ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 10 aprile 2018

Temo che stia per accadere qualcosa di brutto

https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/04/USS-Donald-Cook.jpeg?w=758&ssl=1

Sta per scoppiare una guerra mondiale?


Premetto che mentre nei territori controllati dalle truppe siriane fedeli al legittimo presidente i cristiani godono della libertà religiosa, invece nei territori occupati dalla galassia delle milizie jihadiste (Isis, Al Nusra, ecc.) vengono oppressi in vari modi. 

I mezzi di informazione asserviti alle lobby finanziarie che si oppongono a Gesù Cristo, senza avere uno straccio di prova stanno accusando il legittimo governo siriano di aver usato armi chimiche contro la popolazione civile. Sono convinto che le forze armate siriane non abbiano usato tali armi. Del resto il governo siriano che vantaggio tattico o strategico otterrebbe dall’uccidere col gas dei bambini inermi? Nessuno! Otterrebbe solo la riprovazione della comunità internazionale. Le forze armate siriane stanno vincendo la guerra contro i jihadisti (negli ultimi anni hanno liberato dalla tirannide islamista molti territori), pertanto non hanno nessun interesse ad usare gas chimici per uccidere dei civili inermi e creare scalpore mediatico. Per sapere chi potrebbe aver usato davvero armi chimiche bisognerebbe chiedersi “cui prodest?”, cioè “a chi giova?”.

Vi confesso che già da tempo desideravo scrivere un post per parlare del rischio di “false flag” nel conflitto siriano, cioè del timore che qualche jihadista sparasse sostanze tossiche sulla popolazione civile per poi accusare ingiustamente le forze armate siriane e fornire così un pretesto agli Stati Uniti d’America per bombardare la Siria e rovesciare il legittimo governo, il quale non è asservito agli americani e ai loro amici israeliani. Causare e poi strumentalizzare la morte di poveri civili per cercare di far cadere il legittimo governo siriano sarebbe un atto di disgustoso sciacallaggio politico.
Ho il timore che possa avvenire presto qualcosa di spiacevole. Nel 2003 l’Iraq venne accusato di possedere armi di distruzione di massa e vennero sventolate al mondo delle “prove” che poi risultarono fasulle. Fu una messa in scena con la quale si giustificò l’aggressione armata a uno Stato indipendente.

Attualmente Turchia, Stato Ebraico e Stati Uniti d’America occupano illegalmente alcuni territori siriani. I media a “reti unificate”, senza fornire nemmeno una prova, ma basandosi solo su quanto affermato dai jihadisti e dai loro amici, stanno addossando al governo siriano la colpa di quanto accaduto ai civili intossicati, senza prima fare una seria e approfondita indagine. Perché non si vuole indagare prima di prendere delle decisioni? Chi è che ha paura di far sapere la verità? C'è qualcuno che teme che si scopra che le forze armate siriane non hanno utilizzato armi chimiche, eliminando così il “casus belli”, cioè il pretesto per scatenare una guerra contro la Siria? Ogni persona di buona volontà dovrebbe volere che si facciano delle indagini serie prima di accusare un legittimo governo.

Temo che stia per accadere qualcosa di brutto. La storia insegna che la Prima Guerra Mondiale iniziò a causa di problemi tra l’Impero Asburgico e la Serbia, ma poi vennero trascinati nella catastrofe bellica tanti altri Stati e morirono milioni di persone tra militari e civili. Pertanto dobbiamo temere che se qualcuno decidesse di attaccare la Siria, l’Iran o qualche altro Paese non asservito ai sionisti (gli imperialisti ebraici), il conflitto potrebbe allargarsi e degenerare in qualcosa di ancora più grave (ricordo che la Siria è alleata della Russia, la quale è fortissima da un punto di vista militare poiché possiede degli armamenti tecnologicamente più avanzati di quelli di qualsiasi altro Stato del mondo). Ciò che mi spaventa davvero di una guerra, non è tanto il pericolo di morire, quanto quello della dannazione di tante anime, poiché quando si combatte diventa difficile non odiare il nemico. Santa Giacinta Marto, una dei tre veggenti di Fatima, pensava spesso a quel che aveva detto la Madonna sul futuro castigo, e cioè che se il genere umano non si fosse convertito sarebbe scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, e la bambina portoghese diceva che ci sarebbero stati tanti morti e che quasi tutti sarebbero andati all’inferno (lo riporta Suor Lucia nelle sue memorie). In effetti non è facile morire sul campo di battaglia o in un campo di concentramento perdonando di cuore i propri nemici.

