dell’universo che sfuggono al suo controllo e che, se non ridesta la sua coscienza, possono dominarlo, l’uomo ne è però anche il centro, capace «con le energie della sua anima» di modificarne il corso sia in bene che in male. Il progresso della tecnica, dunque, è un bene solo se governato da un’etica responsabile.” (1)
Fu grazie a papa Eugenio III tra il 1147 e il 1148 che, approvandole il suo primo scritto “Scivias” (conosci le vie) ricco di visioni mistiche, permise ad Ildegarda niente meno che di predicare, un fatto eccezionale per una donna del suo tempo. Attraverso questo, diremo, sdoganamento, cominciò anche a scrivere, esortare e perfino ad ammonire chiunque non praticasse la fede cattolica, fossero laici che preti quanto vescovi, non risparmiava nessuno, inoltre teneva anche incontri per la Renania, in Baviera e pure nelle chiese, per predicare Cristo. Sempre in questo periodo fonda il monastero di Rupertsberg che dirigerà fino alla morte e, come filiale, quello di Eibingen nel 1165. Non è un caso se è stata definita la “ribelle” di Bingen, ma ribelle a chi e a che cosa? Questo fa la differenza e forma la santa come poi vedremo.
Per il momento teniamo a mente la meravigliosa sintesi fatta da Benedetto XVI:
“In Santa Ildegarda di Bingen si rileva una straordinaria armonia tra la dottrina e la vita quotidiana. In lei la ricerca della volontà di Dio nell’imitazione di Cristo si esprime come un costante esercizio delle virtù, che ella esercita con somma generosità e che alimenta alle radici bibliche, liturgiche e patristiche alla luce della Regola di San Benedetto: rifulge in lei in modo particolare la pratica perseverante dell’obbedienza, della semplicità, della carità e dell’ospitalità. In questa volontà di totale appartenenza al Signore, la badessa benedettina sa coinvolgere le sue non comuni doti umane, la sua acuta intelligenza e la sua capacità di penetrazione delle realtà celesti”. (2)
Diciamolo subito, nessun mistero occulto, semplicemente la fede e l’uso incondizionato della ragione in rapporto alla fede. Ildegarda, se vogliamo, anticipò quello che poi disse il Concilio Vaticano II sulle responsabilità dei laici (e delle donne come dirà poi san Giovanni Paolo II) nella Chiesa e nel mondo attraverso il decreto firmato da Paolo VI Apostolicam Actuositatem (3). Possiamo anche dire che in lei si sviluppò un sano ed autentico femminismo, ma che per non creare equivoci è meglio definire femminilità. Possiamo dire una donna davvero virile!!
In Ildegarda è viva e passionale la consapevolezza di essere una donna a tal punto da arrivare ad affermare (non come dottrina naturalmente ma come immagine teologica) che lo Spirito Santo è al femminile, ossia: mediante l’Incarnazione la realtà umana e divina sono una medesima realtà (o ci salviamo ritornando a Dio o ci danniamo per l’eternità perdendo Dio), ma una realtà di puro Amore (con la A maiuscola) che solo la donna attraverso quella maternità fornitale da Dio, può impersonare, può realizzare. E poichè lo Spirito Santo è il moto, l’agire di questo Amore, la Sua sensibilità è al femminile.
Per Ildegarda se l’uomo è superiore per origine, poichè Eva ha peccato prima interrompendo questo Amore, questo moto, la donna in Maria ha guadagnato in superiorità con l’Amore stesso di cui Ella è proclamata dalla Chiesa “Tempio dello Spirito Santo – Tabernacolo di Dio – Porta del cielo”, ecc.. e dirà: «È perché Dio fu generato da una donna che la donna è la creatura benedetta fra tutte». Nessun essere umano ha mai ricevuto simili titoli, i Santi li hanno ricevuti ma dopo Maria e dei quali Ella è Regina, e nessuno ha mai potuto dire di se stesso “tutte le generazioni mi chiameranno beata“, un titolo che ogni donna può realizzare, ma solo ponendosi su questa scia mariana.
Questo suo “femminismo” naturalmente le creò molti, ma molti problemi, a salvarla fu la sua fede incondizionata al Cristo il quale, asseriva, le dettava spesso questi ragionamenti che poi lei faceva propri. Non dimentichiamo che suo amico e consigliere fu anche il grande San Bernardo di Chiaravalle che la incoraggiava ad andare avanti, soprattutto quando si vide costretta a disobbedire al suo vescovo perchè “era lui a non seguire il Vangelo“.
Questa Donna ebbe il coraggio di opporsi ad un maschilismo che era penetrato prepotentemente nella Chiesa e a tutti i livelli della gerarchia, denunciandolo pubblicamente, arrivando a dire che le sue affermazioni trovavano “conferma” nelle rivelazioni che riceveva perchè gli uomini che gestivano la “Sposa di Cristo” avevano tradito sotto molti aspetti la vera missione della Chiesa. Ma Ildegarda non era una rivoluzionaria come la si potrebbe pensare oggi, nè una femminista ideologica o con pretese clericali, non viveva chiusa dentro le visioni che riceveva ma aveva la testa sulle spalle e i piedi ben piantati per terra sì da riuscire a vedere davvero ben oltre il mondo terreno.
Ildegarda è, se ragioniamo bene, il riscatto di una ingiusta iconografia della donna del suo tempo portata avanti da certi storici del ‘700 e dell’800 contro la Chiesa, e al tempo stesso è proprio questa la più autentica profezia da lei fatta alla Chiesa nella sua femminilità e maternità. Si legga qui, una bella descrizione e riflessione di Don Marcello Stanzione.
Ed è severa con gli uomini, fosse anche il Papa.
Infatti ci va giù pesante quando scrive al papa Anastasio IV, che denuncia apertamente:
- «O uomo accecato dalla tua stessa scienza, ti sei stancato di por freno alla iattanza dell’orgoglio degli uomini affidati alle tue cure, perché non vieni tu in soccorso ai naufraghi che non possono cavarsela senza il tuo aiuto? Perché non svelli alla radice il male che soffoca le piante buone?… Tu trascuri la giustizia, questa figlia del Re celeste che a te era stata affidata. Tu permetti che venga gettata a terra e calpestata… Il mondo è caduto nella mollezza, presto sarà nella tristezza, poi nel terrore… O uomo, poiché, come sembra, sei stato costituito pastore, alzati e corri più in fretta verso la giustizia, per non essere accusato davanti al Medico supremo di non aver purificato il tuo ovile dalla sua sporcizia!… Uomo, mantieniti sulla retta via e sarai salvo. Che Dio ti riconduca sul sentiero della benedizione riservata ai suoi eletti, perché tu viva in eterno!».
