ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 12 marzo 2018

L'«età di Caino»

I Tempi di Maria erano stati profetizzati!!... - Montfort, Teresa Neumann, suor Lucia di Fatima



Oltre alla Teologia anche la Profezia cattolica illumina il mistero dei tempi di Maria che si stanno compiendo sotto i nostri occhi esterrefatti. San Luigi Grignion, suor Lucia di Fatima e Teresa Neumann sono solo un esempio…

Oltre alle legittimazioni di ordine teologico, anche la Profezia aggiunge apporti rilevanti per meglio illuminare la valida categoria dei « Tempi di Maria ». In quest’area di riflessione va tenuto presente il pluriforme carisma profetico suscitato dello Spirito Santo in alcuni uomini e donne di Dio che hanno intravisto, preannunciato, descritto e motivato i Tempi di Maria.

Per la sua densità contenutistica, trovo più che sufficiente prendere in esame quanto afferma il “padre e profeta” dei Tempi di Maria, San Luigi Grignion de Montfort, colui forse che meglio di ogni altro ne ha saputo indicare l’intima caratterizzazione e le ragioni fondamentali. Il Montfort spiega che negli ultimi tempi Maria sarà presente e opererà come Madre della Chiesa e del mondo in modo del tutto singolare: « Maria deve risplendere, più che mai, in misericordia, in forza e in grazia in questi ultimi tempi: in misericordia, per ricondurre e ricevere amorosamente i poveri peccatori e gli sviati che si convertiranno e ritorneranno alla Chiesa cattolica; in forza contro i nemici di Dio, gli idolatri, gli scismatici, i maomettani, gli ebrei e gli empi induriti, che si ribelleranno terribilmente per sedurre e far cadere, con promesse e minacce, tutti quelli che saranno loro contrari; infine ella dovrà risplendere in grazia, per animare e sostenere i valorosi soldati e fedeli servi di Gesù Cristo che combatteranno per i suoi interessi » (1).

Ma, come rivela l’Apocalisse, i tempi della Donna, i tempi di Maria coincidono con i tempi del drago (12,3-4) che ingaggia una battaglia mortale contro la sua rivale. San Luigi vede lontano e indica con parole di fuoco lo scontro che ci sarà tra la Donna con la sua stirpe-discendenza e il drago rosso-fuoco con i suoi satelliti. Sia il testo di Genesi 3,14-15 che quello di Apocalisse 12,1ss indicano chiaramente che « Dio non soltanto pose inimicizia, ma inimicizie, non solo tra Maria e il demonio, ma tra la stirpe della santa Vergine e la stirpe del demonio; cioè Dio pose inimicizie, antipatie e odi segreti tra i veri figli e servi della santa Vergine e i figli e schiavi del diavolo; essi non si amano scambievolmente, né hanno corrispondenza interiore gli uni con gli altri. I figli di Belial, gli schiavi di Satana, gli amici del mondo [perché è la stessa cosa], hanno sempre perseguitato finora e perseguiteranno più che mai quelli che appartengono alla santissima Vergine, come già Caino perseguitò suo fratello Abele ed Esaù suo fratello Giacobbe che sono le figure dei reprobi e dei predestinati. Ma l’umile Maria avrà sempre vittoria sopra questo superbo e così grande da giungere fino a schiacciargli la testa ove risiede la sua superbia; scoprirà sempre la sua malizia di serpente; sventerà i suoi piani infernali, dissiperà i suoi consigli diabolici e difenderà fino alla fine del mondo i suoi servi fedeli dai suoi crudeli artigli » (2).

San Luigi, guidato dallo Spirito, attraversa i secoli e giunge fino al momento “clou“ dello scontro tra Maria con i suoi apostoli degli ultimi tempi da un parte e satana con le sue schiere infernali dall’altra. Ci sarà uno scontro violento ma alla fine la Donna avrà il sopravvento.

Un’altra voce importante è quella di suor Lucia di Fatima. Nel 1957, in un’intervista rilasciata al sacerdote messicano padre Agustin Fuentes che si preparava a diventare Postulatore per la causa di beatificazione di Francesco e Giacinta Marto, affermava che « satana è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la santa Vergine ».