Che fare? Non dobbiamo confidare negli uomini, i quali cambiano idea come il vento, dobbiamo confidare solo in Dio, il quale non tradisce mai. Questo è il momento di intensificare preghiere e penitenze affinché non accada una catastrofe mondiale, o almeno il periodo della sofferenza venga abbreviato il più possibile. Ma soprattutto dobbiamo chiedere al Signore, per intercessione della Beata Vergine, di salvare le nostre anime, qualsiasi cosa dovesse accadere in futuro.

Forse tra poco accadrà qualcosa di epocale che culminerà nel trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

POLITICI ITALIOTI, GUARDATE CHE LA GUERRA E’ IMMINENTE



L’incrociatore Donald Coock, armato di Tomahawks,con la sua squadra d’appoggio, sta facendo rotta verso il porto di Tartous  (dove sono le forze navali di Mosca) – ormai dev’essere a poca distanza – senza notificarsi alle forze armate russe, in violazione delle consuetudini internazionali per cui movimenti del genere vengono notificati in anticipo. Dunque è un atto di guerra. Caccia russi hanno sorvolato a bassa quota la squadra.  Ed anche la fregata francese Aquitaine, che si è aggiunta al gruppo d’assalto americano.



















I russi stanno “confondendo”  dei droni americani che  sono stati fatti  decollare per “illuminare” l’area del conflitto.
Le navi da guerra cinesi in operazioni  nel Mediterraneo hanno ricevuto l’ordine di unirsi alla  marina russa nel caso di un imminente attacco in Siria.
La situazione militare in Siria e attorno ha ormai raggiunto il livello di guardia. Il presidente americano si accinge a prendere decisioni la cui portata e la cui pericolosità sono inimmaginabili.
Le accuse ad Assad di avere bombardato con armi chimiche il centro di Douma non sono né provate né sensate.  Il rischio di uno scontro diretto con la Russia, su qualcuno degli scenari che sono già da tempo in fibrillazione, è imminente. La Russia ha già messo in stato di allarme tutte le sue difese, su tutti i fronti.
Pubblico qui l’appello di Giulietto Chiesa:
Di fronte al silenzio e alla menzogna del mainstream italiano e occidentale, noi blogger italiani facciamo appello, tutti insieme, ai partiti italiani,affinché si esprimano immediatamente chiedendo al nostro alleato principale di non commettere altre sciocchezze e di attendere il risultato di una commissione internazionale che accerti le responsabilità.
Washington non può essere il giudice supremo. Né vogliamo correre il rischio di essere trascinati in guerra senza sapere il perché.
Per questo pubblichiamo, tutti insieme, questo comunicato. Abbiamo ormai la forza informativa  congiunta non meno grande di un grande quotidiano nazionale. Facciamola valere.
Giulietto Chiesa e Pandora TV
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Stati Uniti, Francia e Regno Unito  studiano un’operazione contro Damasco

La “major decision” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla Siria è alle porte. Il mondo è con il fiato sospeso. Tutti sono consapevoli che quello che si sta giocando in Siria non è solo il destino del popolo siriano ma quello di una regione e, forse, anche del mondo.

Secondo le fonti del Pentagono, gli Stati Uniti hanno vagliato tutte le opzioni. E sono pronti all’uso della forza. Il tutto però è sospeso su un sottilissimo filo che lega ancora le speranza della Siria. Uno, l’intervento della Russia come garante di un’indagine internazionale indipendente. Il secondo, che l’Onu, quel fantomatico organismo che dovrebbe vegliare sulla pace fra Stati, decida di imporsi quantomeno per indagare sui fatti. Speranza vane.



La Russia, grazie al blocco mediatico e internazionale costruitole intorno, è isolata. Aver accusato ripetutamente Mosca di qualsiasi malefatta, comporta che nessun governo occidentale possa darle credito se non vuole distruggere la struttura di accuse rivolte al Cremlino. Ora che hanno creato il mostro, non possono, evidentemente, dare al mostro ragione. Una strategia perfetta, che adesso mostra la sua gravità per tutto il mondo.