Non c’è una vera e propria storia da raccontare. Il processo per la beatificazione e canonizzazione fu effettivamente avviato da papa Gregorio IX una cinquantina di anni dopo la sua morte, nel 1229 circa, ma non ebbe alcun esito semplicemente perchè fu proclamata santa a furor di popolo tanto che anche la Chiesa non si preoccupò più di mandare avanti alcun processo. Che si ricordi a memoria storica non sono mai esistiti gruppi di opposizione contro questa “vox-populi” e Benedetto XVI, in vista dell’Anno della Fede, non ha fatto altro che chiudere una pagina rimasta aperta, contornando la Santa di Bingen non solo di una aureola definitivamente ufficiale, ma anche del titolo più prestigioso che la Chiesa possa dare ad una persona: “Positio super canonizatione et concessione tituli Doctoris Ecclesiae universalis per la Mistica di Bingen“.
Per la Chiesa Ildegarda è sempre stata santa e probabilmente non aveva mai avvertito la necessità di chiarire questo. E’ più realistico pensare che proprio per il suo stile di vita e le profezie ricevute dalla Divina Sapienza, essendo oggi di una attualità impressionante (pensiamo al vero umanesimo, all’etica, alla morale), si sia voluto definire una volta per tutte il ruolo che questa Donna ha avuto non solo per la Chiesa del suo tempo, ma soprattutto per noi oggi, come si addice, appunto, a chi viene canonizzato e dichiarato Dottore della Chiesa, il cui magistero diventa guida ed ispirazione ortodossa per tutte le membra, in ogni tempo.
Vale la pena di leggere questo passaggio della Lettera di Giovanni Paolo II in occasione dell’Ottavo centenario di Ildegarda:
- “Non v’è chi ignora che la prima gloria della quale si orna questo fiore della Germania è la santità della vita: bambina di otto anni fu affidata alle monache per ricevere un’istruzione e presto ella stessa seguì la via della consacrazione a Dio, via che percorse con passione e fedeltà; riunì delle consorelle che avevano lo stesso intento e fondò nuovi monasteri fragranti del “buon odore di Cristo” (cf. 2 Cor 2, 15). Dotata fin dalla tenera età di particolari doni superiori, santa Ildegarda si addentrò nei misteri che riguardavano la teologia, la medicina, la musica e le altre arti e lasciò numerosi scritti su tali arti e mise in luce il rapporto tra la redenzione e la creatura. Amò la Chiesa in modo singolare: ardente di questo amore non esitò ad uscire dal monastero per incontrare come intrepida propugnatrice di verità e di pace i vescovi, le autorità civili, e lo stesso imperatore e non esitò a dialogare con moltitudini di uomini…” (4)
Qui entriamo in un campo vastissimo. Le profezie di Ildegarda non sono episodi separati dalla sua vita mistica e reale, come tutti i veri ed autentici Profeti in Cristo Gesù, non aveva una palla di vetro attraverso la quale raccontare poi ciò che sarebbe accaduto in futuro, questi profeti e queste profezie sono corona e testimonianza della propria vita coerente al Vangelo. Tanto per fare un esempio, quando la Ildegarda profetizza che in futuro “sarà vietato il matrimonio cristiano” lo dice all’interno di un contesto più vasto nel quale vede che, per colpa degli uomini che si allontaneranno da Dio, i primi a farne le spese è la famiglia.
Quando afferma: “Il Trono dell’ultimo Impero Cattolico Romano crollerà, e lo scettro cadrà dalla mano tremante di colui che siede sul trono. Da quel momento cesserà ogni giustizia, o sarà calpestata…” (5), parla del nostro tempo, almeno dalla fine dell’800, parla di questo rifiuto dell’uomo nel perseguire la legge Divina, la sua giustizia, parla della fine di Cesare, di quel Cesare che seppur sbagliando manteneva comunque un minimo di “timor di Dio”, timore che oggi gli uomini di potere del nostro tempo, i nuovi Cesare, non temono assolutamente.
E ancora profetizza: “Gli ultimi tempi saranno più cattivi e corrotti agli occhi di Dio. I figli di Dio saranno perseguitati con mezzi estremamente odiosi agli occhi di Dio.. (…) Subito prima dell’Anticristo ci saranno fame e terremoti…“.
La profezia che trovo più calzante a noi oggi e drammatica è questa:
“Nel periodo in cui l’Anticristo nascerà, ci saranno molte guerre e il giusto ordine sarà distrutto sulla terra. L’eresia dilagherà e gli eretici predicheranno i loro errori apertamente e senza ritegno. Persino fra i cristiani ci saranno dubbi e scetticismo a proposito delle credenze del cattolicesimo…”. Il “giusto ordine” per esempio, è per Ildegarda tutta la descrizione avuta nelle Visioni attraverso le quali la Divina Sapienza la guida fin dal principio della creazione in quell’ordine voluto e stabilito da Dio. Chiunque va contro la legge di Dio partecipa alla distruzione del giusto ordine e alimenta la via dell’Anticristo che altri non è colui che si oppone al Cristo che è il giusto ordine:
- “Alza la voce e parla dell’avvento della incorrotta salvezza, affinché vengano persuasi coloro che, pur scrutando le profondità delle Scritture, non vogliono parlarne né predicarle, perché sono tiepidi e insensibili per conservare la giustizia di Dio: svela loro i misteri delle cose nascoste che essi, per timore, celano in un luogo segreto che non produce frutto…”
Infatti dice ancora la Nostra Santa: “Dopo la nascita dell’Anticristo gli eretici predicheranno le loro false dottrine indisturbati, col risultato che i cristiani avranno dubbi sulla loro santa Fede cattolica… (..) Verso la fine del mondo l’umanità sarà purificata per mezzo delle sofferenze. Ciò sarà vero soprattutto per il clero, che sarà derubato di tutte le sue proprietà“. E non viene alla mente la Rivoluzione Francese con le sue depredazioni, e il Risorgimento in Italia con la Massoneria e la confisca dei beni della Chiesa? E non è questo il tempo delle false dottrine predicate in modo indisturbato?