È quello scontro decisivo predetto dal Montfort. Di questo scontro, come sembra, siamo agli sgoccioli. Alla luce delle testimonianze profetiche più serie e accreditate degli ultimi secoli apprendiamo, così, che satana ha ingaggiato la battaglia « ultima » e « decisiva » che significa « finale ». Suor Lucia poi, in quella stessa intervista, esternava la sua convinzione che l’umanità e la Chiesa si trovino ormai « negli ultimi tempi », quelli in cui il potere di Maria contro satana dovrà essere del tutto eccezionale, come fa sapere il Monfort:

« Padre, la Santissima Vergine non mi ha detto esplicitamente che siamo giunti agli ultimi tempi, ma ci sono tre ragioni che mi spingono a crederlo ».

« La prima ragione è che Ella mi ha detto che il diavolo è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la Vergine. E questa battaglia decisiva è lo scontro finale, da cui una parte uscirà vittoriosa e l’altra sconfitta. Dobbiamo scegliere sin da ora da che parte stare, se con Dio o con il diavolo. Non c’è altra possibilità ».

« La seconda ragione è che Ella ha detto a me ed ai miei cugini che il Signore aveva deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che sono il Santo Rosario e la Devozione al Cuore Immacolato di Maria. Questi sono gli ultimi due rimedi possibili, il che significa che non ce ne saranno altri ».

« La terza ragione è che, nei piani della Divina Provvidenza, quando Dio è costretto a punire il mondo, prima di farlo cerca di correggerlo con tutti gli altri rimedi possibili. Ora, quando vede che il mondo non presta alcuna attenzione ai Suoi messaggi allora, come diciamo nel nostro linguaggio imperfetto, Egli ci offre “con un certo timore” l’ultima possibilità di salvezza, l’intervento della Sua Santissima Madre. Lo fa “con un certo timore” perché, se anche quest’ultima risorsa non avrà successo, non potremo più sperare in nessun tipo di perdono dal Cielo perché ci saremo macchiati di quello che il Vangelo definisce un peccato contro lo Spirito Santo. Questo peccato consiste nell’aperto rifiuto, pienamente consapevole e volontario, della possibilità di salvezza che ci viene offerta. Non dimentichiamo che Gesù Cristo è un Figlio molto buono e non ci permetterà di offendere e disprezzare la Sua Santissima Madre. La secolare storia della Chiesa conserva le testimonianze dei terribili castighi inflitti a quanti osarono attaccare l’onore della Sua Santissima Madre, dimostrando quanto il Nostro Signore Gesù Cristo abbia sempre difeso l’Onore di Sua Madre » (3).

Da parte sua la Serva di Dio Teresa Neumann ha sintetizzato mirabilmente lo scenario profetico odierno a cui ho accennato. Nei suoi sogni e visioni la mistica bavarese indica il massimo potere e dominio delle incarnazioni sataniche in un periodo da lei definito « età di Caino » che comprende gli anni tra il 1999 e il 2017. La Neumann penetrò in visione questo drammatico periodo storico, nel quale tutti noi ci troviamo:

« Vedo rovesciare sulla terra una cesta piena di serpenti, che strisciano sulle città e sulle campagne, distruggendo tutto. Sarà in questa età di Caino che trionferanno l’ignoranza, il disprezzo per la cultura, l’arroganza, la superbia, la violenza, il materialismo. E dice ancora: Sul trono più elevato ho visto sedere il serpente dei serpenti. E ho visto l’asino dettare legge al leone […]. In quel tempo, troppi leoni avranno il cuore dell’asino e si lasceranno trarre in inganno ». E aggiunge: « Ho visto affidare il mondo a bestie orrende, con la testa d’asino e il corpo da serpente ».