Sulle Nazioni unite, inutile aggiungere molto.  Il segretario generale Antonio Guterres ha invocato  un’indagine accurata “attraverso competenze imparziali, indipendenti e professionali”. “Qualunque uso confermato di armi chimiche, da qualsiasi parte nel conflitto e in qualsiasi circostanza è ripugnante e una chiara violazione del diritto internazionale”. Discorso che ha ricevuto il plauso di Sergei Lavrov.

Per gli Stati Uniti ora è il momento di decidere. E tutto dipenderà da come si muoveranno gli alleati e dai tempi di avvicinamento delle altre navi americane. Le fonti militari del sito israeliano Debkafile riferiscono che l’unica nave da guerra Usa immediatamente disponibile è il cacciatorpediniere Uss Donald Cook, salpato da Larnaca il 9 aprile.

Il gruppo di battaglia della Uss Iwo Jima, che ha visitato Haifa il mese scorso, è in navigazione nel Mar Arabico, a pochi giorni di distanza, mentre il gruppo da battaglia della Uss Harry S. Truman potrebbe partire domani per il Medio Oriente. Sarebbe impossibile arrivare nelle acque del Mediterraneo orientale prima di una settimana.

Ed ecco quindi la possibile soluzione: gli alleati. Secondo le fonti dell’intelligence citate, l’amministrazione Trump sta negoziando con la Gran Bretagna, la Francia e altri alleati, inclusi i governi arabi, il loro coinvolgimento nell’attacco. L’idea è quella di un’operazione che si svolgerà per diversi giorni. Non si parlerebbe, a detta di queste fonti, di un lancio di missili da crociera come un anno fa.

Il primo alleato cui si è rivolto Trump sembra essere stato il premier britannico Theresa May. L’idea è  semplice: ti ho sostenuto con Skripal, ora mi sostieni su Bashar al Assad. Avevamo già scritto, su questa testata, del possibile do ut des sul dossier iraniano e sul confronto con le forze sciite nella regione mediorientale. Forse è arrivato il momento in cui Trump chiederà il conto del sostegno a Londra dopo il caso dell’ex spia russa avvelenata. La Gran Bretagna ha una base aerea a Cipro di fondamentale importanza strategica. E la premier britannica ha già detto: “Stiamo lavorando con urgenza con i nostri alleati per valutare cosa è successo e stiamo anche lavorando su quali azioni potrebbero essere necessarie”.

Per quanto riguarda la Francia, la portaerei Charles de Gaulle è in riparazione. Si esclude quindi un suo utilizzo a largo della Siria. Ma c’è un dato da riportare. Uno squadrone di 12 caccia Rafale della marina militare francese, accompagnato da tre aerei cisterna KC-135, è decollato dalla base di Landivisiau nel nord-ovest della Francia il 4 aprile per dirigersi verso gli Stati Uniti.


L’addestramento degli aviatori francesi con la Us Navy sarà diviso in due periodi. La prima fase presso la Naval Air Station di Oceana e una seconda fase in cui i jet Rafale M saranno operativi presso la Uss George H.W. Bush. Questo perché i Rafale sono gli unici aerei non statunitensi totalmente compatibili con il sistema di decollo impiegato sulle portaerei statunitensi. Basti ricordare che i Rafale hanno operato dalla Uss Dwight D. Eisenhower, nel Golfo Persico, durante le operazioni della coalizione contro lo Stato islamico. C’è la possibilità che questo coordinamento venga ristabilito molto presto in vista di un eventuale attacco sulla Siria. Del resto, i francesi sono già a Manbij e molto spesso Emmanuel Macron ha dichiarato di essere pronto a intervenire in caso di attacco chimico da parte del governo siriano. Tutto torna. Tristemente. Come un mosaico i cui tasselli sono stati inseriti meticolosamente ad arte.
 LORENZO VITA

http://www.occhidellaguerra.it/usa-francia-uk-siria/
Soltanto gli imbecilli credono alla propaganda di guerra di Washington


Douma, guerra in Siria

Ancora una volta l’Impero USA si scaglia contro un paese che non si piega alle sue direttive, la Siria. Questo pase arabo ha avuto la disgrazia di essere al centro dei piani strategici di destabilizzazione orditi dagli strateghi di Washington e di Tel Aviv e questo spiega la tragedia di una guerra per procura sobillata ed imposta dall’esterno da oltre sette anni.
Arrivati nella fase cruciale, quando le forze siriane, con l’aiuto dell’aviazione russa e dei consiglieri iraniani, sono riuscite a ripulire quasi tutto il paese dai gruppi terroristi armati ed appoggiati da USA ed Arabia Saudita, puntuale arriva il momento dell’intervento militare della coalizione diretta dagli USA che non si è rassegnata al fallimento dei suoi piani.