Se pensiamo all’aborto e al divorzio per esempio (ma anche all’eutanasia), referendum firmati da persone battezzate, non possiamo non vedere la distruzione che l’uomo ha fatto di questo ordine creato da Dio. La vita umana fin dal suo concepimento e il matrimonio, infatti, sono i pilastri e le fondamenta per una società giusta e ordinata. Il ribaltamento dei valori di oggi sono questa eresia che sta dilagando da Lutero, fondatore del liberalismo e della negazione del matrimonio in quanto sacramento, ecco allora che “persino fra i cristiani” sottolinea la Ildegarda, ci sarà dubbio e scetticismo sulla dottrina cattolica, e la battaglia contro l’eresia e poi quella finale contro l’Anticristo sarà dura che: ” Come se fosse una festa di matrimonio, i cristiani andranno verso la morte per martirio che il figlio della perdizione avrà preparato per loro, in un numero tale che quegli assassini non saranno neanche in grado di contarne i cadaveri, allora il sangue di questi martiri riempirà i fiumi…“
E quando avverrà la fine del mondo? Sappiamo per certo che non ci sarà mai svelata la data, il giorno e l’ora, dice Gesù, ma ci invita a guardare i segni, i segni dei tempi, e Ildegarda afferma: ” …quando il mondo perderà la sua stabilità…“
Non ci vuole una laurea per comprendere che i tempi sono questi anche se non sappiamo quanto durerà questo calvario perchè, diciamolo chiaramente, uno stato o una nazione che con la legge sull’aborto uccide il proprio futuro, non ha futuro, e quando impone per legge il ribaltamento dell’istituto del matrimonio fra un uomo e una donna e stravolge la natura anche con gli utero in affitto, non può avere futuro perchè ha già perso la sua stabilità, ha crepato le fondamenta del suo esistere e non v’è alcun rimedio, spiega la Ildegarda, se non quel ritornare a Dio ricostruendo il giusto ordine delle cose. Ildegarda – spiega padre Domoulin – contempla tre visioni: le cinque epoche terribili degli ultimi tempi, l’Anticristo, la presa e la liberazione della Chiesa. Cinque epoche di afflizione sono simboleggiate da animali che vengono dal Nord: un cane rabbioso, un leone giallo, un cavallo chiaro, un maiale nero e un lupo grigio. La fine dei tempi si avvicina, e la profezia di Ildegarda ne è al tempo stesso l’annuncio e il segno, in un’epoca corrotta. Ecco alcuni passaggi:
- “Il figlio della perdizione è questa bestia [così l’Anticristo viene rappresentato nell’Apocalisse] molto cattiva che farà morire quelli che si rifiuteranno di credere in lui; che si assocerà i re, i principi, i grandi e i ricchi; che disprezzerà l’umiltà ed avrà stima solo per l’orgoglio; che infine soggiogherà l’intero universo con mezzi diabolici. (..) …. Mostrerà loro dei tesori e delle ricchezze e permetterà che essi si abbandonino ad ogni specie di festini, come essi li vorranno….. dirà loro: «Colui che crederà in me riceverà il perdono dei suoi peccati e vivrà con me eternamente». (..)… Respingerà il battesimo ed il Vangelo e deriderà tutti i precetti che la Chiesa ha dato agli uomini per conto Mio… (..) Dopo la triste sconfitta del figlio della perdizione, la sposa di Mio Figlio, che è la Chiesa, brillerà di una gloria senza eguali e le vittime dell’errore si affretteranno a rientrare nell’ovile. Quanto a sapere in quale giorno, dopo la caduta dell’Anticristo, il mondo dovrà finire, l’uomo non deve cercare di conoscerlo: non potrebbe riuscirci. Il Padre se n’è riservato il segreto. O uomini, preparatevi al giudizio”.
Anche questo monito deve essere ben ponderato da noi, ci sarà una VENDETTA e questa sarà di Dio, nonostante oggi si voglia negare a Lui ogni diritto:
“L’impuro bagliore dell’orgogliosa cattiveria nata da una falsa prosperità è come una fiaccola che penetra nella volontà della carne di coloro che non temono Dio. Nella loro rabbia perversa, costoro lo disprezzano e rifiutano di ammettere che c’è chi è in grado di vincerli, quando, nell’ardore della loro ferocia, vogliono dare alle fiamme ogni loro pensiero. Tale bagliore verrà calpestato nell’ora della vendetta di Dio… Essi saranno in orrore a Dio e agli uomini… Coloro che, senza pentirsi, dimenticano Dio nel loro cuore, troveranno la geenna al termine del loro cammino.”
Ma santa Ildegarda ha profezie anche per il clero corrotto e ci va giù pesantemente.
Leggiamo questo passo:
“Alcuni sermoni, soprattutto quelli pronunciati da Ildegarda nel corso dei suoi quattro viaggi “missionari”, ci sono pervenuti grazie alla richiesta dei suoi uditori di metterli per iscritto. Sono destinati soprattutto alla riforma dei costumi del clero. Ella rimprovera ai sacerdoti i loro vizi con uno stile sferzante: essi hanno «gli occhi, le orecchie e il ventre pieno dei vizi del demonio», «pratiche da scorpioni, opere da serpenti», sono «gente ubriacona e lussuriosa», dice loro che verranno i Catari e approfitteranno di tale situazione per sovvertire il popolo contro di essi; sorprendente profezia che non tarderà a realizzarsi, costringendo Ildegarda ad uscire nuovamente dal suo monastero. Ai prelati che dovrebbero governare la Chiesa rimprovera la loro indolenza:
«Nella vostra bocca non risuona la voce della tromba di Dio, voi che non amate la santa intelligenza… Dovreste meditare attentamente la giustizia di Dio… mostrandola al popolo al momento opportuno, e non imponendola con la violenza. Ma invece non lo fate, a causa del vostro volere ostinato… Vi rintanate come serpi ignude nelle loro tane… Perdete tempo in cose da nulla…Quanta perfidia e odio quando l’uomo non vuole volgersi verso il bene, né per Dio né per gli uomini, ma ricerca gli onori senza fatica e le ricompense eterne senza sforzo! Siete ciechi, poiché le vostre opere non risplendono davanti agli uomini del fuoco dello Spirito Santo!… Tutta la Sapienza che avete scrutato nelle Scritture è stata inghiottita dal pozzo delle vostre voglie! Tutto ciò che sapete, che avete provato e sentito, lo seppellite nella soddisfazione delle vostre brame, e ingrassate la carne come bambini che non sanno quello che fanno! Dovreste essere luce e invece siete tenebra!» (Lettera al clero di Colonia).