Al termine della seconda guerra mondiale, quando le persone esultavano per la fine delle dittature (una fine che Teresa aveva profetizzato quando, alla vigilia del conflitto, venne stipulato tra l’Italia e la Germania il « Patto d’Acciaio »), la veggente disse: « È giustificata la gioia, perché l’incubo è finito… ma la grande piaga si aprirà nel 1999 e sanguinerà per diciotto annisarà questo il tempo di Caino. Ho visto l’orrenda strage degli uomini di pietà e degli uomini d’intelletto […]. Quando poi l’epidemia avrà contaminato ogni casolare, si renderà necessaria la purificazione […]. L’acqua dovrà lavare ogni granello di sabbia. Arriverà un momento in cui l’uomo e la terra saranno sporchi e corrotti a tal punto che non ci sarà altra soluzione al di fuori di quella di una pulizia generale, di un diluvio. Ma questa volta sarà un diluvio di fuoco. E l’Eterno si servirà dell’uomo per tale purificazione ».

Alla fine la Serva di Dio vide, nelle estasi, il cimitero nel quale vengono sepolti i sogni dell’uomo ed un epitaffio con una scritta significativa: « Qui giace l’uomo che si credeva un Dio». Alla fine di tutto, però, è annunciata una consolante promessa: « Quando la purificazione sarà completata, riprenderà la vita. Ma l’uomo nuovo indosserà “un abito nuovo”: l’abito dell’umiltà e della fede ».

Note

1) San Luigi M. Grignion de Monfort, Trattato della vera devozione alla Vergine Maria, § 51.

2) Ivi, § 54.

3) L’intervista è riportata da fra Michel de la Sainte Trinitè in The Whole Truth About Fatima, vol. 3: The Third Secret, Immaculate Heart Publications, Buffalo 1990, pp. 336-338. Padre Alonso riteneva, all’inizio, che Padre Fuentes avesse contraffatto l’intervista. Ma nel 1975, dopo aver studiato i documenti di Fatima per diverso tempo, si convinse che invece era credibile e anzi cercò di riabilitare Padre Fuentes. Egli affermò che i testi della conferenza di Fuentes « non dicevano niente che fosse stato detto già da Suor Lucia nei suoi numerosi scritti, già pubblicati » e pubblicò in un suo libro una sintesi di quella conferenza, citando le parole attribuite a suor Lucia. Per ulteriori informazioni si veda The Third Sceret, pp. 552-554.


Karl Lehmann, addio all'anima del cattolicesimo progressista europeo

Per Papa Francesco "ha contribuito a plasmare la vita della chiesa e della società". Chi era il cardinale che fece penare Giovanni Paolo II e che è morto domenica

Foto LaPresse
Roma. Il cardinale Karl Lehmann ha incarnato l’anima del cattolicesimo progressista europeo dell’ultimo trentennio. Per ventun’anni ha ricoperto la carica di presidente della Conferenza episcopale tedesca, dal 1987 al 2008, quando si dimise per ragioni di salute. Ancor più lungo è stato il suo periodo alla guida della diocesi di Magonza, dal 1983 al 2016. Teologo di rango, allievo prediletto di Karl Rahner – ne fu assistente alla Westfälischen Wilhelms-Universität di Münster –, Lehmann ha rappresentato lo spirito più “aperto” dell’episcopato tedesco, che più d’una volta si è scontrato con il Vaticano di Giovanni Paolo II e la congregazione per la Dottrina della fede del connazionale Joseph Ratzinger. Fu anche per questo che Karol Wojtyla gli concesse la porpora solo nel 2001, quando aggiunse il suo nome a lista ormai chiusa: al termine dell’Angelus del 21 gennaio, quello in cui il Papa elencò l’uno dopo l’altro i trentasette nomi prescelti, Lehmann non figurava. Apriti cielo: dalla Germania fecero notare che trattavasi di umiliazione, che l’ennesima esclusione del capo della potentissima e ricchissima Conferenza episcopale tedesca avrebbe avuto delle conseguenze. Si disse che intervenne la Segreteria di stato, consigliando al Pontefice polacco di inserire anche il nome di Lehmann per prevenire problemi e fratture pericolose. Giovanni Paolo II lo fece, una settimana dopo, quando allungò la lista di qualche altro porporato. Indiscrezioni dell’epoca parlarono di un Papa riluttante fino all’ultimo, deciso sì a includere altri cardinali, ma non Lehmann. Alla fine cedette: il vescovo di Magonza avrebbe ricevuto la berretta, ma per ultimo.