Come da tradizione, gli stessi oligarchi di Washington provvedono, tramite i loro “proxi”, i mercenari jihadisti in Siria, a creare la provocazione (“false flag”) per accusare il “cattivo tiranno” Bashar al-Assad di gasare il suo popolo. Un copione già scritto simile a quello attuato con Saddam Hussein (le armi di distruzione di massa), o a quello utilizzato per Gheddafi (bombarda il suo popolo) e tanti altri leaders di paesi rimasti vittime delle aggressioni di Washington sempre attaccati con un pretesto. Nel caso della Siria Washington ha un suggeritore occulto, il regime di Tel Aviv, interessato come gli USA a distruggere questo paese arabo.
Si era capito già da tempo che Israele stava tentando in tutti i modi di trascinare gli USA in un conflitto con l’Iran attraverso un primo attacco alla Siria e questo si sta puntualmente verificando nonostante le iniziali resistenze dell’Amministrazione USA.
La chiave di volta per comprendere quanto sta accadendo è all’interno dei circoli di potere di Washington e si devono individuare chi sono coloro che stanno uscendo vincitori dalla lotta per il potere all’interno del “deep State”, lo Stato Profondo collegato alle oligarchie ed alle lobby che determinano le scelte dell’Amministrazione Trump.
Ormai sembra evidente che sono i neocons ad essere determinanti nelle decisioni della Casa Bianca, dopo gli ultimi cambiamenti al vertice, con l’ascesa del super falco John Bolton alla carica di assessore alla sicurezza di Trump. Questa dei neocons risulta essere la corrente di punta ed anche quella più oltranzista statunitense, sono loro quelli che l’hanno spuntata sui “dialoganti” di cui faceva parte l’ex segretario di Stato destituito Rex Tillerson. Quest’ultimo voleva rimanere nell’accordo sul nucleare con l’Iran e si era speso per una ripresa del dialogo con Mosca.
Mentre l’aviazione di Israele conduceva l’attacco contro la base aerea T-4 in Siria, il senatore neocon, Lindsey Graham, dichiarava alla Fox News che gli USA devono far pagare alla Siria un alto prezzo per l’attacco chimico ( quello messo in scena dai ribelli siriani con l’aiuto della CIA) e raccomandava all’Amministrazione USA di provvedere a distruggere l’aviazione di Damasco con un attacco a tutto campo. Naturalmente Graham omette di dire che un simile attacco coinvolgerebbe le forze russe che sarebbero obbligate a reagire contro le basi USA da cui partirebbe un simile attacco.



Douma guerra in Siria

In effetti è proprio questa la finalità che i personaggi come Graham, McCain e lo stesso Bolton perseguono da tempo: entrare in conflitto diretto con la Russia e con l’Iran. In realtà c’è dell’altro e questo altro è rappresentato dall’ineffabile genero di Trump, Jared Kushner il quale è la voce di Natanyahu presso l’Amministrazione Trump e, come tale, insiste da tempo per l’attacco all’Iran, come una pulce nell’orecchio di Trump.
Questo spiega gli ultimi avvenimenti in Siria ed in particolare la vergognosa e criminale azione dei ribelli jihadisti nella zona di Douma, nel Goutha orientale, dove i terorristi non hanno esitato ad avvelenare un gruppo di civili per imbastire la scena di morte di donne e bambini da far riprendere alle Tv occidentali in modo da mettere sotto accusa l’Esercito di Assad con la regia degli “Elmetti Bianchi”, quelli collegati ad Al Qaeda ed all’M-16 britannico che già erano stati presi sul fatto a falsificare le prove di altri attacchi chimici.
Il classico pretesto questo per giustificare un attacco militare degli USA sulla Siria, salvo il fatto che nessuno può ancora ragionevolmente ritenere affidabili le ignobili “False Flags” continuamente realizzate dai terroristi, dietro mandato della CIA e dell’M-16 per provocare l’intervento militare USA.
Non ci credono più neppure i commentatori statunitensi, come La giornalista statunitense Rania Khalek (The Intercept) , la quale ha scritto che il momento dell’attacco presunto sarebbe scelto solo da parte di un pazzo, visto che si è verificato negli stessi giorni in cui il governo siriano si trovava più forte ed in fase di vittoria totale sui gruppi terroristi, mentre lo stesso Trump aveva dichiarato di voler far ritirare le truppe USA dalla Siria, Quale senso avrebbe avuto il realizzare un attacco chimico in tale momento?, si chiede la Khalek.
Obiezioni simili anche da parte della giornalista indipendente Vanessa Beeley (The Guardian), che ha visitato la prima linea siriana in numerose occasioni, la quale ha detto che il rapporto sugli attacchi chimici, raccolto rapidamente dai media mainstream, era da considerare “anche una menzogna al 100%”, sottolineando che il gruppo dei “White Helmets” era stato sorpreso a produrre falsi già prima.
Lo strano tempismo circa il presunto attacco chimico è stato sottolineato dal giornalista Caitlin Johnstone (Medium), visto che le notizie dell’attacco si diffondevano “proprio mentre Trump cercava un ritiro dalla Siria e proprio quando [il presidente siriano Bashar] Assad si stava avvicinando alla vittoria a Douma”.