E non si limita a criticare, ma offre ai sacerdoti queste splendide esortazioni:
- «Nonostante Dio permetta che il ricco possa, con le sue ricchezze, sostenere il povero, tuttavia è l’immagine di quest’ultimo che egli ama, perché è la sua».
- «Felice l’uomo creato da Dio come tabernacolo della sua sapienza! Sino alla fine della sua vita grazie ai desideri santi, alle opere buone, alla sua fame di giustizia e delle soavi virtù di cui è insaziabile, egli si rinnova di giorno in giorno con la grazia di Dio».
In questi esempi è facile costatare come Ildegarda si esprima senza giri di parole né adulazioni…” (6)
Ecco un altro esempio dello stile utilizzato dalla veggente nella sua appassionata difesa della Chiesa, unico obiettivo dei suoi interventi perchè, diciamolo per questi nostri tempi, difendere il Papa è indiscutibile, ma per difendere la Chiesa nel suo essere Maestra e quindi nella Dottrina:
«Nell’anno 1170 dalla nascita di Cristo, rimasi per lungo tempo a letto ammalata. Allora, desta nel corpo e nello spirito, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si innalzava dalla terra fino al cielo. Il suo volto risplendeva di sublime fulgore. Aveva lo sguardo rivolto al cielo. Era rivestita di un abito luminoso e splendente di seta bianca, e di un manto ornato di pietre preziose. Ai piedi aveva calzature di onice. Ma il suo volto era ricoperto di polvere e la sua veste strappata sul lato destro. Anche il manto aveva perso la sua singolare bellezza, e la parte superiore dei calzari era sudicia. La donna (sta indicando la Chiesa) innalzò ad alta voce un lamento verso il cielo:
“Ascolta, o cielo, il mio volto è sporco! Sii afflitta, o terra: la mia veste è strappata! Trema, o abisso: i miei calzari sono insudiciati!”.
E proseguì: “Rimasi nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’Uomo, concepito e generato da una vergine, versò il suo sangue. Con la dote di quel sangue mi prese come sposa.
- Le stigmate del mio sposo rimarranno vive e aperte finché saranno aperte le ferite dei peccati degli uomini. E se le ferite di Cristo rimangono aperte è colpa proprio dei sacerdoti.
- Essi lacerano la mia veste in quanto trasgrediscono la Legge, il Vangelo e il loro dovere sacerdotale. Essi tolgono splendore al mio manto, perché trascurano le regole loro imposte. Essi insudiciano i miei calzari perché non camminano sulla retta via, cioè sul sentiero duro ed esigente della giustizia e, così facendo, non danno il buon esempio a quelli che sono loro affidati. In alcuni, tuttavia, si trova lo splendore della verità”.
E udii una voce dal cielo che diceva: “Questa immagine raffigura la Chiesa”.
Perciò, o essere umano che vedi queste cose e odi le parole del mio lamento, annunciale ai sacerdoti che sono preposti alla guida e all’istruzione del popolo e ai quali, come agli Apostoli, fu detto: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc.16,15)» (Lettera a Werner von Kircheim e alla sua comunità: PL 197, 269 s.)
E che dire del Creato e dell’ideologia AMBIENTALISTA? Anche questo aveva predetto la Ildegarda e, quanto dice, non è proprio ciò che ha espresso papa Francesco nella sua discutibile Laudato sì! Leggiamo questo passaggio, tutto e nelle mani di Dio, infatti il famoso quadro del Vangelo in cui si descrive la tempesta sedata nella quale Gesù manifesta di avere potere su tutto, nella Laudato sì non viene mai, mai accennato: Il miracolo è raccontato da tutti e tre i Vangeli sinottici: Matteo 8,23-27; Marco 4,35-41; Luca 8,22-25.
Questa sofferenza di Cristo è grande quanto il suo desiderio di salvare l’uomo, poiché egli è pronto a tutto per ricondurre al Padre quelli che si sono smarriti. La visione di Ildegarda dice, proprio come la Bibbia, che verrà un giorno in cui Dio «userà il creato come arma per castigare i nemici» (Sap 5,17; cfr. 16,24), perché l’amoralità dell’uomo finisce per produrre dei disastri ecologici di cui egli è la prima vittima. Che attualità! Nulla da spartire con l’ambientalismo!
- «Con le mie ramazze io vi purificherò e nel frattempo affliggerò gli uomini, sino a che non tornino a me. In quel tempo pure io preparerò molti cuori secondo il mio cuore. E quante volte sarete contaminati, altrettante volte vi purificherò col supplizio di chi vi ha ammorbati.
- E chi potrà sminuirmi? I venti sono diventati rochi per la putredine, l’aria rigetta sozzura, dal momento che gli uomini non aprono la loro bocca per dire la verità. Anche la viridità è inaridita a causa della falsa religiosità delle turbe malvagie che regolano le cose secondo i loro desideri e dicono: “Chi è questo Dio che mai abbiamo visto?”.
- Sino a che una creatura avrà un ruolo nella vostra esistenza, voi non sperimenterete il pieno gaudio. Gli elementi elevano un lamento verso il loro Creatore… invischiati nei peccati degli uomini… rimangono infettati dalla piaga delle voci malvagie e dal clamore dell’ingiustizia, imbrattati dal fumo colpevole delle ignobili turpitudini degli uomini. Sono a contatto con l’impurità umana, perché gli uomini sono in essi ed essi sono con gli uomini.
- Ogni volta che gli elementi verranno macchiati dalle cattive azioni degli uomini, Dio li purificherà mediante i tormenti e le tribolazioni degli uomini, perché egli vuole che ogni cosa sia pura al suo cospetto; e nessuno potrà vincerlo né sminuirlo. Persino i venti sono trattenuti dall’orribile fetore dei peccati e spirano a fatica tra turbini di tempeste e l’aria rigetta sozzura per le molte sporcizie degli uomini, quando emette l’umidità non giusta e non appropriata che riesce a disseccare la viridità e i frutti dei quali gli uomini dovrebbero nutrirsi… da essa spesso nascono parassiti nocivi e inutili che danneggiano e divorano i prodotti della terra, poiché essi chiudono il loro cuore e la loro bocca alla giustizia e alle altre virtù e non li aprono alla verità.