Basta con il centralismo romano

Dopotutto, solo qualche anno prima lo scontro con Wojtyla aveva raggiunto i livelli di guardia: Lehmann si schierò a difesa dei consultori tedeschi che tra le altre cose rilasciavano i certificati necessari per praticare l’aborto. Il Papa chiese che tutti i vescovi di Germania abbandonassero immediatamente i consultori, mentre Lehmann sosteneva che “una chiesa di popolo non può non occuparsi dei problemi della società”. Sempre nel 2000, a Giubileo aperto, il vescovo di Magonza poneva la questione delle dimissioni del Pontefice “qualora non fosse più in grado di svolgere la sua missione”.


Per avere conferme sull’orientamento del cardinale morto domenica dopo lunga malattia, basta leggere il telegramma che Papa Francesco ha inviato ieri al vescovo in carica di Magonza, mons. Peter Kohlgraf: Lehmann, ha scritto Bergoglio, “ha contribuito a plasmare la vita della chiesa e della società. Sempre ha avuto a cuore l’apertura alle domande e alle sfide del tempo e di offrire risposte e orientamenti a partire del messaggio di Cristo, per accompagnare le persone lungo il loro cammino, cercando ciò che unisce oltre i confini delle confessioni, convinzioni e stati”. Nel 1968 divenne professore di Teologia grazie anche all’aiuto di un collega, Joseph Ratzinger, con il quale molti anni dopo si sarebbe scontrato più volte, nonostante il carattere affabile e autoironico: leggendarie sono state le sue partecipazioni al carnevale locale, con tanto di travestimenti a tema. Con la curia romana rapporti quasi sempre tesi. Prima sulla morale familiare, quando Lehmann insieme a Walter Kasper e Oskar Saier (era il 1993), inviò a Roma una lettera in cui si chiedeva di autorizzare la riammissione alla comunione dei divorziati risposati. In quella circostanza la risposta arrivò a firma di Ratzinger, che rispedì al mittente la richiesta. Qualche anno dopo, Lehmann fu tra coloro che espressero pubblicamente dissenso rispetto alla Dominus Iesus, la dichiarazione scritta dall’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio in cui si riaffermava l’unicità salvifica di Cristo e della chiesa cattolica. Da sempre fautore del dialogo ecumenico con il mondo protestante (luterani in primis), il vescovo di Magonza – che nel 1984 era entrato a far parte del circolo per il dialogo tra la Conferenza episcopale tedesca e il Consiglio della chiesa evangelica di Germania – temeva che quel testo dal respiro ben più corto dei grandi documenti conciliari (così disse) avrebbe potuto arrecare danni notevoli al dialogo tra le confessioni cristiane. Nel 2005, il diario di un anonimo cardinale pubblicato sulla rivista Limes raccontava, passo dopo passo, il Conclave che portò all’elezione di Benedetto XVI. In un passaggio si sottolineava che “un gruppo il cui nocciolo pensante è costituito da Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca e da Godfried Danneels, arcivescovo di Bruxelles, e al quale fanno capo un significativo drappello di cardinali statunitensi e latinoamericani, oltre che qualche porporato della curia romana” fece di “Bergoglio l’uomo di riferimento per l’intero gruppo dei cardinali più riluttanti a votare il decano del Sacro collegio”.



Negli ultimi tempi – Francesco accettò le dimissioni dalla guida della diocesi solo nel 2016, al compimento dell’ottantesimo compleanno, derogando di ben cinque anni dall’età canonica prevista per il pensionamento – Lehmann aveva riproposto il tema del superamento del celibato obbligatorio per i sacerdoti nonché la necessità di aprire al diaconato femminile. Su tutto, il sogno di salvare le chiese locali “dalle secche del centralismo romano”.

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