Strategia USA destabilizzare i paesi

Nel suo articolo sul sito web di Medium , la Johnstone dubita della credibilità dei White Helmets come fonte di “sospetti finanziamenti occidentali e legami terroristici” , ricordando anche ai lettori la “vasta storia dei governi occidentali sull’utilizzo di menzogne, propaganda e false flags per prefabbricare il pretesto per l’aggressione militare “.
Un attacco chimico contro la sua stessa gente, certo di “provocare l’ira della macchina da guerra americana” , significherebbe che “Assad ha spontaneamente iniziato a comportarsi contro il suo stesso interesse personale”, ha scritto il giornalista. La Johnstone ha denunciato l’influenza dei media mainstream, che, come ha detto, rende queste notizie “più facili da credere che Bashar al-Assad e Vladimir Putin stiano deliberatamente uccidendo civili con gas velenoso senza alcuna ragione piuttosto che credere che lo stesso impero che ci ha già ingannato in Iraq ci stia ingannando nel vicino iracheno della Siria. ”
Le menzogne della propaganda USA israeliana ormai non sono più credibili e sempre più persone si rivolgono a canali di informazione alternativi rispetto al coro di propaganda del “main stream” che incita alla guerra contro il “perfido dittatore” ed i suoi sostenitori, Putin e l’Iran.
Una propaganda buona per gli imbecilli e naturalmente gli imbecilli non mancano e quelli li puoi facilmente trovare, per quanto riguarda l’Italia, fra i lettori acritici della Stampa e di Repubblica, o fra gli ascoltatori della RAI, Mediaset o Sky, le reti di propaganda del pensiero Unico atlantista che provvedono a passare la versione ufficiale trasmessa dalle centrali USA.

di Luciano Lago

La Russia improvvisamente mette le truppe in allerta per il combattimento completo

Mezzi militari trasporto truppe
Il comando militare russo mette improvvisamente le truppe in piena allerta, si osservano in quasi in tutto il paese movimenti dei veicoli da combattimento e dei sistemi missilistici.
Un’attività insolita delle truppe russe è più notevole nella parte occidentale della Russia, vicino ai confini con l’Ucraina e la Repubblica di Bielorussia, così come nella regione Transbaikal e in Estremo Oriente. L’8 aprile e il 9-04, sono stati osservati movimenti attivi di un gran numero di veicoli e carri armati militari ed anche lo spostamento dei sistemi missilistici Iskander con il supporto della difesa aerea.
Alcune fonti hanno riferito che le forze russe hanno implementato i sistemi di comando e controllo sulle principali basi navali militari e sui campi di aviazione militare.
I funzionari della difesa russi hanno rifiutato di commentare qualsiasi trasferimento di truppe.
Alcuni esperti militari attribuiscono questo movimento di truppe ed armamenti al timore di una possibile invasione della Siria da parte degli Stati Uniti e della NATO, dopo un presunto attacco chimico a una città in mano ai ribelli siriani.
Va ricordato che il ministro di difesa ucraino Stepan Poltorak ha detto in un’intervista che la Russia ha concentrato 19 gruppi tattici formati da battaglioni per oltre 77.000 soldati vicino all’Ucraina . Al momento, il governo di Kiev sta intensificando le sue richiesta per reclamare le restie regioni separatiste orientali dell’Ucraina (Donbass), allo stesso tempo la Russia ha schierato 77.000 soldati lungo il confine con l’Ucraina, inclusi i moderni carri armati. sistemi missilistici e aerei da combattimento.