- Allora viene la siccità… perché gli uomini nelle loro azioni non mirano ad altro che ai loro piaceri e ai loro desideri» (…) «Ogni creatura tende verso colui che l’ha formata compiendo il suo ufficio e sa di essere stata creata da Dio solo, perché Lui solo ha fatto tutto. Ma l’uomo, legato e diviso da molte vanità tenta di legare perfino il suo Creatore, impedendogli a volte di spingersi oltre e frammentandolo in diverse creature. Seguendo l’inclinazione della propria volontà, mette Dio in tutto ciò che ha deciso con la propria volontà: così può dire che Dio l’ha creato in maniera tale che egli non può evitare il peccato che vuole compiere».
E’ lampante l’invito al pentimento e alla conversione e a smetterla di peccare. Il peccato genera le punizioni anche attraverso gli eventi naturali che restano comunque GESTITI DA DIO, altrimenti che Dio sarebbe un dio che non avesse il controllo delle forze della natura?
La descrizione dei vizi ha lo scopo di portare il lettore sulla via della conversione. La condizione fondamentale per seguire questo cammino è riconoscersi peccatori, piccoli, e sforzarsi continuamente di rispondere alla chiamata di Dio: quello che chiamiamo “penitenza” e che possiamo tradurre con la moderna espressione “coerenza di vita”.
Infatti – come tutto l’insegnamento della Chiesa – anche santa Ildegarda come san Pier Damiani, santa Caterina da Siena, ha da dire qualcosa sul problema dell’attività omosessualista, è estremamente dura riguardo il peccato di sodomia e nel “libro dei meriti di vita” scrive:
- “Questo peccato è una turpe perversione: per arte diabolica si è insinuato nell’uomo, esattamente come la morte entrò nell’uomo con la caduta di Adamo quando questi si allontanò da Dio. Dio infatti creò l’uomo destinandolo a un grande onore e a un nome glorioso, ma il serpente lo ingannò, l’uomo accettò il suo suggerimento e così perse la facoltà di comprendere il significato del verso di ogni animale. Questo peccato è la forza del cuore del demonio; per cui persuade gli uomini a mutare una pratica naturale in un atto da bestie, e a operare sulle loro persone delle oscenità, poiché il demonio, a causa dell’odio originario che ebbe nei confronti della fecondità della donna, ancora la perseguita affinché non porti frutto, mentre preferisce che gli uomini si contaminino con pratiche contro natura. E poiché Dio volle che il genere umano fosse procreato dalla donna, è un grave delitto che l’uomo disperda il proprio seme quando si macchia di questo peccato”.
Il fatto stesso che oggi dentro la Chiesa ci sono niente meno che Vescovi che si esprimono pubblicamente a favore di queste unioni, non senza creare scandalo di cui non si vuole parlare, come se tutti fossero tacitamente d’accordo con le loro aberrazioni, cliccare qui, la dice lunga sulla verità di queste profezie, anzi, si testimonia della loro autenticità, ma troppi cattolici fingono di non sapere, o davvero non sanno e non ne vogliono sapere, commettendo il peccato di ignavia.
- «Ciò che la penitenza purifica, non viene vagliato dall’ardore di Dio, perché la penitenza è il suo fuoco e il suo flagello, ma ciò che la penitenza non consuma, viene bruciato dall’ardore. Si perdona non al colpevole, ma al penitente. Quando un uomo riconosce i propri peccati e rinuncia ad essi, riconosce Dio, e quando la sua anima anela a Dio, egli vede Dio».
L’uomo che vede la propria debolezza e la riconosce si volge a Dio e può in tutta verità elevare a lui una preghiera, un “Signore pietà!” che scaturisce dal profondo dell’anima:
- «Quando pecco, nella concupiscenza dei miei peccati io tremo di paura; quando, grazie al pentimento, nella mia anima riconosco la mia condizione, non porto a termine quella penitenza, e ne provo timore; quando nella lascivia io attraverso le vie ed i cammini della mia volontà, tremo di paura; quando trascino i miei peccati sino alla vecchiaia, o quando di fronte al dolore e alla tristezza provo fastidio del peccato, pur tuttavia non riesco a liberarmene; e ne provo timore.
- Perché conosco i miei peccati! Io sono come una ruota che gira in ogni senso. Sento il peccato nel quale sono stato concepito, lo porto dentro di me nel pensiero, nelle parole, nelle azioni. Quando la mia anima ricorda da dove proviene, io tolgo la paglia dal grano delle mie opere, e tuttavia non riesco a farlo pienamente… Quando invece mi do a piaceri illeciti, che tramite gli stimoli della carne mi fanno saltare come un cerbiatto, sono senza freno.
- E persino quando la vecchiaia mi toghe il gusto del peccato, tanto da non averne più voglia, e vorrei prolungare la mia vita per avere il tempo di emendare le mie colpe, tuttavia non lo faccio. Così, in tutte queste situazioni, io giro a vuoto come una ruota… Per questi motivi aborro tutti i miei peccati, ma ripongo la mia fiducia nel fatto che tu hai lasciato il cielo e ti sei rivestito della mia carne. Nella tua misericordia purifichi mediante la penitenza».
Purtroppo, spesso l’uomo rifiuta di riconoscere i suoi torti, non ascolta nessuno e si chiude nella sua autosufficienza, in una iniquità che lo immerge in una notte che è tanto più profonda quanto più viene negata:
- «Tutti coloro che sono avvezzi ad essere iniqui blandiscono gli altri a destra e a manca, ma non ascoltano i loro maestri, non amano la legge e non vogliono obbedire ai precetti; si danno come legge tutto ciò che scelgono essi stessi, come e quando vogliono. L’iniquità è, dunque, come una notte senza luna e senza stelle: come in una tale notte la luna e le stelle, nascoste, non permettono di farsi un’idea dell’ora, così nell’iniquità non si potrà trovare alcun ordine giusto».
In compenso colui che si volge umilmente a Dio e si lascia correggere scopre in se stesso una bellezza nascosta, voluta dal Creatore, che gli fa sentire la nostalgia del cielo.
«L’anima dell’uomo ha in se stessa un’armonia, suona un concerto dal quale si eleva spesso un lamento poiché ella rammenta di essere in esilio».
