Come avevamo anticipato mercoledì, l’Ospedale Gaslini di Genova dichiara la propria piena e immediata disponibilità a provvedere al trasporto del piccolo Alfie da Liverpool nel capoluogo ligure e alla sua assistenza nella struttura ospedaliera, dove “vorremmo accoglierlo insieme alla famiglia, fino a quando sarà necessario”.
“Il nostro auspicio – dicono la vicepresidente della Regione Sonia Viale e il direttore sanitario dell’ospedale pediatrico Paolo Petralia – è che la nostra disponibilità possa essere considerata e valutata sotto ogni aspetto: vorremmo poter offrire una concreta e reale opportunità di accoglienza ad Alfie e anche ai suoi genitori, Tom e Kate Evans”:
Dunque, c’è una via di salvezza immediatamente praticabile e strutturata per il piccolo Alfie, qualora i suoi sequestratori acconsentano a liberarlo.
Intanto, dopo l’incontro di Thomas Evans, il papà di Alfie, con Bergoglio a Roma e il conseguente interessamento della diplomazia vaticana, la Conferenza Episcopale inglese ha emesso un comunicato che, in linguaggio tristemente clericale, non lascia dubbi sulla parte da cui stanno, che non è certo quella della inequivocabile e intransigente difesa della vita: i vescovi dichiarano di “pregare con il Santo Padre” per “accompagnare” Alfie e il suoi genitori “con amore e realismo” nella loro sofferenza, dicendosi convinti “che tutti coloro che hanno preso le decisioni strazianti che riguardano la cura di Alfie Evans agiscono con integrità e per il bene di Alfie, così come loro lo vedono”.
Quindi, nella professione di relativismo senza frontiere dei prelati anglosassoni, il bene è concetto fluido, di cui ognuno ha una concezione propria, e parimenti rispettabile. Il ragionamento, del resto, è in linea con la versione post-cattolica di coscienza secondo cui ascoltare o obbedire ad essa, anche per chi non ha fede, significa “decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male”, ed è su questo che “si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire” (dalla lettera di Bergoglio a Scalfari).
Quindi, nella professione di relativismo senza frontiere dei prelati anglosassoni, il bene è concetto fluido, di cui ognuno ha una concezione propria, e parimenti rispettabile. Il ragionamento, del resto, è in linea con la versione post-cattolica di coscienza secondo cui ascoltare o obbedire ad essa, anche per chi non ha fede, significa “decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male”, ed è su questo che “si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire” (dalla lettera di Bergoglio a Scalfari).
È dunque evidente, su tali premesse, va bene anche ritenere un “bene” uccidere un bambino malato e se, per avventura, questa idea sia fatta propria dalla Autorità e si tramuti in statuizione cogente, essa va rispettata e obbedita.
I vescovi inglesi si profondono infatti in lodi incondizionate per i medici dell’Alder Hey Hospital, dei quali tutti siamo chiamati apprezzare “la professionalità e la cura per i bambini malati” (compresi, evidentemente, quelli che si vogliono sopprimere). A scanso di equivoci, mettono già le mani avanti precisando che, nel caso remoto in cui fossero avanzate ragioni mediche idonee a rimettere in discussione la pena decisa per Alfie, si tratterebbe comunque di una pietosa “eccezione” riguardante un particolare caso tragico.
Ecco il testo integrale del comunicato della conferenza episcopale inglese e gallese:
“I nostri cuori vanno ai genitori di Alfie Evans e le nostre preghiere sono per lui e con loro che cercano di fare tutto quello che possono per la cura del loro figlio.
Affermiamo la nostra convinzione che tutti coloro che hanno preso le decisioni strazianti che riguardano la cura di Alfie Evans agiscono con integrità e per il bene di Alfie, così come loro lo vedono.
La professionalità e la cura per bambini seriamente malati dimostrata all’Alder Hey Hospital deve essere riconosciuta e affermata. Sappiamo che le critiche pubbliche recentemente pubblicate sul loro lavoro non sono fondate così come l’attenzione della nostra cappellania per lo staff, e davvero offerta alla famiglia, è stata fornita in maniera consistente.
Prendiamo nota dell’offerta del Bambin Gesù in Roma di prendersi cura di Alfie Evans. Sta a quell’ospedale presentare nei Tribunali britannici, dove devono essere prese decisioni cruciali nei conflitti di opinione, le ragioni mediche per un’eccezione da fare in questo caso tragico.
Con il Santo Padre preghiamo che con amore e realismo tutto sia fatto per accompagnare Alfie e i suoi genitori in questa sofferenza profonda”.
Affermiamo la nostra convinzione che tutti coloro che hanno preso le decisioni strazianti che riguardano la cura di Alfie Evans agiscono con integrità e per il bene di Alfie, così come loro lo vedono.
La professionalità e la cura per bambini seriamente malati dimostrata all’Alder Hey Hospital deve essere riconosciuta e affermata. Sappiamo che le critiche pubbliche recentemente pubblicate sul loro lavoro non sono fondate così come l’attenzione della nostra cappellania per lo staff, e davvero offerta alla famiglia, è stata fornita in maniera consistente.
Prendiamo nota dell’offerta del Bambin Gesù in Roma di prendersi cura di Alfie Evans. Sta a quell’ospedale presentare nei Tribunali britannici, dove devono essere prese decisioni cruciali nei conflitti di opinione, le ragioni mediche per un’eccezione da fare in questo caso tragico.
Con il Santo Padre preghiamo che con amore e realismo tutto sia fatto per accompagnare Alfie e i suoi genitori in questa sofferenza profonda”.
A questo punto, bisogna sperare che qualche autorità laica abbia la forza e la voglia di supplire alle inadempienze di una chiesa che ha sposato il mondo: si prenda a cuore la sorte di Alfie e trovi il modo per sottrarlo ai suoi aguzzini.
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