Postazione missili Iskander

Nota: I russi non sono disposti ad accettare passivamente un attacco USA-NATO alla Siria dove si trovano concentrate truppe e mezzi militari di Mosca. Inoltre la Siria è considerato un alleato strategico per la Russia ed il Ministro Lavrov ha sottolineato proprio oggi che Mosca ha assunto un impegno di difesa del Governo di Damasco, alleato di vecchia data, che non potrà certo disattendere. L’avviso quindi è stato dato molto chiaramente.
Tanto meno i russi sono disposti ad accettare provocazioni dal governo Ucraino che in questo periodo potrebbe tentare di iniziare operazioni di attacco contro le province separatiste del Donbass, dietro suggerimento degli ambienti neocons USA che hanno sospinto Washington a fornire armi letali al governo di Kiev.
A completare il quadro si inserisce la dichiarazione del presidente Trump il quale ha fatto sapere che deciderà la sua risposta alla Siria in meno di 48 ore.
Si tratta ovviamente della risposta alla provocazione (“false flag”) dell’attacco con gas attuata dagli stessi mercenari jihadisti armati ed appoggiati da Washington, quella che ha provocato la morte di varie decine di civili sollevando la scontata campagna di indignazione dei media atlantisti che fornisce agli USA il pretesto di una aggressione alla Siria. Tutto come previsto dal manuale di destabilizzazione del Dipartimento di Stato USA, già attuato in paesi come l’Iraq, la Libia, l’Afghanistan.
Fonte: Defence Blog
Traduzione e note: Luciano Lago
https://www.controinformazione.info/la-russia-improvvisamente-mette-le-truppe-in-allerta-per-il-combattimento-completo/

Da Berlino a Douma, la realtà non è mai ciò che ci appare. A questo punto, chi sono i veri terroristi?

Non c’è da preoccuparsi troppo per il raid israeliano sulla base governativa siriana di Homs. Non perché la questione non sia seria, lo è in effetti ma per il fatto che quanto accadrà in Siria non dipende dal singolo fatto, oramai. Certo, quanto accaduto domenica a Douma, il presunto attacco con armi chimiche, ha i tratti classici del casus belli, come fu l’altrettanto presunta strage di Racak per l’intervento NATO contro la Serbia ma è l’insieme degli accadimenti che il mondo sta vivendo a creare un clima potenzialmente esplosivo. E tutt’altro che preventivabile, non tanto negli esiti quanto nei suoi punti di sviluppo. Gli USA hanno evitato la rappresaglia diretta contro Assad, lasciando che fosse l’aviazione israeliana a lanciare il primo attacco proxy contro Russia e Iran nell’area ma resta un fatto di gravità inaudita, almeno a mio modo di vedere.

Esattamente come per il caso Skripal, il quale ha visto un capo di governo e il suo ministro degli Esteri accusare direttamente uno Stato terzo e i suoi massimi rappresentanti per l’avvelenamento della ex spia, il tutto in palese assenza di prove reali, l’Occidente tutto ha accusato il governo di Damasco e i suoi alleati nella lotta al terrorismo eterodiretto in Siria di aver gasato civili inermi allo scopo di stanare estremisti in una delle loro ultime sacche di resistenza. Le prove? I filmati e le testimonianze degli “Elmetti bianchi” e, almeno in un primo tempo, dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. Ovvero, la parola di palesi e conclamati oppositori di Assad e fiancheggiatori di Al-Nusra e soci.

Stamattina, il ministero della Difesa russo, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Rappresentanti del Centro per la riconciliazione hanno ascoltato le testimonianze dirette di medici e impiegati degli ospedali della città di Douma. Hanno negato decisamente le voci che li avrebbero visti ricevere nei nosocomi pazienti con segni di avvelenamento chimico”. Ora, i russi possono più o meno piacere. La loro disinformazione è storica, esattamente come quella meno proverbiale di americani e inglesi, se torniamo indietro ai tempi della Guerra Fredda ma il Cremlino – e il KGB in particolare – hanno sempre goduto di pessima e famigerata fama al riguardo. Nessuno lo nega.