Insomma, come ogni Santo che si rispetti, anche Ildegarda offre soluzioni, ascoltiamo queste che valgono per tutti noi e per ogni sorta di peccato:
- “… È Dio che ti ha creato, e allora resisti alla concupiscenza! Perché quando ti opponi al diavolo come un combattente valoroso, Dio gioisce del tuo combattimento; vuole che tu lo invochi senza posa, in ogni momento e in ogni difficoltà. Ma quando rifiuti di dominarti, allora pasci la tua carne di vizi e di peccati, perché le togli il freno del timore di Dio…
- L’uomo deve resistere alla voluttà e non darsi alla dissolutezza fra le delizie del mondo; non deve vivere tranquillo come fosse in casa propria, poiché egli è in viaggio, e il Padre suo lo attende per vedere se vuole tornare a Lui, là dove sa che Egli è…
- Se sei ferito, cerca un medico per non morire. Dio non manda forse molto spesso delle tempeste sugli uomini, per essere invocato da loro con più fervore? Ma tu, o uomo, dici: «Non posso operare il bene», e io ti rispondo: «Sì che puoi!». Al che, tu replichi: «Come?», e io ti rispondo: «Mediante l’intelletto e l’azione». Tu rispondi di nuovo: «Non ne ho alcun desiderio». E io ti dico: «Impara a combattere te stesso!». Tu dici: «Non posso combattere contro di me se Dio non mi aiuta». Ascolta, dunque, in che modo dovrai combattere contro te stesso: quando il male spunta dentro di te, tanto che non sai come respingerlo, proprio in quel momento ti sfioro con il tocco della mia grazia, illuminando lo sguardo dei tuoi occhi interiori. In quel momento prega, confessa e piangi, perché Dio venga in tuo aiuto, allontani da te il male e ti doni la forza di compiere il bene. Sei in grado di farlo, in virtù della scienza mediante la quale comprendi Dio, con l’aiuto che ti viene dall’ispirazione dello Spirito Santo. Se tu fossi un operaio al servizio di un altro uomo, quante volte dovresti fare ciò che ti è penoso! Non sopporti forse molte prove per guadagnare il tuo salario terreno? Perché allora non ti metti al servizio del Dio che ti ha donato l’anima e il corpo, in vista di una ricompensa celeste? Se tu volessi una cosa materiale, quanta pena non ti daresti per ottenerla subito, non fosse altro che per un momento!
- Ma, in verità, non hai voglia di cercare ciò che non ha fine. Ecco perché, come il bue è spinto dal pungolo, allo stesso modo tu devi spronare il corpo con il timore del Signore: se farai ciò, Dio non ti respingerà.”
E ancora, ammonisce Ildegarda:
- “Se un qualche tiranno si impadronisse di te, subito ti rivolgeresti a colui che avesse il potere di soccorrerti, e lo supplicheresti, lo pregheresti e gli prometteresti la tua fortuna pur di farti liberare. Fai lo stesso, o uomo, quando l’ingiustizia si impadronisce di te: rivolgiti a Dio, supplicalo, prega e prometti di emendarti, Dio verrà in tuo aiuto. Ma tu sei cieco quando si tratta di vederci, sordo quando si tratta di intendere, ottuso quando devi difenderti, poiché consideri spazzatura e cosa senza valore l’intelletto che Dio ha riversato in te e i cinque sensi che ha donato al tuo cuore. Non hai forse l’intelletto e la scienza? Il Regno di Dio va guadagnato, non si può vincerlo al gioco.
- Colui che trascura la correzione dei suoi peccati, perché dice che gli risulta difficile disciplinare il suo corpo, è un miserabile, poiché non vuole guardare se stesso, né cercare un medico per curare le sue ferite, ma nasconde ai suoi propri occhi la peggiore delle infezioni: dissimula accuratamente la morte perché non la si possa vedere. Colui che agisce in questo modo è incapace di conversione poiché rifiuta di guardare verso l’olio della misericordia e di cercare la consolazione della redenzione…
- Fedeli, correte nella via dei comandamenti di Dio! Imitate il nuovo Adamo e spogliatevi dell’uomo vecchio. Poiché il Regno di Dio è aperto per colui che corre (prologo della Regola di san Benedetto), ma è chiuso per chi resta disteso a terra!”
“Che cosa vale di più, un rumore vuoto o un’opera portata a termine?… E allora, agisci nel silenzio dell’umiltà e non elevarti con orgoglio, poiché sarà valutato niente colui che si sforza di ottenere spinto dall’orgoglio ciò che disdegna di compiere nell’abbandono dell’amore…
- Vani e sciocchi coloro che ripongono in se stessi la loro fiducia… Coloro che, nel loro orgoglio, ripongono la loro fiducia in se stessi vogliono apparire più saggi dei loro padri e non vogliono camminare secondo il loro patto, ma, nella loro grande incostanza, si danno delle leggi secondo i loro capricci…
Infatti, a volte ciò che agli uomini sembra buono a causa del loro errato giudizio, quando non vogliono fissare intensamente il loro sguardo su Dio, se non è stato acceso dal soffio dello Spirito Santo, porterà alla morte, in quanto proveniente dalla vanagloria. Infatti, quando gli uomini vani da una parte sono afflitti dalla noia, dall’altra sono eccitati dalla vanagloria, spesso si ergono con orgoglio nella menzogna e nella gelosia, sono afflitti anche dal dispiacere, dalla collera e dallo spirito di contraddizione nei confronti delle istituzioni che vengono da me, e litigano gli uni con gli altri circa quei beni che non vengono dalla tiepidezza del disgusto, ma dal fervore di progredire di giorno in giorno… Beato l’uomo che, confidando in me, pone la sua speranza, l’inizio e il termine delle sue opere, non in se stesso ma in me. Costui non avrà a cadere. Ma chi vorrà stare senza di me andrà in rovina.”
Coloro che ricevono il sacramento (dell’Eucaristia) comprendano che esso non consiste nella quantità, ma nella santità. Mentre gli uomini si avvicinano per ricevere questo sacramento, guarda bene e distingui fra di loro cinque categorie di persone:
– Alcuni sono luminosi nel corpo e infiammati nell’anima: poiché hanno la luce della fede, non dubitano e la loro anima viene trasformata con il dono del fuoco dello Spirito Santo. Inondati di luce, essi rigettano le cose della terra e desiderano quelle del cielo.
– Altri appaiono pallidi nel corpo e ottenebrati nell’anima: sono tiepidi nella fede, la loro fede in questo sacramento non è solida e sono incapaci di comprendere la sapienza. Essi odono esteriormente attraverso il canale delle orecchie ma il loro cuore è lento ad afferrare, e a causa del dubbio che è in loro non possono vedere la santità presente nel sacramento. Essi sono prigionieri delle tenebre che sono dentro di loro e non possono elevare lo spirito. Tali uomini sono vivificati dal sacramento senza saperlo, poiché non lo disdegnano, ma si accontentano semplicemente di abbracciarlo.
– Alcuni hanno il corpo irsuto e l’anima ricoperta e imbrattata di sozzure. Essi sono depravati, immorali e senza pudore nella loro carne, insozzati dal sudiciume del peccato, come un maiale che si rotola nel fango, e contaminano la loro anima. Luridi di vizi, non temono di accostarsi, senza essere purificati, al sacramento del Corpo e del Sangue di mio Figlio.
– Altri hanno il corpo avvolto da spine molto acuminate e la loro anima sembra lebbrosa. Nel loro cuore c’è collera, odio e invidia, e con quelle spine allontanano da se stessi la mitezza, la dolcezza e la carità. Desiderano il male e abbandonano la via del bene, coprono gli altri di scherni e di ingiurie, e hanno l’animo roso dalle più turpi piaghe. Accostandosi al divino mistero, feriscono se stessi.
– Alcuni hanno il corpo insanguinato e la loro anima somiglia a un cadavere in decomposizione. Provocano guerre fra gli uomini, e l’immonda putredine della loro malvagia crudeltà rende fetida la loro anima: con la loro malvagità distruggono ciò che io ho fatto nell’uomo.
Così, tutte queste persone ricevono lo stesso sacramento, ma gli uni sono inondati da uno splendore come di fuoco, gli altri avvolti nelle tenebre di una nube oscura. Nello sforzo di accostarsi al mistero, gli uni lo ricevono con spirito devoto e purezza di fede, risplendono di opere buone, e sono illuminati dal dono dello Spirito Santo… Gli altri lo prendono con spirito ribelle e animo esitante, appesantiti dalle loro azioni perverse, e attirano su di sé l’oscurità.
(Chi riceve il sacramento in maniera indegna) commette un omicidio, poiché dilania se stesso con numerose ferite quando, nascondendo i suoi crimini, tocca questo sacramento in modo temerario, senza la purificazione e il lavacro della penitenza… Non si possono servire due padroni!…”
Che cosa è la Morte? Ecco come la “vede” Ildegarda offrendoci ottimi consigli:
- “Nella morte si vede una piazza di mercato, vale a dire che tutte le opere di morte vi sono esposte: qui vi è un ribollire di orgoglio e vanagloria, sotto la forma delle ricchezze corruttibili, e di finzione e desideri, quali piaceri effimeri; la compravendita di ogni sorta di oggetti terreni è proposta sotto forma di commercio.
- In tal modo colui che si sarebbe potuto spaventare vedendo il diavolo apertamente, si lascia invece prendere da tutto ciò, poiché tutti i vizi qui esposti gli vengono presentati sotto la suggestione della dolcezza; come diverse merci che un mercante presenta in modo ingegnoso agli uomini, affinché questi ne rimangano affascinati e comprino più volentieri ciò che viene loro presentato. Essi rigettano la loro buona coscienza, come se la stessero vendendo, e si procurano ferite nella loro anima, come se le stessero comprando.
- Alcuni uomini passano molto velocemente, senza comprare nulla, perché custodiscono il tesoro della buona volontà e il profumo della virtù stringendoli fortemente a sé, perché conoscono Dio. Altri avanzano esitanti, fermandosi qua e là per vendere e comprare: essi spengono il desiderio del cielo dentro di loro, come se lo vendessero per comprare la voluttà passeggera della carne…
- Quando l’uomo disprezza l’aiuto che Dio gli dà per resistere al diavolo, quest’ultimo non smette di tendergli delle trappole… Una volta che l’uomo ha iniziato a praticare il male e a rovinare se stesso nella disperazione, come se gli fosse impossibile evitare il male e compiere il bene, allora il diavolo dice: «Ecco, ora l’uomo è simile a noi e rinnega Dio, si volge verso di noi e ci segue! Affrettiamoci tutti e corriamo in fretta verso di lui, per bloccarlo con le nostre astuzie in modo che non possa sfuggirci, poiché è pronto ad abbandonare il suo Dio e a seguirci». In compenso, di chi ha uno spirito fervoroso il Creatore dice: «Colui che si rivolge a me e non pasce il suo corpo di immondizie nel tentativo di sottrarsi alla morte, di costui andrò in aiuto»…”
Offriamo, infine, una Nota dalle Visioni che stiamo analizzando, del libro di santa Ildegarde di Bingen: “Conosci le vie”
– in Ildegarda è viva la coscienza di essere donna.
In questa Visione il Signore la istruisce dandole l’interpretazione stessa della visione. Se l’uomo è superiore alla donna quanto all’origine, poichè Eva ha peccato per prima, in virtù di Cristo “nuovo Adamo”, la donna ha guadagnato una superiorità storica e dal momento che “per la loro ostinata colpevolezza” il “magistero dei maschi è venuto meno”, la profezia è quindi imposta dal Cristo ad Ildegarda (la prima donna a ricevere le profezie sulla Chiesa e sull’uomo), e ad altre donne che “profeteranno in futuro” a vantaggio dell’uomo stesso.
Per questo la Chiesa, immagine della Sposa di Cristo ma anche Madre nella carne, nella sua dottrina intramontabile è profeta mentre i più grandi eretici sono maschi, così l’Anticristo sarà un maschio. Gli errori della Chiesa nel “magistero dei maschi nella Chiesa” generano anticristi, generano gli eretici quando ingannano l’uomo circa la dottrina, quando tradisce la sua missione, per questo la Chiesa in quanto tale è l’unica che può trarre in salvo gli erranti. Per questo Cristo affida la profezia alle donne e chiede ad esse il massimo sacrificio dando loro in consolazione la “Augustissima Madre e Regina”.
Il passo della profezia – Gesù a santa Ildegarde – è il seguente:
“Non aver paura di ciò che senti nello spirito, così come io lo dico per tuo mezzo, perchè si vergognino coloro che dovrebbero mostrare al mio popolo la via retta, ma per la loro ostinata colpevolezza (sta parlando di chi detiene il “magistero dei maschi” nella Chiesa) si rifiutano di proclamare la giustizia che conoscono, non volendo rinunciare ai propri peccaminosi desideri, che sono connaturati in loro da essere divenuti guida per loro, e che li allontanano da Dio a tal punto da far si che si vergognano di parlare della verità.