C’è però un precedente, riguardo al conflitto siriano e alla partecipazione russa: ogni volta che hanno lanciato un’accusa, era corroborata da prove. Satellitari, sul campo, d’intelligence: poco conta, nessuno è mai andato a contestare direttamente quanto le autorità moscovite affermavano. E il perché è presto detto: a mentire, fin dall’inizio e in maniera sistematica – a partire dalla natura civile e spontanea stessa del conflitto siriano – sono sempre stati gli oppositori del regime di Assad. In tutti i modi. Con tutti i mezzi. E, soprattutto, sfoderando un apparato di propaganda che nulla aveva e ha da invidiare a quello dell’Unione Sovietica che fu e che ancora viene accomunato a qualsiasi cosa giunga da oltre gli Urali.
Vogliamo parlare del primo, presunto attacco chimico perpetrato dalle truppe di Assad? Nessuna prova al riguardo è stata fornita, nonostante USA, Regno Unito, Francia e Israele avessero millantato per settimane di avere in mano la pistola fumante. In compenso, fioccarono le smentite riguardo quell’incrollabile certezza sulle responsabilità del regime: sia dalla NATO stessa che da un ente terzo non certo tacciabile di simpatie per Assad come l’MIT di Boston, una delle istituzioni scientifiche più note e autorevoli al mondo. Qualcuno ha chiesto scusa al riguardo? Qualche testa è rotolata per questo atteggiamento alla Colin Powell, ancorché senza provette? Qualcuno ha recitato il mea culpa? No. Esattamente come nessuno ha chiesto le scuse, se non le dimissioni, né di Theresa May, né di Boris Johnson per l’incredibile e quasi criminale gestione del caso Skripal. In compenso, da ieri sappiamo che l’ex spia e la figlia saranno trasferiti negli USA e godranno di nuova identità, un trattamento stile “protezione testimoni” federale ma gestito, in questo caso, direttamente dalla CIA.

A dirlo e confermarlo non è il sottoscritto ma una fonte di Whitehall, quindi governativa britannica, riportata con grande evidenza ieri dal Sunday Times e non smentita. E cosa ha scritto invece il Sunday Telegraph? Che Skripal aveva stretti contatti con il consulente dell’MI6 britannico, il servizio segreto per l’estero, Christopher Steele, lo stesso che avrebbe curato un dossier su Trump per conto del Comitato democratico attraverso l’agenzia privata Orbis Business Intelligence. Sentito nulla al riguardo nei tg? No, solo che l’ex spia e la figlia sono fuori pericolo, vigili e mangiano e cagano che è una meraviglia. Vi pare normale, un’informazione del genere o siamo forse di fronte a qualcosa che fa impallidire il tanto vituperato KGB? E, magari, anche la STASI? Questa gente è la stessa che prende per buone, ovviamente, le accuse di “Elmetti bianchi” e Osservatorio per i diritti umani, i primi fondati di fatto da un ex agente segreto britannico e il secondo con sede a Coventry, guarda caso, un po’ distante da Damasco. E anche da Douma. O da Homs. Ma vicinissimo all’MI6.
Guardate queste due prime pagine,


sono delle edizioni di questa mattina di due dei principali quotidiani italiani: quale retorica è passata, quale narrativa? Assad gasa i bambini, Assad è un animale da fermare a tutti i costi. E, per proprietà transitiva, russi e iraniani che lo spalleggiano devono subire il medesimo trattamento. Ora guardate questi grafici,



relativi all’andamento di Borsa, rublo e cds russo dopo l’imposizione di nuove sanzioni contro soggetti privati – anche molto vicini al Cremlino – decise venerdì scorso dalla Casa Bianca. E sentite ora le parole al riguardo pronunciate non più tardi dell’ora di pranzo di oggi da Kirill Tremasov, direttore del centro studi e analisi della Loko-Invest: “Non vedevamo un ritiro di massa e coordinato simile dagli assets russi da molto tempo, la situazione è molto simile a quella del 2014”. Il rublo è sceso ai minimi dal novembre 2016 sul dollaro, mentre i titoli russi sul MOEX hanno patito un calo intraday di oltre il 7%, il peggiore dal marzo 2014, ai tempi della crisi di Crimea post-golpe in Ucraina. Il CDS russo, infine, è salito ai massimi dal dicembre 2014, anche a causa dell’attacco speculativo sui titoli bancari russi dopo l’inclusione nella lista USA dei sanzionati di Andrey Kostin, presidente della VTB Bank. Quindi, mettiamo le cose in fila. Prima la delirante vicenda della spia avvelenata, con tanto di rappresaglia diplomatica degna del maccartismo più parossistico, poi le nuove sanzioni che saltano fuori dal nulla e, dopo due giorni, l’attacco chimico che poco fa ha spinto Donald Trump ad annunciare “importanti decisioni sulla Siria entro 24-48 ore”.

Guarda caso, il combinato perfetto per scatenare un outflow di capitali dalla Russia, dopo che le precedenti mosse sanzionatorie avevano fatto il solletico a Mosca, colpendo invece pesantemente i Paesi esportatori, come l’Italia. Quanto ci metterà la Cina a correre in soccorso, liberando la liquidità necessaria per sostenere l’alleato in difficoltà? Una cosa è certa: la cronologia dell’accaduto ci dice che era tutta una strategia preordinata per arrivare proprio a questo risultato, per porre su Putin e il Cremlino la pressione che nessun blogger “indipendente” è riuscito a esercitare alle elezioni presidenziali del 18 marzo, le stesse che nemmeno l’OSCE è riuscita a mettere in discussione con accuse di brogli o pressioni indebite, stante le percentuali schiaccianti (e non pensiate che, alla luce dei risultati, ad Orban sarà riservato trattamento differente, se non rientrerà nei ranghi).
Ma, come vi dicevo, non preoccupiamoci (troppo) del particolare, è il generale che deve inquietare. Perché entro un paio di settimane, penso che Anis Amri, l’attentatore del mercatino di Natale a Berlino del 2016, sarà implicato anche nell’omicidio Kennedy, nel rapimento Moro e forse nel ratto delle Sabine. Dopo lo psicolabile che si lancia con il furgone, ecco che a stretto giro di posta le autorità tedesche arrestano sei complici/sodali di Amri, i quali ieri volevano entrare in azione armati di machete fra la folla che seguiva la maratona di Berlino. L’intelligence è certa, perché in questo caso i sei erano seguiti (non pare soffrano di turbe psichiche particolari ma mai disperare): volevano vendicare Amri. Io capisco che la saggezza popolare ci dica che la vendetta è un piatto da gustare freddo ma mi pare che sia passato un po’ troppo tempo per un’azione di rappresaglia, non vi pare? Oltretutto, a freddo: quale motivo ci sarebbe, infatti, di entrare in azione in Germania oggi, se non mandare un messaggio al nuovo governo di coalizione?

Riguardo cosa, ad esempio? Non so voi ma, stante la cronaca più stretta e attuale, a me non viene in mente nulla, se non la decisione di rilasciare tutti i permessi necessari al consorzio Nord Stream 2 AG per attivare le infrastrutture: bersaglio jihadista? No, del Dipartimento di Stato. Non solo coincidenze ma anche convergenze, parrebbe. Perché, pensateci un attimo: se la Germania si è accodata senza battere ciglio a Gran Bretagna e USA nella cacciata dei diplomatici legata al caso Skripal e l’UE ha detto che non sosterrà ufficialmente Nord Stream 2, come potrà Berlino proseguire nel suo intento energetico se per caso ora si passerà alle vie di fatto in Siria, ovvero se gli USA opereranno a livello bellico, di fatto innalzando in contemporanea la barriera sanzionatoria contro Mosca? Ok che la coerenza non è granché di moda in questo periodo ma anche Angela Merkel dovrà fare una scelta: e, state certi, sarà quella del quieto vivere. Anzi, del vivere. Insomma, il piano è ben più ampio e articolato, addirittura globale.
Perché al netto della russofobia, il bersaglio reale sta ancora sullo sfondo, ancorché ampiamente citato da Donald Trump nel suo tweet contro l’animale Assad: l’Iran. Se si arrivasse a uno showdown in Siria – o, quantomeno, a un acuirsi molto pesante della crisi – pensate che ci sarà una sola probabilità che fra poco meno di un mese, la Casa Bianca non stracci l’accordo sul nucleare con Teheran? E al netto delle promesse/proclami della Mogherini al riguardo, l’UE manterrà fede a quel patto o calerà proditoriamente le braghe allo sbattere di tacchi dell’alleato d’Oltreoceano? Le conseguenze di una simile mossa, potete immaginarle da soli. Alla luce di tutto questo e ricorrendo alla categoria del paradosso e dell’iperbole, chi è il vero terrorista in tutta questa situazione?
Di Mauro Bottarelli , il 105 Comment

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