Per questo motivo, creatura timida, sebbene in stato di inferiorità rispetto all’origine dell’uomo, in seguito al peccato di Eva, ora tu interiormente ispirata dal mistico Soffio, parla di quel fuoco che ti è permesso di vedere chiaramente, non tacere, t’ho fatta superiore nella grazia, dentro la mia Sposa tu sarai profeta, ed altre ti succederanno… (…)
(qui salta proprio un passo e riprende)
- Le prove non sono finite, la mia Sposa sarà spogliata, la liturgia impoverita, un magistero maschile deprederà la mia Diletta, perciò altre mie dilette verranno in suo soccorso. La perversione sarà grande che Sodoma e Gomorra non sono nulla al confronto, il peccato di Eva tornerà a pervertire l’uomo, dimenticheranno il nuovo Adamo e lo tratteranno da pervertito….”
(qui finisce questa parte, purtroppo….. poi inizia un’altra Visione sulla Santissima Trinità, più complessa per essere meditata qui, e meriterebbe un articolo a parte)
Si dice visionario anche chi insegue chimere, ma non è il caso della nostra Dottore della Chiesa. Ildegarda non è visionaria nel senso “sensitivo” ma vede davvero ciò che descrive attraverso uno dei tanti doni ricevuti, quello di una grande e profonda astrazione mentale alimentato da una grande fede e da un grande “sacro timor di Dio” (uno dei sette doni dello Spirito Santo) attraverso il quale compie delle vere indagini, dialogando fin anche con la Divina Sapienza. Ildegarda non è passiva, come del resto ci aiuteranno a capire poi santa Caterina da Siena, santa Brigida di Svezia, santa Teresa d’Avila, mettiamoci anche la beata Emmerick o la beata Taigi, tutte donne che non hanno vissuto queste esperienze in forma passiva, ma spesso dialogando con l’Interlocutore o più Interlocutori, discutendo anche su ciò che vedevano e pagando sulla propria pelle, nel proprio corpo, i doni celesti.
Ma lasciamocelo dire da lei stessa:
- “Queste visioni non le ho viste in sogno, né mentre dormivo, né in delirio, né con gli occhi del corpo, né con le orecchie dell’uomo esteriore, né in luoghi nascosti: le ho percepite mentre ero del tutto sveglia, perfettamente desta, con gli occhi e le orecchie dell’uomo interiore e in luoghi manifesti…”
Possiamo rispondere alla domanda leggendo la motivazione da Ildegarda stessa alla quale la Divina Sapienza ordina:
- “Alza la voce e parla dell’avvento della incorrotta salvezza, affinché vengano persuasi coloro che, pur scrutando le profondità delle Scritture, non vogliono parlarne né predicarle, perché sono tiepidi e insensibili per conservare la giustizia di Dio: svela loro i misteri delle cose nascoste che essi, per timore, celano in un luogo segreto che non produce frutto. Rivèrsati, dunque, come sorgente copiosa e diffondi come un fiume il mistico insegnamento, affinché coloro che vogliono fare di te oggetto di disprezzo a causa della colpa di Eva, vengano travolti dall’impeto della tua corrente… Lèvati, dunque, parla e di’ ciò che ti viene rivelato…”
Ildegarda ha così una missione da compiere e la porterà a compimento, le sue visioni sono un aiuto che il Signore manda al nostro tempo, guai a noi se disprezzassimo queste profezie (cfr 1Tess.5,20).
E ci sono anche visioni sull’Inferno nel suo “Liber vitae meritorum” che non sono solo profezie su una realtà che in fondo dovremo conoscere visto che ce lo dice la dottrina della Chiesa, ma qui Ildegarda fa di più, oltre a descriverci un certo inferno reale ed eterno, ci insegna come non andarci, ci insegna a discernere e a mettere in pratica in modo molto concreto le virtù e ad allontanare i vizi dalla vita quotidiana, al fine di poter accedere alla vita beata ed eterna.
Ildegarda spinge in questo senso a superare proprio ogni campanilismo, a superare ogni sentimentalismo per far confluire Papi, Vescovi, Clero e laici, e pure i Cesari di turno, verso la Chiesa che si esprime attraverso un senso dottrinale che è, nell’insieme e mai separatamente, stile di vita, opere di carità, etica e morale.
Le conclusioni non le dobbiamo trarre noi per accusare questo o quello, Ildegarda ci spinge e ci invita ad esaminare la propria coscienza per comprendere a che punto siamo in questo nostro “dovere”, in questo servire davvero la Chiesa e l’uomo in ogni tempo: ognuno esamini se stesso, come suggerisce l’Apostolo!
Ci sarebbe ancora tanto altro da dire di Ildegarda, per esempio la sua passione per la medicina, per le arti, per la musica tanto che fu anche compositrice di inni e melodie sacre, una donna completa che il poco spazio qui non ci consente di continuare, ma speriamo di essere riusciti a seminare una sana curiosità, così che ognuno di voi senta la gioia di approfondire questa storia meravigliosa.
Famose le antifone create dall’anima passionale di Ildegarda e con una di queste, facendola nostra, vogliamo concludere:
Felix anima – La gloria dei santi
- Felix anima, cujus corpus de terra ortum est,
- quod tu cum peregrinatione huius mundi conculcasti
- unde divina rationalitate, quae te speculum suum fecit, coronata es.
- Spiritus Sanctus fecit te habitaculum suum
- unde divina rationalitate, quae te speculum suum fecit, coronata es.
- Anima beata, nel tuo pellegrinaggio in questo mondo,
- hai calpestato il tuo corpo, tratto dalla terra,
- perciò, dal divino intelletto che ha fatto di te il suo specchio, sei coronata!
- Lo Spirito Santo ha fatto di te la sua dimora,
- perciò, dal divino intelletto che ha fatto di te il suo specchio, sei coronata!
Laudetur Jesus Christus
________
Note
1) Ildegarda di Bingen – Profeta e dottore per il terzo millennio – di Pierre Dumoulin
2) Lettera Apostolica con la quale Benedetto XVI dichiara Santa Ildegarda Dottore della Chiesa 7 ottobre 2012
3) Decreto sui Laici nella Chiesa e nel mondo Apostolicam Actuositatem
5) L’Anticristo profezie – di Fede e Cultura
6) Ildegarda di Bingen – Profeta e dottore per il terzo millennio – di Pierre Dumoulin
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